domenica 20 marzo 2011

"Mixed emotions" Azzurre

(Immagine da Gazzetta.it).
Per commentare l'ultima partita degli Azzurri e in generale il loro Torneo delle Sei Nazioni 2011, partiremo da una considerazione finale di Nick Mallett, come al solito lucidissimo analista a fine gara: prima del Mondiale dovremo lavorare molto sulla rimessa laterale, ha notato tra le altre cose.
Ma benedett'uomo, adesso te ne accorgi? Non funziona da almeno due anni! Se ti manca una rimessa in gioco affidabile, consegni il possesso faticosamente guadagnato all'avversario; per non dire dell'impossibilità di provar le maul (altro aspetto invero arrugginito nel nostro arsenale, per mancanza di prove sul campo). Anche la mischia ordinata stessa ieri è stata abbondantemente tenuta, se non messa sotto pressione, dai volonterosi scozzesi.
Valga l'esempio francese: una squadra squinternata, in stato confusionale, dal gioco "pre-moderno" (up&under, attacco fondato sui giochi a due etc.etc.) che ritrova fiducia, prestazioni (individuali) e risultato ancorandosi giustappunto alle fasi statiche. Per poi da lì dilagare: non è un caso che la partita allo Stade de France sia stata spaccata in due proprio dalla seconda linea. Del resto, una casa dovrebbe essere costruita a partire dalle fondamenta; noi invece stiamo allestendo un edificio pieno di interessanti e ardite architetture, salvo accorgerci all'ultimo Test "vero" prima dei Mondiali che, giù nel basement, la rimessa non c'è e la mischia scricchiola. Poco rassicurante.

Se "spacchettiamo" la gara del Murrayfield, dopo un primo tempo gestito molto bene dagli Azzurri - a parte i soliti punti mancanti dai piazzati, stavolta 5, ma vabbè, persino Paterson se n'è mangiati altrettanti - siamo nettamente caduti nel terzo quarto di gara, quando abbiamo subito il parziale fatale di 12-0. Era successo lo stesso al Flaminio, 0-10 il parziale nel quarto per la Francia e 0-7 per l'Irlanda (diverso era stato l'andamento della partita col Galles).
Vero è che la rimessa laterale dei nostri ha particolarmente sofferto gli scozzesi nel primo tempo, poi la situazione è migliorata - il che non fa che farci pensare a quale avrebbe potuto essere il distacco all'intervallo, se avessimo potuto gestire 3 o 4 possessi in più. Lo afferma anche Mallett:"We should have put more points on the board in the first half".
Nel primo tempo tra l'altro siamo stati paradossalmente fortunati dalla rarità delle mischie ordinate: solo un paio in tutto, la prima al 26' minuto: gli scozzesi erano particolarmente ben preparati a livello di espedienti - gomiti alzati (l'alitosi non c'entra), teste strette, passetti laterali etc.etc.
La somma è che quando siamo entrati in crisi d'ossigeno nel terzo quarto, non avevamo ancoraggi, "safe harbor" in cui rifugiarci. Così le fasi d'attacco si accumulavano - dieci, dodici, quindici - fino al fatale errore che lanciava inevitabilmente le cariche avversarie. Noi a guadagnar terreno con fatica e sudore, loro in una frazione di secondo, su palla recuperata. It's a trap, avrebbe gridato l'accorto Ammiraglio Ackbar; ironia della sorte, ci han portati a fare "gli scozzesi" tutti all'assalto in casa loro, pur avendo noi in campo un'apertura sufficientemente tattica e quindi unpiano di gioco probabilmente diverso. Ci hanno outplayed. E mano a mano noi ci sfiancavamo senza poterci ancorare alle fasi statiche, gli avversari crescevano difensivamente, nel contrasto al nostro possesso: dapprima mettendo regolarmente i piedini sulla palla in ruck, cosa che l'arbitro Walsh ha visto raramente, poi spingendosi a disturbare il mediano (e qui son stati sanzionati ma non sempre), fino a dominarci fisicamente, spesso in modo "sporco" (vedi l'ultima punizione guadagnata).

