C'è baruffa nell'aria Federale (calmi, non in Italia)
La notizia lanciata dal Daily Telegraph ha del clamoroso: John Steele, Chief Executive Officer della Rugby Football Union inglese (il capo esecutivo della Federazione, una azienda che fa business, che risponde a un Board non composto da valvassori e valvassini) sarebbe stato forzato a dare le dimissioni ad appena nove mesi dalla sua presa in carica.
Il motivo delle dimissioni è organizzativo, molto puntuale e "manageriale": no non si tratta di mala gestione o carenza di risultati - da quando è un carica se non altro ha portato fortuna ai club e alla nazionale inglesi; piuttosto avrebbe "fatto casino" nel definire ruolo e attore per il Performance Director e soprattutto "annoiato" il candidato in pectore, cioè il potente Sir Clive Woordward, colui che guidò dalla panchina inglese la conquista del Mondiale 2003.
Ricapitoliamo la storia dall'inizio, tanto è breve: John Steele, ex giocatore e allenatore dei Northampton Saints poi divenuto capo della UK Sports, l'Ente che supporta finanziariamente gli atleti inglesi selezionati per le Olimpiadi 2012, giusto un anno fa viene nominato capo della Rfu. Il board lo sceglie col preciso incarico di ridisegnare la struttura della Rugby Union più importante del Mondo, con target la Coppa del Mondo da organizzare in casa nel 2015.
L'uomo si mette al lavoro e a gennaio propone una ristrutturazione radicale, che raggruppa e riassegna tutti i dipartimenti della Rfu in tre direzioni ed elimina il ruolo di Elite Rugby Director occupato da Rob Andrew, teoricamente il capo del head coach della nazionale ma nella pratica un ruolo molto di back-office, politica interna, qualche intervista e pochi fatti.
La ristrutturazione proposta da Steele viene approvata all'unanimità dal Board, Andrew viene riciclato in un ruolo minore, s'avanzano candidature prestigiose per gli altri posti-chiave e paiono tutti felici e e contenti.
Il diavolo però si annida nei dettagli: a dicembre una lettera agli atelti ingaggiati in club esteri da lui approvata, consistente in un avviso che saranno scartati dalle selezioni nazionali, fa alzare qualche sopracciglio, ma è solo l'inizio. Il vero scoglio è il nuovo ruolo di Performance Director (PD), un incarico di sostanza anche se da tribuna e non da campo, che pare disegnato apposta per la figura di Clive Woodward. Questi però si schermisce immediatamente e afferma pubblicamente di voler rimanere alla guida del Comitato Olimpico di London 2012.
O Steele lo prende troppo sul serio oppure non gli va la sua candidatura, anche se annuncia che il processo di selezione sarà ritardato: utile per aspettare che passino 'ste Olimpiadi e togliere scuse a Woodward, dato che dentro al board c'è chi lo vuole a ogni costo.
Infine il blitz fatale: il mese scorso il Ceo annuncia a ciel sereno una ridefinizione dell'incarico di PD - la job description - sottraendo a chiunque sarà il controllo sul coach della nazionale e limitando il ruolo ai Saxons e alla selezione dei futuri talenti. Forse l'ha fatto per cercar sponda in coach Martin Johnson, uno che già dalla faccia non vuole noie nel suo locale.
Apriti cielo: dieci giorni fa Steele viene costretto a far marcia indietro rimangiandosi la modifica, anche se incassa al contempo il supporto formale di tutto il Board; il tutto a stretto giro di posta dopo una nuova dichiarazione di Woodward di essere sempre meno interessato al posto.
Sin qui la storia. Ora si scopre che la solidarietà a Steele era falsa: evidentemente chi tenta di erigere ostacoli lungo la strada del ritorno di Woodward in Rfu, muore. Lo ammette il Chairman of the Board (il Presidente) Martyn Thomas, quando sottolinea riguardo a Woodward:"It never went to interview and that was one of the issues".
La sentenza è annunciata il 24 maggio, con la decisione del Board di procedere a una "review" del processo di selezione del PD; viene usata da chi non ama il decisionismo manageriale di Steele o l'aveva assunto "a termine" per inchiodarlo. Secondo il Telegraph, l'ultima riunione di ieri che ha sollecitato le sue dimissioni, "gets nasty".
Vorremmo anche vedere: in sostanza un "regolamento di conti" interno proclama lo stato di emergenza ai piani alti della Rfu a meno di cento giorni dall'inizio dei Mondiali, dove l'Inghilterra arriverebbe rilanciata come principale antagonista dei vincitori designati, gli All Blacks di casa.
