domenica 12 giugno 2011

SuperRugby, equilibri e autolesionismi a una giornata dal termine

Penultima giornata della stagione regolare del SuperRugby, (17' giornata, tutte le squadre avranno effettuato alla fine 16 partite), siamo alle sentenze inappellabili o alle speranze al lumicino.
Prosegue la marcia da leader assoluti dei Reds, unico team con 12 vittorie su 15 partite; gli Stormers dalla cima del Capo possono permettersi di tirare il fiato, mentre i Crusaders come previsto si riprendono la testa della Conference neozelandese. Per le tre wildcard, se i Blues nonostante la sconfitta hanno ancora il controllo del proprio destino, gli Highlanders si chiamano definitivamente fuori cedendo il testimone ai Waratahs, mentre i Bulls confermano di voler esserci a difendere il titolo. E' il mezzo sgambetto dei Lions agli Sharks a delineare in maniera pressocchè definitiva - a meno di rovesci epocali nell'ultima giornata - le sei per i playoff, che a questo punto saranno due australiane, due neozelandesi e due sudafricane.
A questo punto non guasta un ripassino alle regole di composizione dei playoff : si qualificano le prime di ogni Conference, più le successive prime tre assolute (wildcards). La classifica assoluta è determinata dai punti fatti, in caso di parità vale il numero di vittorie riportate. Tra le prime tre, le due che han fatto più punti saltano direttamente alle semifinali, mentre la terza tra le leader di Conference incontrerà la terza delle wildcard per i quarti di finale, che vedranno anche la prima wildcard contro la seconda wildcard. Ogni partita si giocherà in casa di chi ha finito la stagione regolare con più punti.

Conference australiana
Tre le gare giocate sul suolo australiano nel weekend, una importante per l'orgoglio Brumbies, l'altra per assegnare i playoff casalinghi ai Reds, la terza è uno spareggio che taglia definitivamente fuori gli Highlanders e apre le porte dei playoff ai Waratahs.

- ACT Brumbies 32 - 17 Melbourne Rebels
C'è solo l'orgoglio in palio a Camberra: i Rebels per scrollarsi dall'ultimo posto assoluto, i Brumbies alla fine di una stagione disgraziata per per affermarsi almeno come terza forza australiana, ma nonostante i cinque punti odierni è forse troppo tardi per entrambe.
Il ritorno in campo di Danny Cipriani dà una maggiore incisività al team guidato da Stirling Mortlock ma non ne risolve certo i limiti, mentre la squadra capitanata da Matt Giteau e Adam Ashley-Cooper, entrambi sul piede partente all'arrivo del nuovo coach Jake White, da un paio di turni ha finalmente ritrovato la incisività che gli compete. Finisce cinque mete a due,  quattro a zero segnate entro il 41' e le due degli ospiti nell'ultimo quarto.
I Brumbies hanno raggiunto i Western Force al terzo posto della Conference; nell'ultimo turno visiteranno i Waratahs mentre i Rebels riceveranno i Force.

- Western Force 21 - 24 Queensland Reds
Con la vittoria il team di Ewen McKenzie conserva la testa del torneo e la certezza aritmetica di semifinali casalinghe (possono essere raggiunti solo dagli Stormers, contando anche il numero di vittorie ottenute); ora basterà un punto nell'ultima giornata in casa Chiefs per guadagnare la certezza di disputare al Suncorp di Brisbane anche l'eventuale finale.
La partita è combattuta e dal punteggio costantemente altalenante; i Force hanno il rientro di James O'Connor schierato estremo, marcano due mete nel primo quarto di gara col centro ex Dragons Rory Sidey. I Reds rimangono agganciati, rispondendo a ogni meta in pochi minuti coi leader di reparto Quade Cooper e Scott Higginbotham (che coppia di lock con Horwill!). Al 67' scatto in avanti dei padroni di casa che mandano in meta David Pocock e si riprendono la testa; la replica fatale dei Reds arriva al 78', con la meta dell'ala 19enne (a proposito di mondiali junior) Dominic Shipperley, sostituto del 21enne Rod Davies. Per inciso, se teniamo presente che dall'altra parte O'Connor è del '90 e Pocock dell'88, ve lo fate spiegare da quelli della Fir il senso di un campionato "Under23"? Giurassico. Persino nel golf ora c'è Manassero, 18 anni ...
L'ultima giornata dei Force come detto sarà in casa coi Rebels, per una agevole difesa dell'ottimo terzo posto in Australia; i Reds andranno in trasferta ad Hamilton casa Chiefs, con la vittoria della Conference in tasca e l'obiettivo di almeno un punto, per confermare la leadership assoluta del SuperXV in ogni evenienza.

