E pensare che sono arrivati primi
Tremendo sport il rugby. Puoi anche arrivare primo, ma puoi anche non festeggiare come si deve. E' capitato un po' a tutti, Nuova Zelanda compresa: dominio pre Mondiale, poi basta un passaggio in avanti per ricondurre chi è sul campo alla cruda realtà. Un destino che spetta a chi vince, magari a ricordargli che c'è un altro mondo, quello reale, con il quale fare i conti dopo i trionfi. Sta accadendo all'Inghilterra, che in due giornate ha messo le mani sul Six Nations 2011, sconfiggendo il Galles a Cardiff e pappandosi l'Italia a Twickenham - con gli Azzurri che si sono prestati al desinare, cosa detta e ripetuta, ma che vale la pena di ricordare per l'ultima volta. Poi è arrivata la Francia, campione in carica del torneo, non tirata a lustro come in altre occasioni, ma pur sempre Francia. Gli inglesi hanno fatto loro lo scontro decisivo, con un gioco meno effervescente e ancora più conservativo, in linea insomma con i piani di battaglia d'Oltremanica.
Con la Scozia, nell'ultima delle tre partite di fila in programma tra le mura di casa, è arrivata la vittoria più sofferta, più sudata e più appannata. E soprattutto, è stata l'ultimo vittoria perché a Dublino si è materializzata la realtà: la sconfitta contro l'Irlanda, l'addio ai sogni di Grand Slam e Triple Crown. Occhi bassi al termine degli ottanta minuti, coach Martin Johnson che non ha avvallato scuse, parole come quelle di Tom Wood che chiariscono bene: "E' un po' come se ti avessero strappato via il cuore".
Nelle ore successive all'accaduto, a mente fredda, Toby Flood non ha nascosto che il segno resterà, impresso come una cicatrice. Ben Youngs ha avuto il merito di ammettere di essersi comportato da stupido. A quanto pare, l'ulteriore carica agli irlandesi - desiderosi di sconfiggere gli ex colonizzatori per rimediare ad un Championship deludente - è arrivata dal discorso tenuto prima del match da Paul O'Connell, questo ha svelato Andrew Trimble, uno dei migliori nel sabato sera al Lansdowne Road. Chissà che si saranno detti nello spogliatoio inglese prima e dopo la partita.
In quel che rimaneva della giornata, mentre la capitale irlandese era in festa, all'Inghilterra è stata consegnata in hotel la coppa dei vincitori, ma nel frattempo le penne dei cronisti erano al lavoro per mettere in luce i dolori della compagine. Il vuoto, secondo Nick Easter, è stata una questione di sentirsi vuoti. Subito dopo il fischio finale e il giorno dopo. Nel corso del banchetto ufficiale, nemmeno la performance canora di Mark Cueto con Brian O'Driscoll, duetto d'eccezione per il singolo "Angel" di Robbie Williams, ha strappato grandi sorrisi.
C'era il vuoto, all'intervallo, quando ha provato ad arringare i suoi compagni, a spronarli perché giocassero i più feroci quaranta minuti della loro vita da rugbisti. Non c'è stato nulla da fare. "Dobbiamo anche ricordare che abbiamo vinto quattro partite su cinque e dovremmo tratte sostegno dal fatto che abbiamo vinto il primo titolo dopo otto anni. Il resto sarà per un altro giorno. Per ora è una sconfitta, un'enorme sconfitta. Ma torneremo".
Pensare che questi sono arrivati primi.
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