L'Italia gioca un tempo e si ritrova di legno
Six Nations - Murrayfield
Scotland 21 - 8 Italy
Si ritorna con i piedi per terra, dopo aver scritto una pagina di storia la scorsa settimana contro la Francia in quel di Roma. A Edimburgo le cose vanno diversamente, l'Italia gioca un bel primo tempo e non è un caso che lo chiuda in vantaggio, pur dovendo fare a meno della rimessa laterale stonata dall'inizio, che poi si aggiusta nel corso del match ma a quel punto è la Scozia la squadra che detta i tempi in campo. E così finisce 21-8 in quest'ultima giornata di Six Nations con gli Azzurri che si ritrovano con un cucchiaio di legno in mano, secondo l'usanza per cui la posata spetti a chi arrivi ultimo in classifica.
E' un clima proprio scozzese quello che si percepisce nel cielo, con il sole che va e viene, finché le nubi non prendono il sopravvento. E per creare l'atmosfera giusta, la Scozia viene accolta dalle cornamuse sulle note della canzone “Highland Cathedral”.
Primo tempo - I padroni di casa provano subito a dettare legge e a mettere in chiaro che vogliono a tutti i costi questa vittoria e lo fanno muovendo palla alla mano, da una parte all’altra del campo, mettendo subito alla prova la difesa azzurra che viene bucata sulla trasmissione da Rory Lawson a Sean Lamont. Almeno quindici fasi offensive degli uomini di coach Andy Robinson che possono contare su due vantaggi: il primo per un fuorigioco, il secondo sancito dall'arbitro neozelandese Steve Walsh (attento ma non fino in fondo alle ruck e un po' troppo in mezzo) per un placcatore che non rotola via, nei 22 italiani. Arrivano a cinque metri dalla meta, ma non trovano lo spunto finale per le maglie strette dell’Italia e allora Chris Paterson punta i pali di piede per il 3-0 al 3’.
Subito si entra in pieno nei temi dell'incontro. Al 5’, arriva la prima touche per le mani di Leonardo Ghiraldini e viene rubata. Anche la seconda all’8’. Ma in entrambi i casi recuperiamo pallone e guadagnamo un calcio di punizione per un fuorigioco nella prima vera offensiva italiana con i ball carrier che provano a portare l’accampamento nei pressi dei 22 avversari. Il calcio di Mirco Bergamasco esce però al largo.
Le guardie scozzesi provano ad imbrigliare Sergio Parisse e Alberto Sgarbi, la truppa di Nick Mallett tiene vivo il possesso e continua a muovere palla, con Kris Burton che passa ancora al largo da dove arriva di gran carriera Andrea Masi che pesta le gambe ed esplora il campo davanti a lui, in quel punto presidiato da Joe Ansbro che è con una spalla fuori uso e Niki Walker che è tanto grande, quanto assente e va a marcare la meta azzurra che Bergamirco non trasforma, ma è +2 per gli Azzurri dopo 10 minuti.
Gli Azzurri sono in campo e sono vivi e giocano con convinzione e serenità, anche quando perdono la terza e la quarta rimessa di fila. Roba da far venire enormi complessi in testa, perché obbliga a ridimensionare il piano B, quello che passa per le tomaie. Potrebbe comunque andare peggio, quando l'ala Simon Danielli viene placcato ad un ciuffo dalla meta da un gran placcaggio di Sgarbi che gli trattiene anche il braccio che lo scozzese vorrebbe allungare per schiacciare la palla in area. Le rimesse non funzionano, la difesa sul gioco aperto sì, ma c’è l’indisciplina che permette a Paterson di ripresentarsi alla piazzola in occasione dell’ennesima sfuriata offensiva degli scozzesi ed è 6-5 al 17’. Intanto Ansbro lascia la battaglia, entra un altro mezzosangue come Nick De Luca.