- Waratahs 33 - 7 Highlanders
Partita con molto in palio per entrambe: uno spareggio tra due provenienti da sconfitte cocenti, per determinare chi potesse ambire all'ultima wildcard. Alla fine i Sudisti tornati alla tradizionale maglia rossoblu, confermano di essere sulla china discendente dopo un inizio stagione stellare, consentendo ai padroni di casa di "ganar" un punteggio molto netto e parzialmente bugiardo, imputabile a due fattori, il "cinismo" e il sempre più fuoriclasse Kurtley Beale - l'anno prossimo a Melbourne.
Il gioco lo gestiscono regolarmente i neozelandesi, con quel loro sistema molto fisico e poco Kiwi fatto di furiosi colpi d'ariete, con protagonista il pack guidato da Adam Thompson e aperture al largo finali compromesse da errori all'ultimo passaggio. I Tahs' reggono con ordine in difesa, sovente ridotta agli ultimi metri di campo e ripartono micidiali di contropiede. Sono invenzioni in serie dell'estro di Beale già nei primi 15 minuti: la prima partendo da metà campo per seminare da solo prima e seconda linea di difesa e servire al sostegno del flanker David Dennis la più semplice delle mete, la seconda partendo dai propri 22 metri per lanciare in meta il centro Tom Carter. I neozelandesi con estremo dispendio di energie arrivano alla "loro" meta di pick&go col tallonatore Jason Rutledge, ma poi non riescono più a trasformare l'immensa mole di lavoro in punti. Tutto il contrario per gli australiani, massimo risultato col minimo sforzo: il centro Tom Carter alla fine marca tre mete, l'ultima al 77' per l'importante punto di bonus. Berrick Barnes col suo caschetto "standard" viene sostituito alla mezz'ora dal più scattoso Afa Pakalani. Purtroppo è uscito perché son ricominciati i suoi mal di testa e a questo punto c'è da chiedersi se non debba smettere di giocare per sempre.
Highlanders fermi a 45 punti, a otto dal sesto posto quindi ufficialmente tagliati fuori dai playoff, nell'ultima giornata visiteranno Auckland; i Waratahs salgono al settimo posto assoluto, a uno dal sesto che vale i playoff; dato che nell'ultimo turno la quinta incontrerà la sesta in classifica, se vinceranno la partita casalinga coi Brumbies ce l'avranno fatta.

- Conference neozelandese
Due le partite giocate nella Terra della Lunga Nuvola, una dal significato "morale", la possibilità di raggiungimento del terzo posto nella Conference, l'altra decisiva per la testa del girone.

- Chiefs 18 - 18 Hurricanes
Deludente risultato per le due Kiwis nobili e dal favoloso potenziale d'attacco ma relativamente decadute. Del resto nessuna aveva più speranze di playoff. Venerdì sera partivano meglio i padroni di casa arrivando al 10-0 nei primi dieci minuti con la meta di Richard Kahui e la trasformazione più penalty di Stephen Donald (prossimamente a Bath). Al 45' è pari e patta dopo due mete per parte: a Kahui risponde il tallonatore All Blacks Andrew Hore, l'altro ex All Blacks Isaac Ross riporta avanti i Chiefs per il 15-5 dell'intervallo; poi replica Hosea Gear, con Aaron Cruden a trasformare e marcare il penalty del pareggio. Allungo di Donald al 53', pareggio finale di Cruden al 68' e fine delle ostilità.
Nell'ultimo turno i Chiefs riceveranno i Reds ma in ogni caso non potranno superare gli Highlanders e prendersi il terzo posto; lo potrebbero fare gli Hurricanes in caso di sconfitta del team dell'Isola Meridionale, sempre che siano in grado di battere i Crusaders fuori le mura amiche.

- Crusaders 23 - 16 Blues
La sfida in quel di Timaru per la supremazia della Conference neozelandese finisce come previsto: quarta sconfitta in fila per i Blues, pure al termine di una gara molto contesa. Gli ospiti si portano avanti con la meta di Rene Ranger (stagione finita per infortunio) ma vengono raggiunti da quella di Matt Todd, sostituto 22enne di Richie McCaw e superati entro il primo quarto dai calci di Dan Carter. Alla fine del primo tempo c'è la meta di Zach Guildford (Mvp dei Mondiali Junior 2009) per l'allungo dei padroni di casa sul 18-11. La partita non è chiusa, la risposta dei Blues arriva all'inizio del secondo tempo col pilone Charlie Faumuina, non trasformata da Luke McAlister. Il puntegigo rimane in bilico 18-16 fino alla seconda meta di Guildford a cinque minuti dalla fine.
I Saders strappano la leadership della Conference ai Blues e la difenderanno nell'ultima giornata ancora "in casa" (se così si può dire per questo team errante) con i Canes; i Blues sono secondi un punto sotto, a 56, riceveranno gli Highlanders e nonostante la serie di passi falsi gli basterà vincere per assicurarsi un posto playoff.

- Conference sudafricana
Le due gare in territorio sudafricano risultano le più appassionanti e tra le più incerte: le africane sono partite lentamente ma ultimamente sono salite nella forma. Ne risulta la  Conference più livellata e combattuta, con tre team ancora nei playoff a una giornata dal termine del torneo e con punte di autolesionismo nazionale: del resto è il senso dei derbies.

