giovedì 2 settembre 2010

Munari: "Vogliamo conquistare il rispetto tecnico"

Right Rugby a colloquio con Vittorio Munari

A Treviso hanno le idee chiare: la sfida in questo primo anno celtico è quella di imparare a reggere la pressione e di continuare a migliorare sul piano tecnico e organizzativo. Vittorio Munari, direttore generale del Benetton che domani affronta nello stadio di Monigo i gallesi del Llanelli Scarlets, ci mette del suo: “Vogliamo fare cambiare idea agli scettici che ancora ci sono in Celtic League nei confronti delle italiane, con la storia che siamo delle Cenerentole”. Così parte la nuova avventura per un club che ha dalla sua 15 scudetti tricolori, l’ultimo dei quali vinto la scorsa stagione in finale contro il Viadana, e che nel 2009/2010 ha conquistato anche la Coppa Italia e la Supercoppa: “La Magners League è un passo importante. Non un traguardo perché si tratta di andare avanti, ma di sicuro una pietra miliare per quello che può essere il rugby in Italia”.

A fare da sostegno è anche il grande orgoglio di rappresentare una regione, il Veneto, che vanta una lunga tradizione rugbistica, ben prima che si muovesse anche la politica: “Lo ha dimostrato la massiccia presenza dei presidenti delle società venete di rugby alla presentazione della squadra Benetton mercoledì al palazzo della Regione a Venezia”. Che lo si chiami appeasement, mutuo sostegno o altro, offre un potente assist per uscire dalle beghe di campanile, amplificate ad arte, che hanno contraddistinto gli ultimi tempi: l'area Padana e la Marca secondo alcuni non costituirebbero bacini interessanti dal punto di vista della audience potenziale e nemmeno attrazioni turistiche, let alone gli amanti del Risiko secondo i quali le "franchigie" andavano collocate geometricamente (dove piacerebbe a loro). Ci sono potenzialità da sfruttare, “come insegna la storia dei Dogi”, la selezione che dal ’73 al ‘93 ha raggruppato i migliori giocatori del Triveneto e che in 22 partite con squadre internazionali ha ottenuto 15 vittorie (tra le quali si segnalano quelle sugli Harlequins nel ’76 e ’77, sul Newport ancora nel ’77, sui Wasps nell’82 e sugli All Kiwis nel ’90) . E che venne fondata a Treviso.

La nuova sfida celtica è tosta: “Abbiamo messo in conto tutte le componenti di una lunga stagione, anche i momenti difficili. Prendiamo ad esempio la parte logistica: ci aspettano trasferte più lunghe rispetto alle avversarie quindi incideranno i tempi di rientro e di recupero. Ma a Treviso c’è uno staff che sa insegnare a giocare a rugby, il fatto è che non si impara tutto in un giorno”. La ricetta è d’altronde è collaudata: Munari sottolinea come già dall’anno scorso il club abbia agito in vista della nuova competizione, alternando i giocatori, concedendo a quelli impegnati con la Nazionale il tempo necessario per rimettersi in forma, a rischio di dover digerire qualche batosta. Però è arrivata anche la vittoria sui francesi del Perpignan in Heineken Cup. “Lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo”, assicura di fronte al fatto che la Celtic non si ferma nemmeno durante i Test Match internazionali di novembre o il 6 Nazioni, quando sarà l’Italia di Nick Mallet a scendere in campo.

Durante l’estate il gruppo allenato dal sudafricano Franco Smith, sbarcato a Treviso nel 2002 come giocatore e dal 2007 sulla panchina, si è concentrato sull’intensità, l’impatto fisico, la battaglia nella collisione e sulla velocità di esecuzione, “vero segreto del rugby”. È un Benetton che ha voglia di giocare a viso aperto e al quale piacerebbe completare alcune prestazioni che hanno lasciato il segno un anno fa, tipo la trasferta al Thomond Park contro Munster sempre in Heineken: “Sai, di squadre italiane che hanno messo in difficoltà le rivali europee per un tempo ne è piena la storia, sono poche quella che hanno fatto lo stesso per tutta la partita. A noi piacerebbe entrare in questo gruppo”.

  • Update 03/09: annunciato il XV del Treviso
Franco Smith ha svelato i nomi del primo XV celtico anche del Benetton che domani sera affronta i gallesi degli Scarlets. Ghiraldini a tallonatore, capitan Pavanello in seconda linea assieme a Van Zyl, Zanni e Vosawai in terza linea dove si schiera Robert Barbieri. Mediana composta da Botes e Burton; McLean estremo, Galon e Sgarbi a formare la coppia di centri. In panchina gli altri nazionali Picone, Derbyshire, Cittadini.

Benetton Treviso: 15 Luke McLean; 14 Tommaso Benvenuti, 13 Ezio Galon, 12 Alberto Sgarbi, 11 Benjamin De Jager; 10 Khristopher Burton, 9 Tobias Botes; 1 Augusto Allori, 2 Leonardo Ghiraldini, 3 Pedro Di Santo; 4 Antonio Pavanello (cap.), 5 Cornelius Van Zyl; 6 Robert Barbieri, 7 Alessandro Zanni, 8 Manoa Vosawai.

Replacements: 16 Diego Vidal, 17 Lorenzo Cittadini, 18 Ignacio Fernandez Rouyet, 19 Enrico Pavanello, 20 Paul Derbyshire, 21 Fabio Semenzato, 22 Simon Picone, 23 Brendan Williams.

7 commenti:

Stefano Franceschi "Il Nero" ha detto...

