lunedì 5 settembre 2011

Rugb-rica mondiale - meno quattro: gli arbitraggi

Countdown, siamo a quattro giorni dall'inaugurazione della Coppa del Mondo, si parla di arbitraggi. Tema delicato, per cui lanciamo warning, l'argomento trattato è adatto a un pubblico adulto.
Ci è difatti capitato di incrociare qualche talebano di quelli: "vergogna, nel rugby l'operato degli arbitri non si discute, mai!".
Ora, le intenzioni di questi novelli Savonarola sono buone, in linea di principio: mantener le distanze dalla suburra del calcio. Come si dice però, di buone intenzioni sono lastricate le vie dell'inferno: dal nostro punto di vista ciò rivela solo scarsa comprensione del ruolo dell'arbitro nel rugby e soprattutto il non aver afferrato la differenza importante col calcio: è il risultato in campo e non l'arbitraggio quello che va accettato a prescindere. Niente sguaiate proteste durante, no delegittimazioni partigiane dopo; proprio perché le decisioni si accettano durante e quindi si possono tranquillamente discutere dopo, davanti a un boccale di birra.
L'arbitro nel rugby non è il Giudice, l'Angelo Vendicatore che si libra sopra il campo ed eroga sentenze (magari "redistributive" e non meritocratiche) a colpi di fischietto: fa parte del gioco, anzi lo comanda e gestisce, dirigendo e rivolgendosi ai giocatori in modo paternalistico nel senso buono. Previene prima che che curare; avvisa, non applica solo deterrenti.

Pochi ci fanno caso, ma ai Mondiali ci sono 20 nazionali e solo 10 arbitri designati, più sette assistenti-guardalinee tra cui Damasco e quattro Tmos tra cui De'Sanctis (cfr. lista in fondo). Per tutte le 48 partite.
Dieci personaggi fondamentali. Il leit motif della loro gestione e sviluppo da due anni a questa parte, del gran capo della classe arbitrale Paddy O'Brien, NON è stata tanto la selezione uno per uno dei "fedelissimi" (anzi, sono stati utilizzati criteri abbastanza oggettivi); la ricerca si è diretta alla massima omogeneità nelle interpretazioni dei regolamenti, nel tentativo di svellere la tradizionale differenza tra arbitraggi Boreali vs. Australi, figlia - o generatrice? - di diversi approcci al gioco.
In questi ultimi due anni il programma è stato intenso, molto s'è dibattuto, tanti sono stati gli scambi di arbitri tra Nord e Sud; i risultati sono palpabili, mai come oggi c'è stata somiglianza di approcci (ma non di risultati). A O'Brien però non basta: trapela abbia notato con allarme un certo rilassamento nell'applicazione delle interpretazioni raccomandate negli ultimi Test match. Per cui martedì ad Auckland i Magnifici Dieci saranno riuniti e si sentiranno ribadire un bel "tolleranza zero" nelle cinque aree stabilite: breakdown, mischia ordinata, fuorigioco, maul e gioco pericoloso (prese al collo, spear tackle etc.). In particolare secondo O'Brien gli arbitri dovranno aumentare l'attenzione durante il placcaggio (release ball per il placcato, roll away per il placcatore e on your feet per chi si aggiunge a contestare) e linea di fuorigioco. Chi eseguirà male - secondo i suoi parametri - perderà il posto.

