I folletti si trasformeranno in leoni?
In Gran Bretagna e Irlanda si fa ancora un gran parlare della vittoria di O'Gara e compagnia bella nell'ultimo Six Nations. Non tanto perché si tratta di un evento (vittoria + Grand Slam) che in Irlanda attendevano dal 1948, ma più che altro perché questo è l'anno del Lions Tour in Sud Africa.
Un evento non da poco, a pensarci bene. E non solo per via di tutta la storia che si portano dietro i Lions e l'aspetto ancora affascinante che uno sport professionisitico sa regalare. O per tutto l'impatto mediatico che ne nascerà. C'è dell'altro.
Gli Sprinboks saranno quanto mai tosti, basta assistere anche alle performances delle squadre sudafricane nel Super 14. Sono in palla e non è un bel segnale per chi ci deve giocare contro. E la nazionale è il contrario di quanto accadde nel 2003 all'Inghilterra. Ricordate? Prima il Grand Slam nel 6 Nations, poi la spedizione gloriosa in Australia con il titolo mondiale, poi la benzina finita e gli scivoloni a partire dal tour in Nuova Zelanda dell'estate successiva.
Dopo il Mondiale di Francia, il Sud Africa non ha ceduto di un passo. Ha soltanto dovuto aggiustare la mira come è normale che sia dopo la fine di un periodo. Il team management non ha perso di vista la rotta con l'arrivo di De Villiers, ha tenuto saldo il timone dell'imbarcazione che, approdata ai lidi boreali in novembre, ha vinto. Convincendo e soffrendo, ma soprattutto imponendosi.
Non è un caso: a Sud hanno davvero una mentalità da combattimento perenne, nel senso che - a parte la pressione alla quale sono sottoposti gli All Blacks per via del marchio che si portano addosso - fanno tutto in famiglia, buttano un occhio sui campionati nazionali perché sanno che da lì passa tutto, che da lì si capisce quanto una federazione può pretendere. Sono in gamba, ecco tutto. Mentre al Nord è un po' diverso, per diversi motivi. L'Inghilterra faticò di gran lunga a sollevarsi perché dovette, tra le altre cose, assistere alle prestazioni di alcuni suoi giocatori fuori confine e alle beghe perenni tra nazionale e club per gli impegni in campionato, in Heineken Cup e internazionali. Un po' come fanno in Brasile quando richiamano i giocatori di calcio per le qualificazioni ai Mondiali pallonari.
Ecco: ora in quella posizione c'è l'Irlanda. Che però può contare su un fattore determinante, il fattore Munster. La spina dorsale della compagine che meritatamente si è imposta nel 6 Nations è tinta di quel rosso che amano tanto a Limerick. Il pacchetto di mischia, tanto per citarne sei o sette di giocatori. Poi c'è O'Gara, l'anima tattica di una e dell'altra formazione.
L'Irlanda non ha a disposizione un campionato del mondo per ribadire la sua forza al Nord, ma ha per l'appunto il tour dei British And Irish Lions. Ovviamente la spedizione, perché possa essere anche questa orgogliosa, non potrà fare a meno di loro, degli irlandesi che, nel frattempo, potranno ribadire i passi in avanti compiuti sino ad ora in Europa, con la Heineken Cup. Basterà vedere come proseguirà il suo cammino Munster.
Chissà se i folletti di San Patrizio sapranno trasformarsi in leoni...
Nessun commento:
Posta un commento