Petrarca, dopo 24 anni, a Rovigo: e scusate se è poco
La finale del primo torneo Eccellenza è appannaggio del Petrarca Padova: supera Rovigo nella sua tana del Battaglini gremitissima e caliente, con un meritato e combattutissimo 14-18. E' il dodicesimo titolo di campione d'Italia per i petrarchini, il primo scudetto "in era moderna" a 24 anni dal precedente, il primo del ritorno al semipro in Italia. Bellissima finale, giocata in una splendida cornice di tempo e di pubblico direbbe il cronista, disputata sul filo del rasoio fino all'ultimo istante, agonisticamente appassionante e tutto sommato anche di buon livello tecnico. Unico aspetto abnorme della partita è stata la netta superiorità di una delle due contendenti, ovviamente risultata la vincitrice, nella fase mischia ordinata.
Le formazioni:
Femi-CZ Rovigo: 15 Basson; 14 Zorzi, 13 Pace, 12 Van Niekerk J., 11 Bacchetti; 10 Bustos, 9 Zanirato; 8Guzman, 7 Lubian, 6 Persico A.; 5 Montauriol, 4 Reato; 3 Ravalle, 2 Mahoney (cap), 1 Boccalon
a disposizione: Milani, Damiano, Golfetti, Tumiati, Anouer, Duca D., Pedrazzi, Calanchini
all. Roux
Petrarca Padova: 15 Mercier; 14 Bortolussi S., 13 Neethling, 12 Bertetti (cap), 11 Borgato; 10 Walsh, 9 Travagli; 8 Galatro, 7 Palmer, 6 Barbini Mar.; 5 Tveraga, 4 Cavalieri; 3 Chistolini, 2 Costa-Repetto, 1 Fazzari
a disposizione: Caporello, Gega, Sutto, Targa, Chillon Ale., Spragg, Chillon Alb., Sanchez
all. Presutti
La partita inizia come non t'aspetti, è il Petrarca che fa il gioco, arrivando alla quasi-meta con Bortolussi. Rovigo ha meno iniziativa ma in compenso pare più reattiva e determinata. Non ce l'aspettavamo, noi che poco o nulla sappiamo della stagione regolare (non si può seguire tutto), sapendo solo della netta superiorità dei padroni di casa in campionato: primi sia nelle statistiche d'attacco che di difesa e 16 turni di imbattibilità casalinga.
Inizialmente quel che paga è la determinazione più del controllo: al 5' è Rovigo a marcar meta alla prima penetrazione nei 22 avversari. Montauriol sfonda dopo un recupero di palla persa dagli avversari; ruck, il barbuto capitan Mahoney si butta oltre e si ritrova palla in mano (parrebbe chiaro il passaggio in avanti) in area di meta, è 7-0 con la trasformazione di Basson.
Padova riprende a giocare come se nulla fosse e accorcia le distanze con un penalty di Ludovic Mercier; la mole di gioco che Padova sviluppa è tanta, procura un altro piazzato che il franco-patavino fallisce. Petrarca è più consistente ma meno reattivo, Rovigo procede per scatti frementi, soprattutto su palle recuperate e gioco rotto.
Al 23' circa (il conto del tempo è sempre approssimativo), un rinvio al piede dei patavini viene raccolto a metà campo da Bacchetti, che dal centro sinistra converge a destra poi prende accelerando la rotta Nord-Sud passando la linea e infilandosi in meta come nel burro: 14-3 nel tripudio della folla. Una meta che stroncherebbe il morale a un toro, la partita pare segnata.
Invece i Petrarchini mantengono inopinatamente la serenità mostrata sin dall'inizio: di fatto si stanno ancorando a una sempre più evidente superiorità in mischia ordinata. Alla mezz'ora sfidano gli avversari trasformando tre punizioni sui cinque metri in altrettante mischie, sull'ultima ne nasce una ruck su cui si fionda Costa Repetto che cala in meta intonso per la meta del 14-10. E' impressionante la velocità con cui il tallonatore patavino col fisico da pilone, si disincagli dalla prima linea e sia pronto a far pick&go mentre gli altri si stanno ancora alzando.
Prima della fine del tempo, Mercier può centrare la punizione del 14-13 e la frazione si conclude al 46' con altra serie di mischie - sei - nell'ultimo metro difeso dai rodigini: una bella ipoteca psicologica su una gara che prima di venir giocata pareva segnatissima.
