sabato 27 novembre 2010

L'Italia fa gli Sgarbi alle Fiji

Test Match - Modena, 27 November 2010
Italy 24 - 16 Fiji


L'Italia torna a vincere dopo sei sconfitte di fila e lo fa nel secondo tempo contro le Fiji, ribaltando una prima parte di sofferenza e al continuo inseguimento. Sono infatti gli ospiti a dare il primo imprimatur alla partita. Gli Azzurri faticano a contenerli, perdono il possesso da una ruck appena fuori dai 22 e si ritrovano a dover chiudere gli angoli, ma l'ala Vereniki Goneva allunga le leve quando viene placcato nei pressi della linea e schiaccia in meta. Mirco Bergamasco al 13' apre le marcature italiane dopo la prima vera azione offensiva, che fatica inizialmente ad ingranare e poi trova respiro con una percussione di Sergio Parisse: arriva un calcio di punizione da posizione centrale per il 3-7. E' la mischia ordinata a concedere al piede di Mirco altri tre punti, al 19', quando il pilone Campese Ma'afu cede sotto pressione per il 6-7. Fiji allunga nuovamente al 25' con il piazzato dell'apertura Seremaia Bai dopo il break di un lanciatissimo Albert Vulivuli, con il secondo centro che taglia in due la difesa italiana e viene fermato appena in tempo. Di nuovo Bai al 28' per il 6-13, dopo un fallo in seguito ad una semi-maul avanzante in mezzo al campo.
Con le cose semplici, gli Azzurri accorciano: mettono in difficoltà la rimessa laterale avversaria, passano per una mischia da cui nasce la punizione che Bergamico trasforma al 35' per il 9-13. Al 39' però arriva il giallo per Martin Castrogiovanni che paga dazio per i troppi falli italiani nel breakdown: già a metà del primo tempo l'arbitro inglese Pearson aveva richiamato il nostro capitano a rinforzare la disciplina con un poco diplomatico "rubbish" rivolto all'attitudine dei nostri difensori, tra i quali per foga non sempre corretta si distingue Dellapè entrato al posto dell'infortunato Del Fava. Si chiude il primo tempo sul 9-16 con un'altra trasformazione di Bai.
E' l'Italia in inferiorità numerica a segnare nella ripresa al 47' dopo un fallo in raggruppamento. Esce un dolorante Luciano Orquera per Riccardo Bocchino e con lui Fabio Ongaro che cede il posto a Carlo Festuccia al tallonaggio. Ed è nuovamente la fase statica a portare punti, con la mischia nei 22 che permette a Bergamasco di presentarsi al calcio per il -1: 15-16 al 52'. Cinque minuti più tardi, Tommaso Benvenuti sostituisce Andrea Masi: la gara è fisicamente tosta come ci si attendeva. La sterilità offensiva dei pacifici nel secondo tempo è lampante e l'Italia passa in vantaggio per la prima volta, al 60', dopo un fuorigioco: 18-16. E' il momento di Andrea Lo Cicero.
Tra il 60' e il 68' l'Italia è completamente riversata in avanti, con più fasi che arrivano sempre a pochi metri dalla marcatura pesante. I figiani reggono all'enorme pressione, sprecando il controsorpasso con Bai che non infila i pali: è il suo secondo errore dalla piazzola. Entra Paul Derbyshire per Robert Barbieri. L'adagio del match si ripete al 74': mischia, fallo e tre punti per il +5. La parola fine è sempre dal piede dell'ala italo-parigina all'80' e finisce così, 24-16.

