Inizia il periodo di preavviso per Mallett
Oggi Nick Mallett era a Viadana, ha riferito il nostro inviato alla partita degli Aironi. Difatti en passant in mattinata era stato a Parma, a ricevere stretta di mano finale e benservito dal Presidente Dondi. Come annunciato, entro fine del mese gli è stata riferita la decisione riguardo al futuro della conduzione della Nazionale.
A nostro avviso non c'era (più) motivo per tanta fretta: infatti l'eventuale alternativa per Jacques Brunel futuro coach in pectore - e per precontratto siglato - s'è allontanata, visto che il suo sponsor ed ex chief coach nella nazionale Bleu Bernard Laporte, ha rinunciato per adesso al posto di consigliere del nuovo presidente del Bayonne.
La cosa forse più inattesa è la inusuale trasparenza della Fir, la quale ha immediatamente emesso comunicato stampa al riguardo, col quale si ufficializza la non riconferma ma anche il fatto che Mallett rimarrà CT fino alla fine dei Mondiali: nessun segreto di Pulcinella, nessun pudica foglia di fico stavolta.
Forse così han deciso a scanso di ulteriori fughe di notizie (via francese) destabilizzanti, coi Parisse di turno a cadere nei "noi siamo tutti col CT". In tal modo la Fir rafforza il positioning molto smart che Mallett ha assunto, dichiarando che gli sarebbe piaciuto continuare: ora è per davvero Innocente avviato al sacrificio supremo - se ci si passa la blasfemia pasquale. Se passerà il turno ai mondiali potrà dire, tutto merito mio e dei giocatori nonostante avessi tutti contro; in caso contrario invece, mi han delegittimato che volete da me.
In ogni caso, comunicazione o no, rimane che l'Italia si ritrova per la seconda volta in fila un CT che guida la nazionale ai Mondiali durante il cosiddetto "periodo di preavviso": chi abbia lavorato in una azienda qualsiasi, sa bene cosa sottintenda il concetto.
Il succo del comunicato Fir: aldilà dei soliti attestati di stima anche personali del presidente (non solo dal punto di vista professionale ma "anche a livello umano", sic) e assieme all'usuale grazie per il lavoro svolto, a Mallett è stata comunicata da Dondi la decisione "di non proseguire nel rapporto (...) al termine della rassegna iridata del prossimo autunno".
E' il classico "Bene bravo ma basta così e grazie di tutto"; in azienda come nelle migliori famiglie - e secondo la miglior prassi giuslavorista - bastava, si potevano fermare qui. Il comunicato invece si sbilancia anche in una acrobatica excusatio non petita: la decisione, scrivono, "matura dalla considerazione, legata anche a precedenti esperienze, di come un rapporto di collaborazione tecnica alla guida della Squadra Nazionale della durata superiore ai quattro anni potrebbe non sortire i risultati auspicati".
Italiano un po' così a parte, è un rovesciamento della logica seconda la quale, se ti si affida un progetto, ti si valuta secondo la qualità dell'output concordato (i Mondiali in questo caso). Ma non facciamo qui certo le verginelle; notevole piuttosto è affermare che un rapporto "potrebbe non sortire i risultati auspicati": banale e scontato quanto dire che in primavera potrebbe piovere.
Oltretutto, quali sarebbero 'ste "precedenti esperienze di collaborazione tecnica alla guida della squadra nazionale della durate superiore ai quattro anni" in tempi recenti? Non ce n'è, per trovarne bisogna risalire agli anni '90 pre Sei Nazioni con George Coste, pealtro unica conduzione Azzurra superiore ai quattro anni di tutto il Dopoguerra.
Beninteso, son solo note di stile; ma guarda caso la forma implica sempre il contenuto.
Mille grazie di cuore a Mallett per il suo lavoro grandioso nei basics, poco compreso nel suo iter tra quelli che "di rugby non capiscono un biiip". Sappiamo che non si fermerà proprio adesso, per quanto nelle sue forze, non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, ora: nun capita ma seccapita che passasse il turno ai Mondiali, diverrebbe il novello Garibaldi del rugby - l'unico trofeo da lui vinto, costretto a ritirarsi a Caprera. Certo che così passerebbe al suo successore non solo terreno già dissodato ma anche un metro di paragone intimidente; Dondi stesso potrebbe essere costretto a "trarne le conseguenze" ... ma questa è solo fantapolitica.
A nostro avviso non c'era (più) motivo per tanta fretta: infatti l'eventuale alternativa per Jacques Brunel futuro coach in pectore - e per precontratto siglato - s'è allontanata, visto che il suo sponsor ed ex chief coach nella nazionale Bleu Bernard Laporte, ha rinunciato per adesso al posto di consigliere del nuovo presidente del Bayonne.
La cosa forse più inattesa è la inusuale trasparenza della Fir, la quale ha immediatamente emesso comunicato stampa al riguardo, col quale si ufficializza la non riconferma ma anche il fatto che Mallett rimarrà CT fino alla fine dei Mondiali: nessun segreto di Pulcinella, nessun pudica foglia di fico stavolta.
Forse così han deciso a scanso di ulteriori fughe di notizie (via francese) destabilizzanti, coi Parisse di turno a cadere nei "noi siamo tutti col CT". In tal modo la Fir rafforza il positioning molto smart che Mallett ha assunto, dichiarando che gli sarebbe piaciuto continuare: ora è per davvero Innocente avviato al sacrificio supremo - se ci si passa la blasfemia pasquale. Se passerà il turno ai mondiali potrà dire, tutto merito mio e dei giocatori nonostante avessi tutti contro; in caso contrario invece, mi han delegittimato che volete da me.