Il secondo tempo riparte com'era finito il precedente: superiorità territoriale e di gioco del Petrarca che nel giro di tre minuti e dopo due mischie torna a marcar meta, sempre col metaman del torneo Costa Repetto, alla fine ovvio Man of the Match; incredibile ancora una volta per per quel suo saper giocare da numero otto partendo dal numero due. Mercier fallisce la trasformazione ed è 14-18, il punteggio finale della partita.
Nel proseguo la difesa del Rovigo sulle iniziative peraltro non certo dirompenti di Padova si fa sempre più aggressiva recuperando palloni, mettendo pressione ma anche concedendo diversi falli.
Il Petrarca di difende con un certo ordine - i rossoblu arrivano la prima volta nell'area dei 22m patavina solo al 10' del secondo tempo. Il mediano Tuto Nero Walsh nel frattempo finisce all'ospedale, centrato alla testa da una ginocchiata nel corso di un placcaggio; lo sostituisce Mercier zoppicante, spostando Bortolussi estremo e facendo entrare Spragg all'ala.
La pressione rodigina è molto spiritata ma poco razionale, Padova si àncora alle fasi statiche, vengono commessi molti errori soprattutto da chi è costretto ad accelerare cioè Rovigo: verso la mezz'ora (non si capisce assolutamente a che minuto si giochi, anche in campo), Spragg s'ingaggia con Zorzi in una corsa di ottanta metri su palla persa in attacco da Rovigo; negli sviluppi, incredibile l'opportunità di meta divorata dal flanker petrarchino Palmer, troppo lento e poco "verticale" una volta lanciato nella metà del campo non presidiata.
Padova continua a dominare le mischie indipendentemente dall'introduzione e a controllare la sua rimessa laterale, fattori che conferiscono al suo gioco la famosa serenità sopra detta. Il tempo passa e Rovigo, stimolato dal suo pubblico, si fa sempre più veemente ma non riesce ad avanzare. Il predominio territoriale del Petrarca viene rimarcato dal tentativo di drop di Mercier: sfiora i pali, gli ospiti esultano ma il Tmo chiarisce che è passato appena a lato del palo alla destra.
Nel finale le percussioni e gli allargamenti di gioco di Rovigo riescono finalmente a trovare la strada dell'area dei 22m avversari. I tre punti non bastano, le punizioni guadagnate vengono giocoforza convertite in rimesse laterali. La pressione rossoblu arriva fin dentro l'area di meta su inziative partite da rimessa laterale ai 5 metri, ma il primo intervento del Tmo è pleonastico, è evidente che la palla è stata tenuta alta. Più problematica da giudicare è la seconda richiesta d'ausilio dell'arbiro milanese Pennè, qualche istante dopo: non si vede nulla sotto il mucchio, il Tmo Dordolo di Udine non può che dirlo, quindi la meta non c'è (parafrasando Boskov, meta è quando il Tmo la vede). E' l'ultimo episodio di rilievo di una partita resa interminabile dall'assenza di chiari riferimenti cronometrici. Così Padova regge fino alla fine e con due mete per parte vince al Battaglini e contro il Femi Cz quell'unica volta in stagione che conta davvero.
La partita è combattutissima ma tutto sommato molto corretta (nessun giallo) e anche ben diretta dalla terna Pennè-Damasco-De'Sanctis; alla fine tutti si stringono le mani, bello anche il pubblico caliente ma nei limiti, che all'unisono applaude Walsh quando viene portato fuori in barella. Le uniche note stonate arrivano dal biondone nordico Polla Roux allenatore dei Bressallieri: alla fine accusa "i poteri forti" - Berlusconi o la classe arbitrale eterodiretta dalla Fir, non s'è capito bene - d'aver "forgiato" questo risultato infausto per i suoi (e poi dicono che gli emotivi fragili e provinciali saremmo noi latini); inoltre Lubian s'accapiglia con Mercier accusandolo di esultare in modo eccessivo. Ma ci sta, è lo scotto minimo da pagare per una splendida, combattutissima giornata di rugby d'antan, onorata da ambo i protagonisti e portata a casa da chi se l'è cercato eseguendo bene un piano più intelligente invece che puntare sulla "carica" individuale: sono i ragazzi guidati da Pasquale Presutti, il quale ha annunciato il suo ritiro dopo 41 anni si rugby giocato e diretto. Come scegliere un momento migliore che dopo aver strappato against all odds il titolo di Campioni d'Italia già apparentemente cucito sulle maglie di chi da sempre t'ha eletto Avversari con la A maiuscola?
