L'Argentina, le Elv e i loro bei perche'
Continuano gli interessanti spunti in arrivo da rugby1823. In particolare stavolta nei commenti di WelshIntruder riguardo l'evoluzione del rugby in generale, in particolare sotto le ELV.
Il primo spunto riguarda l'Argentina: un Paese assolutamente fuori "dalle rotte" dei grandi tornei sia per nazionali che per club, addirittura quasi "boicottato" da questo punto di vista (i Tri-Nations che non si decidono, i Six Nations che han paura e gli dicono "Go South" .. ).
Eppure quel Paese continua imperterrito a produrre messe di ottimi giocatori che alimentano come nel calcio molti campionati Boreali (Contepomi in Irlanda, Hernandez in Francia, Fernandez Lobbe in Inghilterra etc.) e in piu' la loro nazionale - quarta al Mondo nel ranking Irb - ma anche la nostra.
Tutto merito della "garra", si chiede il commentatore, la "carica agonistica" tipica dei sudamericani?
Anche: la motivazione e la voglia di emergere fanno la differenza agli alti livelli di qualsiasi sport. A nostro avviso pero' l'Argentina e' piuttosto la prova provata che per far crescere il rugby in un Paese non serve partecipare alle Celtic League: sono privi persino di un vero campionato professionistico locale!
La considerazione casca a fagiolo per noi italiani del rugby, immersi (e illusi) da un decennio in approcci top down da parte Fir, tentando di far crescere il movimento "tirandolo" coi meriti della Nazionale ma che alla fine ha dato risultati palesemente deficitari. Siamo nel Six Nations sostanzialmente grazie a oriundi ed equiparati ( molti Argentini) ma ora guarda caso ci si trova in ambasce a fare un ulteriore salto di qualita' perche' mancano i rincalzi locali di livello.
Non sottovalutiamo l'effetto emulazione che i Pumas (tutti argentini, nessun oriundo) instillano nella gioventu' di un Paese nazionalista come quello sudamericano dove "las Malvinas" sono ancora e sempre "Argentinas"; pero' vale piu' il radicamento forte dello sport in generale e del rugby in particolare.
Nel caso argentino tale radicamento non e' identitario "etnico" come in Sudafrica o territoriale come in Francia o (com'era) in Italia, bensi' "di classe", com'era alle origini in Inghilterra: laggiu' e' sport dei rampolli di classe medio alta, giocato in meravigliosi "Polo, Cricket y Rugby Club" dove le intemperanze e gli eccessi dei Maradona dai quartieri popolari sono distanti quanto Aldebaran.
I loro successi dimostrano che quel che conta veramente e' la solida base assieme alla voglia individuale di emergere; il resto, in gergo marxiano, e' "sovrastruttura".
Meditiamo oltre che rosicare noi futuri Celtici, meditiamo. Attenzione, nessuno sostiene che a rugby debbano giocare solo le classi agiate, ma nemmeno vorremmo sentirci dire che uno sport si affermi solo grazie alle dirette de La7. Nel caso Italia, meglio sarebbe tornare a investire localmente, nei territori dove il rugby si gioca per davvero, dove ha radici forse ancora vitali.
Il secondo spunto di riflessione proposto e' assolutamente tecnico, paventa motivatamente il rischio di "involuzione League" nel gioco. Spieghiamo ai non fanatics.
WelshIntruder, citando la partita di Super14 Bulls-Stormers (in foto) dell'ultimo weekend - ma lo stesso problema s'e' evidenziato molto bene anche in Chiefs-W.Force o in Highlanders-Crusaders - nota un dato interessante relativo agli effetti della piu' "australe" delle Elv non ancora adottata tra i "conservatori" boreali, quella del declassamento della punizione di molti falli - tutti tranne fuorigioco, entrata laterale in ruck e gioco antisportivo - a calcio libero o indiretto.
Nelle partite citate la squadra in attacco giocava multifase e ogni volta che passava per una ruck il placcatore non rotolava via; e' fallo, ma laggiu' comporta (solo) un calcio indiretto.
Il fallo era ripetitivo per ambo le squadre: 2, 3, 4 volte in fila, falli sistematici a distanza di piazzato ma senza potere piazzare. Una nuova tattica ai limiti del regolamento per rallentare il gioco senza pagar alcun dazio?