In ogni caso, comunicazione o no, rimane che l'Italia si ritrova per la seconda volta in fila un CT che guida la nazionale ai Mondiali durante il cosiddetto "periodo di preavviso": chi abbia lavorato in una azienda qualsiasi, sa bene cosa sottintenda il concetto.
Il succo del comunicato Fir: aldilà dei soliti attestati di stima anche personali del presidente (non solo dal punto di vista professionale ma "anche a livello umano", sic) e assieme all'usuale grazie per il lavoro svolto, a Mallett è stata comunicata da Dondi la decisione "di non proseguire nel rapporto (...) al termine della rassegna iridata del prossimo autunno".
E' il classico "Bene bravo ma basta così e grazie di tutto"; in azienda come nelle migliori famiglie - e secondo la miglior prassi giuslavorista - bastava, si potevano fermare qui. Il comunicato invece si sbilancia anche in una acrobatica excusatio non petita: la decisione, scrivono, "matura dalla considerazione, legata anche a precedenti esperienze, di come un rapporto di collaborazione tecnica alla guida della Squadra Nazionale della durata superiore ai quattro anni potrebbe non sortire i risultati auspicati".
Italiano un po' così a parte, è un rovesciamento della logica seconda la quale, se ti si affida un progetto, ti si valuta secondo la qualità dell'output concordato (i Mondiali in questo caso). Ma non facciamo qui certo le verginelle; notevole piuttosto è affermare che un rapporto "potrebbe non sortire i risultati auspicati": banale e scontato quanto dire che in primavera potrebbe piovere.
Oltretutto, quali sarebbero 'ste "precedenti esperienze di collaborazione tecnica alla guida della squadra nazionale della durate superiore ai quattro anni" in tempi recenti? Non ce n'è, per trovarne bisogna risalire agli anni '90 pre Sei Nazioni con George Coste, pealtro unica conduzione Azzurra superiore ai quattro anni di tutto il Dopoguerra.
Beninteso, son solo note di stile; ma guarda caso la forma implica sempre il contenuto.
Mille grazie di cuore a Mallett per il suo lavoro grandioso nei basics, poco compreso nel suo iter tra quelli che "di rugby non capiscono un biiip". Sappiamo che non si fermerà proprio adesso, per quanto nelle sue forze, non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare, ora: nun capita ma seccapita che passasse il turno ai Mondiali, diverrebbe il novello Garibaldi del rugby - l'unico trofeo da lui vinto, costretto a ritirarsi a Caprera. Certo che così passerebbe al suo successore non solo terreno già dissodato ma anche un metro di paragone intimidente; Dondi stesso potrebbe essere costretto a "trarne le conseguenze" ... ma questa è solo fantapolitica.
4 commenti:
Io sono d'accordo con voi,ma l' unica cosa che rimprovero a Mallet è il non essersi scelto lo staff (guarda caso quando è arrivato Mounaimme si è visto un miglioramento nei punti d' incontro), ed accettare quello imposto da Dondescu .
Certo, se così avesse fatto la fir non lo avrebbe assunto.
Tuttavia ora che i risultati in termini di gioco offensivo e non si cominciano ad intravedere ,la Municipalizzata "partorisce" questa genialata:
è come se investo in un brand per 4 anni e, una volta che questo comincia ad essere profittevole (ma non a rimborsare del tutto l' investimento) decido di mollare tutto e dedicarmi a taglio&cucito.
IO lo definirei un pirla/ ciula/ ...i sinonimi metteteli voi.
un rapporto di collaborazione tecnica alla guida della Squadra Nazionale della durata superiore ai quattro anni potrebbe non sortire i risultati auspicati". :
e chi siamo gli ALL BLACK?
Inoltre Mallet ha accusato Checchinato di essere un arrivista:ma va?!e pensate che è il delfino di Gargamella .
Se questo prenderà mai il posto di Dondi(e si sono molte possibilità che ciò avvenga) anche l' Italrugby rispecchierà la frase celebre del Gattopardo:
bisogna cambiare tutto per non cambiare nulla!
buone feste a tutti e w il rugby pane e salame
La nota sullo "stile" riassume quanto dici fabian,o meglio il tuo commento la esplicita.
Solo che occhio, a nostro avviso tutto questo è proprio un epifenomeno del "rugby pane e salame", che va esaltaaot e preservato fin che si gioca "tra fioi" ma che dovrebbe invece dar strada al professionismo anche dietro alle scrivanie, se si volessero evitare giochini da provinciali nel senso deteriore del termine come questi.
(Nb.: "provinciale" è uno stato mentale, non il numero di abitanti della città in cui si vive. E'una sindrome evidenziata dalla miopia, dal bandierone localista, dal tentare di tirar la pochissima acqua esistente al proprio mulino locale invece che svilupparne di nuova e fresca).
Non solo Mallett, anche i soloni federali si son costruiti la giustifica per l'ennesimo non passaggio del turno ai Mondiali, guadagnandosi four more years. Almeno così credono.
La verità è che in manoa questi qui, il rugby in Italia ha altri due anni di vita, tanti quanti la durata dell'investimento dei Benetton sul Treviso.
Il resto, gestito dai federali, rimane "pane e salame", che se magna non tanto il tifoso ma personaggi di basso cabotaggio che più in alto sarebbero persi.
Un futuro rumeno, stile baseball o se va bene da basket.
w il rugby pane e salame :era un modo di dire indipendente dal contenuto del mio post , comunque è vero il professionismo è ben altra cosa dal caro rugby pane e salame che come dici tu solo a Treviso praticano CONCRETAMENTE.
Perchè non ti candidi alla municipalizzata(fir) ?
Sai che bello sfida alle elezioni abr vs munari con gargamella&company Foera da i ball.
La municipalizzata fir! Questa te la copio :)
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