giovedì 12 maggio 2011

Anche il rugby se la fa sotto


Brown Ribbon era il nastrino di una vecchia campagna contro l'ipocrisia "Politically Correct"; ora è il titolo della rubrica di RightRugby per le polemiche controcorrente. Una rubrica che non ha paura di rischiare tackle un po' alti o prese di posizione apparentemente imbarazzanti, come quella di Bakkies Botha su Jimmy Cowan nel logo. Del resto: "If you can't take a punch, you should play table tennis".

Oggi si fa cenno a una decisione della Irb presa lo scorso mese che, come avrebbe detto il mitico Gassman, m'era rimasta nella strozza.
La Irb Pacific Nations Cup è dal 2006 l'equivalente del Sei Nazioni nello spazio Pacifico diciamo così non TriNations, anche se fino a due edizioni fa la Nuova Zelanda vi partecipava con una squadra - i Maori o i Junior All Blacks - e una rappresentativa Australiana fu invitata. Difatti fu sempre vinta dalla Nuova Zelanda, tranne l'ultima edizione in cui non c'era, che vide l'affermazione di Samoa. Le squadre coinvolte sono Samoa, Tonga, Fiji, Giappone: ovviamente rappresenta un appuntamento importante soprattutto per quest'ultima nazione, bisognosa di confrontarsi con rugby più "solidi" e dalle tradizioni più profonde per continuare a crescere. E' una crescita che tocca non solo gli aspetti tecnici ma anche la diffusione, la popolarità: una partita contro Samoa o le Fiji è sicuramente destinata ad attirare più pubblico che non le sfide con il Kazakhstan o gli Emirati Arabi Uniti della Asian Nations Cup. Il tutto fa parte di un programma che passa dai prossimi Mondiali, dove la rappresentativa guidata da John Kirwan inizia a far esperienze d'alto livello e ha come destinazione il 2019, quando i Mondiali di rugby sarano disputati nel Paese del Sol Levante.

Orbene, che ti decide la Irb il mese scorso, dopo che i calendari per la prossima edizione del torneo Pacific Nations previsto per luglio eran già pronti? Contrordine compagni han diramato,  in Giappone non si può più giocare a rugby: tutte le partite casalinghe di quella nazionale, tranne la prima a Tokio il 2 luglio (troppo tardi per spostarla), dovranno essere rilocate alle Fiji  - Suva e Lautoka.
Vi risparmiamo qui gli equilibrismi verbali con cui il presidente Lapasset ha tentato di giustificare la decisione; ovviamente, il motivo ufficiale è il terremoto devastante subito dalla costa NordEst di quel Paese. C'è veramente da rimanere allibiti, il commento migliore da farsi è quello che attraversa l'aspetto umano della questione e arriva proprio da Kirwan: "Sarebbe stata una magnifica opportunità per mostrare la solidarietà del mondo del rugby a un Paese duramente colpito, un modo stupendo per aiutarlo a recuperare senso della "normalità" e morale dopo la catastrofe; ma tant'è, così han deciso, andremo tutti alle Fiji invece di star vicini alla gente".

Notare prego, la decisione degli ineffabili gnomi della Irb è del tutto diversa da quella presa dopo il terremoto di Christchurch: in quel caso la decisione sullo spostamento delle partite previste per i Mondiali fu della Federazione e del Governo locali. Qui invece nessun giapponese ha detto, lo stadio di Tokio piuttosto che di Osaka non sono agibili; c'è stato un diktat estemporaneo dall'Organismo di governo del rugby mondiale.
Aldilà del metodo, colpisce poi il merito: Christchurch è devastata, non sussistono più le condizioni per giocare e quindi, con molto dispiacere per le popolazioni locali, il loro orgoglio e l'aiuto al ritorno alla normalità,  le gare vengono spostate di qualche centinaio di chilometri ma restano nel Paese - Auckland, Dunedin, Napier etc.  In Giappone invece no: pur essendo una nazione vasta, estesa più dell'Italia  e con suppergiù 120 milioni di abitanti, per non parlare di qualità e diffusione delle infrastrutture sportive e non, ebbene la Irb l'ha dichiarato tutto "off limits", da Okinawa a Sapporo.

Sarebbe come se un terremoto a Gemona piuttosto che a Messina, facesse considerar rischioso mesi dopo l'utilizzo dello stadio di Torino. Uno dice naaa, non possono essere così crassamente illogici, ci dev'essere qualcos'altro sotto; non puoi dirmi che alla Irb sian come quel 20% di assenteisti romani in più rispetto agli standard, ieri sulla scia di farlocche profezie di terremoto
.
Quel che ci sta sotto emerge dai balbettii di Lapasset ed è pure peggio di quanto successo a Roma, sul piano della logica e della informazione: quel che fa paura alla Irb di e di converso a tutti i rugbisti del Mondo da essa rappresentati e tutelati, non è il terremoto di livello nove, le scosse d'assestamento o un nuovo tsunami incombente. Nulla di tutto questo: il rugbista mondiale trema, piega le ginocchia  e gira i tacchi di fronte alla Bestia 666 dei tempi nostri: le radiazioni, la catastrofe nucleare, il rischio di morire tutti contaminati.
Basterebbe chiedersi, quante vittime ha fatto 'sta centrale di Fukushima sinora (riposta: zero, compresi i pompieri intervenutici dentro) e quanti ne ha fatti  l'evento in sè, inclusivo di crolli di dighe (14.000 vittime accertate, altrettanti dispersi), si sarebbe già dato da solo tutte le risposte: al limite si sarebbe detto, per massima precauzione ci si tolga da Tokio troppo vicina alla centrale (300km ...).
Ma sicuramente siamo noi che la facciamo troppo facile: è più politicamente corretto abbandonarsi al panico, all'irrazionale, evitare l'analisi e rifugiarsi nella paure millenariste, nelle superstizioni, nel vade retro. Anche per rugbisti che non dovrebbero aver paura di nulla. Se ne deve dedurre che all'alba della seconda decade del nuovo millennnio, l'IGNORANZA e la paura dell'ignoto è più forte dello sport dei forti.
Del resto il panico nucleare ha colpito le opinioni pubbliche europee più ancora che in Italia (ogni tanto una riprova che il Medioevo è radicato più Oltralpe che nella patria del Rinascimento) e la tremebonda e vigliacca decisione della Irb di Lapasset ne è un perfetto riscontro.
Ci sarebbe da riderci sopra e scrollar le spalle se il tutto non risultasse oltre che patetico, offensivo e irriguardoso nei confronti di milioni di giapponesi e di tutti i rugbisti del Mondo, cui i capintesta del movimento fan dire: vorremmo tanto esser solidali, ma siamo attanagliati da una fottuta PAURA dei raggi verdi ...

1 commento:

ringo ha detto...

Commento politicamente scorretto: mi sorprende che a Roma non abbiano chiesto di ricollocare tutto il Mondiale in Italia - visto che hanno messo in un cassetto il progetto nucleare, tra l'altro.

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