San Siro, meno uno
Tutti a testa bassa per rifinire le preparazioni, quindi c'è poco da raccontare su Italia All Blacks a San Siro a meno un giorno dall'evento, se non tessere vani collaterals su dove vanno a zonzo i neozelandesi per Milano (sono stati visti ai fornelli con le Italian Next Top Model, vedi foto di Anthony Boric che prende un lancio di Natasha Stefanenko, o in calzoni corti e infradito a ammirare il Cenacolo di Leonardo).
Certo fa riflettere tutta 'sta curiosità mediatica, esagerata oltre ogni senso sportivo, manco fosse arrivato il Circo in città. Non è solo un problema di stampa, in questo caso tem rifletta piuttosto accuratamente i sentimenti della massa. Trovo difficile pensare che la Haka a San Siro venga sommersa dai canti patriottici come al Milennium per dar animo ai nostri; penso sia più facile che verrà scimmiottata e applaudita da quelli che l'han scoperta da poco. Con buona pace dell'obbiettivo numero due di coach Henry - provare facce nuove e far sentire la "pressione" di uno stadio grande pieno e ostile: di ostili agli All Blacks ce ne saranno probabilmente ben pochi, tra i numerosi follower vestiti di nero che si presenteranno a San Siro domani.
Fossi un Azzurro, nello huddle prima della gara sibilerei ai compagni: "facciamo vedere a tutti quei fighetti sugli spalti vestiti di nero ma che NON parlano inglese, cosa siamo capaci di fare". Costoro infatti sono lì come al cinema; si spelleranno le mani per gli Azzurri se ce la faranno, altrimenti usciranno da San Siro biascicando "Ka mate ka ora ...". Ma va bene lo stesso e forse sto esagerando, da individualista abituato a rispettare ogni singolo e disprezzare ogni tipo di massa; forse sottovaluto la "globalità" del rugby e la sua capacità di far arrivare i suoi messaggi valoriali positivi oltre le barriere dell'appartenenza.
Come al solito, offre man forte all'orgoglio dei Nostri il coach Mallett (ironico): ha dichiarato "Italy will be playing for pride not for victory".
E mette le mani avanti: ""I think it's important that Italian rugby and Italian rugby players must remain with their feet on the ground and humble when we start playing the best teams in the world and we go in there with the expectation to be as competitive as we can".
Grazie per il consiglio di restare piedi per terra e umili con gli All Blacks, mo o' segno ... Siamo convinti per esperienza che SOLO scendendo in campo umili ma PER VINCERE si cresca e al contempo si possa essere "as competitive as we can". E poi vada come vada. A maggior ragione nel rugby. Sia chiaro, questi ragionamenti non li facciamo da esaltati nazionalisti o da irrazionali tifosi col bandierone, ma da (ex) praticanti: rispetto per tutti e partire battuti con nessuno.
Il discorso non è meramente "morale", può effettivamente risultar difficile provarci se, sulla base di tale mentalità, si impostano le partite esclusivamente sul piano fisico difensivo, come pare confermare Parisse: ""We've done a lot of work, particularly with the players playing in Italy and over the summer the physical tests went very well and I'm very confident in the players that in the crucial moments of the game they won't miss tackles or make a mistake in defence and that we won't just play 60 minutes but 80 minutes at 100 percent with maximum concentration.".
Il parametro del successo o del fallimento sarà quindi la percentuale di placcaggi sbagliati? Buono a sapersi; del resto basta sbagliarne uno per perdere se in attacco ci si affida solo al piede (a proposito, chissà se Parisse s'è allenato anche stavolta coi drop ...).
Un elemento positivo comunque Mallett lo offre: ha confermato alla Gazzetta dello Sport il suo "move" da Roma al lago di Garda. (Quasi) metà strada tra Treviso e Viadana, o per meglio dire, a metà tra Treviso e ... Parma/Reggio: sign o' the times?
Torniamo a parlar di tecnica che è meglio. Occhio alla prima linea: con Castrogiovanni nella forma in cui è e se Perugini e Ghira. sapranno supportarlo, ci si può legittimamente aspettare un grosso tentativo Azzurro di imporsi da subito con le "cattive" sulla prima linea avversaria. Il che non rimarrebbe senza effetti sull'economia della gara, dando forza e respiro alla nostra terza linea che non appare granchè inferiore sulla carta a quella AB; più difficile invece vedo imporci in rimessa laterale, lì l'obiettivo di Ghira. Del Fava e Geldenhuys dev'essere quello di controllare le proprie rimesse.
Dove invece loro proveranno certamente a sondarci da subito sarà al centro, dove le capacità eclettiche di Luke McAlister affiancato al novellino Delany e al tosto Tamati Ellison, testeranno molto pesantemente i due Gonzalo e anche Gower. Alle ali, i nostri saranno inchiodati a tenere i due pesi massimi Sivivatu e Smith, occhio ai loro soprannumeri e alle incursioni di Corey Jane. Con Gower impegnato in difesa e McLean preso dal lavoro tattico, una chiave positiva per noi potrebbe essere qualche scappata creativa di "topolino" Tebaldi, qualora i suoi guizzi vengano opportunamente sostenuti da Zanni o Mauro.
Vedremo, comunque vada sarà un grande successo.
2 commenti:
Bravi, concordo su tutto.
Non vado a San Siro perchè scenderà sugli spalti la solita, ultimamente scontata, voglia di stare con il più forte. Lontana anni luce dal rugby. Spero però ancora una volta di piangere di gioia a fine partita, come quasi trentanni orsono.
Stessi sentimenti del sottoscritto sanzen, non per comodità logistica, anzi, preferisco andare a vedere il Sudafrica.
Ora perà vado (al Meazza), un amico s'è ritrovato un biglietto in più. Ci vado solo perchè me lo chiede lui eh ... :)
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