La versione (a caldo) di Ringo - La chiave di lettura passa per il 51'. L'Italia di coach Nick Mallett è alle prese con la fase statica, alla quale si è aggrappata per tutto il primo tempo per stare legata alle Fiji. C'è una mischia nei 22, gli Azzurri in inferiorità numerica per il giallo al 39' a Castrogiovanni ha già messo a segno tre punti, mentre gli isolani non marcano più, pesante o meno. Il pack mette sotto la prima linea che si trova di fronte e guadagna l'ennesimo piazzato che Bergamasco spedirà tra i pali: l'ala del Racing Metro infilerà un favoloso 8/8, conquistando il Man of The Match. E gli Azzurri tornano in quindici non il rientro del pilone del Leicester. I pacifici, al contrario, sono alle corde e non hanno molte opzioni sulle quali fare affidamento: evitano accuratamente il gioco al piede, la touch non funziona affatto e rimane solo l'esplosione fisica dei ball carrier. Ma alla quale gli italiani hanno preso le misure, merito del sacrificio di gente come Alberto Sgarbi, - da cui il titolo del post - delle seconde linee Geldenhuys e Dellapè, delle terze con Zanni, un concreto Parisse, un potente Barbieri che fa anche da ball carrier numero uno.
Al ritorno dagli spogliatoi l'inerzia della gara è totalmente girata: in che modo? Gli Azzurri capiscono che non è il caso di affrontare Fiji sullo stesso piano, allargando avventurosi; puntano piuttosto sul lavoro alla linea di impatto ravvicinata, stretta, lavorando con pazienza, fattore critico non sempre messo a fuoco da questo gruppo. Arrivano ad un passo dalla meta in quei dieci minuti di fuoco che rompono definitivamente la gara, tra il 60' e il 70'. E pensare che nella prima parte tutto sembrava complottare contro. Troppa frenesia e quindi falli nel breakdown, da qui il giallo a Castrogiovanni che viene punti da mister Pearson: il suo è solo l'ultimo di calci di punizione troppo generosamente concessi.
Prendiamo ad esempio la meta firmata da Goneva: i figiani attaccano dritto, profondi, ma dando velocità all'azione. L'Italia prova a fare lo stesso in un paio di occasioni, ma quando i trequarti ricevono palla, sono immobili sui blocchi di partenza e cadono facilmente nella rete difensiva. Con la ripresa, solfa cambia e i risultati si vedono. Non sarà champagne e nemmeno Lambrusco, visto che siamo a Modena, ma è certamente vino più tosto e meno gioviale perché d'altra parte le Fiji ci concedono solo quello.
Il ritorno italiano è il frutto di prestazioni come quella del centro trevigiano Sgarbi, che placca duro e placca sempre quando si trova un carrarmato nell'obiettivo, imitato nel secondo tempo da Andrea Masi che blocca un affondo pericoloso puntando al petto, in perfetto stile isolano. Lo avevamo messo in conto che sarebbe stata un match fisico, o no? Il bel gioco arioso può aspettare. Ovvio che in fasi come queste, l'ossigeno al cervello non arrivi sempre in orario e così i soliti errori fanno capolino, nella gestualità e nella gestione dell'ovale. Ma questo XV può contare sulla lucidità mentale dell'apertura Orquera, bloccato solo da un infortunio alla caviglia. Bocchino prova ad imitarlo, ma non ha la stessa sorte anche se si rifà con una generosa prova difensiva.
Convincenti anche le prove di Santiago Dellapè e Robert Barbieri, al di là della fallosità iniziale nel breakdown, croce e delizia. Oltre che a quella di Alessandro Zanni e pure di capitan Sergio Parisse, quando si mette in testa di non dover fare il figiano in più di turno: le terze linee devono dare l'esempio in brutti affari come questi.
Il gioco al piede dei nostri è semplice, essenziale e frutta quando gli omoni in bianco li meni a spasso avanti e indrè per il campo. La spina dorsale torna dritta: superiorità in mischia, in rimessa e nel "ripulitore", l'estremo Luke McLean. E i punti arrivano dalla più semplice delle somme. Si ruba palla in touch, si fatica ai fianchi in mischia, si porta il macinato a casa. E si cerca la marcatura pesante quando il nemico è alle corde, assumendosi qualche rischio. Ma era questo o no l'atteggiamento preteso dai ragazzi di Mallett, prima ancora del fischio di inizio? Detto, fatto.