Ci sono poi due modi per giocare di rimessa: quella laterale, che non ingrana, e quella di soffiata che invece è collaudata e così al 23’ c'è la ripartenza azzurra guidata dalle falcate di Paul Derbyshire che allenta la pressione portata dalla linea scozzese nella nostra metà campo, ma poi Bergamasco perde l’ovale in avanti e la Scozia si rifugia in touche. Dagli sviluppi, palla che passa di mano e calcio di Paterson lungo linea in un continuo ribaltamento di fronte. L’Italia non gioca solo di rimessa, imbastisce e costruisce, mentre la Scozia come previsto punta sul possesso e lo farà fino alla fine: il geometra al piede Dan Parks non serve, metterà piede in campo solo al 78' per il più sprintoso Ruaridh Jackson.
Al 29’ si registra la prima rimessa ben fatta dagli italiani a centrocampo, che portano giù palla e organizzano una maul che sfianca quella scozzese e così si ha l’occasione di andare a giocarne un’altra sui 22. Stavolta i pezzi da novanta scozzesi disossano la nostra maul, ma gli Azzurri tengono palla, la muovo al largo e costringono gli avversari a difendere e a commettere fallo nell’area del break down, con Bergamasco che dai ventidue metri infila i pali al 30’ per l'8-6 dei nostri. Ma Masi deve dare forfait per un problema fisico ed è allora il momento di Luke McLean.
Lo spessore della compagine italiana passa per l'opposizione fisica di Fabio Semenzato quando è braccato dai segugi nemici, difende il pallone e riesce a scaricarlo. C'è il buon piede di Burton che frusta l’ovale in profondità. Gli Azzurri riescono a portare la sorte dalla loro quando macinano maggiore possesso. La Scozia, che di possesso ne ha fatto molto nel corso della prima metà del primo tempo, si è vista sfumare due occasioni di andare a marcare pesantemente, tra cui quella che ha visto l’intervento tempestivo e bellissimo di Sgarbi su Danielli. E alla prima rimessa dopo tempo nei pressi dei nostri 22, Lamont fa velo su una percussione del mediano Lawson, secondo il vecchio adagio che i celtici producono molto e molto gettano alle ortiche.
L'unica licenza mentale dell'Italia si appunta allo scadere, con un pallone mal gestito da una mischia nei nostri 22 per un avanti dei trequarti scozzesi. Gli avanti provano a far scorrere le lancette, tenendo palla nei pressi, ma Walsh vede un tenuto e Paterson si presenta alla piazzola defilata e, soprattutto, sbaglia il calcio che avrebbe concesso ai suoi di tornare negli spogliatoi in vantaggio. Il risultato dopo quaranta minuti è infatti di 8-6 per l’Italia. All'appello azzurro mancano cinque punti dalla piazzola. Tutto il resto, touch a parte, parrebbe esserci.
Secondo tempo - La ripresa inizia sotto i migliori auspici, con dodici fasi offensive italiane che però vanno ad arenarsi, al punto che Lamont imbastisce per conto suo un contrattacco con due pedate da contropiede puro, ed è addirittura Ghiraldini a non mollare falcata e rincorsa e a recuperare l’ovale, ma Walsh fischia un avanti azzurro nella ruck che ne segue, quando siamo ormai ad un passo dai cinque metri. Sgarbi si rende protagonista di un altro grande placcaggio su Jasckson che prova ad infilarsi sugli sviluppi della mischia, dalla ruck esce Nathan Hines che assorbe i “piccoli” Semenezato e Burton e così De Luca può marcare alla bandierina al 47’. Paterson non trasforma ed è 11-8.
In un primo istante l'Italia conserva serenità e determinazione, il punteggio è ancora sotto controllo. Bravi i ball carrier Parisse, Alessandro Zanni e Semenzato che fa da utility forward. Carlo Del Fava dolorante al collo lascia il posto a Valerio Bernabò in seconda linea.
