Chiarimenti al Sei nazioni
Le altre due partite del sabato, Terza giornata del Sei Nazioni:
Irlanda 34- 13 Scozia.
Irrisoria, irridente quasi la facilità con cui la squadra casalinga liquida una quanto mai aggressiva ma inconcludente Scozia.
Questa domina territorio e possesso con punte incredibili nel primo tempo, ma riesce solo a marcare la prima e unica meta in sei partite, di Simon Webster al rientro.
Sorniona e cinica l'Irlanda, tutta il contrario di quella vista con l'Italia: lascia sfogare, regge in difesa con umltà, mestiere e forza (altra convincente prova del pack) e poi rende produttiva in pieno la prima occasione con Wallace al 22'. E' solo la prima delle ripartenze irlandesi, in cui si distingue Geordan Murphy uomo del match inizialmente escluso (aveva qualcosa da farsi perdonare all'ala, umiliato da tre mete di Clerc nell'ultima partita) e ripescato estremo in extremis.
Bene l'ala Tommy Bowe (due mete, una in foto), e poi il solito Brian O'Driscoll, regista dei break (fin che gli regge il fisico), grande in particolare ad attirare al difesa e lanciare la lontana ala chiusa Kearney per la seconda meta; spettacolare O'Gara, in particolare in uno dei suoi assist alla Pirlo per la meta del pilone Horan all'ala (ma che schemi fanno?!) e nel "sottomano" che lancia la prima meta di Bowe.
L'altra buona notizia per l'Irlanda, oltre alla tranquilla capacità di resistenza, alle nuove leve finalmente inserite dal conservativo O'Sullivan e al killer instinct dimostrati, è il rientro del grande O'Connell in seconda linea, fuori dai Mondiali.
Dal lato scozzese Hadden si lagna (con ragione) della lack of composture scozzese, incolpando immaturità e qualche cedimento disciplinare (Natan Hines); nella realtà la partita è la dimostrazione che nel rugby la buona volontà, la capacitaà di calcio e anche le buone mani da sole non bastano per trasformare dominio di possesso e territorio in vittoria.
Prima di tutto serve un pack potente, poi è fondamentale la capacità di far break, vuoi coi trequarti vuoi con la forza. La Scozia vista sinora non sembra possedere nè l'una ne l'altra; è solo più vivace e vogliosa grazie alla regia esperta di Paterson. Sono buone notizie per l'Italia.
Francia 13-24 Inghilterra
la prima vittoria del Sei nazioni in terra di Francia in otto anni, la seconda di fila dopo quella mondiale, giunge per gli inglesi alla fine di una battaglia non spettacolare ma adrenalinica e a tratti entusiasmante.
L'abilità della pragmatica Inghilterra è di fondare lo scontro sui suoi punti forti: ancorandosi al superbo pack con la prima linea Sheridan-Regan-Vickery che umilia ripetutamente la corrispondente Bleus e solo l'Italia può reggere; attentissima a anticipare Clerc e Rougerie al largo, incollando Heymans a fondo campo, facendo barriera al centro con Flood e Wilko splendido e senza paura in versione difensiva; giocando di rimessa con il razzente Sackey e il piedino fatato tornato fatale di Jonny.
La Francia non è per nulla intimidita da tale approccio, di fatto la partita si regge aperta in bilico sino a pochi minuti dalla fine. Gli unici appunti da fare ai galletti forse riguardano la mediana: a tratti eterea la personalità di Trinh-Duc quando Traille, preso dal fronteggiare i centri albionici non può rimboccargli le coperte, ed eccessivo il tempo che si prende il diciannovenne ma autocratico mediano di mischia Parra per aprire, manco fosse Stringer.
Il primo episodio dà la cifra dello scontro: al quinto la Francia riparte dai suoi 22 come se giocasse contro la Romania, Jamie Noon abbatte brutalmente Heymans mentre riceve il passaggio, la palla schizza a Sackey, calcetto e volata in meta.
Al trentesimo la meta di Nallet su azione del pack francese non segna una inversione di tendenza, ma solo un warning raccolto dagli inglesi: ogni caduta di tensione può essere fatale.
L'equilibrio assolutamente instabile continua per tutto il secondo tempo nonostante il forcing francese; appena l'Inghilterra riesce a guadagnare un po' di campo, un drop di Wilko come ai vecchi tempi taglia le gambe ai francesi.
Yachvili e Skrela entrati in mediana riportano sotto la Francia negli ultimi dieci minuti, ma la partita viene chiusa da una meta dell'esordiente ordinato mediano di mischia Wigglesworth, degna conclusione della prova di supremazia offerta dal pack inglese.
Ecco, l'Inghilterra ha giocato la partita perfetta che potrebbe giocare l'Italia date le sue caratteristiche attuali (drop a parte, nonostante Marcato ci possa provare): attenta in difesa, spietata negli avanti, umile e dedita al centro durante le sfuriate avversarie (un gusto vedere i sacrifici di Wilkinson in difesa), pronta a fiondarsi in meta al primo errore e con la forza del pack.
Sono sempre i maestri, almeno tra noi Boreali.
As a result della terza giornata abbiamo il Galles solo in testa con tre vittorie, seguita dalla "muta" riallineata composta da Irlanda (seconda) e Inghilterra (quarta) con due vittorie e una sconfitta; stesso score della Francia (terza), solo dal mood più "inca**ato". Quinta e sesta procedono squassate a zero vittorie, rispettivamente Italia e Scozia.
Nevertheless, attenti nella RugbyNation a cantar vittoria o parlare di grande slam, ora la strada si fa in salita.
Nella prossima giornata il Galles infatti va a sfidare una riconfortata Irlanda al Croke Park, mentre la strada si fa in discesa per Inghilterra e Francia, che rispettivamente vanno a trovare la derelitta Scozia e attendono la demoralizzata Italia.
In discesa più per la squadra della rosa dei Lancaster anche l'ultima giornata: attende l'Irlanda a Twickenham, mentre la Francia visiterà il Millennium. Nell'ultima giornata c'è anche l'interessante sfida (per noi) Italia-Scozia che verosimilmente attribuirà il cucchiaio di legno.
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