Johno, l'ex panchinaro
Non è mai facile partire dalla panchina e prendere il posto di un pezzo da novanta. Se poi ci mettiamo il ruolo, l’apertura, diventa davvero un affare complicato. Prendete la nostra nazionale: siamo ancora orfani di Diego Dominguez ed ogni piazzato è un sospiro, ogni calcio tattico è accompagnato dall’augurio che vada a rimbalzare dove dovrebbe, non direttamente nelle mani di un trequarti avversario pronto a ribaltare il bandolo della matassa. C’è poi il fattore geografico, l’Irlanda nel nostro caso. Eppure Jonathan Sexton non fa altro che far parlare di sé. E pensare che era il sostituto di Felipe Contepomi a Leinster e che ora ha la maglia titolare che prima spettava a Ronan O’Gara. Leinster, Munster: sempre un affare di provincia. E poi dicono che fuori dalle grandi città il mondo è noioso e palloso. Palle, per l’appunto: quelle che il giovanotto irlandese ha messo in mezzo ai pali e ha dimostrato sul campo. Non siamo soliti a Right Rugby a celebrare le gesta di un singolo così spiccatamente, ma forse è il caso di farlo dopo esserci soffermati a lungo su Dan Carter e Morné Steyn, su Bakkies Botha e Richie McCaw. La bussola in questo caso segna Nord, emisfero Nord. Dove questo Sexton strappa le copertine dei settimanali sportivi e riempie le pagine dei quotidiani. Si è fatto notare il ragazzotto (nato 24 anni fa a Dublino) lo scorso maggio, finale di Heineken Cup contro Leicester, nell’anno di grazia del rugby di casa sua. Era al posto, per l’appunto, di Contepomi, bloccato da un infortunio dopo la semifinale contro Munster. Nella vittoria per 19-16 sotto il cielo di Edimburgo, Sexton ha trasformato la meta di Heaslip, messo a segno due calci di punizione di vitale importanza e un drop. E giocato di sponda con una precisione impeccabile. E’ stato allora che tutti si sono resi conto di aver trovato un fenomeno, al di fuori di quelli di Leister che se lo coccolano dal 2006 e già nella semifinale aveva dato il colpo di grazia a quelli di Limerick al match giocato al Croke Park di fronte ad 82.208 spettatori, record dei record per una partita di rugby. Quarantanove caps e 247 punti con la maglia del club, due caps e 31 punti con quella della nazionale: per ora i numeri di Johno (lo stesso soprannome di Martin Johnson) sono questi. Cresciuto nella Leinster Academy (e dopo noi qui a domandarci com’è che si tirano fuori certi talenti), si è fatto le ossa nel St. Mary’s College RFC, formazione Dubliner e conosciuta come Old St. Mary’, fondata nel 1900. Ne sono usciti parecchi da lì: restando ai giorni nostri, nella lista compare Denis Hickie, mentre scorrendo gli annali balzano all’occhio i nomi di Ciaran Fitzgerald, Paul Dean, Tony Ward (rugbista e calciatore). Il rugby è uno sport di squadra, dicevamo, dove il singolo deve sempre dare il massimo per permettere ai suoi di fare altrettanto, abbiamo più volte ribadito. E quindi è anche uno sport – come tutti gli sport di squadra – dove occorre farsi trovare pronti nel momento in cui si è chiamati a farne parte in campo. Jonathan Sexton non ha perso il tram, anche se ora dovrà stare fuori per un mesetto, causa infortunio registrato nel post partita con il Sud Africa. Vinto dall’Irlanda per 15-10 grazie ad una bella prestazione corale e ornata dai cinque calci trasformati da Johno.
7 commenti:
"Leinster, Munster: sempre un affare di provincia. E poi dicono che fuori dalle grandi città il mondo è noioso e palloso". La battuta è carina, peccato che Leinster significhi Dublino, cioé la capitale dell'Irlanda, città grande; e Munster significhi si Limerick (la terza città irlandese), ma anche Cork, cioé la città industiale per antonomasia. Poco provinciali, molto metropolitane!