È il momento decisivo della partita, perché l’Italia prova a spingere, ad attaccare, mostrando però i primi punti deboli: viene a meno il focus, le maglie si sfilacciano, cominciano a prendersi a pallate tra loro e gli scozzesi che inizialmente faticano a prendere le misure concedendo centimetri e centimetri a ogni impatto, ribaltano le carte sul tavolo. Alla prima palla che possono gestire in attacco, vanno in meta con Nikki Walker al 54’, al termine di una complessa fase offensiva, cominciata con una rimessa giocata ridotta. Una meta molto simile per posizioni in campo e modalità di esecuzione a quella che aveva lanciato Masi nella prima frazione. Gli Highlanders si affidano alle componenti più fisiche e agli arieti, appunto come Walker o come allo spilungone Richie Gray che viene eletto Man of The Match, complice anche la caccia continua di ovali, sia in rimessa che nei raggruppamento. Paterson non sbaglia la conversione per il +10 della Scozia. Cominciano i cambi, con Andrea Lo Cicero per Totò Perugini, Luciano Orquera per Burton e Robert Barbieri per Derbyshire.
Al 59’ gli italiani perdono un'altra rimessa sui 22, in totale saranno sei alla fine degli ottanta minuti. Ma ci sono segnali di vitalità con un furto di Barbieri al 62’, nei nostri 22, sul martellante attacco scozzese, inaugurato nuovamente da una corsa profonda di Walker dalla rimessa fermata in tempo da Bergamasco. L’impatto della terza linea del Treviso si fa sentire anche in attacco, nel momento in cui le maglie azzurre si riversano in avanti, prima con ordine e timing giusto, poi allunganodis e costringendo i trequarti ad un uno-contro-uno che non porta da nessuna parte, se non ad una mischia per un in avanti di Semenzato, vinta bene dagli scozzesi che ormai hanno preso le misure a tutti i reparti. La frustrazione di Bergamasco si traduce in un intervento irregolare in ruck che permette a Paterson un piazzato facile per un ulteriore allungo, sul 21-8 al 67'.
Entra Pablo Canavosio per Sgarbi, va all'ala e Tommaso Benvenuti si sposta primo centro. Al 72' un altro ovale sui 22 è portato giù a fatica e il possesso poi perso. C’è dello scoramento, Orquera subentrato a un confuso Burton, rifiuta un riciclo che in altre occasioni avrebbe tentato, che avrebbe creato un break in mezzo al campo. I padroni di casa hanno il pallino in mano, ma la grande occasione italiana si materializza al 77' in contropiede, con la corsa di McLean che si beve tutta la difesa scozzese prima di essere interrotta all'ultimo sussulto da Paterson, giusto a ripetere la prestazione di domenica a Twickenham contro Ben Foden. Si tenta anche la via della mischia, indebolitasi quella scozzese con gli innesti di Euan Murray e di Scott Lawson. A lungo andare, i nostri smarriscono la prepotenza nel punto d'impatto, dopo aver chiuso le serrande più volte nel corso del primo tempo. L'azzurro va sbiadendosi, quelli al di là del Vallo Adriano hanno voglia di vincere e se pure faticano, quando non si complicano le cose con le proprie mani. Mettono il lucchetto sul risultato, evitano l'ultimo posto in classifica per la differenza punti: -27 loro, -68 noi. Sulla coscienza di qualcuno peseranno quelli incassati contro l'Inghilterra.
A rendere ancora più amara la sconfitta, più legnosa, sono altri numeri che indicano da una parte la mole di gioco prodotta dagli Azzurri nei primi quaranta minuti: 441 metri conquistati palla in mano, la difesa battuta in 12 occasioni. Ma anche il doppio dei turnover. E zero punti messi a segno nel secondo tempo, quello che ci è costato l'ultimo posto.