Interessante la "soluzione" del caso fornita dall'arbitro: dopo un po' ha chiamato il capitano e ha detto "un altro cosi' ed e' calcio diretto e se continuate ancora e' giallo". Infatti si passa da "not rolling away" o " "hands in ruck" a "deliberate infringiment" cioe' fallo di gioco antisportivo o cinico come dice Munari, che comporta la punizione di calcio piazzabile tra i pali: si dimostra che le Elv possiedono degli "anticorpi" efficaci contro queste "furbate".
Fatto sta che in ogni caso secondo alcuni il gioco si spezzetta e tende a far somigliare il rugby alla sua versione a tredici giocatori (Rugby League): fischio-gioco fermo-ripartenza, con le squadre preparate e ricche di automatismi e opzioni da far scattare in tali casi.
Alla fine si tratta sempre di ripetuti tentativi di sfondamento della linea del vantaggio, il che in effetti ricorda molto il gioco "League". E' affinita' peraltro da sempre presente nell'approccio australe, dove il tipo di terreno stesso (duro e raramente fangoso) favorisce l'equazione velocita' per quantita' di moto uguale forza, favorendo quindi i fisiconi rapidi tipici del Rugby League piu' che la ... massa inerziale degli antichi avanti delle Union Boreali.
Nella realta' la differenza fondamentale tra versioni "union" e "league" del rugby (e anche col suo figlio illegittimo football americano) non sta tanto nella continuita' del gioco: infatti nel rugby union di continuita' ce n'era ancora meno una volta, ai tempi del calcio in touch comunque e ovunque. Per non parlare degli interventi arbitrali: settanta-ottanta colpi di fischietto e piu' a partita, di che continuita' si parla? Le Elv hanno come obiettivo (in parte riuscito) di minimizzare il numero di interventi arbitrali e difatti oggi tra calci tattici in campo, calci liberi e touch improvvise, il dinamismo senza soste di squadre e singoli e' divenuto un fattore decisivo in campo.
La vera differenza tra versioni union e league del gioco, aldila' del tipo fisico convergente dell'atleta (fatto che riguarda pero' tutti gli sport, calcio incluso: tutti alti, potenti e veloci li cercano adesso) e' a nostro avviso un'altra: sta nella contestabilita' del possesso, che dev'essere continua nel gioco Union, non predeterminata come nella versione League (sei fasi d'attacco al massimo, tre piu' una per il punt nel football americano).
In tal senso la "contestabilita'", la possibilita' di rubar possesso viene incrementata dalle Elv, pure troppo a volte (vedi calci tattici in campo), sfiorando risultati al limite dell'indeterminismo calcistico dove ogni singolo passaggio (pensiamo a un cross in area o a un corner) e' un 50%-50% e le statistiche sul possesso palla non dicono nulla.
3 commenti:
Ben detto Abr tutto condivisibile. L'unico rilievo sta nel fatto che le caratteristiche citate però risultano talmente insite nell'indole o genetica degli argentini che temo fortemente per una loro applicabilità o acquisizione da parte dei ns. ovalisti. Inoltre, in merito alle nuove elv forse l'argentina già prima della loro introduzione era già molto avanti per propria natura di gioco. Per il resto tutto perfetto ed inoltre (è la mia prima visita)complimenti per il blog veramente interessante. congratulazioni.
Tnxs Eleectrocase, torna a trovarci allora! :)
Nel merito, non penso certo che dovremmo "copiare" gli argentini (a meno che Dondi & Fir non continuino a importarne ...).
Credo che ogni Paese dovrebbe far leva sulle proprie catatteristiche.
Nel nostro caso, lo dico e lo penso, il rugby e' sempre stato un fenomeno territoriale, legato a certi posti e non ad altri (Veneto ma anche l'Aquila e in parte Roma, alta emilia bassa padana etc.) cosi' come in Francia e' legato al Sudovest.
proprio questo intendevo con rilievo. right. sulla territorialità: figurarsi scrivo dall'aquila (strano posto assai i cui abitanti un giorno decisero che quella palla in fondo non era così perfettamente sferica) che stamane si è svegliata con l'ennesimo ex aquilotto classe 88 (ora alla corte di cavinato) in prima pagina per la sua prima convocazione nei 24 della nazionale maggiore. Forse è proprio da quì che occorre ricominciare. a presto sicuro.
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