Il Galles si concede lo sfizio di una meta
Waikato Stadium, Hamilton: New Zealand 29 - Wales 10
L'osservato speciale tra gli ospiti, Dan Biggar, coglie l'occasione più che altro per farsi le osse ad alti livelli, come preventivato nei giorni scorsi dagli osservatori. Non lascia il segno come il resto dei suoi compagni che provano a riscattarsi, ma alla lunga tradiscono i limiti che questa nazionale si porta dietro da qualche tempo: placcaggi portati male, indisciplina e idee che non trovano piena applicazione. L'arbitro Kaplan sventola anche tre gialli: a Byrne per un placcaggio pericoloso e a Whitelock e Gavin Thomas per essersi scambiati qualche cortesia di troppo.
I primi cinque minuti vendono gli AB prendere campo anche se poi è di nuovo il Galles ad aprire le marcature, al 3' con Halfpenny che conferma la precisione al piede dalla lunga distanza e, nel resto della partita, solidità fisica e determinazione. L'ala dei Blues di Cardiff è matura, cresce anche il pischello Prydie, ma è soprattutto la Nuova Zelanda a non pigiare sull'acceleratore come ha fatto a Dunedin. Il pack gallese, nel confronto diretto tra i reparti, riesce ad imporsi, ma paga dazio per gli animi un po' agitati e come detto per l'indisciplina. Ci sarebbe una ghiotta occasione da sfruttare dopo che Muliaina annulla nella propria area di meta un calcio lungo di Byrne, se non fosse che l'ovale era stato deviato da un compagno di squadra: nella mischia ordinata sui 5 metri che segue, Adam Jones trascina a terra il dirimpettaio Woodock. Carter pareggia al 13' e gli AB comincia a prendere maggiore confidenza con la palla.
La sensazione che possano colpire da un momento all'altro si fa strada quando Kaino commette un in avanti sulla prima vera folata offensiva che trova sguarnita le retroguardia gallese mentre a Guildford viene negata la meta per poco da Halfpenny che prova ad allungare dalla piazzola sempre dalla distanza. Ma al 24' Cory Jane segna la sua seconda meta nella serie con la complicità di Kahui che lo libera con un preciso senso delle proporzioni, sempre di piede: Carter converte ed è 10-3. Biggar avrebbe il pallone per accorciare, ma sbaglia e quasi allo scadere, Byrne - appannato anche in occasione delle due mete, specie l'ultima - commette placcaggio pericoloso su Tom Donnelly, alzandolo da terra, e il Galles rimane in 14. Carter segna il penalty ed è 13-3 alla fine dei primi 40 minuti.
Secondo tempo - Alla ripresa, non c'è alcuna marea nera all'orizzonte. I dragoni di Gatland non vogliono cedere, combattono e aggrediscono, potrebbero raccogliere qualcosa di più sempre dalla mischia, ma ormai si è capito che per quanto possa dimostrarsi superiore in peso e potenza, non lo è altrettanto nella gestione della situazione. L'apertura neozelandese infila altri tre punti per il 16-3. Tra le altre cose, Ryan Jones ha ormai lasciato il campo per infortunio. Halfepnny poco dopo calcia corto sempre dalla distanza e tra il 51' e il '55 il solito Carter mette a nanna la partita. Mentre McCaw si fa trovare sempre pronto, gli All Blacks si adagiano e concedono agli ospiti di poter imbastire. Vogliono la meta che dia un po' di respiro e un briciolo di soddisfazione. Rob McCusker cerca la gloria dopo aver preso il posto di Prydie, ma l'ovale viene nuovamente perso in avanti dopo una percussione che ha inizio dalle sue gambe. Gli risponde il debuttante Rene Ranger che manca di un soffio la segnatura grossa, peccando di egoismo nel non trasmettere l'ovale ad uno dei tre compagni che gli fanno da sostegno.
Botta e risposta finale - Whitelock e G. Thomas decidono di accomodarsi a bordo campo al 71' scazzottandosi. Non c'è praticamente altro da raccontare, al di là delle voglie gallesi. Che dopo l'ennesimo tentativo, trovano conforto a conclusione di una lunga fase con Jamie Roberts: i gallesi muovono palla da un lato all'altro del campo, con Riche Rees al posto di Phillips a mediano, e il centro ex Lions conclude lanciandosi sulla destra. Poco prima Jonathan Davies aveva sprecato tutto peccando di egoismo e non servendo Halfpenny.
Al 77' è 22-10 e ai neozelandesi la cosa non va giù. Tanto che si riversano in avanti con McCaw che nega un off load a Weepu: dalla ruck che segue, riparte l'offensiva di casa che si conclude vicino ai pali con la meta di Aaron Cruden per il 29-10 finale.
Per molti gallesi si chiude una lunghissima stagione che prosegue ininterrottamente dalla scorsa estate con la spedizione dei British Lions in Sud Africa, un autunno non esaltante e un Six Nations cominciato male con la sconfitta a Twickenham. Ma il gruppo per il Mondiale ormai c'è e gli ultimi arrivati come Biggar e Prydie hanno un nuovo anno davanti per convincere e conquistarsi un posto da titolare, anche se sul secondo pende il ritorno di Shane Williams. Quanto agli All Blacks, tra poco è tempo di Tri Nations e, alle prese con le conterranee australi, sarà più facile intuire il loro peso specifico.
2 commenti:
tre cose mi hanno molto colpito: continua ad essere una "mission impossible" per il Galles vincere con la Nuova Zelanda; molti punti potevano essere evitati se non si fossero commessi falli anche stupidi (ogni punizione sono tre punti, visto che la tira Carter); la meravigliosa favola di Aaron Cruden: giovanissimo talento che passa dal cancro agli All Blacks.
Resta una costante: il Galles dopo una partenza interessante, si sfilaccia nel giro di 20 minuti. Come l'altra volta. nell'indisciplina come fa notare Massimo e come lamenta Gatland.
La prova di Biggar, misteriosamente scomparso dalla gara, ne è un simbolo. E poi Phillips: fisicone, determinato, ma riesce a fare un passaggio solo senza perder tempo con almeno un passettino laterale?
Lo stesso Halfpenny: non butta mai via nulla per l'amor diddio, ma snon essere mai decisivo è tutto quello che sa fare, se va avanti così rimarrà eterna promessa.
A fronte di AB che non riescono più a essere micidiali nei loro contropiede come in gara 1.
Alla fine giusto premio la metae a Roberts: il meglio che il Galles ha da mostrare oggi. Forse l'unico.
Quanto a Carter, non è più infallibile come un tempo; non è certo inaffidabile come Giteau, però ... Cruden è un gran bel prospetto per il futuro, più "australiano", più giocatore che calciatore.
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