Scotland 21 - 8 Italy
Si ritorna con i piedi per terra, dopo aver scritto una pagina di storia la scorsa settimana contro la Francia in quel di Roma. A Edimburgo le cose vanno diversamente, l'Italia gioca un bel primo tempo e non è un caso che lo chiuda in vantaggio, pur dovendo fare a meno della rimessa laterale stonata dall'inizio, che poi si aggiusta nel corso del match ma a quel punto è la Scozia la squadra che detta i tempi in campo. E così finisce 21-8 in quest'ultima giornata di Six Nations con gli Azzurri che si ritrovano con un cucchiaio di legno in mano, secondo l'usanza per cui la posata spetti a chi arrivi ultimo in classifica.
E' un clima proprio scozzese quello che si percepisce nel cielo, con il sole che va e viene, finché le nubi non prendono il sopravvento. E per creare l'atmosfera giusta, la Scozia viene accolta dalle cornamuse sulle note della canzone “Highland Cathedral”.
Primo tempo - I padroni di casa provano subito a dettare legge e a mettere in chiaro che vogliono a tutti i costi questa vittoria e lo fanno muovendo palla alla mano, da una parte all’altra del campo, mettendo subito alla prova la difesa azzurra che viene bucata sulla trasmissione da Rory Lawson a Sean Lamont. Almeno quindici fasi offensive degli uomini di coach Andy Robinson che possono contare su due vantaggi: il primo per un fuorigioco, il secondo sancito dall'arbitro neozelandese Steve Walsh (attento ma non fino in fondo alle ruck e un po' troppo in mezzo) per un placcatore che non rotola via, nei 22 italiani. Arrivano a cinque metri dalla meta, ma non trovano lo spunto finale per le maglie strette dell’Italia e allora Chris Paterson punta i pali di piede per il 3-0 al 3’.
Subito si entra in pieno nei temi dell'incontro. Al 5’, arriva la prima touche per le mani di Leonardo Ghiraldini e viene rubata. Anche la seconda all’8’. Ma in entrambi i casi recuperiamo pallone e guadagnamo un calcio di punizione per un fuorigioco nella prima vera offensiva italiana con i ball carrier che provano a portare l’accampamento nei pressi dei 22 avversari. Il calcio di Mirco Bergamasco esce però al largo.
Le guardie scozzesi provano ad imbrigliare Sergio Parisse e Alberto Sgarbi, la truppa di Nick Mallett tiene vivo il possesso e continua a muovere palla, con Kris Burton che passa ancora al largo da dove arriva di gran carriera Andrea Masi che pesta le gambe ed esplora il campo davanti a lui, in quel punto presidiato da Joe Ansbro che è con una spalla fuori uso e Niki Walker che è tanto grande, quanto assente e va a marcare la meta azzurra che Bergamirco non trasforma, ma è +2 per gli Azzurri dopo 10 minuti.
Gli Azzurri sono in campo e sono vivi e giocano con convinzione e serenità, anche quando perdono la terza e la quarta rimessa di fila. Roba da far venire enormi complessi in testa, perché obbliga a ridimensionare il piano B, quello che passa per le tomaie. Potrebbe comunque andare peggio, quando l'ala Simon Danielli viene placcato ad un ciuffo dalla meta da un gran placcaggio di Sgarbi che gli trattiene anche il braccio che lo scozzese vorrebbe allungare per schiacciare la palla in area. Le rimesse non funzionano, la difesa sul gioco aperto sì, ma c’è l’indisciplina che permette a Paterson di ripresentarsi alla piazzola in occasione dell’ennesima sfuriata offensiva degli scozzesi ed è 6-5 al 17’. Intanto Ansbro lascia la battaglia, entra un altro mezzosangue come Nick De Luca.
