A Living Legend has been crowned
Parliamo sovente di squadre, di schemi, di innovazione tattica, spesso anche di performance individuali - mete, punizioni - che lasciano il segno.
Per una volta è fantastico celebrare un personaggio che non ha segnato un punto ma che ha "fatto squadra" in so many ways, trascinando i suoi alla vittoria con l'esempio, la maschera di sangue, la parola e l'applicazione.
Signori, giù il cappello di fronte a capitan John Smit, novanta caps stasera (secondo Boks di tutti i tempi), la leggenda vivente che ha guidato per mano i sudafricani alla conquista del terzo Tri Nations, titolo secondo per valore solo alla Coppa del Mondo (dagli stessi detenuta) e alle migliori tournèe dei Lions (vinta anche questa di fresco): gli Springboks di John Smit più ancora che di Peter DeVilliers, sono meritatamente la squadra che chiuderà il 2009 in cima al ranking mondiale.
Come sanno fare i grandi leader, Smit non s'è limitato al faso tuto mi ma ha stimolato i suoi a dare il massimo: due passi avanti a tutti Francois Steyn al suo arrivederci (il 20 settembre sarà a Parigi), poi Fourie Du Preez, Mornè Steyn, i "capireparto" Matfield e Jean DeVilliers atteso dal Munster e poi tutti gli altri, tutti bravissimi nessuno escluso.
Onore anche a un avversario che le ha provate tutte, secondo le sue possibilità odierne, mettendo in campo alla fine un orgoglio smisurato che non ha ribaltato il risultato per .. dieci centimetri.
Waikato Stadium, Hamilton, New Zealand:
South Africa 32-29 All Blacks
New Zealand: Muliaina, Rokocoko, Nonu, Donald, Sivivatu, Carter, Cowan, Read, McCaw (captain), Kaino, Ross, Thorn, Franks, Hore, Woodcock. Riserve: De Malmanche, Afoa, Thomson, So'oialo, Leonard, Toeava, Jane.
South Africa: F Steyn, Ngungane, Fourie, De Villiers, Habana, M Steyn, Du Preez, Spies, Burger, Brussow, Matfield, Botha, Smit (captain), B du Plessis, Mtawarira. Riserve: Ralepelle, J du Plessis, Rossouw, Kankowski, Januarie, Jacobs, Pienaar.
Arbritro: Nigel Owens (WAL)
TriNations assicurato in anticipo e terza vittoria in fila sugli All Blacks, non succedeva ai Boks dal 1949.
Game plan dichiarato quello dei padroni di casa, primum vincere e poi eventualmente cercare le quattro mete; apparentemente sorprendente invece quello Springboks, sicuro sino alla spavalderia; in realtà si trattava di accumulare fieno in cascina in previsione di un ultimo quarto di gara affannoso, come puntualmente avvenuto.
Ne è risultata una partita a tratti fremente e bellissima, un grandioso test match ricolmo di classe, indivisualità, collettivi, schemi, sorprese, passione e rispetto reciproco, degno della più grande delle rivalità esistenti nel rugby mondiale.
Il 100% percentuale di tutti i calciatori (solo Steyn Frans ha sbagliato un drop da metacampo, evabbè) testimonia la concentrazione massima di tutti in campo, la tensione al risultato trasformata in fatti dai grandi campioni.
Chiara l' impronta Bokke su gran parte del primo tempo e nel primo quarto del secondo, dell'orgoglio All Blacks scatenato negli ultimi venti minuti.
La partita
Pronti via, si parte con tre punti regalati ai padroni di casa da un Nigel Owen arbitro più inadeguato, distante (dall'azione) e indisponente del solito: sul calcio di inizio fischia un venialissimo velo di Smit sulla presa alta di Matfield.
Punito alla prima palla della partita, ripunito al 13' alla prima mischia, con altra punizione trasformata da Carter per una scivolata chiaramente accidentale: chiunque altro meno palluto di Smit si sarebbe innervosito, avrebbe vacillato trascinandosi dietro i comportamenti dei compagni. Teniamo presente che Smit era stato messo in dubbio per tutta la settimana, additato a principale responsabile dei problemi della mischia sudafricana contro gli australiani, e questo uno-due di Owen pareva confermarlo.
