Ecce All Blacks Mondiali
Le nominations più attese sono state rilasciate in giornata da Graham Henry: chi è stato chiamato a vestire la camiseta negra degli All Blacks, impegnati nella God's Mission casalinga di riconquistare il trofeo Webb Ellis 24 anni dopo.
La squadra ospite annunciata è lagamente quella attesa ma presenta anche delle sorprese. La cosa ci dà finalmente modo di far cenno nel proseguo alla sconfitta subita a Porth Elizabeth col Sudafrica (18 - 5) nel quinto match del TriNations, sabato scorso. Sommersi dai warm up Boreali e dagli annunci non eravamo ancora riusciti a dir nulla al proposito.
Il modulo di Henry è il classico 16 avanti - 14 trequarti. Il coach di lungo corso, sulla panchina All Blacks ma anche in passato su quella gallese sta sul tradizionale, in nome del "gioco espansivo", quando invece la concorrenza più quotata e aggressiva - Australia, Inghilterra, Francia, in attesa della formaziene sudafricana, invece si "copre" col 17-13.
Allineiamoci allora con la mentalità All Blacks e partiamo con l'analisi dal reparto arretrato. Tre sono i mediani designati: nessuna sorpresa a ritrovare Jimmy Cowan, Andy Ellis e anche Piri Weepu, quest'ultimo in emergenza può tamponare anche la posizione di apertura come fatto nel finale a Porth Elizabeth.
Relativa sorpresa invece all'apertura: nel senso che a fianco del titolare Dan Carter, il coach non ha alternative che confermare Colin Slade come rincalzo, nonostante la prova veramente deludente offerta nella sconfitta col Sudafrica (la prima da 23 partite per gli All Blacks), che fa il paio con l'altra deludente prestazione quando partì titolare, con le Fiji.
Il fatto è che Henry non ha (provato) alternative, e ora se lo tiene. Chissà se rimpiange di non aver creduto in Aaron Cruden, o in uno degli altri tanti giovani aperture capaci di droppare e piazzare che pullulano nel campionato NPC. Il punto infatti è la crucialità di Carter nella formazione: se deve uscire chi usa il piede? Solo i più infojati infatti possono ancora pensare che l'eliminazione ai quarti di finale nel 2007 sia stata "colpa" dell'in-avanti francese non visto dall'arbitro Barnes: nella realtà gli All Blacks ebbero tutto il tempo per recuperare e nel finale si installarono nei 22 avversari, ma essendo Carter claudicante, non avevano alternative alla meta che non arrivò.
Nei centri abbiamo le scontate conferme del duo Ma'a Nonu e Conrad Smith e del re dell'offload Sonny Bill Williams, un po' in ombra col Sudafrica. Henry gli aveva chiesto "qualche guizzo dei suoi", forse presagendo i problemi che la formazione All Blacks B avrebbe trovato contro i titolari Boks assetati di sangue. La stampa (australiana, i soliti incorrect!) incolpa per la sua fiacchezza la "dieta Ramadan" cui il novello fedele del Profeta si sarebbe sottoposto nel mese. Vabbè, in ogni caso la luna cambia il 28 o il 29 e il timorato di Allah potrà riprendere a manducare e bevere anche alla luce del sole senza peccare. Piuttosto, passa il taglio anche l'unica nota positiva di Porth Elizabeth, Richard Kahui autore della meta (lanciato da SBW) alla sua prima apparizione coi Tutti Neri da tempo.
Fuori rimangono cinque posti per tanti candidati. Alla fine il management neozleandese ha scelto il convincente Israel Dagg da affiancare all'imprescindibile Mils Muliaina, con Cory Jane, Zach Guildford e la sorpresa Isaia Toeava per le ali. Resta escluso, oltre a Joe Rokocoko mai più visto nel giro e a Hosea Gear in ombra dopo gli exploit in novembre, anche il potente Sitiveni Sivivatu (nella foto), che pure nel TriNations "vero" s'era messo in bella evidenza. Largo ai giovani (anche se Isaia ...).
Davanti, coi piloni Henry si arrende alla "cavillosità" di certi arbitri, quelli che non hanno ancora capito che la mischia ordinata è solo un modo per riprendere il gioco. Nel senso che sceglie l'esperienza di Tony Woodcock, la forza dei due fratelli Ben e Owen Franks e deve ripiegare su John Afoa, che bene ha retto il severo test sudafricano sabato, lasciando a casa il preferito Wyatt Crockett, ultimamente "sgamato" dagli arbitri con quel suo spingere in mischia regolarmente storto. A tallonare Keven Mealamu, con le riserve specialiste di sempre Andrew Hore e Corey Flynn. Nei lock c'è l'accoppiata tutta esperienza Ali Williams - Brad Thorn, supportata dal giovane Sam Whitelock e da Anthony Boric, che Henry ha preferito a Hoeata pur avendolo visto poco, ultimamente. Dietro infine assieme alla combinazione perfetta capitan Richie McCaw, Jerome Kaino e Kieran Read, guadaganano un posto il versatile Adam Thomson e Victor Vito, inopinatamente preferito a Liam Messam, il quale paga la prevalenza delle controparti Boks nei breakdown, sabato.
Quando il gioco si fa duro, ci si affida all'esperienza: pare questo il leit motif delle scelte di Henry, che di giovani alla fine seleziona i soli Guildford e Whitelock, anche se ci sono pur sempre sette selezionati "freschi" con meno di 12 caps; ma sono nove quelli che ne hanno oltre 50. Capitan McCaw con Williams, Carter, Mealamu e Muliaina sono alla terza Coppa del Mondo.
Per Province rappresentate, Canterbury la fa da padrona (10 atleti), seguono Auckland (5) e Wellington (5), da cui però diversi sono in uscita, poi le altre: North Harbour (2), Hawke's Bay (2) e Waikato (2), Taranaki (1), Tasman (1), Otago (1), Southland (1).
Le distrazioni premondiali degli All Blacks non sono finite, il prossimo appuntamento è dannatamente serio: il decider del TriNations sabato, una sorta di finalissima in Australia. Se la prova di Porth Elizabeth può essere derubricata dal loro punto di vista a "warm up" per le seconde scelte, o meglio a disimpegno strategico davanti a un team che doveva vincere per forza, pena la rivoluzione alla francese con picche e ghigliottine nella pubblica piazza, stavolta non potranno fare i rinunciatari. Aldilà del trofeo in bacheca, sarebbe la pericolosa esaltazione della peggior concorrente al Mondiale. Oltre che la seconda sconfitta in fila, fatto del tutto inabituale, che farebbe riemergere le mai sopite profezie auto inflitte sulla "maledizione mondiale", la tipica flessione All Blacks nell'anno cruciale sinora evitata con cura.
Dopodichè, arriva il Mondiale in casa. Partono favoriti, quindi il peso della responsabilità è raddoppiato sulle spalle degli atleti (che almeno si sfogano sul campo) e del management (che invece lo fa ... sui giornali).
La Nuova Zelanda ha "scelto" di vedersela immediatamente già nel girone col suo classico ostacolo, la Francia (a proposito di classici, i veri appassionati si godano su RR Tumblr la visione integrale di una delle migliori partite di sempre, la semifinale mondiale Francia-Nuova Zelanda a Twickenham nel 1999. Ho detto integrale, 1h20m: astenersi frettolosi).
Dopodichè, dato per scontato il passaggio del turno al primo posto, gli AB avrebbero un quarto del tutto potabile con Argentina o Scozia. Parrebbe un percorso mondiale riducibile a una partita nel girone (Francia) e alla semifinale (Sudafrica, o magari Australia). Salvo inciampi.
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