Ci sono poi due modi per giocare di rimessa: quella laterale, che non ingrana, e quella di soffiata che invece è collaudata e così al 23’ c'è la ripartenza azzurra guidata dalle falcate di Paul Derbyshire che allenta la pressione portata dalla linea scozzese nella nostra metà campo, ma poi Bergamasco perde l’ovale in avanti e la Scozia si rifugia in touche. Dagli sviluppi, palla che passa di mano e calcio di Paterson lungo linea in un continuo ribaltamento di fronte. L’Italia non gioca solo di rimessa, imbastisce e costruisce, mentre la Scozia come previsto punta sul possesso e lo farà fino alla fine: il geometra al piede Dan Parks non serve, metterà piede in campo solo al 78' per il più sprintoso Ruaridh Jackson.
Al 29’ si registra la prima rimessa ben fatta dagli italiani a centrocampo, che portano giù palla e organizzano una maul che sfianca quella scozzese e così si ha l’occasione di andare a giocarne un’altra sui 22. Stavolta i pezzi da novanta scozzesi disossano la nostra maul, ma gli Azzurri tengono palla, la muovo al largo e costringono gli avversari a difendere e a commettere fallo nell’area del break down, con Bergamasco che dai ventidue metri infila i pali al 30’ per l'8-6 dei nostri. Ma Masi deve dare forfait per un problema fisico ed è allora il momento di Luke McLean.
Lo spessore della compagine italiana passa per l'opposizione fisica di Fabio Semenzato quando è braccato dai segugi nemici, difende il pallone e riesce a scaricarlo. C'è il buon piede di Burton che frusta l’ovale in profondità. Gli Azzurri riescono a portare la sorte dalla loro quando macinano maggiore possesso. La Scozia, che di possesso ne ha fatto molto nel corso della prima metà del primo tempo, si è vista sfumare due occasioni di andare a marcare pesantemente, tra cui quella che ha visto l’intervento tempestivo e bellissimo di Sgarbi su Danielli. E alla prima rimessa dopo tempo nei pressi dei nostri 22, Lamont fa velo su una percussione del mediano Lawson, secondo il vecchio adagio che i celtici producono molto e molto gettano alle ortiche.
L'unica licenza mentale dell'Italia si appunta allo scadere, con un pallone mal gestito da una mischia nei nostri 22 per un avanti dei trequarti scozzesi. Gli avanti provano a far scorrere le lancette, tenendo palla nei pressi, ma Walsh vede un tenuto e Paterson si presenta alla piazzola defilata e, soprattutto, sbaglia il calcio che avrebbe concesso ai suoi di tornare negli spogliatoi in vantaggio. Il risultato dopo quaranta minuti è infatti di 8-6 per l’Italia. All'appello azzurro mancano cinque punti dalla piazzola. Tutto il resto, touch a parte, parrebbe esserci.
Secondo tempo - La ripresa inizia sotto i migliori auspici, con dodici fasi offensive italiane che però vanno ad arenarsi, al punto che Lamont imbastisce per conto suo un contrattacco con due pedate da contropiede puro, ed è addirittura Ghiraldini a non mollare falcata e rincorsa e a recuperare l’ovale, ma Walsh fischia un avanti azzurro nella ruck che ne segue, quando siamo ormai ad un passo dai cinque metri. Sgarbi si rende protagonista di un altro grande placcaggio su Jasckson che prova ad infilarsi sugli sviluppi della mischia, dalla ruck esce Nathan Hines che assorbe i “piccoli” Semenezato e Burton e così De Luca può marcare alla bandierina al 47’. Paterson non trasforma ed è 11-8.
In un primo istante l'Italia conserva serenità e determinazione, il punteggio è ancora sotto controllo. Bravi i ball carrier Parisse, Alessandro Zanni e Semenzato che fa da utility forward. Carlo Del Fava dolorante al collo lascia il posto a Valerio Bernabò in seconda linea.
