Test Match, cinque in uno
Dunque, dipaniamo la matassa di questa seconda giornata (o terza, tenendo conto anche di Hong Kong) del novembre di Test Match. Tre gare meritano a nostro avviso di essere evidenziate e sono quella nostrana con l'Argentina e due disputate in Britannia: Inghilterra - Australia a Twickenham e Wales- South Africa al Millennium. Le ultime due le abbiam narrate, l'Italia ce la teniamo in serbo come buona ultima per le riflessioni a mente fredda e rabbie digerite; tutto il resto accaduto ieri - sono cinque gare - lo riassumiamo qui di seguito, ascendendo dantescamente dal fondo alle vette.
Portogallo 17 - 22 Stati Uniti
Tre mete a una per le Eagles che troveremo nel nostro girone mondiale; primo tempo 6-10 grazie alla meta della razzente ala del Biarritz Takudzwa Ngwenya. Raggiunti nel secondo tempo sul 9-10 dal piede del porto-australiano Joe Gardener (gioca nell'Aubenas in Federale 1 francese; 12 punti per lui), chiudono la pratica con due mete in sequenza attorno all'ora di gioco, di Andrew Suniula ex Sea Eagles della NRL e della nostra vecchia conoscenza Paul Emerick (ex Crociati, ora Ulster). Meta nel finale ad accorciare del solito terza linea Vasco Uva, da quest'anno a Montpellier. Pur ancora a tratti distratti e indisciplinati, questi americani hanno un potenziale da non sottovalutare: non più solo rocciosi, col triangolo allargato composto dai "francesi" Ngwenya e Swyrn (Agen) e Chris Wyles dei Saracens.
Spagna 22 - 60 Canada
Bella prova di forza corale dei Maple Leaf, che non si fanno tenere a tiro dagli iberici come i cugini del Sud: otto mete a due, primo tempo 8-31, 20 punti al piede per l'estremo Pritchard, doppietta del centro diciottenne Taylor Paris, va in meta anche DTH Van der Merwe (5 mete con Glasgow nella Celtica sinora). Spagna che francamente continua a mostrare encefalogramma e cardiogramma piatto, sia in Challenge che con la nazionale.
France 34 - 12 Fiji
Partita attesa, con diversi temi interessanti in campo: Fiji prossima avversaria italiana, l'azzardo, quasi la provocazione di Lievremont che schiera una squadra ampiamente sperimentale. Il tutto rovinato dalla bufera atlantica in atto a Nantes. Ne risulta una gara poco leggibile e francamente poco interessante, chiusa da 19 punti al piede di Yachvili e due mete a cavallo dell'intervallo, la seconda sublime di Medard che danza nella pioggia sulla linea laterale per afferrare e schiacciare il cross al piede del suo mediano, la prima una burla, con Seru Rabeni che si addormenta sull'unico calcio sbagliato del francesino, Marty invece è vigile e marca sotto il suo nasone. Per i figiani, 4 penalty centrati dal preciso Seremaia Bai.
Poche le indicazioni che si possono ricavare. Lievremont contrariamente a quel che si dice in giro ha le idee chiare sui titolari, ha deciso di cogliere l'opportunità (Fiji "fresca" con un solo allenamento, senza automatismi) per verificare dal vivo chi siano le "seconde scelte" su cui può contare. In tal senso, punto di domanda sulla prima linea, spesso fallosa contro gli scarsi Isolani, ma Ducalcon pare ok; non impressionante la seconda, ma la bufera non consente di trarre conclusioni sulle rimesse laterali; coraggiosa la terza linea contro i pesi massimi figiani, ottima, affidabile aldilà di qualche errore l'esperta linea mediana Yachvili- Traille. Dietro sono state poche le occasioni nella tempesta per i backs di mettersi in mostra (quindi opportunità persa per Estebanez e Mieres), solo Jerome Porical si distingue e Maxime Medard mostra che ora come ora riuscirebbe a giocare anche sulla parete nord del K2.
Lato Fiji, tanta fisicità ma non solo, si dimostrano già pericolosi con sola mezz'oretta di allenamento; senza la meta regalata a Marty alla mezz'ora, gli Isolani avrebbero forse chiuso il primo tempo in vantaggio e poi chissà.
Ireland 20 - 10 Samoa
Ronan O'Gara tornato titolare festeggia il suo 100' cap con una settimana di ritardo, è lui il match winner di una gara tosta, ispida che i suoi vincono senza dominare: sua la meta in mezzo ai pali al 65' che smarca gli irlandesi da un 13-10 che più passava il tempo più si faceva traballante. E pensare che i bookmaker davano favoriti i padroni di casa uno contro 66 ...