- Lions 30 - 30 Sharks
La solita partenza a razzo dei Lions all'ultima gara stagionale (saranno a riposo nel prossimo turno), il solito recupero consentito agli avversari nel secondo tempo: almeno stavolta lo arrestano al pareggio. E' un progresso che peraltro costa molto caro alla franchigia di Durban, ancora nei playoff ma che per rimanerci dovrà cercare l'impresa nell'ultima giornata.
Dopo i primi tre punti di Patrick Lambie, (l'anno scorso ai mondiali Junior, ora terzo marcatore assoluto del SuperRugby),  Butch James schierato all'apertura riporta i padroni di casa in testa sul 6-3 alla fine del primo quarto di gara. Poi i Lions dilagano: alla mezz'ora meta del flanker Cobus Grobbelaar, a fine del primo tempo del mediano Jano Vermaak, al 45' la seconda meta di Grobbelaar per un 30-9 che se non fossero i Lions suonerebbe abbastanza definitivo. Invece come al solito dal 50' in poi il team di Johannesburg entra in crisi: a suonare la sveglia per gli Sharks ci pensa il coach Plumtree, sostituendo capitan John Smit sempre più "utility forward" ma in affanno ovunque (stavolta è schierato hooker) col titolare Bismark du Plessis; la prima meta è di Patrick Lambie ed arriva quando deve cedere il posto di apertura retrocedendo estremo a un certo Frederick Michalak al debutto stagionale; agevola il recupero Sharks l'esperto James, meritandosi il giallo per una presa al collo. La pressione degli Sharks viene finalizzata dalle due ali, al 67' Pietersen e al 75' Mvovo. Lambie centra entrambe le non semplicissime trasformazioni per il pareggio. I Lions riescono ad evitare ulteriori punizioni anche per l'ingresso di Elton Jantjes che agevola il lavoro di pulizia tattica degli assalti avversari, frenetici ma convinti. Nel finale i Lions provano a costruire un drop per Butch James, si portano a distanza fattibile ma l'apertura ex Bath fallisce la punizione forse eccessiva per gli Sharks.
Eccessiva o meno, rimane che l'ultima resistenza dei Lions toglie al Sudafrica un posto dei tre attualmente occupati nei playoff: gli Sharks sono a 53 punti al pari dei Bulls, un punto sopra i Waratahs settimi ma nel prossimo turno saranno proprio a Pretoria in uno spareggio con un solo slot playoff in palio, pòsto che i Tahs bàttano in casa i Brumbies.
Del resto chi è causa del suo mal ... Coach Plumtree avrà da meditare a lungo su quel primo tempo molto passivo dei suoi, mentre il suo connazionale John Mitchell ex coach degli All Blacks, si gratta la pelata per capire come riuscire a pilotare una macchina capace di tutto, compreso lo schiantarsi all'ultima curva in testa come capitato quest'anno a quello nella 500 miglia di Indianapolis.

- Stormers 16 - 19 Bulls
Partita tesa sul filo del rasoio fino alla fine, con moltissimo in palio ma solo per i Bulls, mentre i padroni di casa eran tranquilli grazie ai sei punti di vantaggio accumulati. Ne risulta una sfida al piede tra il "re" della specialità Mornè Steyn (primo marcatore del torneo con oltre 200 punti) e il classe 1990 Kurt Coleman.  A fine del primo tempo è 3-6, che diventa 6-9 all'ora di gioco, tra spinte e controspinte dei vari Bekker, Burger e Louw (la prossima stagione a Bath) da una parte, di Roussow, Matfield, Stegmann e Spies (in foto) dall'altra. La partita viene perà risolta da un guizzo dell'ala Bulls schierata mediano Francois Hougaard, che ruba una rimessa laterale mal lanciata e la deposita in meta al 65'. Al 79' però la mole di Andries Bekker pareggia il conto delle mete, portando il punteggio sul 16-19, quanto basta ai Bulls. Nell' extra time i Bulls in attesa dell'errore di handling che chiuderebbe la partita, tengono gli Stormers in sterile possesso lontano dai loto pali, fino a quando all'82' Brian Habana si infila come un razzo in un varco millimetrico e arriva dentro ai 22 metri dei Bulls. Il brivido lungo la schiena viene resettato dal recupero eroico di Matfield e Hougaard, che consumano le ultime stille di ossigeno per bloccare l'isolato Habana e costringerlo al tenuto. Finale simbolico di come in Sudafrica ultimamente si giochi sempre alla morte ovunque.
Gli Stormers non ancora certi del primato nella Conference, tenteranno la difesa del primo posto per il quale è sufficiente un solo punto, in una potenzialmente problematica trasferta in casa dei riposati Cheetahs; piuttosto la vittoria consentirebbe ai Capetonians di saltare i quarti di finale indipendentemente dai risultati sugli altri campi. Per i Bulls come detto sarà autentico spareggio con gli Sharks, a Pretoria.

Riuniti dal Grillotalpa, qui tutti gli highlights delle partite del turno.
Se tutto filerà come dovrebbe nell'ultima giornata, potremmo avere nei quarti di finale Crusaders o Stormers vs. Waratahs e Blues vs. Bulls, con Reds e Stormers o Crusaders direttamente in semifinale.

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