martedì 29 dicembre 2009

Boxing Day (in ritardo)

Penultima giornata di rugby giocato nel 2009 quella del Boxing Day & dintorni nelle Isole Britanniche; prima di Capodanno avremo mercoledì la sedicesima giornata del Top14 francese e il 31 un anticipo della decima di Celtic League tra Dragons e Scarlets.

La nona giornata e ultima d'andata di Magners Celtic League proponeva una serie di derby, tutti interessanti sulla carta ma alla fine risolti da vittorie come da pronostico. Unica gara "open" per via dell'equilibrio tra le due squadre era il decider per il primo posto in classifica, l'andata della "1872 Cup", la più antica sfida sportiva al Mondo tra rappresentative cittadine, Glasgow e Edimburgh. E' andata ai Warriors padroni di casa per 25-12, partita risolta dalla meta del terza linea Vernon nel secondo tempo dopo l'equilibrio tra Parks (in foto: è il primo giocatore della storia della Lega Magners ad aver superato i 1000 punti segnati) e Paterson nel primo.
Il ritorno, previsto già al prossimo turno, prima di ritorno il 3 gennaio, assegnerà il trofeo (lo vince chi somma più punti nella duplice sfida andata e ritorno), il risultato rompe il predominio scozzese di testa classifica: Glasgow ora è sola in testa a 27 punti e Edimburgo precipitata al quinto posto a 23. In mezzo ci sono le vincenti di questo turno: Leinster a 26 punti, liberatasi per 15-3 di Ulster con mete di Heaslip e Kearney; Ospreys a 25 punti dopo la vittoria in casa Scarlets con due mete del pilone Paul James; a 25 punti li raggiunge Munster, vincente su Connacht per 35-3 (4 mete, DeVilliers segna ancora). Fuori per adesso dai giri di alta classifica e playoff, Cardiff Blues hanno ragione dei Dragons di Newport e del Gwent per 42-13.
La sintesi di questo scorcio di Magners League, campionato poco appassionante in sè, che vive di derby e devoto alle rispettive nazionali (cosa che tanto piace alla nostra Fir) nonchè alle Coppe Europee, non si discosta molto da quella delle edizioni precedenti, dopo la confusione iniziale per i Lions in ferie extra: dopo la fase del sorprendente predominio scozzese, a questo punto le "solite note" - con la "solita" eccezione di Cardiff - cominciano a farsi largo in testa quasi come sprinter all'approssimarsi dell'arrivo di tappa.

Tutt'altra verve come d'abitudine in Guinness Premiership inglese: l'undicesima giornata trova la prima sconfitta dei Saracens con Aguero e Ongaro titolari e Nieto subentrato nel secondo tempo, in casa dei più attrezzati per farcela, gli Irish: partita in equilibrio, una meta per parte (al nono Melck per i Sarries, all'undicesimo Hala'ufia per gli Exiles), gestita dagli ospiti col piede di Glen Jackson contrapposto a quello di Chris Malone (una sfida tra snipers) fino a dieci minuti dalla fine, quando la meta di Sevala'i fissa il risultato sul 23-19.
Sarries ancora in testa della Premiership con 39 punti, Irish secondi a 36.
A 35 punti c'è Northampton, che si conferma terza forza del campionato andando a vincere nettamente a Worcester 6-26 per tre mete (Dowson, Ashton e Foden) a zero. A proposito del livello raggiunto da Treviso che li ha recentemente impegnati, cosa che pare non aver lasciato traccia nei labili ricordi di quegli arci-italiani che "non siam degni di Celtic" e "Treviso non rappresenta l'Italia quanto Roma o Milano". Scordano che lo sport di squadra sia bello proprio perchè rigidamente meritocratico: premia le capacità organizzative e gestionali più delle chiacchiere e distintivi.
Quarta Leicester con 32 punti, grazie alla netta vittoria con bonus su Sale per 32-6. Incalzata a 30 punti dai Wasps, autori di una rocambolesca vittoria, almeno nel punteggio di 20-21, a Twickenham "grande", casa degli sfortunati Harlequins davanti a più di 76 mila spettatori. Col reintro di Danny Cipriani in cabina di regìa mediana i londinesi han 21 anni di media, ma in campo per le Vespette ci sono anche "grandi vecchi" com Simon Shaw (in foto) e in ogni casoi giovani ben si comportano: nel primo tempo c'è la meta del mediano Jo Simpson e due calci per l'apertura ex nazionale. La partita pare chiusa al 75' dalla meta di Hart, ma i Quins provano a recuperare in extremis e si portano a un solo punto con una meta trasformata di Strettle.
Sotto il quinto posto si apre il baratro, da 30 bisogna arrivare a quota 23 punti per trovarci appunto i Quins, seguiti a 21 da Newcastle sconfitta in casa da Leeds per 15-16. Il primo tempo s'era chiuso 9-16, in tutto il secondo i Falcons riescono a rimediare solo una punizione piazzata da Gopperth; segni di vita da Carnegie dopo le belle prestazioni in Amlin Challenge ma rimane ultima a 13 punti. Sopra a 16 punti c'è Bath che torna a vincere in casa, su Gloucester per 28-6, con mete di Banahan e del centro scozzese Cuthberth. La squadra con Luke Watson avvicina Worcester a 17 punti, Sale a 18 e Gloucester a 19.