Tanto che il tecnico sudafricano decide, nel momento clou, di mandare in campo gente più leggera come Benvenuti e Derbyshire, che si rende protagonista di un interessante break sul quale cerca il riciclo veloce, senza trovare sostegno. I figiani di ricicli ne fanno pochi, a dimostrazione che sono andati ad impantanarsi. Ci sarebbe da porsi un interrogativo a proposito: perché? Potrebbe essere che, a furia di giocare assieme, si siano sentiti appagati, loro che sono transfughi per tutti i continenti possibili del mondo rugbistico. Oppure che non abbiano avuto una visuale completa davanti al montare della reazione azzurra.
Qualcuno potrebbe obiettare che, alla fine, si torna sempre lì: alla mischia. E' vero, così è andata, ma il fatto che gli otto là davanti abbiano messo in croce gli opposti nasce dall'atteggiamento dei trequarti, con l'aggiunta di Edoardo Gori, che non si sono tirati indietro. Questo è uno sport di squadra, non bastano gli allenatori per meglio sviluppare le attitudini dei singoli nei punti d'incontro per oliare al meglio il motore. Occorre armonia e questa può avere fronzoli e laccetti o essere spiccia.
Si stava mettendo male dopo i primi quaranta minuti, chiusi sul 9-16. Poi si fanno i conti con il definitivo 24-16 e si legge che l'Italia ha vinto il secondo tempo, giocato per 10 minuti in 14, 15-0. Contro un avversario che, ranking alla mano, è sopra di noi. Al di là del pensiero mainstream secondo il quale questa era l'ultima spiaggia, come se essere dispersi su un atollo nel Pacifico significasse essere da meno. Sgarbi per tutti, nel pomeriggio modenese.
  • Le dichiarazioni post partita di Mallett e Parisse
Nick Mallett si è complimentato con l'intera squadra per la prestazione di oggi pomeriggio: “Ho sempre detto che questa squadra ha grande cuore, è un gruppo unito. Contro l’Australia abbiamo dato tutto in campo, provando a giocare e difendendo bene. Oggi il primo tempo è stato duro, ma in quattordici abbiamo reagito e Masi ha salvato la partita con grande coraggio. Negli ultimi venti minuti in campo c’è stata solo l’Italia”. Il ct si è anche soffermato sui nuovi arrivati come Edoardo Gori: "Oggi abbiamo un sistema di sviluppo efficace dei giovani con l’Accademia di Tirrenia e le Accademie Zonali, avrei voluto convocare Gori già per il tour estivo in Sudafrica dopo averlo visto in azione nel 6 Nazioni U20 ma era infortunato. Oggi ha fatto una grande partita, come già la settimana scorsa contro l’Australia: era un rischio visto che non ha mai giocato quest’anno con il suo Club ma scegliere i giocatori è il mio lavoro. Edoardo ha dato ritmo e velocità al nostro gioco, cosa che prima altri mediani non erano riusciti a fare". "E’ importante - ha concluso riferendosi anche a Riccardo Bocchino - che ragazzi come loro vengano utilizzati di più dai propri club, è difficile per loro giocare a livello internazionale se vengono utilizzati poco in Magners League e speriamo che inizino il prima possibile a fare esperienza".
Il capitano Sergio Parisse ha parlato degli umori dell'ultima settimana: "Nello spogliatoio c’era tensione dopo il primo tempo, era una gara importante che volevamo vincere e credo che la paura di non portare a casa il risultato ci abbia aiutato a reagire quando avevamo un uomo in meno. Siamo stati più responsabili, abbiamo fatto uno sforzo in più e siamo orgogliosi di aver portato a casa questa partita. Siamo una squadra che cerca di dare sempre tutto in campo, oggi era importante vincere e siamo felici di esserci riusciti".

2 commenti:

reda ha detto...

oggi era soprattutto importante vincere, per prendere consapevolezza del fatto che siamo capaci di vincere.

Abr ha detto...

Vero, e non era neppure facile, vedi primo tempo. Poi per fortuna il sangue freddo ha prevalso. E un po' di fortuna anche che mai guasta e che aiuta chi riesce a rimanere cool.

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