Ok, signori. Ci siamo. Novembre per il rugby è il giro di boa di una stagione che non finisce mai, complice il fatto che il pianeta ovale si divide tra Nord e Sud e così fila tutto liscio, fino a novembre. Quando gli Australi salgono a fare visita ai Boreali impegnati tra campionati e coppe. Test matches contro test matches: i primi sono quelli con i quali i singoli club danno un'idea dello stato di salute di Inghilterra, Francia, Irlanda, Scozia, Galles, Italia. I secondi sono, invece, quelli che permettono di capire il reale stato di salute delle nazionali sopra citate. Di quelle che sbarcano in queste ore in Europa, bene o male, molto o quasi tutto si sa.
Boks tradizionalisti - Si sa, ad esempio, che il Sud Africa approda sui nostri lidi per un tour soft, ma anche tradinional, contro due club, Leicester e Saracens. Ma soprattutto Italia (e RightRugby sarà a Udine, entrambi i soci, ndr), Francia e Irlanda. Oddio, forse proprio soft non è, anche se pare dura per gli Springboks arenarsi. Sarà interessante soprattutto lo scontro contro i detentori del Six Nations, per il semplice fatto che erano gli irlandesi la spina dorsale dei Lions nel loro viaggio in terra boera. D'altronde, vincendo tutto da due anni a questa parte e consolidato il primo posto nel ranking mondiale, i Boks non hanno altro da dimostrare. Cosa che, al contrario, è chiamata a fare la Nuova Zelanda già da questo sabato contro il Galles. E qui, non è solo una faccenda di test matches.
Il XV gallese - I red Dragons sono allenati da un neozelandese, Warren Gatland. Tre anni fa, a Cardiff andò in scena una rottura diplomatica: prima un giornalista kiwi che definì villano, contadinotto il rugby giocato in Galles. Poi gli All Blacks che fecero l'haka negli spogliatoi per la WRU aveva chiesto loro di farla prima che il popolo del Millenium Stadium intonasse Bread of Heaven. Un anno fa il faccia a faccia durato un paio di minuti dopo la danza. Scene memorabili, di battaglie vinte poi dagli ospiti che solitamente prima prendono le misure dei gallesi, poi scatenano la fanteria pesante. Per qualche strano motivo, il rugby gallese è spesso preso ad esempio come quel modus operandi in grado di mettere alla strette quello neozelandese. Solitamente, è vero per il primo quarto d'ora. A proposito, ecco il XV che Gatland manderà in campo sabato. Che ci siano pedine indisponibili, lo si capisce immediatamente dalla presenza di James Hook ad estremo al posto dell'infortunato Lee Byrne, uno degli elementi di maggiore continuità tra i dragoni.
Wales XV: J Hook; L Halfpenny, T Shanklin, J Roberts, S Williams; S Jones, G Cooper; G Jenkins, M Rees, P James, A W Jones, L Charteris, A Powell, M Williams, R Jones (capt).
Replacements: H Bennett, Duncan Jones, B Davies, Dafydd Jones, M Roberts, J Davies, T James
La principessina nel castello - Sabato è anche il giorno di Inghilterra-Australia. E anche qui c'è molto da dire. E anche qui, da parte britannica, si contano i caduti sui campi tra Guinness ed Heineken Cup. Mentre i Wallabies di Dean sono conciati maluccio per un deficit, a questo punto, caratteriale. Martin Johnson, il capitano mondiale 2003 (sì, in Australia e contro l'Australia), sa che i bei ricordi non resistono quando si occupa il posto di allenatori. Tant'è che dovesse sbagliare già alla prima uscita in questa Guerra dei Mondi, avrebbe la stampa alle calcagna e tutto il resto dietro. Il management Oltremanica è chiamato alla prova, insomma. In tempi di guerra, lo Stato maggiore di sua maestà si dà appuntamento tra Westminster e un cottage e, dietro ad una tazza di tea o qualcosa di più sostanzioso, decide le mosse e le tattiche. Gli aussie devono rifare il guardaroba di successi pesanti as soon as possible.
Come prima offensiva australe, non c'è male. Seguiranno altri bollettini nei prossimi giorni.
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