È il momento decisivo della partita, perché l’Italia prova a spingere, ad attaccare, mostrando però i primi punti deboli: viene a meno il focus, le maglie si sfilacciano, cominciano a prendersi a pallate tra loro e gli scozzesi che inizialmente faticano a prendere le misure concedendo centimetri e centimetri a ogni impatto, ribaltano le carte sul tavolo. Alla prima palla che possono gestire in attacco, vanno in meta con Nikki Walker al 54’, al termine di una complessa fase offensiva, cominciata con una rimessa giocata ridotta. Una meta molto simile per posizioni in campo e modalità di esecuzione a quella che aveva lanciato Masi nella prima frazione. Gli Highlanders si affidano alle componenti più fisiche e agli arieti, appunto come Walker o come allo spilungone Richie Gray che viene eletto Man of The Match, complice anche la caccia continua di ovali, sia in rimessa che nei raggruppamento. Paterson non sbaglia la conversione per il +10 della Scozia. Cominciano i cambi, con Andrea Lo Cicero per Totò Perugini, Luciano Orquera per Burton e Robert Barbieri per Derbyshire.
Al 59’ gli italiani perdono un'altra rimessa sui 22, in totale saranno sei alla fine degli ottanta minuti. Ma ci sono segnali di vitalità con un furto di Barbieri al 62’, nei nostri 22, sul martellante attacco scozzese, inaugurato nuovamente da una corsa profonda di Walker dalla rimessa fermata in tempo da Bergamasco. L’impatto della terza linea del Treviso si fa sentire anche in attacco, nel momento in cui le maglie azzurre si riversano in avanti, prima con ordine e timing giusto, poi allunganodis e costringendo i trequarti ad un uno-contro-uno che non porta da nessuna parte, se non ad una mischia per un in avanti di Semenzato, vinta bene dagli scozzesi che ormai hanno preso le misure a tutti i reparti. La frustrazione di Bergamasco si traduce in un intervento irregolare in ruck che permette a Paterson un piazzato facile per un ulteriore allungo, sul 21-8 al 67'.
Entra Pablo Canavosio per Sgarbi, va all'ala e Tommaso Benvenuti si sposta primo centro. Al 72' un altro ovale sui 22 è portato giù a fatica e il possesso poi perso. C’è dello scoramento, Orquera subentrato a un confuso Burton, rifiuta un riciclo che in altre occasioni avrebbe tentato, che avrebbe creato un break in mezzo al campo. I padroni di casa hanno il pallino in mano, ma la grande occasione italiana si materializza al 77' in contropiede, con la corsa di McLean che si beve tutta la difesa scozzese prima di essere interrotta all'ultimo sussulto da Paterson, giusto a ripetere la prestazione di domenica a Twickenham contro Ben Foden. Si tenta anche la via della mischia, indebolitasi quella scozzese con gli innesti di Euan Murray e di Scott Lawson. A lungo andare, i nostri smarriscono la prepotenza nel punto d'impatto, dopo aver chiuso le serrande più volte nel corso del primo tempo. L'azzurro va sbiadendosi, quelli al di là del Vallo Adriano hanno voglia di vincere e se pure faticano, quando non si complicano le cose con le proprie mani. Mettono il lucchetto sul risultato, evitano l'ultimo posto in classifica per la differenza punti: -27 loro, -68 noi. Sulla coscienza di qualcuno peseranno quelli incassati contro l'Inghilterra.
A rendere ancora più amara la sconfitta, più legnosa, sono altri numeri che indicano da una parte la mole di gioco prodotta dagli Azzurri nei primi quaranta minuti: 441 metri conquistati palla in mano, la difesa battuta in 12 occasioni. Ma anche il doppio dei turnover. E zero punti messi a segno nel secondo tempo, quello che ci è costato l'ultimo posto.
2 commenti:
siamo tornati alla più trita e consueta normalità...
Beh, consueta no: perdiamo giocando, anch ein avanzamento. E conducendo per metà della gara. Non è cosa da poco.
Diciamo che questa gara segnale che
a) possiamo battere tutte,
b) ma non (ancora) in casa loro,
c) se fanno molti errori, soprattutto quello di non essere aggressive con noi.
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