Doppia lezione a Twickenham
A Twickenham, 81.000+ spettatori: England 6 - 32 New Zealand
Alla peggior sconfitta nella storia di Twickenham rimediata contro il Sudafrica la scorsa settimana l'Inghilterra aggiunge la peggior sconfitta della storia nella sua "casa" contro gli All Blacks. Alla lezione di gioco si aggiunge quella disciplinare: l'arbitro ha affibbiato ben 4 cartellini gialli agli inglesi, manco fossero i Pacific Islanders lontani da casa. Un novembre veramente horribilis non c'è che dire, questo della "ricostruzione" affidata a Martin Johnston.Paradossalmente proprio da qui l'ex lock campione del mondo ora coach potrà e dovrà ripartire: dalla aggressiva ancorchè disarticolata e disorganizzata "voglia" mostrata dai suoi.
I neozelandesi festeggiano l'ennesima vittoria che li porta a chiudere un 2008 da indiscussi numeri uno mondiali, avendo incassato TriNations, Bledisloe Cup, Grand Slam nella tournèe Boreale e adesso pure la prima edizione del Sir Edmund Hillary Trophy.
Le squadre: coach Johnson conferma i trequarti già visti, schiera un pacchetto di avanti aggressivi con Lipman Haskell e Easter in terza linea, tiene Care in mediana e preferisce Toby Flood al "bocciato" Danny Cipriani all'apertura; formazione tipo per gli All Blacks col rientro di Conrad Smith al centro al posto di Kahui.
England: D Armitage (London Irish); P Sackey (Wasps), J Noon (Newcastle), R Flutey (Wasps), U Monye (Harlequins); T Flood (Leicester), D Care (Harlequins); T Payne (Wasps), L Mears (Bath), P Vickery (Wasps), S Borthwick (Saracens, capt), N Kennedy (London Irish), J Haskell (Wasps), M Lipman (Bath), N Easter (Harlequins).
Rimpiazzi: D Hartley (Northampton), M Stevens (Bath), T Croft (Leicester), T Rees (Wasps), H Ellis (Leicester), D Cipriani (Wasps), D Hipkiss (Leicester)
New Zealand: Mils Muliaina, Josevata Rokocoko, Conrad Smith, Ma'a Nonu, Sitiveni Sivivatu, Dan Carter, Jimmy Cowan, Tony Woodcock, Keven Mealamu, Neemia Tialata, Brad Thorn, Ali Williams, Jerome Kaino, Richie McCaw (c), Rodney So'oialo.
Rimpiazzi: Hikawera Elliot, John Afoa, Anthony Boric, Kieran Read, Piri Weepu, Stephen Donald, Isaia Toeava
La foto sopra è emblematica: la sconfitta odierna inglese deriva non solo delle incertezze già viste nelle precedenti partite, ora si aggiunge l'indisciplina,evidenziata da una direzione arbitrale del franco-irlandese Alain Rolland attentissima al punto di contesa. Pure troppo, con 4 puniti gli inglesi passano 35 minuti su 80 con un uomo in meno; tant'è, in campo c'era questo arbitro, evidentemente qualcosa l'ha convinto che gli inglesi stessero esagerando col classico "gioco sporco" sul punto di contatto; al punto forse da non vedere alcune altrettanto classiche "soste in area vietata" dei Tutti Neri nei breakdown invece di rotolare via.
La cronaca
Iniziano con buon ritmo gli inglesi, gli All Blacks sempre attenti in difesa ma non troppo determinati si limitano a rispondere. Forse qualcuno è stanco della lunga tournèe, forse han deciso di lasciar sfogare i padroni di casa e di venire fuori alla distanza. Un esempio di concentrazione non al diapason è Dan Carter che fallisce numerosi calci, alla fine ne piazzerà 5 su 11 tentativi.
Significativa è la statistica sui tipi di gioco scelti dalle aperture delle due squadre: 32 calci inglesi contro 33, 80 passaggi contro 84, 64 corse contro 72: uguali! Solo i neozelandesi fanno più strada: 387 metri guadagnati palla in mano contro 207.