Le formazioni:
Femi-CZ Rovigo: 15 Basson; 14 Zorzi, 13 Pace, 12 Van Niekerk J., 11 Bacchetti; 10 Bustos, 9 Zanirato; 8Guzman, 7 Lubian, 6 Persico A.; 5 Montauriol, 4 Reato; 3 Ravalle, 2 Mahoney (cap), 1 Boccalon
a disposizione: Milani, Damiano, Golfetti, Tumiati, Anouer, Duca D., Pedrazzi, Calanchini
all. Roux
Petrarca Padova: 15 Mercier; 14 Bortolussi S., 13 Neethling, 12 Bertetti (cap), 11 Borgato; 10 Walsh, 9 Travagli; 8 Galatro, 7 Palmer, 6 Barbini Mar.; 5 Tveraga, 4 Cavalieri; 3 Chistolini, 2 Costa-Repetto, 1 Fazzari
a disposizione: Caporello, Gega, Sutto, Targa, Chillon Ale., Spragg, Chillon Alb., Sanchez
all. Presutti
La partita inizia come non t'aspetti, è il Petrarca che fa il gioco, arrivando alla quasi-meta con Bortolussi. Rovigo ha meno iniziativa ma in compenso pare più reattiva e determinata. Non ce l'aspettavamo, noi che poco o nulla sappiamo della stagione regolare (non si può seguire tutto), sapendo solo della netta superiorità dei padroni di casa in campionato: primi sia nelle statistiche d'attacco che di difesa e 16 turni di imbattibilità casalinga.
Inizialmente quel che paga è la determinazione più del controllo: al 5' è Rovigo a marcar meta alla prima penetrazione nei 22 avversari. Montauriol sfonda dopo un recupero di palla persa dagli avversari; ruck, il barbuto capitan Mahoney si butta oltre e si ritrova palla in mano (parrebbe chiaro il passaggio in avanti) in area di meta, è 7-0 con la trasformazione di Basson.
Padova riprende a giocare come se nulla fosse e accorcia le distanze con un penalty di Ludovic Mercier; la mole di gioco che Padova sviluppa è tanta, procura un altro piazzato che il franco-patavino fallisce. Petrarca è più consistente ma meno reattivo, Rovigo procede per scatti frementi, soprattutto su palle recuperate e gioco rotto.
Al 23' circa (il conto del tempo è sempre approssimativo), un rinvio al piede dei patavini viene raccolto a metà campo da Bacchetti, che dal centro sinistra converge a destra poi prende accelerando la rotta Nord-Sud passando la linea e infilandosi in meta come nel burro: 14-3 nel tripudio della folla. Una meta che stroncherebbe il morale a un toro, la partita pare segnata.
Invece i Petrarchini mantengono inopinatamente la serenità mostrata sin dall'inizio: di fatto si stanno ancorando a una sempre più evidente superiorità in mischia ordinata. Alla mezz'ora sfidano gli avversari trasformando tre punizioni sui cinque metri in altrettante mischie, sull'ultima ne nasce una ruck su cui si fionda Costa Repetto che cala in meta intonso per la meta del 14-10. E' impressionante la velocità con cui il tallonatore patavino col fisico da pilone, si disincagli dalla prima linea e sia pronto a far pick&go mentre gli altri si stanno ancora alzando.
Prima della fine del tempo, Mercier può centrare la punizione del 14-13 e la frazione si conclude al 46' con altra serie di mischie - sei - nell'ultimo metro difeso dai rodigini: una bella ipoteca psicologica su una gara che prima di venir giocata pareva segnatissima.
Il secondo tempo riparte com'era finito il precedente: superiorità territoriale e di gioco del Petrarca che nel giro di tre minuti e dopo due mischie torna a marcar meta, sempre col metaman del torneo Costa Repetto, alla fine ovvio Man of the Match; incredibile ancora una volta per per quel suo saper giocare da numero otto partendo dal numero due. Mercier fallisce la trasformazione ed è 14-18, il punteggio finale della partita.
Nel proseguo la difesa del Rovigo sulle iniziative peraltro non certo dirompenti di Padova si fa sempre più aggressiva recuperando palloni, mettendo pressione ma anche concedendo diversi falli.
Il Petrarca di difende con un certo ordine - i rossoblu arrivano la prima volta nell'area dei 22m patavina solo al 10' del secondo tempo. Il mediano Tuto Nero Walsh nel frattempo finisce all'ospedale, centrato alla testa da una ginocchiata nel corso di un placcaggio; lo sostituisce Mercier zoppicante, spostando Bortolussi estremo e facendo entrare Spragg all'ala.