Il quarto di gara finale poi, rivela che la vulgata degli "Azzurri stanchi", "out of steam" come ha affermato Mallett, sfiniti dalla super gara con la Francia e da un torneo lungo, non stia granchè in piedi. Le occasioni di meta sono fioccate per gli italiani. E' mancata la lucidità, non certo le energie. Del resto, siamo stati l'unica nazionale a poterci permettere la bellezza di sei cambi senza aver infortunati, più dei francesi sui quali incombevano minacce di repulisti e rivoluzioni; va ben che gira gira i nostri son sempre quelli, ma la cosa vale anche per le altre squadre.
Sul conto dell'assenza di lucidità, vanno computati anche un paio di indiscipline finali very silly dei due ultimi rimasti difensivamente "pre-moderni" tra i nostri, Mirco Bergamasco e Andrea Lo Cicero (segnalavamo già la scorsa settimana la propensione "alle spallate" di Mirco). Il che ha rovinato la brillante statistica Azzurra di squadra più disciplinata in assoluto dle Torneo. Anche le pallate addosso che Burton e Semenzato han cominciato a un certo unto a tirarsi, vanno in conto lucidità. Ciliegina finale sulla torta (bruciacchiata), il passaggetto dietro la schiena di Sergio Parisse in uscita da una mischia ordinata: è il più classico degli alzabandiera bianca, ci riporta al Bentegodi.
Troviamo che la migliore delle sintesi complessive l'abbia fatta Andy Robinson, coach degli scozzesi; parlava dei suoi nei riguardi del torneo in generale, ma si può tranquillamente mutuare ai nostri. "We performed well in patches, but these patches were not long enough. Results at this level are determined in inches and (...) we did not win enough of these inches ".

In passo indietro Azzurro ci costa molto più che non il Cucchiaio di Legno (un oggetto "virtuale" ante litteram): l'affrontare i Mondiali dal dodicesimo posto nel ranking Irb; unica consolazione, il vantaggio aumentato di due punti circa sulla tredicesima, il Giappone di John Kirwan. Un disappointment nostro (e anche di Mallett) che però andrebbe contestualizzato: l'avevamo detto alla vigilia, non è da tutti rimanere immuni "alla All Blacks" dalle condizioni ambientali, giocando fuori come se si fosse davanti al pubblico amico. La battuta d'arresto del Murrayfield non deve quindi farci dimenticare gli aspetti positivi emersi nel corso del Torneo e in una certa qual misura confermati ieri.
L'aver inanellato tre prestazioni più convincenti che no in casa, ad esempio; l'aver identificato un protagonista per IL ruolo cruciale, in particolare nel gioco moderno, il mediano di mischia; nonchè un nucleo di giocatori con ricambi pressocchè completo, in particolare ci interessa vedere a questo punto Craig Gower in coppia con Semenzato. E l'aver compreso che se giochiamo senza pause possiamo realmente approfittare della giornata storta di chiunque.
Di più, siamo riusciti a mettere insieme un multifase realmente convincente in attacco, senza dimenticarci di difendere anzi, allestendo un sistema difensivo rentless and ruthless, disciplinato, efficace. Per non dire di una tempra che dopo Twickenham pareva schiantata: invece, risalire da un meno dodici con la Francia nei venti minuti finali e riuscire a reggere finalmente il loro ritorno estremo aggrappandoci come i nostri nonni all'orlo dell'Altipiano senza cedere, testimonia che è vero che gli Azzurri sono una squadra particolarmente unita e allineata al suo coach, priva di galletti nel pollaio e visioni difformi come ai tempi di Berbizier.
Resta cruciale il non illudersi, non adagiarsi sugli allori, non dismettere l'approccio umile, la costante "sana paura" dell'avversario che è un po' di più del mero "rispetto", nonostante le spinte irrazionali e trionfalistiche o le estemporanee generazioni di false aspettative che ad intervalli regolari arrivano dal mainstream media che ci ritroviamo, equamente diviso tra il provincialismo e la paura del disamoramento delle masse - con conseguente " calo del desiderio" (di articoli e commenti) da parte dei quotidiani generalisti, per non dire delle tv, possibilmente in chiaro. Aspetti cruciali per degli underdog come di fatto siamo e rimaniamo.

Sotto questo profilo, il "trionfo" irlandese di ieri, siamo convinti possa paradossalmente farci gioco in prospettiva mondiale. La determinazione a rovinare la festa agli inglesi, il risentimento per la sconfitta a loro dire immeritata al Millennium, mettici pure il giorno di San Patrizio e la partita in casa: il mix ha prodotto una clamorosa vittoria che nel clamore maschera i ripensamenti tattici, il vero problema irrisolto dei Trifogli assieme al logoramento.
Se poi alla rinvigorita sicumera Irish basata su questioni irrisolte dovesse aggiungersi, sia mai, una giornata inaugurale particolarmente sottogamba e rilassata dell'Australia ...
Diciamocelo pure chiaro, se le due compagini rivali degli Azurri nel girone dei mondiali - con tutto il rispetto dovuto agli Usa di Wyles e Ngwenya e alla Russia - giocheranno al loro massimo livello, per noi non ce n'è. Ma se dovessero mai offrire un fianco, anche solo momentaneo, bisogna essere pronti e preparati ad approfittarne. Francia dimostra, lo possiamo fare ed è legittimo crederci. Come dice Robinson: "What we have done is given ourselves something to work on and there is no doubt in my mind that we are making progress".

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