Ok, però se ben ricordiamo Dublino ha mezzo milione di abitanti in sé (poi l'area metropolitana supera il milione), Limerick attorno ai 50.000 e Cork 120.000. Sai, comunque, proprio metropolitane non saprei dire. Comunque: è un affare di province ("franchigiamente" parlando).
Inoltre è francamente difficile identificare la percezione delle "province" nella mentalità irlandese con le città dove hanno edificato gli stadi, vedi duopolio nel Munster tra Cork più grande e Limerick.
Forse ci si capisce meglio sapendo che "province" sono in realtà aggregati di contee, cioè regioni in Italiano, peraltro inesistenti dal punto di vista amministrativo ma solo storico.
Anche in Italia sarebbe difficile identificare una intera regione con una singola città "metropolitana" ...
Cmq, il concetto di "metropoli" è sicuramente "stiracchiabile" per Dublino, non tanto per le dimensioni assolute ma per il fatto che ci vivono 1/8 di tutti gli abitanti del Paese.
Come se Roma o Milano ne contassero sette milioni e mezzo.
Le altre: Limerick? Manco de Rovigo. Cork? Una Udine, una Treviso in piccolo. Vogliamo parlare poi di Galway, così ci sta anche il paragone per Viadana (o l'Aquila)?
ad ottobre avevo visto un articoletto sull'equipe nel quale, presentando la heineken cup,si citava il sistema di retribuzione dei 120 atleti irlandesi di interesse nazionale.
per farla breve,c'è un piano triennale di retribuzione,scalettata negli importi dai top players ai giovanissimi(per questi ultimi il piano può essere anche quinquennale).
inoltre, per chi può provare di aver giocato per almeno 5 anni in patria, c'è un sostanzioso piano di incentivazione fiscale che va a costituire una parte significativa del compenso.
in pratica una perfetta programmazione,integrata addirittura con una collaborazione con lo stato,temo impensabile alle ns latitudini, che consente di tenere in irlanda i giocatori migliori e magari anche di gestire gli impegni dei titolari della nazionale evitando di farne carne da cannone in squadre inglesi e francesi in prossimità di impegni internazionali.
poi ci si chiede perchè l'irlanda in 10 anni è passata dall'essere la peggiore del 5 nazioni(e peggio pure di noi a metà anni 90)alla leadership europea,ad un tiro di voce dall'australia.
quanto poi al singolo, sexton ha stoffa.
poi si dovrà vedere come saprà gestire la normalità.
ricordate l'esordio di henson vs inghilterra?sembrava un crack pure lui.
questo però pare più solido e almeno non si lampada.
Partiamo dai singoli: concordo tagus, una rondine non fa primavera; prendi ad esempio Jamie Roberts, pareva dovesse spaccare il mondo e sinora ...
Cmq. Sexton ha già una Heineken Cup in carniere con il suo contributo, decisivo almeno nella semifinale.
Sul sistema irlandese, funzionerebbe perfettamente anche da noi senza dubbio. In Veneto però.
Nel senso di realtà limitata o meglio, come si dice in teoria dei sistemi, totalmente raggiungibile ed osservabile, cioè controllabile.
Senza contare che la chiave di tutto è sempre il punto di partenza, la base: se hai le scuole allora tutto gira, altrimenti non esiste, devi avere club con tanto di Accademie interne stile Inghilterra o anche Francia Sud Ouest. Petrarca docet.
Tutto il resto è architettura creativa da SpaceLab (nel senso di sospesa nel vuoto cosmico), Celtic League inclusa.
in veneto,vero.
qui si potrebbe aprire anche la dolorosa questione della qualità degli educatori fuori da quella regione e della mezza giornata di corso che abilita a dirigere un' under 9, ma sarebbe lunga.
educatori,concentramenti,progetto altezza... mah,nel migliore dei casi c'è una mancanza di attenzione alla forma.
Si tagus, non è solo una questione di dimensioni di mercato potenziale, ma anche di "desità" della presenza.
Tu aggiugi pure un ulteriore fattore, la "qualità" di detta presenza, soprattutto a livello organizzativo e di formazione.
Aspetto solo formale? "Tal contenuto, tal forma" (De Sanctis, critico letterario, napoletano).
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