Se il Telegraph ha fonti buone, allora che razza di dilettanti son quelli della Rfu, verrebbe da commentare dall'Italia. Tutto 'sto casino per una riorganizzazione interna! S'ispirassero ai veri professionisti della Fir, che da vent'anni fan rivoluziò battagliò e tutto continua tranquillamente a girare intorno ai soliti motori immobili (quanta invidia ...).
Il motivo delle dimissioni è organizzativo, molto puntuale e "manageriale": no non si tratta di mala gestione o carenza di risultati - da quando è un carica se non altro ha portato fortuna ai club e alla nazionale inglesi; piuttosto avrebbe "fatto casino" nel definire ruolo e attore per il Performance Director e soprattutto "annoiato" il candidato in pectore, cioè il potente Sir Clive Woordward, colui che guidò dalla panchina inglese la conquista del Mondiale 2003.
Ricapitoliamo la storia dall'inizio, tanto è breve: John Steele, ex giocatore e allenatore dei Northampton Saints poi divenuto capo della UK Sports, l'Ente che supporta finanziariamente gli atleti inglesi selezionati per le Olimpiadi 2012, giusto un anno fa viene nominato capo della Rfu. Il board lo sceglie col preciso incarico di ridisegnare la struttura della Rugby Union più importante del Mondo, con target la Coppa del Mondo da organizzare in casa nel 2015.
L'uomo si mette al lavoro e a gennaio propone una ristrutturazione radicale, che raggruppa e riassegna tutti i dipartimenti della Rfu in tre direzioni ed elimina il ruolo di Elite Rugby Director occupato da Rob Andrew, teoricamente il capo del head coach della nazionale ma nella pratica un ruolo molto di back-office, politica interna, qualche intervista e pochi fatti.
La ristrutturazione proposta da Steele viene approvata all'unanimità dal Board, Andrew viene riciclato in un ruolo minore, s'avanzano candidature prestigiose per gli altri posti-chiave e paiono tutti felici e e contenti.
Il diavolo però si annida nei dettagli: a dicembre una lettera agli atelti ingaggiati in club esteri da lui approvata, consistente in un avviso che saranno scartati dalle selezioni nazionali, fa alzare qualche sopracciglio, ma è solo l'inizio. Il vero scoglio è il nuovo ruolo di Performance Director (PD), un incarico di sostanza anche se da tribuna e non da campo, che pare disegnato apposta per la figura di Clive Woodward. Questi però si schermisce immediatamente e afferma pubblicamente di voler rimanere alla guida del Comitato Olimpico di London 2012.
O Steele lo prende troppo sul serio oppure non gli va la sua candidatura, anche se annuncia che il processo di selezione sarà ritardato: utile per aspettare che passino 'ste Olimpiadi e togliere scuse a Woodward, dato che dentro al board c'è chi lo vuole a ogni costo.
Infine il blitz fatale: il mese scorso il Ceo annuncia a ciel sereno una ridefinizione dell'incarico di PD - la job description - sottraendo a chiunque sarà il controllo sul coach della nazionale e limitando il ruolo ai Saxons e alla selezione dei futuri talenti. Forse l'ha fatto per cercar sponda in coach Martin Johnson, uno che già dalla faccia non vuole noie nel suo locale.
Apriti cielo: dieci giorni fa Steele viene costretto a far marcia indietro rimangiandosi la modifica, anche se incassa al contempo il supporto formale di tutto il Board; il tutto a stretto giro di posta dopo una nuova dichiarazione di Woodward di essere sempre meno interessato al posto.
Sin qui la storia. Ora si scopre che la solidarietà a Steele era falsa: evidentemente chi tenta di erigere ostacoli lungo la strada del ritorno di Woodward in Rfu, muore. Lo ammette il Chairman of the Board (il Presidente) Martyn Thomas, quando sottolinea riguardo a Woodward:"It never went to interview and that was one of the issues".
La sentenza è annunciata il 24 maggio, con la decisione del Board di procedere a una "review" del processo di selezione del PD; viene usata da chi non ama il decisionismo manageriale di Steele o l'aveva assunto "a termine" per inchiodarlo. Secondo il Telegraph, l'ultima riunione di ieri che ha sollecitato le sue dimissioni, "gets nasty".
Vorremmo anche vedere: in sostanza un "regolamento di conti" interno proclama lo stato di emergenza ai piani alti della Rfu a meno di cento giorni dall'inizio dei Mondiali, dove l'Inghilterra arriverebbe rilanciata come principale antagonista dei vincitori designati, gli All Blacks di casa.
Se il Telegraph ha fonti buone, allora che razza di dilettanti son quelli della Rfu, verrebbe da commentare dall'Italia. Tutto 'sto casino per una riorganizzazione interna! S'ispirassero ai veri professionisti della Fir, che da vent'anni fan rivoluziò battagliò e tutto continua tranquillamente a girare intorno ai soliti motori immobili (quanta invidia ...).
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