Detta così non parrebbe gran belle notizia per gli All Blacks, dato che oramai nemmeno più in Nuova Zelanda si nega che facciano cheating (falli intenzionali) sistematico, in particolare attorno al punto di incontro, non solo sotto la ruck per rallentare e rubare ma anche attorno ad essa (vedi attenzione al fuorigioco).
Noi malpensanti invece si rimane preoccupati, ricordando come O'Brien diventi nervoso in coincidenza col connazionale Graham Henry coach degli All Blacks, il quale ultimamente non deve dormire sonni molto tranquilli, visto che la fuga durata due stagioni è stata ripresa all'ultimo chilometro e ora la volata finale è tutta da conquistare, come efficacemente sintetizza Vittorio Munari.
Di fatto se torniamo al 2009, O'Brien prima espresse la ferma intenzione di farla finita con l' "aerial ping pong" quando gli All Blacks le buscavano anche in casa dagli Springboks; più tardi il capo arbitri s'inviperì con Castrogiovanni, usandolo pubblicamente come esempio negativo (cosa inaudita) per stigmatizzare le imperscrutabili tecniche Boreali di predominio in mischia ordinata che lui desidera estirpare, guarda caso dopo che l'Italia umiliò la mischia All Blacks davanti agli 80.000 di San Siro. Castro. ricorda bene quel periodo: mai preso tante punizioni in vita sua, nemmeno quando andava a scuola.

A distanza di due anni, se ne videro le conseguenze ne l'arbitraggio surreale di Clancy, uno dei Magnifici Dieci, al recente Le Crunch Inghilterra - Francia nel Sei Nazioni: fischiò sistematicamente per un tempo intero contro chi tentava di giocare la mischia ordinata, cioè contro "pivelli" del rango di Domingo, Mas e Servat. L'intento è palese: fatela durare il meno possibile, 'sta ripresa del gioco. E quindi fatalmente depotenziatela.
Il rugby poi non è fatto solo di mischie, placcaggi e la linee del fuorigioco; ultimamente il cheating dei più scafati si è fatto più sofisticato, si spinge verso terreni vergini aldilà delle aree sorvegliate speciali di O'Brien. Potere della posta in gioco sempre più alta.
Un bravo giornalista, Mark Reason, in un articolo che Down Under ha fatto scalpore punta il dito (magari in una sola direzione: dovrebbe venir su a vedere cosa fa l'Irlanda). Dov'era Richie McCaw (sempre lui!), chiede, mentre Wyatt Crockett andava a marcar meta all'angolo nella prima partita contro il Sudafrica? Era un metro e mezzo in fuorigioco, a bloccare l'intervento del lock avversario. Chiaro che l'arbitro non lo vedesse, guardava la palla. Idem nella prima partita contro l'Australia: Piri Weepu va in meta tagliando in un buco, creato da Ali Williams inchiodando al suolo Quade Cooper. Nella seconda meta della stessa gara, Ma'a Nonu fa un blocco stile basket per Kieran Read. Il massimo è stato nel decider di Brisbane: mentre Ma'a Nonu marcava la seconda meta, c'era Pocock trattenuto per terra da Mealamu e un altro AB a caso (fate voi chi) per ben 14 secondi. Tutte cose relativamente nuove, holding back e ostruzioni fuori dalla linea visuale dell'arbitro. Ma Paddy O'Brien non incoraggia a porvi attenzione, non sta chiedendo agli assistant di aiutare di più l'arbitro.

Tant'è, le squadre dominanti giocano non solo pensando all'avversario ma anche all'arbitro: lo considerano parte del gioco, un po' come gli antichi greci con le divinità dell'Olimpo. Una volta era per "capirli" mentre oggi, in epoca di interpretazioni standard, per vedere fino a che punto si riesce ad arrivare.
Protagonisti sono i loose forwards, quelli più impegnati nei punti di contesa. Spiega il sudafricano Francois Louw: "Credo che la cosa più importante sia entrare in sintonia con l'arbitro. Certuni son migliori di altri nel farlo, e se alla fine riesci a sfuggire (alle sanzioni) è la prova che hai fatto un buon lavoro". Conferma candidamente l'emergente Sam Warburton, fresco capitano 22enne del Galles: "Devi mettere alla prova l'arbitro. Non esiste openside flanker che non lo faccia", e riferendosi esplicitamente al master cheating Richie McCaw: "Stimo Richie come il migliore di tutti a testare (sussing out) l'arbitro, ma questo fa parte del gioco". Una difesa della categoria, sollecitata dalla stampa neozelandese, che prima negava l'evidenza e ora è alla ricerca del "così fan tutti".
La stessa scelta dei capitani oggi si fa in funzione dell' "esposizione" con l'arbitro: una volta eran quelli bravi a far lo speech nello huddle iniziale e finale, gli anziani rispettati e acclamati dai compagni, i reduci di mille battaglie; oggi si toglie responsabilità agli Elsom e tocca ai meno "timidi" - a testare l'arbitro, per poi dirgli sgranando gli occhi, "moi?".