Il primo tempo termina sul 3-12 tutto fondato sull'indisciplina inglese in fase di palla contesa.
Gli inglesi si caricano nello spogliatoio e pur in inferiorità numerica riprendono con grinta , mettono pressione e sfiorano la meta. Al 48' l'evento: un calcio piazzato di Armitage e abbiamo i primi - e unici - punti subiti dagli All Blacks nei secondi tempi di tutti i Test match di novembre. Siamo sul 6-12, gli inglesi insistono ma non riescono a finalizzare nè ad approfittare del gioco attendista dei neozelandesi. Del resto la differenza di esperienza soprattutto nel triangolo arretrato spesso si nota in modo impietoso.
Siamo all'ingresso nell'ultimo quarto di gara: poco dopo il rientro di Toby Flood dalla panca dei puniti, quasi gli All Blacks non avessero voluto infierire prima, la mischia inglese fatta in precedenza sfiancare in giro per rtutto il campo, viene rollata via su sua introduzione intorno ai 22 difensivi; le mani veloci di Jimmy Cowan poi Carter e Ma'a Nonu lanciano Mils Muliaina che si tuffa in meta all'angolo destro. Una travolgente azione corale, velocissima e "a memoria" di tutta la squadra, quasi alla australiana.
E' il colpo del knock down ma gli inglesi non si arrendono. Peggio per loro: ancora un po' di su e giù per il campo, poi Dan Carter apre rapido al piede per il preciso inserimento di Muliaina che finalizza la sua seconda meta.
Gli inglesi, groggy ma indomabili, riportano la pressione sui 22 avversari ma gli All Blacks sono cinici come un matador di fronte al toro sfiancato: al 72' ovale recuperato da Ali Williams in una ruck, s'innesca immediata la classica marea nera "trasformando l'azione da difensiva a offensiva" come direbbe il telecronista Sky Calcio; Mealamu rompe un placcaggio, offload su Ma'a Nonu che s'invola per la terza meta.
Tercio de muleta compiuto; a las cinco de la tarde il bulldog è matado.
Finisce il novembre di test, negativo per gli inglesi come del resto per tutti i Boreali, chi più chi meno. Parziale eccezione la fa il Galles (per soli tre punti ma mostrando un gran gioco) e la Francia (che però Australia a parte s'è risparmiata i "mostri sacri"). Cosa c'è da salvare per Martin Johnson? Toby Flood ha fatto veder coraggio, iniziativa e difesa, tutti ci hanno messo impegno e dedizione (e pure troppa grinta forse!), indietro ci sono muscoli e iniziativa ma scarsa esperienza nel gioco tattico; in generale mancano schemi, affiatamento e confidenza. A parte la tecnica individuale, hanno i poroblemi dell'Italia insomma.
A parte la sconfitta di misura degli Australiani col Galles, nuove regole tutte o parziali non importa, le squadre del Sud hanno mostrato di essere più avanti nonostante il logoramento del fine stagione. Forse è anche merito delle "loro" regole,che li hanno portati ad evolvere un gioco basato su ritmi e muscoli "oltre" a quelli consentiti dall'assenza a Nord del "free kick".
Il ranking Irb al fatidico primo dicembre riporterà 4 teste di serie mondiali tutte down under: Nuova Zelanda, Sudafrica, Australia, Argentina. A seguire, solo a seguire, la nobiltà del rugby boreale: il Galles sale al quinto posto, poi Inghilterra, Francia, Irlanda. Poi prima delle minnows il misto mare in terza fascia: Scozia (dai comunque convincenti progressi), Figi, Italia, Tonga (anche se Samoa sarebbe davanti a quest'ultima). L'impatto del predominio austral sarà importante sui draw per i mondiali 2011 di lunedì 1 dicembre, così come sarà fondamentale relativamente alle decisioni su quale set di regole verrà adottato (forse) dappertutto.
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