mercoledì 18 novembre 2009

Lo spunto della situazione


Occorre parecchio potassio per tirare le fila di queste prime due intense settimane di test-matches. Sarà per questo motivo che i pallonari hanno montato tutto questo can-can sulla partita dell'Italia a San Siro contro la Nuova Zelanda: non ci arrivano oltre e non possiamo farci niente. Se non passare oltre: contenti del noiosissimo calcio italiano, se lo tengano pure. Certo non è chi frequenta il rugby che va in giro dicendo che il calcio è brutto.

Passiamo al lato pratico, quello del campo. Perché sabato ci aspettano, in quel di Udine, gli Springboks ancora a secco: tre partire, tre sconfitte. Ok quella con Leicester (ok?), ma non quelle contro i Saracens di ieri e, soprattutto, quella contro la Francia. E, signori, che Francia! Bella, organizzata, tosta, un po' fortunata e, per una volta, dedita alla praticità, per l'appunto. I galletti hanno contenuto un Sud Africa che ad un certo punto pareva pronto a prendere il largo o, quantomeno, a gestire la pratica certo non facile. Ricordiamo che questa è la Francia che la scorsa estate ha battuto gli All Blacks in Nuova Zelanda. Lievremont sta facendo un ottimo lavoro, mentre De Villiers è probabilmente ben conscio del fatto che i suoi hanno la benzina quasi esaurita dopo un anno vissuto in prima fila e al primo posto. Tri Nations e serie con i Lions, per salire sul gradino più alto del ranking mondiale da campioni del mondo in carica. Sarà anche per questo motivo che hanno mantenuto un profilo basso nell'organizzare la loro tournée europea.
Però tre sconfitte sono una macchia da cancellare per chi è così in alto. Ottime premesse per il pomeriggio friulano: gli Azzurri hanno mostrato le loro qualità e i loro limiti, ma hanno in particolare confinato in un fazzoletto di terra i neozelandesi grazie ad una poderosa mischia.
Già, la mischia. Si fa un gran parlare - a ragione - del gap più sottile rispetto al passato tra emisfero Nord ed emisfero Sud. Come è possibile? La risposta sta forse proprio nel reparto che più è forte, più assicura una buona prestazione. Facciamoci caso: gli avanti dei Lions erano pericolosi, tanto che sono stati immediatamente targettati dai rivali Boks. Un nome su tutti: Andrew Sherindan, che guarda caso era esploso qualche anno fa, in un test match autunnale contro l'Australia in quel di Twickenham, slogando le spalle a due piloni aussie di fila.
Al Sud hanno qualche grana disciplinare in mischia. Faticano a volte semplicemente a inserire l'ovale nei canali giusti e quando i mediani australi sbarcano al Nord, si vedono fischiati falli che forse scoprono solo in quell'istante. Paradossale che la farsa di sabato scorso andata in scena a Milano è dovuta proprio alla gestione della disciplina in raggruppamento ed è stata orchestrata da un arbitro australiano (che, tra le altre cose, proviene dalla Rugby League dove scene di quel genere non si avverano mai).
Ovviamente incide, come detto, la condizione fisica. Al Sud vanno in vacanza, al Nord siamo ormai entrati nel vivo di alcune competizioni come le Coppe europee e i campionati d'Oltremanica e transalpino. Ci si prepara per il Six Nations che si ripromette eccitante. L'Irlanda c'è, lo testimonia la vittoria sul finire contro l'Australia che, al Nord, ritrova quell'ossigeno che manca down under. Il Galles non ha brillato con Samoa, ma con gli All Blacks ha fatto bene (ci viene da dire meno dell'Italia, ma perché l'Italia di un anno fa ha fatto decisamente un enorme passo in avanti, mentre a Cardiff si sono riconfermati quasi del tutto invariati per via dei numerosi infortuni). Della Francia, già discusso. Dell'Inghilterra siamo in attesa di giudizio: la vittoria contro l'Argentina rende meno bollente la panchina di Martin Johnson, ma solo un po' più tiepida. La Scozia è su nelle Highlands, non ci sono troppi parametri per arrivare ad una conclusione, se non che Edimburgo si sta ben comportando in Celtic League.
Tirate le somme, si concorda che il gap si è ridotto. Però bisogna capire per quanto. Dal momento che c'è il risvolto della medaglia. L'Australia è alla ricerca di un'identità e, dovesse trovarla, potrebbe tornare sul binario giusto. La Nuova Zelanda deve affrontare problemi gestionali, come la storia dei suoi giocatori che mollano l'isola e arrivano in Europa: privarsi di qualcuno è possibile, di tutti no. I kiwies devono insomma venire a patti con il professionismo. E il Sud Africa? Beh, del suo gioco essenziale, ruvido, fisico, muscolare e conveniente in termini di risultati pesanti ne stiamo parlando da questa estate, qualcosa vorrà pur dire. Non sta brillando, questo è altrettanto vero. Ma non vorremmo che il sussulto arrivasse proprio da Udine. Dove ci si attendono tanti ciocchi, nel senso che placcaggi che risuonino nello stadio Friuli. Battaglia di panzer, tanto per intenderci.
Poi va da sé che qualche giornalista prestato allo sport arrivi a stendere sermoni del tipo "e questo sarebbe un gioco divertente?", ma, ribadiamo, poco importa. Tanto a lui se solo lo sfiorano, si trasforma in fuoriclasse di tuffi e così troverebbe sempre la scorciatoia per arruolarsi in un'altra disciplina.

4 commenti:

Abr ha detto...

Il gap più sottile? 'Spetta che prima di Udine e soprattutto Ascoli me tocco.

ringo ha detto...

Ho usato dei condizionali, su!

ringo ha detto...

Anzi: nelle righe finali si capisce che se quelli del Sud si rimettono in riga, ciao ciao bambina ;)

Abr ha detto...

bambina coi baffi?!
In realta' il mio era lamento ANGLO GALLESE IRLANDESE: vallo a chiedere a 'sti qui, se il gap e' piu' sottile! :)
E soprattutto, anche a Twickenham dopo il tuo post so' tutti a dita incrociate!

Scherzi a parte, se guardi bene cosa e' successo sinora, ti accorgi che tra i boreali solo la Francia (e un po' anche la Scozia, nel suopicoclo) puo' legittimamente godere.

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