Back to reality
A mente fredda viene da dirlo: poteva andare peggio. Ripassando la partita di ieri sera, la nostra fortuna è stata di avere giocato contro una Romania senza un calciatore che infilasse bombarde da metà campo. Il loro estremo ha sì un bel calcio, ma per allontanare la palla quando è troppo vicina alla propria area di meta, in quanto a precisione non ci siamo invece. Oppure a Marsiglia si aggira un virus malefico per gli estremi in generale, perché anche il nostro Bortolussi non è stato da meno.
Avremmo dovuto mettere quattro mete, poche ciance. Il punto di bonus ci avrebbe garantito una maggiore tranquillità in vista della sfida contro gli scozzesi che con il Portogallo non hanno sbalordito, ma almeno hanno concretizzato gran parte dei loro attacchi. Ieri gli azzurri si sono dovuti aggrappare alla larghe spalle di Dellapé e quasi quasi a quelle di Festuccia, peccato per quel tacco finito sulla linea di rimessa laterale. I nostri trequarti, al contrario, hanno forse potuto usufruire di due palloni di qualità, ma è troppo poco.
Lanciare allarmi può essere eccessivo, fare finta di niente ancora di più. Parisse dice che nel primo tempo abbiamo confezionato buona azioni? E’ vero che dal campo è tutta un’altra partita, però non esagererei. Ci sono state occasioni in cui le basi del rugby sono andate a farsi benedire: mancata protezione dell’ovale in fase di placcaggio, sostegno lento e mancanza di comunicazione. Schierati né profondi né piatti, ciascuno dove meglio capitava. Le mani tremavano, sarà stata l’agitazione per un match fondamentale. Vale la pena di ricordare che comunque siamo ad un Mondiale e ci siamo arrivati in seguito ad un memorabile 6 Nations. L’inesperienza non è più una giustificazione che regge. I giovanotti scesi in campo militano non solo in Italia, ma pure in Francia ed Inghilterra. Castrogiovanni e Bortolami si sono sfidati per il titolo nella Guinness Premiership con Leicester e Gloucester. I Bergamasco a Parigi sono idoli.
Back to basics. And back to reality.
Ringo
LA VERSIONE DI DANNY
Partiamo dagli aspetti positivi: abbiamo un mediano di apertura, Pez, capace di dare un apporto al gioco (suo il guizzo per la prima meta) e di mettere i calci che ci hanno fatto vincere la partita. Perchè nel resto, ricordiamocelo, Romania e Italia pari sono state per occasioni da punti: 2 mete per parte, sei calci di punizione procurati per parte.
Positivo inoltre che, pur andati sotto nel punteggio, non siamo crollati; un minimo di attributi e lucidità li abbiamo saputi ripescare.
Ulteriore aspetto positivo: in un modo o nell'altro abbiamo "scollinato" dalla salita delle due partite in quattro giorni; mo' se ne riparla dopo una settimana il 19 sera, e poi ancora riposo per ben dieci giorni, la sfida decisiva con gli scozzesi sarà il 29.UPDATE 14/4
Prima vittima italiana: torneo finito per Robert Barbieri, in arrivo il flanker e suo capitano, il benettoniano Silvio Orlando.
In attesa di notizie dall'infermeria: cinque giocatori alle prese con infortuni (Dellapè, Sole, Griffen, Stanojevic, Barbieri) di cui dice Berbizier "tre a rischio"; ma la Romania e anche la Scozia stessa hanno già dovuto mandare a casa un pilone. Insomma, si potrebbe ragionevolmente sperare che 'a nuttata sia passata.
Su tutto il resto concordo con Ringo-Brett, non ci siamo: ci sarebbe voluto un croupier in campo che urlasse ogni volta ai nostri : "Messieurs, fait vos jeux s'il vous plait"! La palla con effetto "Hot Potato" è indice di uno stato mentale non sereno, sconcentrato e sconcertato; strano che un latino come Berbizier non abbia previsto e gestito defaillances psicologiche.
E' un caso di totle incapacità di gestire la pressione a livello di team completo, non di problemi tecnici. Così l'estremo Bortolussi dice (di sè): "una giornata storta da dimenticare"; i nostri trequarti mancano di personalità e si sapeva, ma almeno sapevano difendere bene, prima del mondiale; e poi la mischia?! All'inizio del secondo tempo s'è fatta a tratti ri-di-co-liz-za-re .. nè Griffen nè Troncon se non a sprazzi sono riusciti a dar alla manovra ordine e soprattutto confidenza -"do the right thing ando do the thing right". Una squadra così non è in grado di affrontare positivamente la Scozia pur retrocessa all'undicesimo posto mondiale di questi ultimi anni.
Vabbè, si dice che il tempo è il miglior medico; difficile che la pressione a un Mondiale si sgonfi, speriamo gli Azzurri imparino un po' alla volta a gestirla e che l'allenamento con il Portogallo serva da rifinitura e da tonificante per la sfida decisiva di fine mese con i nostri peer scozzesi, nella quale ora siamo chiaramente noi gli underdog.
Gli scozzesi per intanto si preparano al loro tour de force - Romania il 19 e All Blacks il 23, quest'ultima però davanti al pubblico amico del Murrayfield ... sono i "ri-equilibrismi" che il Board Internazionale (anglosassone in maggioranza ) generalmente riconosce con liberalità - alle squadre anglosassoni.
Abr
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