venerdì 28 agosto 2009

L'ultima spiaggia australiana

La sfida con gli Springboks a Perth di domani rappresenta l'ultima spiaggia per i Wallabies, a voler essere ottimisti sino in fondo: e coach Robbie Deans e' forzato ad esserlo. La pressione in effetti par piu' sui padroni di casa con due soli punti da bonus in tre partite, che sui visitors dal bottino pieno di dodici punti casalinghi.
Perth si diceva: oltre ad avere il fuso orario piu' vicino al sudafricano (si fa per dire, e' sei ore avanti), il Subiaco Oval e' campo non ostile ai Boks (mentre e' piu' ostile agli spettatori: e' un immenso campo da cricket, le tribune sono distanti dall'azione), li' il record con gli australiani e' pari, due vinte due perse e un pareggio. Anche se, va ricordato, il Sudafrica ha vinto una sola volta negli ultimi 13 incontri in Australia.

Cosa cambia tra i Wallabies?
Due le bocciature, evidenti nella partita con gli All Blacks: Drew Mitchell autore della confusione finale, retrocesso in panca a favore del piu' solido e arrembante Peter Hynes; Al Baxter il pilone veterano lato tight, sostituito al 30' e gia' protagonista di numerose penalita' inflitte al team Ozzy in Sudafrica, cede il posto al giovane Ben Alexander.
Al centro c'e' la conferma per Ashley-Cooper (dove lo metti gioca bene), spostato inside, e all'estremo quella del giovane O'Connor (lo stesso non si puo' ancora dire). Anche perche' in mezzo manca l'infortunato Barnes, per cui outside centre torna il fisico di Ryan Cross.
In seconda linea Mark Chisolm sostituira' Nathan Sharpe infortunato e chiamera' le rimesse. Gli Aussie sostengono che la debacle in rimessa nell'ultima partita in Sudafrica (9 rimesse perse!) fosse dovuta al "code cracking" delle loro chiamate operato da Matfield, a Chisolm rimediare.
Privo di Barnes, Deans puo' solo raccomandarsi a Matt Giteau per un kicking game un po' piu' efficace, meno intercettato e smart di quanto visto sinora; da un punto di vista difensivo, il target numero uno australiano sara' disturbare il maggior numero possibile di calci dei due mediani avversari.
Notare che nella girandola di cambi e infortuni, il giovane Quade Cooper trequarti dei Reds e punitore dell'Italia a Padova, riguadagna la panca.
Wallabies: James O'Connor, Lachie Turner, Ryan Cross, Adam Ashley-Cooper, Peter Hynes, Matt Giteau, Luke Burgess; Richard Brown, George Smith (capt), Rocky Elsom, Mark Chisholm, James Horwill, Ben Alexander, Stephen Moore, Benn Robinson. Res: Tatafu Polota-Nau, Al Baxter, Dean Mumm, David Pocock, Will Genia, Quade Cooper, Drew Mitchell.

Lato Springboks un solo cambio in campo: Ruan Pienaar verra' provato estremo al posto del confuso Frans Steyn visto ultimamente, retrocesso in panca; le due ali Habana e Pietersen saranno probabilmente deliziate di tale avvicendamento, rischiano di ricevere qualche apertura dalle sue splendide mani se andranno in sostegno alle sue penetrazioni, invece di doversi guadagnare ogni singola palla da soli, con le corse up&under.
Un altro cambio in panchina, torna Schalk Burger dopo aver scontato i sei turni di squalifica al posto di Danie Roussow infortunato, e quindi Kankowski rimane ancora a casa.
Il resto e' il solito, se cosi' si puo' dire: mediana Morne' Steyn - Fourie DuPreez (al 50' cap, il quarto Boks ad arrivarci nella stagione: impressionante per la giovane eta' media della squadra), i due centri da paura Fourie e DeVilliers, la terza linea da terrore J.Smith-Broussow-Spies, il duo contraereo Matfield-Botha, davanti il compressore Mtawarira-DuPlessis-Smit.
Il coach Peter de Villiers l'ha fatto capire, gli Springboks non si giocheranno la vita in questa gara: piuttosto, cercheranno di mantenere un approccio day-by-day, consci che nelle prossime tre gare in trasferta gli basta una vittoria e un paio di bonus per portare al casa il titolo.
South Africa: Ruan Pienaar, JP Pietersen, Jaque Fourie, Jean de Villiers, Bryan Habana, Morne Steyn, Fourie du Preez; Pierre Spies, Juan Smith, Heinrich Brussow, Victor Matfield, Bakkies Botha, John Smit (capt), Bismarck du Plessis, Tendai Mtawarira. Res: Chiliboy Ralepelle, Jannie du Plessis, Andries Bekker, Schalk Burger, Ricky Januarie, Adi Jacobs, Frans Steyn

8 commenti:

Nicola ha detto...