E ora a domani, tocca ai francesi chiudere l'anno.
Mentre da noi tutti trepidano in attesa del responso dei bardi Celtici atteso per gennaio - in realtà i Bartali de'noantri trepidano di poter dire: ve l'avevo detto io, l'è tutto sbajato l'è tutto da rifare. Invece ai più è sempre sfuggito quanto qui sostenuto da tempi non sospetti: indipendentemente dall'inoppuganbile fatto che esistano approdi migliori e modelli più stimolanti per il rugby italiano che non le brughiere celtiche, ad essere sbajato e da rifare è l'approccio, la via scelta dalla Fir della distruzione del rugby di club, cui seguirà a breve lo sradicamento anche dei vivai "privati".

Ma c'è a chi il collettivismo e la terra bruciata piace, si vede che "odora di vittoria"; quindi buon pro.
Abbiamo visto la finaccia delle rappresentative italiane in Amlin Challenge dopo le belle prove di un anno prima, con la spada di Damocle sulla testa della loro sostituzione con non ancora definite "selezioni regionali", e c'è ancora chi sostiene che anche in Heineken bisognerebbe mandarci delle selezioni! Alla faccia dei risultati di Treviso: che doveva fa' per commuovere questi fini intenditori, vincere col Munster?
Noi invece preferiamo fare il tifo per Benetton, quasi fastidioso fenomeno del rugby italiano 2009 per come s'è comportata dal fatidico giugno in poi - fatti e non parole - offrendo prestazioni anche più importanti e solide di una vittoria su Samoa, anche sul piano dell'immagine internazionale.
E' Benetton la speranza di un decollo del rugby in Italia, il modello da imitare, mentre la Celtic rimane al più un mezzo non un fine nè tantomeno un modello.
Invece di richiedere in interventi di trapianto estetico funzionale dall'alto, sosteniamo Benetton anche se non siamo di Treviso, e lo faremmo anche se fosse locata a Gallarate, Collecchio o Viterbo. Si, tutte in "provincia" com'è del resto fatta l'Italia: le cosidette e/o sedicenti "grandi città" sono feudo del calcio, strettamente guardianato dalla stampa sportiva che ce magna e dalle tifoserie che si ricavano le loro aree d'impunità, quindi dalla economia sovvenzionata, ed ecco a voi il più classico dei panem et circenses; lo riveliamo con la manina sulla bocca a chi non l'avesse ancora capito, si ricordino la fine della Mediolanum Sport, tentata imitazione del modello Benetton Sisley Sport in terreno poco riparato e il tentativo abortito di fecondazione in vitro dei Praetoriani.

2 commenti:

Zamax ha detto...

Per onestà devo dire che il Mediolanum giocava un ottimo rugby per gli standards italiani. Per qualche anno fu migliore di quello del mio Benetton. E anche se spesso e volentieri veniva accolto negli stadi con l'antipatia riservata ad una squadra di "mercenari", in cuor mio non avevo niente da dire quando nelle finali riusciva a batterci. Fu anzi notevole che una squadra senza tifosi riuscisse a trovare gli stimoli per esprimere le sue indubbie potenzialità, le maggiori a quell'epoca in Italia. Insomma Berlusca ci provò, e con generosità di mezzi e uomini. (Alla Mediolanum Sport c'era Fabio Capello, prima d'intraprendere la carriera d'allenatore: lo vidi al Plebiscito in occasione di una finale tra "noi" e "loro", che "loro" vinsero giocando nel secondo tempo in 14!) E non si può dire neanche che i successi sportivi latitassero. E tuttavia ancdò a finire come andò a finire.

Abr ha detto...

E' proprio questo il punto Zamax: nonostante i risultati (e l'organizzazione: non erano dei pellegrini, oltre Capello ogni settore aveva il top del top disponibile), l'esperienza Mediolanum andò a finire come andò a finire.
Ricordo che a Galliani stesso, alla fine, fu estorto un: "la città chiede il calcio e il resto non ha spazio".

Vedi anche basket e volley, relegati nelle loro roccheforti: in Italia ci sono interessi precisi vòlti a espellere gli sport cosiddetti minori e a distogliere l'interesse delle masse, basti considerare alcune reazioni stizzite e sprezantiagli ottantamila a San Siro lette in giro.

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