Ultime dalla RugbyNation quando mancano due giorni al match contro la Nuova Zelanda. Scrivevamo, nel post precedente, che per qualche astruso motivo il rugby gallese è considerato quello che più di tutti, a Nord, possa mettere in crisi gli All Blacks. Soprattutto dopo che Warren Gatland ha dato al Galles ciò di cui sentiva bisogno: disciplina mentale. E infatti, da Cardiff, fanno sapere di essere convinti che questa volta i red dragons ce la faranno. Dichiarazione che non arriva dalla federazione e, meglio ancora, dalla nazionale. Ma dai giornali. Uno su tutti, Gwyn Jones, commentatore di uno dei giornali più diffusi, The Western Mail (uno con un nome così non poteva che essere gallese, ndr).
Parte bene, scrivendo che i kiwies giunti in Galles sono i più vulnerabili da parecchio tempo a questa parte. E così la domanda sorge spontanea: il Galles sarà bravo abbastanza da sfruttare le debolezze e iscrivere negli annali una memorabile vittoria? Gli infortuni pesano nelle file di casa, ma ecco che Jones fa notare molto importante: si tratta di uno sport di squadra. Dove ovviamente le individualità pesano, ma non sempre fanno la differenza. Strano che un giudizio così arrivi proprio dal Galles, dove i cronisti sportivi spesso dimenticano le basi del rugby per esprimere le proprie simpatie e antipatie. E infatti... ecco che salta fuori la chiave di volta: la mischia.
In effetti, Gatland "ha sempre messo in grande enfasi l'importanza di una mischia solida" (e in mischia i gallesi hanno parecchie defezioni), utile per "lanciare i suoi portatori di palla". Così, ecco che c'è da segnarsi un nome: Paul James, il pilone (classe '82) chiamato dagli Ospreys. Al suo debutto, dovrà vedersela con gli avanti All Blacks. Altri nomi che potrebbero determinare la vittoria del Galles: Luke Charteris, che potrebbe essere il Simon Shaw versione Lions. Mentre James Hook, da estremo, offre garanzie. Finalmente un nome che ci trova pienamente concordi sulle sue potenzialità: Jamie Roberts, il centro che proprio con i Lions ha mostrato tutte le sue credenziali. Ha il senso degli spazi e del tempo di entrata per mettere sotto pressione la linea difensiva avversaria. Ha anche il fisico, a differenza di un altro citato, l'onnipresente Shane Williams che, di fronte a formazioni australi, si è sempre ritrovato svantaggiato.
Per Jones, Gwyn, il Galles preferirà il gioco alla mano piuttosto che quello al piede, mentre da queste parti crediamo che invece lo spostamento di palla sarà fondamentale per cercare una rimessa laterale, reparto dove la Nuova Zelanda soffre. Non a caso, c'è pure Hook schierato da estremo: una scelta dettata dagli infortuni, ovvio, ma pur sempre una risorsa in più.
Insomma, il Galles può vincere. Anche se dall'articolo in questione pare - sotto-sotto - che facciano più affidamento al mood non perfetto di Graham Henry e i suoi.
Chissà se questa volta manterranno la promessa.
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