C'è persino il rischio che qualche palla arrivi alle ali sudafricane dalle mani di un compagno! Senza Barnes sfuma l'idea di Giteau primo centro, non so quanto l'Arcangelo possa scambiarsi di posto "in corsa" con Asley-Cooper... Mah, vedremo. Solo una cosa: il buon Quade Cooper è bravo, ma sulla meta che ha deciso il match a Padova c'era un velo clamoroso di Morty (so "morty" cani!).

Abr ha detto...

Già c'è quel rischio, anche se al rugby college sudafricano si dice: se l'ovale non va all'ala, allora l'ala vada all'ovale :)
Il buon Quade segnò su un velo sufficentemente veniale, se così si può dire. Più per polleria nostra che per velo. Soprattutto, grave l'incapacità nostra di reagire a fronte della Australia più abbordabile di sempre.

Nicola ha detto...

E'anche vero che Mortlock ha fatto il velo su Parisse, se non ricordo male, ma poi la serpentina di Cooper ha lasciato seduti almeno 2 dei nostri e su questo non ci sono scuse. Sì, ce la siamo un pò cercata, quella volta (non solo quella). Intanto i Boks fanno punteggio pieno, bella partita secondo me. Forse stavolta anche certi "palati fini" avranno apprezzato.

Abr ha detto...

Nicola, purtroppo l'Italia campa di scuse: l'allenatoe è intimamente convinto che non siamo adatti e i giocatori lo traducono con un eh, so' tutti troppo forti ...
Conclusione, come dici tu di perdere regolarmente "se lo vanno a cercare", una profezia che si autoavvera e che perversamente "soddisfa" il perdente, perchè dentro di sè sa che "è giusto così".

Sui "palati fini", bastava sentire le laudi cantate e susseguente la "teoria della crucialità dell'impatto" da parte "convertito sulla via di Perth" Vittorio Munari.
Ne parleremo nel prossimo incombente post: il sospetto sorge spontaneo: che legga il nostro umile blog?
Faccina ;) a parte, non se ne trovano tanti di commenti in giro, sudafricani inclusi, non distratti dalle fole sul kicking game sin da tempi non sospetti ...

Nicola ha detto...

Secondo me (ma non posso giurarci) la teoria della crucialità dell'impatto Munari l'ha sempre avuta in testa: il suo Petrarca in fin dei conti ne era un seguace, quella squadra non ha certo mai lesinato il kicking game. Il "pufo" è contento quando vede AB, Aussie e Gallesi ispirati, ma ricordi il 17-12 rifilato dall'Argentina alla Francia nel Mondiale? Lì si è proprio illuminato, perchè sotto sotto le squadre che piacciono a lui sono Pumas-style. Solo che non è di moda ammetterlo, ultimamente, se no ti danno addosso in 20.

Abr ha detto...

:)
Allora finalmente ha fatto outing.
Facciamogli sapere che qui c'è chi non ha mai smesso di far Resistance contro i luoghi comuni, anche nel rugby.

Nicola ha detto...

Ma sì, infatti l'ironia ("Come si dice apri in Afrikaans?") a mio parere non è mai voluta scendere nel sarcasmo, anzi: tra le righe ci ho sempre visto ammirazione; forse era una proiezione del mio pensiero, però... Vedi, andare a dire esplicitamente in TV: "Ecco, guardate gli Springboks e imparate" non è possibile, secondo me, soprattutto quando si commenta uno sport emergente (in Italia) come il rugby. Tanti di quelli che lo seguono in realtà lo conoscono ancora poco, se poi gli dici che il gioco del SA è lo stato dell'arte del rugby 2009 rischi di perdere uno spettatore: il neofita, senza offesa, potrebbe restare interdetto preferendo galoppate coast-to-coast, apprezzando paradossalmente di più un Fiji-Samoa (con rispetto parlando) che un Irlanda-Argentina. Sproloquio?

Abr ha detto...

No non sproloqui per nulla Nicola, sono abbastanza d'accordo che si tratti di una decisione relativa al "messaggio", alla comunicazione.
So di una antica ammirazione di Munari per il rugby Sudafricano, ed e' giusto e corretto per un commentatore (non del cronista che deve stare dalla parte dei fatti) star dalla parte della competizione.

Cio' detto, dai Lions in poi i Boks giocano meglio delgi altri, e questo e' un fatto. Addirittura piu' spettacolare a mio personale giudizio, ma riconosco di esser biased. Non da tifoso, ma da cultore della terza linea.

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