Parte subito il treno del pack irlandese che impone la sua legge mandando in meta Heaslip a fine del primo quarto. Ma non passano tre minuti che i Samoani mostrano che è in gioco anche un'altra legge, quella dei loro backs: il potente e iconico Alex Tuilagi da Leicester attraversa la linea difensiva con un break potente, al 21' il punteggio torna sul 10-7, che si fa 13-7 a fine del primo tempo coi piazzati di O'Gara (15 punti in tutto per lui). Paul Williams da Sale (l'ex Blues di Auckland, non il Gavin da Clermont entrato solo nel finale: 5 punti in tutto per il primo) accorcia sul 13-10 nel secondo tempo; poi arriva la meta di O'Gara, grazie a un guizzo di Stringer che sorprende la difesa e sbroglia un bel pasticcio che vedeva i padroni di casa schiacciati nei loro 22m e sovente aggrappati agli ultimi loro metri di campo.
Coach Declan Kidney è sincero alla fine della partita: siamo fortunati a non avere Samoa o altre Isolane nel girone mondiale, ha dichiarato. E noi che nello stesso girone siamo, la dovremmo pensare come lui. Riguardo alle prestazioni sofferte,a tratti imballate dei suoi nelle due prove di Test sinora, il coach ha ammesso: "We're not exactly firing on all cylinders to the extent that we're probably turning over a bit more ball than we want to," e si giustifica così: "We're trying to play with the ball in hand. I'd prefer us to be trying things and making a few mistakes than not trying stuff."
Per i Samoani spiega le cose la sintesi del loro capitano, il tallonatore di Taranaki Mahonri Schwalger:"We came on this tour with the attitude that we can compete with the top teams in the world". E a vedere la formazione ricolma di giocatori in evidenza in top team sia dei campionati Boreali che NPC (vedere lista sotto: un solo titolare home based, in panca gente come Ti'i Paulo o Tekori), non si può che dargli fede.
Ireland: 15 Luke Fitzgerald, 14 Tommy Bowe, 13 Brian O'Driscoll (capt), 12 Paddy Wallace, 11 Andrew Trimble, 10 Ronan O'Gara, 9 Peter Stringer, 8 Jamie Heaslip, 7 Sean O'Brien, 6 Denis Leamy, 5 Devin Toner, 4 Donncha O'Callaghan, 3 John Hayes, 2 Sean Cronin, 1 Tom Court.
Replacements: 16 Rory Best, 17 Cian Healy, 18 Donnacha Ryan, 19 Stephen Ferris, 20 Isaac Boss, 21 Jonathan Sexton, 22 Keith Earls.
Samoa: 15 Paul Williams (Sale Sharks), 14 David Lemi (London Wasps), 13 George Pisi (Taranaki), 12 Seilala Mapusua (London Irish), 11 Alesana Tuilagi (Leicester Tigers), 10 Tasesa Lavea (Clermont), 9 Kahn Fotualii (Hawke's Bay), 8 George Stowers (London Irish), 7 Manaia Salavea (Narbonne), 6 Ofisa Trevarinus (frmr. Connacht), 5 Kane Thompsen (Southland), 4 Filipo Lavea Levi (Newcaslte Falcons), 3 Anthony Perenise (Hawke's bay), 2 Mahonri Schwalger (capt., Taranaki), 1 Sakaria Taulafo (London Wasps).
Replacements:16 Tii Paulo (Clermont), 17 Simon Lemalu (Counties Manukau), 18 Iosefa Tekori (Castres), 19 Afa Aiono, 20 Junior Poluleuligaga (Exeter Chiefs), 21 Gavin Williams (Clermont), 22 Jamie Helleur (Auckland).
Scozia 3- 49 Nuova Zelanda
E' quasi una storiaccia alla "Vispa Teresa" quella messa in atto al Murrayfield. La Scozia non gioca male anzi: muove palla, è spavalda, cerca di imporre il suo gioco, come da cura Robinson da un anno a questa parte. Solo che certe cose - giocare aperto e arioso - non si fanno coi più determinati e spietati (nel senso di privi di pietas) killer rubgystici in circolazione: gli scozzesi ricordano un gentleman very British che coi suoi favoriti e il cipiglio da battaglia, meni i braccini sotto il naso di Tyson gridandogli en garde!