Senonchè a temporaneo sollievo del morale di Smit & comagni, tra i due piazzati di Carter emerge il piedone di Frans Steyn. Al sesto minuto pareggia la prima punizione di Carter piazzando da sessanta metri, al nono arriva il suo secondo calcio da oltre metà campo portando in testa i Boks, alzando alle stelle il morale suo e di tutti quelli non vestiti di nero. La sua terza bomba da oltre la distanza su tre tentativi arriverà al 26' a corroborare il vantaggio.
La cosa provoca oltretutto qualche grattacapo tattico ai Kiwis: avevano sicuramente programmato cautela disciplinare nella propria metà campo per via della precisione di Mornè, ma non potevano certo aver pensato alla bombarda sistematica di Frans dalla lunga distanza.
Il quale Mornè Steyn, tenuto a digiuno di punizioni dal piano All Blacks, non rimaneva certo a dedicarsi alla difesa: al 16' gli avanti gli costruiscono un microsecondo di respiro e lui centra il frustrante (per gli altri) drop che riporta avanti gli ospiti 6-9 dopo il due su due di Carter sui regali dell'arbitro. Concluderà la sua prestazione con 13 punti e un più che convincente 100% (cinque calci su cinque, di cui due punizioni, due trasformazioni e un drop).
Cosa succede d'altro nel primo tempo oltre a 4 punizioni su 4 tentativi di Carter (diventeranno sette su sette con due trasformazioni alla fine)? C'è qualcosa d'altro oltre ai piedi buoni in questa partita? Eccome se c'è, fin da subito.
Gli All Blacks giocano al piede per il guadagno territoriale e con gli avanti, alla "Crusaders", puntando al turnover con controruck sistematiche ben fatte. Riescono a oscurare per larghi tratti le potenti seconde e terze linee avversarie, inoltre mettono a punto un bel piano per compromettere la rimessa laterale Boks: si focalizzano sul rallentare, sporcare e disputare la palla non appena arriva a terra e non solo in aria: i sudafricani domineranno le proprie rimesse e anche le loro, ma non riusciranno mai a sfruttarle per bene, tranne in un caso.
La risposta Springboks è la difesa attenta (gran lavoro oscuro della nuova coppia Schalk Burger e Broussow), giocare a testa bassa per sfondare e i grabber ravvicinati di Fourie Du Preez in attacco, ma soprattutto il dominio areo, pur molto disturbato come detto: 12 ricezioni a una, 4 rimesse rubate nel primo tempo.
Una rubata in particolare viene proprio bene: al 20' la pressione messa da Matfield consente a Broussow la deviazione; sul susseguente up&under rimbalzano Rokocoko e Muliaina, Bakkies Botha The Big Enforcer afferra l'ovale e se ne parte, per venir fermato da Cowan a due metri dalla meta; sopraggiunge Fourie DuPreez , altro eroe della giornata come di tutto il torneo, raccatta fulmineo e cala la meta del 6-16.
Il primo tempo termina 12-22, coi Boks estremamente saldi e confortati e i Kiwis poco incisivi, pur essendo il controllo del territorio equamente diviso e il possesso palla lievemente a favore dei padroni di casa. Invece che pensare alle quattro mete, gli All Blacks devono ora seriamente domandarsi come cavolo si fa a uscirne senza le ossa rotte.
Secondo tempo
Gli All Blacks tornano in campo decisi e risoluti a muover palla e a prendersi i conseguenti rischi, ma i Boks pur cedendo l'iniziativa sanno difendersi con ordine, di benzina ne hanno ancora tanta.
Al 50' coach Henry decide di cambiare registro: fuori Donald che faceva più il Conrad Smith che Berrick Barnes, dentro Toeava e via alla operazione pack demolition, con Adam Thomson al posto di Kaino e Afoa a rilevare Franks.
Passa manco un minuto che il principe degli intercettori Jean DeVilliers inquadra nel mirino la linea Carter-Toeava: può rischiare, dietro è coperto e ancora una volta l'azzardo calcolato paga, una meta da quaranta metri in mezzo ai pali; 12-29, il fieno in cascina per superare il duro inverno incombente comincia a diventare tanto.
