sabato 28 febbraio 2009

Allez la France!


France Stade de France, Paris: France 21 - 16 Wales (primo tempo 13 - 13)Wales

Mete: Dusautoir, Heymans -
Conv: Parra 1 su due
Pen.: Parra 3 su 5
Meta: Byrne
Conv: Jones
Pen.: Hook, Jones 2 su 2

QUI gli highlights.
Impressionante vittoria francese nel primo esperimento in notturna di sempre nel torneo 6Nazioni (e il primo di trasmissione in diretta via web e non in tv per quanto riguarda l'Italia).
Squadra di casa assemblata in modo abbastanza raffazzonato: un insieme di ventenni spaziali (Parra, Bastareaud, Trihn Duc, Medard) con fior di giocatori sperimentati (Chabal, Nallett, Jauzion, Malzieu, Heymans), la più aggressiva ed equilibrata terza linea boreale (Dusatoir, Ouedraogo, Harinordoquy) e apertura inedita (Baby). E' miscela pericolosamente instabile, ma se si aggiunge un pizzico di motivazione e il desire giusto allora la pozione diviene magica e produce il miglior rugby che appassionato possa desiderare, tutto intensità determinazione sacrificio e brillantezza.
Lato gallese si lamenta più di qualche inatteso errore nel maneggio dell'ovale (alla fine gli errori saranno 15 contro 11 dei francesi), dell'orario inconsueto e delle luci ... scuse insomma.
La realtà è che han giocato benissimo come al solito, sono stati aggrediti come gli è già successo (17 minuti di possesso francese nel primo tempo contro 12, 30 minuti di presenza francese nella metacampo avversaria nel secondo tempo contro 14 minuti dei gallesi, per lo più nel finale), ma questo i Dragoni di Gatland han sempre dimostrato di saperlo controllare con profitto - primi tempi dell'anno scorso e in questa edizione con l'Inghilterra - come un cobra apparentemente rannicchiato ma sempre pronto a colpire mortalmente alla minima opportunità.
La differenza stavolta è la difesa transalpina serrata e determinata, capace di annullare completamente Shane Williams, Leigh Halfpenny e anche Roberts e Powell e, finale concitato a parte, di subire solo un paio di guizzi di Stephen Jones, l'immensa energia di Shanklin e di farsi mettere in crisi da un taglio, uno solo di Lee Byrne.
Più che la tanto conclamata "maturità" mostrata con lgi inglesi, quello gallese si rivela quasi un atteggiamento "alla Crusaders", chiuso in difesa e votato alle ripartenze. Funziona spesso ma non sempre: stavolta s'è infranto contro la determinazione priva di sbavature dei ventenni Galletti.
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La cronaca:
La Francia mostra subito la sua attitudine alla battaglia: gioca avanzando con percussioni del pack e aprendo vicino al set piece, il tutto gestito con ordine dal giovane Parra.
Il Galles risponde con la consueta attenzione e la velocità delle ripartenze di Phillips e nell'handling di Stephen Jones. Ne risulta un ping pong iniziale fondato sulle indiscipline in ruck: 0-3 poi 3-3 infine 3-6 tra Parra e St.Jones.
La prima svolta - A fine del primo quarto di gara quel che succede non è di buon auspicio per i padroni di casa: al 18' l'arbitro perdona a Shanklin una entrata da giallo su Harinordoquy in aria, poco dopo annulla una meta del medesimo nr.8 che ai francesi pare sacrosanta: ovale sollevato con le mani in ruck senza metterlo a disposizione è il verdetto, da master in sofisma arbitrale.
Al 25' arriva la punizione al primo errore difensivo francese: Shanklin sfonda la linea del vantaggio sulla sinistra dell'attacco, l'estremo Medard si alza per difendere il sovrannumero all'esterno ma Lee Byrne infila un taglio perfetto da dietro verso il centro: meta subita classica da Italia (giro di parole per dire: da polli), 3-13 dopo la trasformazione.
Giallo mancato, meta annullata, meta devastante subita al primo errore: una triade da stroncare il morale a chiunque, a dei ventenni poi ...
La seconda svolta - I padroni di casa riprendono a macinare il loro gioco che pure si rivela non molto concludente: Parra centra un penalty raccorciando le distanze e subito dopo l'improvvisata apertura Baby s'infortuna al ginocchio (nel mentre sbaglia una ricezione bassa). L'ingresso di una apertura di ruolo, per giunta "fisica" come Trihn Duc, non produrrà personalmente nulla di eclatante ma fornisce alla squadra quel bit di equilibrio e confidenza, più una opzione offensiva (i calci di spostamento) che prima mancava.
Detto fatto, a fine del primo tempo arriva la meta del pack, finalizzata da Dusatoir dopo un break del solito uomo ovunque Harinordoquy man of the match. Siamo 13-13 dopo la trasformazione del calmissimo Parra.
Secondo tempo- Lo schema non cambia: partita perfetta da ambo i lati sulle fonti di gioco ( 7 mischie vinte dai francesi, 6 dai gallesi, 9 rimesse laterali su 9 per i francesi, 11 su 12 per i gallesi), dopo un tentativo iniziale gallese di forzare la mano, l'iniziativa ritorna costantemente francese, con Chabal e tutte le terze linee, le partenze da lontano di Medard dopo calcio di alleggerimento gallese (saranno 21, il 15% dei loro possessi, uguale ai francesi), i tentativi di sfondamento al centro di Jauzion e Bastareaud, le partenze più larghe a slalom di Heymans, i calci di alleggerimento di Trihn Duc o a scavalcare di Parra: tutto eseguito con molta determinazione e disciplina, ognuno aderente senza frilli e personalismi (persino da Chabal) al game plan prestabilito.
Il tutto trova ostacolo nella solita superba prova difensiva di Powell e colleghi e da un errore di Parra che al 47' fallisce una punizione.
La rottura dell'equilibrio - Partita sul filo del rasoio in attesa del primo errore; alla fine vince il merito dell'iniziativa, al 53' passa Heymans che concretizza una rapida apertura di Parra da un setpiece procurato dall'altro ventenne Bastareaud: rompe gli indugi con uno slalom personale dall'angolo sinistro dell'attacco dopo un paio di passaggi affrettati e imprecisi. Parra manca la trasformazione (palo): 18-13.
Due cambi "energetici" e rivolti al "guizzo offensivo" per i gallesi: Gavin Henson al posto di Jamie Roberts consumato in difesa e Dwayne Peel al posto del fisico di Phillips in mediana.
Controllo - francesi hanno il merito di non mollare il pallino dell'iniziativa, il loro lavoro ai fianchi dei gallesi costretti alla trincea e l'aumento di opzioni a disposizione (il piede di Trihn Duc) inizia a pagare.
Un ulteriore palo su calcio al 64' e a un tentativo di drop di Trihn Duc al 68' sono segnali di iniziativa e controllo della gara da parte francese, il nulla in attacco dei gallesi in questa fase la dice lunga sulla difficoltà a risalire il campo per merito dell'asfissiante difesa transalpina.
Alla fine Parra segna al 73' la punizione del break francese, peraltro subito rintuzzata da James Hook subentrato a Stephen Jones: 21-16 al 76', 4 minuti finali di iniziative ai gallesi e di pressione per i francesi.
I giovanotti riescono a resistere con ottimo ordine e disciplina, anche a mezzo metro dalla meta e forse con un po' di collaborazione dall'egoismo di Gavin Henson che in una occasione sceglie di penetrare invece di aprire alla superiorità numerica al largo; unica fase un po' borderline dal punto di vista disciplinare francese è l'ultima rimessa laterale, ma non è niente di che.
Così i giovani Galletti portano a casa una meritatissima vittoria che tra l'altro ha il vantaggio di riaprire totalmente il torneo ... o di consegnarlo all'Irlanda? Lo scopriremo nel weekend.
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