Già nei Mondiali del 2007 si vide una squadra - guarda caso gli All Blacks - penalizzata da un irrigidimento improvviso delle interpretazioni arbitrali rispetto all'andazzo cui s'erano abituati: fu destabilizzante per loro. Quest'anno i Tutti Neri arrivano alla Webb Ellis Cup con la medesima nomea ma non sono certamente gli unici, e non è detto che saranno loro a venir penalizzati stavolta. Magari lo sarà la mischia ordinata ... francese, o i placcaggi un po' così di Manu Tuilagi. Dipenderà molto da quel che si diranno tra loro i Magnifici Dieci col Paddy, martedì prossimo. Una cosa è certa, l'arbitraggio conta e noi continueremo a discuterne apertamente. Giusto per dar esempi che non siamo solo noi i reprobi, ecco come un esperto australiano riassume le caratteristiche della lista dei "Magnifici Dieci" che segue: "Referees will have a big say in this tournament. The concern is that the quality of referees at the tournament is far from stunning. Several involved are well short of the required standard, and struggle under pressure". Un gran bel chiaro e spaventoso riassunto. In cui ci ritroviamo.

RWC 2011 Referee Selection (i "Magnifici Dieci")
Referees
Barnes, Wayne (RFU), Poite, Romain (FFR), Owens, Nigel (WRU) Rolland, Alain (IRFU), Walsh, Steve (ARU) Lawrence, Bryce (NZRU), Clancy, George (IRFU) Kaplan, Jonathan (SARU), Joubert, Craig (SARU) Pearson, Dave (RFU)
Assistant Referees
Garces, Jerome* (FFR) Pollock, Chris* (NZRU), McDowell, Simon (IRFU) Munro, Vinny (NZRU), Terheege, Stuart (RFU) Hayes, Tim (WRU), Damasco, Carlo (FIR)
TMOs
Hughes, Graham (RFU) Veldsman, Shaun (SARU), De Santis, Giulio (FIR) Goddard, Matt (ARU)
(* Denotes Reserve Referees)

4 commenti:

Madflyhalf ha detto...

Occhio alla meta di Ioane dopo il break di Genia, ad Auckland.
Guarda Simmons in ruck... :D sti giovini imparano in fretta!

Si stan facendo furbi in molti... com'era prevedibile.

Abr ha detto...

eh si, questi so' i risultati.
Della serie, e noi niente?
Vedi Walburton cosa arriva candidamente a dire ...

Anonimo ha detto...

questi AB vincono solo con l'inganno e perdono con merito in pratica una squadra di ladri ....come con la Francia nel 2007...e poi chi segue il rugby non è fazioso...incredibile

Abr ha detto...

Era come se me la sentivo, tant'è vero che il post inizia con: "warning: l'argomento trattato è adatto a un pubblico adulto".
E invece, guarda lì che ti squadernano la sintesi fulminante del "nostro" pensiero! Incredibile veramente.
Ce ne faremo una ragione, anonimo, della tua incredulità, visto che del tema se ne discute molto in Nuova Zelanda.

In un blog, by the way, dove nell'header campeggia una prima linea All Blacks, e in fondo c'è la Haka illustrata movimento per movimento!
Indizi evidentemente troppo sottili per le sensibilità offese.

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