I Tutti Neri aumentano ancora se possibile l'aggressività offensiva, allargando il campo ma aumentando fatalmente il numero di errori nell'handling: particolarmente colpito Ma'a Nonu che perde 4 ovali quasi in fila, ma persino McCaw se ne lascia sfuggire uno ("pungi l'arancia con la forchetta!" si gridava nei palasport del basket ai giocatori dalle mani poco "adesive").
Al 56' Sivivatu arriva finalmente alla meta, finalizzando una magnifica iniziativa di Isaia Toeava; siamo 19-29 allo svantaggio di fine primo tempo. Manca più di un quarto di gara, solo una meta e un penalty per recuperare la faccia dei Tutti Neri, con un penalty in più si riprenderebbero il primo posto del ranking mondiale, ma non il TriNations che dista almeno 18 punti lontano.
Iniziano i minuti cruciali e quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare: la partita diviene il monumento a John Smit.
Prima atterra su Brad Thorn alla velocità con cui il driver di Tiger Woods cala sulla pallina in un par cinque, dando l'esempio di come si lavora dopo un'ora con la faccia sanguinante e vendicandosi dello spear tackle subito dal grosso Brad un anno prima.
Poi al 62' il capolavoro del capitano dei capitani: punizione per i Kiwis sui 22m in mezzo ai pali, tre punti certi, Cowan e McCaw sicuri del fatto loro chiamano la fase finale del piano "pack demolition" e chiedono la mischia! E' una sfida personale; sono certo che il capitano, prima di legarsi a Bismark e a Mtawarira, li abbia guardati e mormorato calmo qualcosa del tipo: "rivoltiamoli come il calzino bianco di Dave Lettermann, pliiis". Detto fatto, in quella mischia a introduzione Kiwis, i Boks han letteralmente girato le magliette agli avanti Tutti Neri.
Tre minuti dopo Carter piazzerà una punizione più o meno dallo stesso punto, segnando il 22-29 ma rendendo al contempo implicito rispetto al pack avversario, con buona pace dei piani a tavolino. Immenso Smit, al 61' ha salvato la partita per i suoi.
Dopo c'è pressione All Blacks sempre più feroce, tanti feriti e sfiniti rimossi dal campo (Kankowski entra per Schalk Burger, Roussow per Botha, Cory Jane per Sivivatu, Jean DuPlessis per Mtawarira, Jacobs per Habana, Januarie per DuPreez), a dieci minuti dalla fine un placcaggio giudicato pericoloso di Fourie su Ma'a Nonu gli costerà 4 settimane di ban.
C'è infine la meritatissima meta di McCaw al 78' su lancio millimetrico al piede di Carter e il tentativo di rifarlo uguale sul lato opposto del campo, col più alto Isaac Ross a tempo scaduto, ma il calcio risulta dieci centimetri troppo alto e la partita finisce lì, nel tripudio dei Verdi.
Sarebbe stato oggettivamente ingiusto per quanto s'è visto che Isaac Ross avesse segnato quella meta in zona Cesarini; Graham Henry stesso riconosce: ""They deserved to win. They played very structured rugby and played it very well", e aggiunge: "Per quanto ci riguarda, avremmo dovuto giocare in modo consistente non solo dopo il sessantesimo minuto".
Comunque, anche fosse finita 36-32, il titolo Tri Nations sarebbe andato lo stesso agli Springboks. Meglio così, well deserved, l'hanno sealed per la prima volta fuori casa, e al Waikato Stadium, che casa! Esattamente dove finì il rugby internazionale per i loro padri, dove fu inaugurato il decennio dei boicottaggi anti apartheid, dove i sudafricani han voluto arrivare solo 48 ore prima della sfida.
Risultato della partita, non del torneo, contro molti pronostici il mio incluso (cfr. post precedente): tutto avevo previsto - i sette punti nel finale degli All Blacks con meno di quattro mete segnate - tranne i nove punti dalle bombe di Frans Steyn, quelli che alla fine han fatto buona parte della differenza, anche nel morale. In realtà, ora si può dire, c'era anche un po' di scaramanzia ... ;)
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