La pressione rodigina è molto spiritata ma poco razionale, Padova si àncora alle fasi statiche, vengono commessi molti errori soprattutto da chi è costretto ad accelerare cioè Rovigo: verso la mezz'ora (non si capisce assolutamente a che minuto si giochi, anche in campo), Spragg s'ingaggia con Zorzi in una corsa di ottanta metri su palla persa in attacco da Rovigo; negli sviluppi, incredibile l'opportunità di meta divorata dal flanker petrarchino Palmer, troppo lento e poco "verticale" una volta lanciato nella metà del campo non presidiata.
Padova continua a dominare le mischie indipendentemente dall'introduzione e a controllare la sua rimessa laterale, fattori che conferiscono al suo gioco la famosa serenità sopra detta. Il tempo passa e Rovigo, stimolato dal suo pubblico, si fa sempre più veemente ma non riesce ad avanzare. Il predominio territoriale del Petrarca viene rimarcato dal tentativo di drop di Mercier: sfiora i pali, gli ospiti esultano ma il Tmo chiarisce che è passato appena a lato del palo alla destra.
Nel finale le percussioni e gli allargamenti di gioco di Rovigo riescono finalmente a trovare la strada dell'area dei 22m avversari. I tre punti non bastano, le punizioni guadagnate vengono giocoforza convertite in rimesse laterali. La pressione rossoblu arriva fin dentro l'area di meta su inziative partite da rimessa laterale ai 5 metri, ma il primo intervento del Tmo è pleonastico, è evidente che la palla è stata tenuta alta. Più problematica da giudicare è la seconda richiesta d'ausilio dell'arbiro milanese Pennè, qualche istante dopo: non si vede nulla sotto il mucchio, il Tmo Dordolo di Udine non può che dirlo, quindi la meta non c'è (parafrasando Boskov, meta è quando il Tmo la vede). E' l'ultimo episodio di rilievo di una partita resa interminabile dall'assenza di chiari riferimenti cronometrici. Così Padova regge fino alla fine e con due mete per parte vince al Battaglini e contro il Femi Cz quell'unica volta in stagione che conta davvero.
La partita è combattutissima ma tutto sommato molto corretta (nessun giallo) e anche ben diretta dalla terna Pennè-Damasco-De'Sanctis; alla fine tutti si stringono le mani, bello anche il pubblico caliente ma nei limiti, che all'unisono applaude Walsh quando viene portato fuori in barella. Le uniche note stonate arrivano dal biondone nordico Polla Roux allenatore dei Bressallieri: alla fine accusa "i poteri forti" - Berlusconi o la classe arbitrale eterodiretta dalla Fir, non s'è capito bene - d'aver "forgiato" questo risultato infausto per i suoi (e poi dicono che gli emotivi fragili e provinciali saremmo noi latini); inoltre Lubian s'accapiglia con Mercier accusandolo di esultare in modo eccessivo. Ma ci sta, è lo scotto minimo da pagare per una splendida, combattutissima giornata di rugby d'antan, onorata da ambo i protagonisti e portata a casa da chi se l'è cercato eseguendo bene un piano più intelligente invece che puntare sulla "carica" individuale: sono i ragazzi guidati da Pasquale Presutti, il quale ha annunciato il suo ritiro dopo 41 anni si rugby giocato e diretto. Come scegliere un momento migliore che dopo aver strappato against all odds il titolo di Campioni d'Italia già apparentemente cucito sulle maglie di chi da sempre t'ha eletto Avversari con la A maiuscola?
4 commenti:
Nota bene (che forse può dare luce sull'atteggiamento dei Rodigini) :
In silenzio erano state distribuite migliaia di magliette "Rovigo campione dl'italia 2011" che la maggioranza dei tifosi avevano sotto quella rossoblu... in attesa di poterle mostrare alla fine .
.. un'idea infausta per gli dei dello sport adorati a qualsiasi latitudine ...
Il comportamento finale con gli oggetti e le bottiglie tirate in campo è stato assolutamente indegno. Così come gli insulti e i cori ma quella è normale amministrazione da quelle parti, purtroppo.
Si Mario va ben, ma dopo tutta la pressione con cui l'evento era stato montato a senso unico, francamente quel che è successo mi pare il minimo.
Lo afferma uno che aveva fatto un post "controcorrente" su certo tifo.
Se Lubian non avesse perso la trebisonda aggredendo Mercier, sarebbe stato tutto quasi perfetto, pure troppo.
Poi è chiaro che si trova sempre il cretino che non applaude Walsh che esce in barella, anzi si gode un "devi morire"; ma non solo a Rovigo.
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