Un Mike dalle sette vite
In due anni, i London Irish sono arrivati due volte ad un passo dalla redenzione: in Heineken Cup un anno fa, quando in semifinale vennere battuti da Tolosa, e sabato scorso, quando hanno perso contro Leicester per il titolo di Guinness Premiership. Hanno svolto un buon lavoro, regalando alla nazionale anche un giocatore che diverrà prezioso nei prossimi anni, Delon Armitage. Ma tra le fila degli Exiles gioca anche tale Mike Catt, uno che a 36 anni ha disputato il campionato del mondo in Francia, divenendo il più vecchio rugbista nella storia dei Mondiali.
Una spedizione finita in finale contro il Sud Africa, ma solo quattro anni prima anche lui era nella selezione di sua Maestà che ha trionfato in Australia. Mike Catt è anche l'allenatore dei trequarti degli Irish: d'altra parte in campo è ormai una autorità, uno di quei vecchi che hanno ancora abbastanza fiato da ossigenare il cervello nei momenti che contano di una stagione.
Non sorprende quindi che Mike Catt sia stato utilizzato come pedina fondamentale nella tattica sia da Clive Woodward che da Brian Ashton: lui era il secondo regista, l'uomo che con la maglia della nazionale doveva assorbire la pressione portata su Jonny Wilkinson. Un lavoro dietro le quinte, in un primo momento, perché gli occhi inevitabilmente cadevano sul piede sinistro di Jonny, quando in realtà alle sue spalle c'era sempre un Catt pronto a giocare in profondità, ad attaccare la linea avversaria e a fare da sostegno ad uno dei trequarti lanciati in corsa.
Però, il buon vecchietto Catt (nato sudafricano, a Port Elizabeth il 17 settembre 1971, una gara con la maglia dei Lions nel 1997) ha soprattutto dovuto portare sulle proprie spalle le sgangherate prestazioni di una Inghilterra pre Mondiale, quando i detentori del titolo del 2003 sembravano condannati a fare da comparsa a Parigi. Lui può giocare apertura, ala, estremo e centro, in occasione dell'inno nazionale saluta sempre la telecamera che passa in rassegna i volti dei XV in campo, muovendo il mignolo da dietro l'orecchio destro che finge di grattarsi.
Di ritorno dall'Australia sembrava destinato a non indossare più la maglia della nazionale, dal 2006 è arrivata una seconda giovinezza.
Dopo 12 anni con Bath (220 caps) è sceso a Londra, ha siglato un contratto con gli Exiles: dal 2004 è sceso in campo 46 volte e segnato 43 punti, oltre a venire nominato Guinness Premiership Player of The Season 2006. Ci ha provato anche quest'anno, ma il ruggito delle Tigri domate da Martin Corry è stato più forte.
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