venerdì 29 luglio 2011

La restaurazione dello Stade

Dopo le delusioni cocenti e i brividi da rischiata retrocessione amministrativa provati alla chiusura della stagione, dopo il sollievo per lo scampato pericolo accompagnato dalla tristezza dell'adieu a Max Guazzini e a vent'anni vissuti pericolosamente tra marketing creativo e assalti ai piani alti del rugby continenale, lo Stade Francais ha voltato pagina. Nuova presidenza e compagine proprietaria, volti nuovi arrivati con un mercato più razionale che emotivo (ma con colpetti significativi come Warwick da Munster e il lock Mostert, appena richiamato negli Springboks), si riparte dopo aver sciolto l'ultimo nodo, il rilascio al Tolone del riottoso Mathieu Bastareaud che a Parigi faceva i capricci.
Chiuso l'ultimo retaggio di un passato quasi "calcistico", mentre Sergio Parisse e gli altri senior nazionali son lontani, il piano tecnico è ora del tutto nelle mani di coach Michael Cheika, che ha allestito una fase preparatoria al campionato decisamente controcorrente ma molto interessante.

Tanto per cominciare, tutti in ritiro presso il quarto Reggimento della Legione Straniera a Castelnaudary (nella foto sopra); soprannominato "la forgia della Legione", si tratta del reparto deputato alla prima selezione fisica e mentale dei Legionari. Nella scelta c'è sicuramente il messaggio per tutti della nuova gestione, di stacco netto dalla "mondanità" pregressa. Comunque la cittadina del Languedoc è anche la capitale del cassoulet, robetta leggera adatta al rugbista che dopotutto non vive di solo rugby; l'aspetto inquartato di Cheika stesso par suggerire che lo sappia bene ...
Nel camp le giornate sono trascorse in modo tosto ma anche divertente per "uomini veri": tra percorsi di guerra, corsi di orientamento, discesa delle rapide, mountain bike, nuoto e boxe.

Alla fine del quarto giorno, altra novità molto interessante: mercoledì scorso partita contro il Lézignan, campione francese di rugby a XIII, giocata con le regole del XIII e per tre tempi da venti minuti (ricordiamo che una squadra francese, i Catalans di Perpignan, partecipa al campionato SuperXIII anglo-gallese; un po' come le italiane in Celtic League).
C'è poco a nostro avviso da alzare il sopracciglio quasi sottintendendo, i soliti mattacchioni dello Stade: tutto il contrario. Da sempre siamo sostenitori del valore formativo del rugby XIII, a livello individuale sui fondamentali, anche in termini di fiato e ritmo: tutti placcano, tutti corrono senza soste e in linea, (quasi) tutti passano e tutti ricevono, molti calciano, e tutto per tutto il tempo. Ah, e nel XIII regnano incroci e offload! Sia in fase d'attacco che come difesa da.
Per inciso, uno dei motivi per cui l'Italia storicamente soffre in tutti i reparti che non siano la prima linea, in tutte le fasi che non siano la mischia ordinata, in tutti i fondamentali che non siano la spinta e a tener ritmi di gioco elevati, è a nostro avviso dovuto anche alla cronica scarsa diffusione del rugby league nella Penisola. Ai regazzini altro che Accademie, li farei giocare al League dalla mattina alla sera, scommettiamo che il livello s'alzerebbe notevolmente?
Per la cronaca ha vinto lo Stade Français, segnando sei mete (Germain, Danty, due Warwick, Arias, Fillol), per un punteggio finale di 32-28.

Idee interessanti, messe in campo per una ripartenza anche mentale del gruppo.
Gruppo che l'anno prossimo vestirà una divisa decisamente più "sobria" che negli ultimi anni (vedila su RR Tumblr): tinta unita blu, rosa limitato ai bordi dei fulmini, niente pop art e riproduzioni artistiche, come da logo del club. Svolta di sobrietà tradizionale, affiancata e rafforzata dalla creazione di una compagine di rugby femminile: quasi a voler dire, d'ora in poi ogni "genere" al posto suo, e occhio più al gioco che al calendario ...

6 commenti:

massimo coppa zenari ha detto...

finalmente! basta con le stronzate fighette di Guazzini!

Abr ha detto...

Si, ha fatto la sua parabola e ora è giusto sia così, ma onore a Guazzini come meritano tutti i visionari, i trail blazers come si dice Oltreoceano, quelli che vanno a scoprire nuove piste, a dissodare territori ancora inesplorati.

Abr ha detto...

... quelle cose che se le fai qui, "l'ambiente" stesso che ne dovrebbe trarre giovamento (nuove idee, nuove prospettive, più opportunità) è il primo che ti mette i bastoni tra le ruote.In qualsiasi campo.
Non è ammesso lo scatto - ma chi si crede di essere? - qui da noi devi rimanere nel gregge. Non si sgarra.

massimo coppa zenari ha detto...

ti dirò che se lo scatto consiste nel kitsch dei gladiatori e delle troie pre-partita, o quelle ridicole magliette con il volto di una santa, o nei pali dipinti di rosa... be', meglio la totale paralisi!

Abr ha detto...

bizes iz biznes, massimo.
Non di sola morale vive l'uomo, a maggior ragione se rugbista dall'ampio appetito.
Poi la cosa Stade ha fatto la sua epoca, punto e a capo: si celebra il positivo (che c'è), si lascia perdere il negativo (tanto c'est passè) e si riparte con un approccio diverso, più "tradizionale", che qui unici tra tutti abbiamo messo in evidenza.

Abr ha detto...

Metto l'accento sull'aspetto business creativo, in contrasto non certo con la tradizione ma con la paralisi che attanaglia il rugby locale.
Che non mi pare positiva al confronto di nulla, manco delle puttane, perché vuol dire morte progressiva, estinzione, insignificanza.

Non dico che la strada unica siano le palillettes, certo che no; ma un minimo di creatività e idee!

Putroppo siamo in un Paese al contrario, dove i "tifosi" (il tifo è una malattia schifosa, non andrebbe mai dimenticato) e i commentatori arrivano a teorizzare seriamente che il privato dovrebbe far le cose in perdita, in nome della sola "passione"!
Solo "loro" dovrebbero esser pagati insomma, in natura (i tifosi con lo spettacolo che sollazzi) o con la grana sonante (gli "addetti ai lavori").
E tali privati son tollerati solo perchè il pubblico, la Federazione, non ha ovviamente le risorse per fargli la franchigia sotto casa, come gli ospedali o le scuole.

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