A parte l'opzione cervellotica di Baby come apertura (poi rimpiazzato) Lievremont stavolta ha fatto scelte logiche col trio (di lusso) Malzieu-Medard-Heymans lì dietro, e con un mediano di mischia pimpante e quasi arrogante come il giovane Parra (che mi sembra vada a Clermont l'anno prossimo). In questo momento, e in questo stato di forma, la terza linea è sicuramente il punto forte dei francesi: Dusatoir nelle fasi difensive e Harinordoquy in quelle d'attacco fanno sfracelli, Ouedraogo è tutto dinamismo aggiunto.
Scusa, ma nella cronaca hai assegnato la meta a Jauzion, invece che al mio pallino Heymans. Sai che sono un suo tifoso.

Abr ha detto...

Tnxs Zamax, correggo subito il lapsus tutto tolosano. Parra è confermato raggiungere Baby a Clermont l'annèe prochaine.
Più che lescelte di Lievremont (assurda quella di Baby apertura, rimediata dal fato) trovo i Galletti vincenti per la forza del movimento alle spalle della nazionale che propone giovani paurosamente bravi in quantità, e la carica motivazionale che han saputo darsi, senza farla degeenrare in furia omicida ma mantenendo la sempre la lucidità di ricordarsi il loro piano di gioco e i compiti singoli.
Sono le due differenze con l'Italia.
Quanto alla prima differenza (la forza di rinnovamento), trovo uno dei motivi sia il radicamento territoriale del rugby transalpino nel sudovest.
A differenza che da noi, là sono riusciti a ESPANDERLO al sud e a Parigi senza TOGLIERLO al posto a cui appartiene.

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