La Benetton Treviso non è il Veneto del rugby è Treviso, per essere ciò che Munari dice doveva avere almeno il buon gusto di cambiare nome come ha fatto Viadana. I Dogi sono altra cosa, io li ho visti giocare e ricordo la compenetrazione regionale intorno ai Dogi: la Benetton non è nulla di questo.
Facile parlar contro i campanili dove avere innalzato e difeso il proprio.
Benetton Treviso non è il Veneto è Treviso, congratulazioni a Treviso per essere arrivato (meritatamente) in Celtic League con l'aiuto di tutto il Veneto.
Sabato sarò alla prima di Celtic a TV e che vinca o perda Treviso non me ne importa proprio nulla, anzi se perde la sottile tradizionale e legittima piccola soddisfazione emergerà sicuramente: come è da sempre. Perchè nulla è cambiato, Treviso resta Treviso ed il Veneto è il Veneto. La Benetton non è una franchigia e questa cosa è talmente presente che vien più faciel dire "forza Aironi" perchè.....cercate di capirmi.

ringo ha detto...

Ma scusa, Stefano: se non ti interessa che perda o vinca, perché vai a Treviso a vedere la partita?
Detto questo, sul fattore "nome" ci sono un paio di cose da ricordare: che il Benetton è il Benetton, rimane la stessa società di un anno fa; gli Aironi di Viadana sono anche Parma, Noceto e quella fetta di terra (ovale) che sta a cavallo del Po. Non sono nati da una singola società, in due parole.

Abr ha detto...

Grazie dell'intervento sincero e abrasivo da rugbista Stefano; aldilà dei rilievi puntuali di Ringo, provo a generalizzare.
Non facciamo nessuna fatica per capirti: sia detto col massimo rispetto, sei tipico epsonente della infinita provincia italiana (non solo veneta), quella dei campanili, dei Palii e della Contrada "acerrima rivale".
Tu hai il coraggio di dirlo ma non sei diverso dai tanti, troppi. Fortunatamente i presidenti delle società di rugby del Veneto sembrano non pensarla come te. Speriamo.

Lo affermo con tutto il rispetto di uno che in provincia italiana ci nasce ma col tempo ha imparato a riconoscerne assieme alle doti, anche gli indubbi limiti: con mentalità come la tua non si va da nessuna parte, non si costruisce mai nulla.
A partire dal Veneto stesso, che guarda caso esisteva solo grazie al dominio ferreo e assoluto di Una, la Dominante, su tutte le altre realtà locali.

Quanto a noi, faremo il tifo sia per Benetton e anche per gli Aironi. Perchè da rugbisti amiamo chi non fa tante chiacchiere e distintivo ma va a mettere la faccia dove gli altri non metterebbero i piedi, o non hanno le capacità aggregative e organizzative per metterceli, assisi in cima ai loro campanili.
Tifiamo anche per la nazionale, per non dire delle italiane in Challenge Cup, Rovigo inclusa (el Gran Visir de tuti i provincialismi del rugby italiano, pregi e difetti) etc.etc.
La cosa al contempo non ci impedirà di godere dei successi del Sudafrica (Abr) piuttosto che delle Gallesi (Ringo) o altro: cerca di capirci...

Massimo rispetto ma tackle duro sulla tua presa di posizione. Poi è chiaro, nessuno ti obbliga a tifare chi non ti pare.

Abr ha detto...

Torniamo a bomba: mi piace sottolineare l'enfasi sul lavoro "concentrato sull’intensità, l’impatto fisico, la battaglia nella collisione e sulla velocità di esecuzione".
E' per davvero il “vero segreto del rugby”, a fianco dell'altro caposaldo, la logistica e l'organizzazione, che sono il segreto di tutto.

Sotto questi profili, trovo che se sulla carta i nomi assemblati dagli Aironi presentano più appeal, Benetton offra più garanzie e sia più avanti in termini di direction, di esperienze già fatte. Ciò non toglie che sarà durissima per entrambe. Forza Italo Keltiche!

ringo ha detto...

Io faccio affidamento anche sul fattore nebbia: sai mai, che in inverno, lì in riva al Po, non sia d'aiuto per depistare l'avversario...

Zamax ha detto...

Semo na scuadra fortisimi
fata de zente fantastici
e no podemo pèrdar
e far na figura de merda
parché noaltri semo bravisimi
e super quotatisimi...

Speremo.

Con un bel po' di giocatori acciaccati o convalescenti Smith mette in campo una squadra piuttosto inedita fra i trequarti, con addirittura tre trevigiani di nascita. Lascia fuori a sorpresa Williams e mette McLean estremo. Probabilmente vuole cautelarsi almeno all'inizio contando più sulla solidità di quest'ultimo che sull'inventiva dell'altro. E all'ala - forse - preferisce sempre per lo stesso motivo giocatori più massicci. Burton è comunque un'apertura assai ficcante, almeno così mi è parso quando l'ho visto giocare. Se la mischia tiene bene potrebbero passare attraverso le sue mani le palle decisive del match.

Abr ha detto...

Brendan Williams non mi pare (più) al livello di titolare da Celtic: può forse essere un bun situational player oltre che una chioccia.
MLean resta in fondo: credo che Smith abbia finalmente deciso di finirla coi giri in giostra, sostituendo aperture con aperture e dando a tutti più certezze, che il tempo degli scherzi e dei supplenti è finito.
Burton è più che ok, se Botes lo aiuta prendendo il pallino strategico e facendolo giocare "alla francese".
Nell'attesa di trovare a metà stagione un five eight in Sudafrica o Nzl da schierare al posto di Marius.

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