The proudest moment
Motivazione, dopo tutti i giorni spesi sui campi d'allenamento e i warm-up matches nelle gambe. Occorre la motivazione perché si va alla Coppa del Mondo, il momento che ogni professionista attende e che i vecchi vorrebbero tornare a giocare, come ha fatto sapere oggi Diego Dominguez a margine della presentazione ufficiale dell'Italia che volerà in Nuova Zelanda. Non potrebbe essere altrimenti.
Ne vuole tanta, Oltremanica, il manager del Galles, Warren Gatland. La missione dei dragoni è presto detta: quattro anni fa finirono fuori dal gruppo delle otto ammesse alla seconda fase, per mano delle Fiji, divenute una sorta di incubo ricorrente tra i gallesi (foto). Gatland è arrivato sulla panchina che scottava terribilmente, ha vinto un Six Nations garantendosi il Grand Slam, poi ha sperimentato, messo mano, toppato, aggiustato ed ora la sua nazionale si presenta nell'Emisfero Sud con le intenzioni giuste: magari meno spettacolo, sicuro più cinismo per dare concretezza alla manovra offensiva. E ci vorrà, appunto, l'orgoglio.
"Per me tornare in Nuova Zelanda (la sua madrepatria, ndr) è un onore e dobbiamo rendere il Galles orgoglioso", ha commentato. "Dobbiamo andarci con molta fiducia dopo aver vinto contro l'Inghilterra e l'Argentina". Ed è buona cosa affrontare subito il Sud Africa nella prima giornata (l'11 settembre) della Pool D e avere come l'inglese Wayne Barnes come arbitro, "uno dei migliori al mondo".
Con le altri rivali passa il torneo dei gallesi: Fiji, perché gli incubi altrimenti non sarebbero tali, e Samoa. Quattro anni il Galles non riuscì a imporre un gioco contro i figiani che presero a quel punto il toro dalle parti delle corna. Stavolta, ha promesso Gatland, non accadrà. "We will certainly look to pick and go against Samoa and Fiji", ha fatto sapere.
Andare in Nuova Zelanda senza credere di qualificarsi per i quarti "sarebbe uno spreco di tempo". "Non mi piace pensare al ribasso. Vogliamo andare ai quarti di finale e siamo bravi abbastanza per farlo". Perché poi dalle promesse si passi ai fatti, serve che le prossime settimane diventino "the proudest moment" per tutto il gruppo. Motivazione.
Ne vuole tanta, Oltremanica, il manager del Galles, Warren Gatland. La missione dei dragoni è presto detta: quattro anni fa finirono fuori dal gruppo delle otto ammesse alla seconda fase, per mano delle Fiji, divenute una sorta di incubo ricorrente tra i gallesi (foto). Gatland è arrivato sulla panchina che scottava terribilmente, ha vinto un Six Nations garantendosi il Grand Slam, poi ha sperimentato, messo mano, toppato, aggiustato ed ora la sua nazionale si presenta nell'Emisfero Sud con le intenzioni giuste: magari meno spettacolo, sicuro più cinismo per dare concretezza alla manovra offensiva. E ci vorrà, appunto, l'orgoglio.
"Per me tornare in Nuova Zelanda (la sua madrepatria, ndr) è un onore e dobbiamo rendere il Galles orgoglioso", ha commentato. "Dobbiamo andarci con molta fiducia dopo aver vinto contro l'Inghilterra e l'Argentina". Ed è buona cosa affrontare subito il Sud Africa nella prima giornata (l'11 settembre) della Pool D e avere come l'inglese Wayne Barnes come arbitro, "uno dei migliori al mondo".
Con le altri rivali passa il torneo dei gallesi: Fiji, perché gli incubi altrimenti non sarebbero tali, e Samoa. Quattro anni il Galles non riuscì a imporre un gioco contro i figiani che presero a quel punto il toro dalle parti delle corna. Stavolta, ha promesso Gatland, non accadrà. "We will certainly look to pick and go against Samoa and Fiji", ha fatto sapere.
Andare in Nuova Zelanda senza credere di qualificarsi per i quarti "sarebbe uno spreco di tempo". "Non mi piace pensare al ribasso. Vogliamo andare ai quarti di finale e siamo bravi abbastanza per farlo". Perché poi dalle promesse si passi ai fatti, serve che le prossime settimane diventino "the proudest moment" per tutto il gruppo. Motivazione.
Nessun commento:
Posta un commento