Ne risultano sette mete, tutte trasformate (cinque da Dan Carter autore anche di una meta, due da Stephen Donald): doppiette per Hosea Gear (avrà coach Henry il coraggio di togliergli la posizione di titolare, come nel passato? Tornassero pure Rokocoko e Sivivatu ...) e dell' "Amarone" Mils Muliaina (uno che come quel vino migliora con gli anni che passano); altre mete singole per Conrad Smith e Andy Ellis, subentrato a Jimmy Cowan e lanciato da Donald, l'altro rimpiazzo in mediana. Tutti bene tutti sani e in forma insomma, dai titolari alla panca; a partire da Richie McCaw che non molla il pezzo manco contro il Peretola (andrebbe seguito con telecamera dedicata e mostrato ai giovani - falletti a parte: è sempre dov'è l'azione), fino a Hika Elliot all'esordio in un Test o al biondo cacciatore di ovali Daniel Braid entrato nel finale.
Unico neo, una mischia ordinata a tratti in sofferenza, della quale superiorità però la Scozia non sa e non può approfittare. A proposito di prima linea, si mette in evidenza il solito loosehead Allan Jacobsen, nel bene e nel male: domina la mischia e porta avanti una quantità esorbitante di ovali, ma li perde quasi tutti sotto le bòtte degli scafati cacciatori neozelandesi nel punto di impatto; rimane forse il pilone più dinamico oggi in Europa. Beninteso, quello scozzese non è un disastro: è semplicemente un mismatch reparto per reparto, fase per fase (mischia ordinata a parte), individualità vs. individualità. Ma ci sta e si sa; l'unico che dà l'impressione di esser veramente fuori posto in una gara così intensa è Dan Parks all'apertura: uno capisce in questi casi cosa intenda Mallett con la sua fissa dei chili e skill difensivi in mezzo. Nel finale, paura per Max Evans che resta a terra dopo un placcaggio portato: l'intervento dei barellieri evoca l'infortunio fatale - nel senso della carriera - del fratello gemello Thom, ma più tardi viene dichiarato "cleared" da ogni rischio grave.
Su tutti gli All Blacks ne svetta uno che non ha marcato un punto ma ne ha generati almeno quindici-venti: si chiama Sonny Bill Williams, giustissimo Man of The Match alla sua seconda partita in maglia Tutta Nera: merita la nostra foto di copertina. Gioca al centro e sta "inventando" un ruolo che tra gli All Blacks non c'era, il regista avanzato, smistando ovali e compiendo scelte oculate con colpo d'occhio e rapidità da League. In più corre e si sacrifica in difesa, il tutto con un understatement e una umiltà che ne consacra una insospettata intelligenza. Uno come lui, un Predestinato tenuto sotto tiro dai cronisti, in questo esordio poteva facilmente cadere nella trappola del "devo lasciare il segno a tutti i costi", risultando fatalmente contratto o velleitario: un po' come Sergio Parisse o l'annaspante Bryan Habana degli ultimi sei -otto mesi, che non ne azzecca più una perchè non mantiene la calma. Invece no: SBW fa sempre la cosa giusta senza cercar personalismi o effetti alla Quade Cooper, risultando quasi Zen, minimalista quindi efficace ed efficiente. Complimenti.
Quanto alla Scozia, non si capisce se con le vittorie della scorsa stagione si siano montati la testa o se scientemente han deciso giocare un game plan perdente coi Neozelandesi, come tappa della preparazione in funzione dei loro obiettivi Boreali (Sei Nazioni) e Mondiali. Continuiamo a pensare che la Scozia non vada sottostimata nonostante la storica batosta subita, una delle più gravi di sempre al Murrayfield.
Scotland : Hugo Southwell; Rory Lamont, Max Evans, Graeme Morrison, Sean Lamont; Dan Parks, Mike Blair (capt); Richie Vernon, John Barclay, Kelly Brown; Richie Gray, Jim Hamilton; Euan Murray, Ross Ford, Allan Jacobsen
Replacements: Alasdair Dickinson, Greig Laidlaw, Natha Hines, Nikki Walker, Scott Lawson, Ross Rennie, Ruaridh Jackson
New Zealand: Mils Muliaina; Isaia Toeava, Conrad Smith, Sonny Bill Williams, Hosea Gear; Dan Carter, Jimmy Cowan; Kieran Read, Richie McCaw (capt), Liam Messam; Samuel Whitelock, Brad Thorn; Owen Franks, Hikawera Elliot, Tony Woodcock
Replacements: Stephen Donald, John Afoa, Anthony Boric, Daniel Braid, Andy Ellis, Andrew Hore, Ma'a Nonu
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