Tocca a Gatland ora
C'è fermento in Galles per l'affare Gavin Henson. Ne parlano, i tifosi si dividono come accade ogni volta che giunge il periodo delle convocazioni. Henson è nella lista dei 26 che affronteranno i Barbarians (Sergio Parisse incluso) al Millennium Stadium a giugno. E immancabilmente, per ogni giocatore della nazionale che capita sotto tiro, i media pongono la domanda: ma Gavin in squadra? Così, mentre il coach Warren Gatland si è prestato ad una chat con i sostenitori, Alun Wyn Jones aveva già dato.
La seconda linea degli Ospreys ed ex Lions è stato più convincente quando ha sponsorizzato il ruolo di capitano andato a Sam Warburton per l'occasione ("For me, as a country, we're starting to assemble good dominant personalities", ha dichiarato e la ventiduenne terza linea dei Cardiff Blues è nel gruppo, secondo AW Jones). Quanto al resto, "if you're playing for Wales, you're playing for Wales". Certo che ha molto spirito patriottico lo spilungone, uno giù alla mano come ha dimostrato venerdì a Viadana, dopo la partita contro gli Aironi. E non si nasconde: alla domanda se sia contento della scelta su Henson, ha risposto che "sì, non vedo perché no. Sta giocando adesso". E ancora: "Non sono uno dei selezionatori. Non mi importa granché".
Ora tocca a Gatland. Lo ha voluto, non vuol dire che se lo porterà in Nuova Zelanda per il Mondiale, ma ha anche aggiunto che la scelta rende più felici i giornalisti che lui: ogni giorno avranno qualcosa da scrivere a riguardo. Lo ha difeso come farebbe qualsiasi allenatore nel senso che ha ricordato come si fosse comportato bene quando lo ha avuto in squadra, tanto negli allenamenti quanto nel resto del tempo con i compagni e con lo staff. "Se sarà in forma, sarà un bene per il Galles". La sfida più importante, al momento, è però quella di riuscire a calmare gli animi di tutti. Dei giocatori e dell'opinione pubblica e rassicurare soprattutto i media. Da una parte può riuscirci il trequarti ora al Tolone, dall'altra solo il manager. E' una questione psicologica, più che una guerra tattica. E in Galles attendono entrambi al varco.
La seconda linea degli Ospreys ed ex Lions è stato più convincente quando ha sponsorizzato il ruolo di capitano andato a Sam Warburton per l'occasione ("For me, as a country, we're starting to assemble good dominant personalities", ha dichiarato e la ventiduenne terza linea dei Cardiff Blues è nel gruppo, secondo AW Jones). Quanto al resto, "if you're playing for Wales, you're playing for Wales". Certo che ha molto spirito patriottico lo spilungone, uno giù alla mano come ha dimostrato venerdì a Viadana, dopo la partita contro gli Aironi. E non si nasconde: alla domanda se sia contento della scelta su Henson, ha risposto che "sì, non vedo perché no. Sta giocando adesso". E ancora: "Non sono uno dei selezionatori. Non mi importa granché".
Ora tocca a Gatland. Lo ha voluto, non vuol dire che se lo porterà in Nuova Zelanda per il Mondiale, ma ha anche aggiunto che la scelta rende più felici i giornalisti che lui: ogni giorno avranno qualcosa da scrivere a riguardo. Lo ha difeso come farebbe qualsiasi allenatore nel senso che ha ricordato come si fosse comportato bene quando lo ha avuto in squadra, tanto negli allenamenti quanto nel resto del tempo con i compagni e con lo staff. "Se sarà in forma, sarà un bene per il Galles". La sfida più importante, al momento, è però quella di riuscire a calmare gli animi di tutti. Dei giocatori e dell'opinione pubblica e rassicurare soprattutto i media. Da una parte può riuscirci il trequarti ora al Tolone, dall'altra solo il manager. E' una questione psicologica, più che una guerra tattica. E in Galles attendono entrambi al varco.
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