sabato 1 ottobre 2011

Rugb-rica mondiale: sorprendente sabato

Giornata epica-topica, questo ultimo sabato della parte a gironi del Mondiale.

Inizia con il 68-22 dell'Australia sulla Russia: dieci mete, di cui nove trasformate da James O'Connor, con doppiette per Berrick Barnes, Drew Mitchell, David Pocock e singoli per Adam Ashley Cooper, Ben McCalman, Stephen Moore e Salesi Ma'afu. Bonus offensivo guadagnato in 14 minuti, battendo il record italiano di 22 minuti.
Poco da dire sul piano tecnico, ma non è solo una sgambata (sotto l'acqua) per i Wallabies, quest'ultima partita a Nelson. Intanto i russi: mettono a segno tre mete, come contro di noi (per far sentire un po' meglio la nostra difesa) e in più piazzano pure un drop con Rachkov, che va anche in meta con Ostroushko ancora (un 24enne che, fossimo un club Eccellente o anche Celtico, prenderemmo al volo) e ancora Simplikevic (altro bel prospetto ventenne). La Russia se ne torna a casa con 8 mete segnate nel torneo, il doppio di Stati Uniti e Scozia: ancora debolini davanti, basterebbe "comperassero" un po' del pack rumeno e sarebbero già competitivi.
L'altro tema della partita, generalizzabile oltre l'Australia, è quello del logorìo: l'innalzamento del livello fisico di tutte le squadre, minnows incluse, ha aumentato gli infortuni, che iniziano a colpire duro le otto "elette" a rimanere al Mondiale. I Wallabies già han dovuto schierare Radike Samo all'ala con la Russia (non malaccio, anche se un po' macchinoso a mettersi in moto), forse han perso anche Drew Mitchell. Dal campo sudafricano arrivano pessime notizie riguardanti una spalla di Francois Steyn e i neozelandesi mettono fuori dal Mondiale  Dan Carter (BREAKING NEWS: arriva Aaron Cruden) e hanno a rischio Richie McCaw - non sarà della partita col Canada, domani. E ci saran da contare le ferite inferte all'Inghilterra nell'epico scontro con la Scozia, nonchè i residui sui francesi dell'abrasione subita dai Tongani. Ne riparleremo nei prossimi giorni.

La sfida Francia - Tonga era apparentemente tranquilla: i francesi erano già praticamente qualificati alla seconda piazza del girone, potevano venir scalzati solo da una sconfitta priva di bonus difensivo con contemporaneo bonus offensivo all'avversaria (non ascoltate presentatrici, cronisti ed esperti Sky: sui numeri fan casino spesso e volentieri). Quanto a Tonga invece, aveva vivo l'importante obiettivo terzo posto nel girone, raggiungibile solo guadagnando almeno due  punti, nel ragionevole presupposto che domani il Canada non ne faccia nemmeno uno con gli All Blacks. In più c'è il notorio fatto che le nazionali Isolane, contrariamente alle Maggiori che soffrono come detto di logorìo degli infortuni, più giocano insieme e meglio giocano (prima non hanno i mezzi economici per trovarsi).
E' questo il retroscena del sorprendente 19-14 con cui Tonga ha sconfitto Les Bleus: da una parte sufficienza, assenza di motivazioni ed esperimenti a gogo quindi incertezza, dall'altra feroce determinazione e consapevolezza di essere in crescita. Non è la prima volta che capita: il bilancio dei quattro incontri disputati tra le due ora è in parità 2-2, avendo i francesi già perso per 20-16 a Nuku A'lofa nel 1999.
Il nome della gara è determinazione: i Tongani sono sempre i primi ad arrivare sulla palla, i primi a buttarsi senza paura, a gettarsi sugli offload, sugli avversari, sui metri di campo. Hanno regolarmente pressato e forzato l'errore di una Francia veramente priva d'animo e d'anima (alla faccia delle assicurazioni fornite da Médard e altri post gara con gli All Blacks e da noi riportate in rugb-rica). Hanno prodotto una prestazione difensiva attenta e ultra-fisica (un giallo per spear tackle a uno dei migliori in campo, l'ala Hufanga e un altro schivato perché l'arbitro Welsh - sempre in controllo - ha deciso di non infierire), unita a sprazzi di gioco d'attacco potente e ficcante.
La meta di Hufanga arriva meritata alla mezz'ora, a fine del primo tempo è 13-6 coi piazzati di un preciso Kurt Morath, l'unico "normodotato" dei suoi (Tonga ha  persino il mediano, Taniela Moa, sopra i 100kg).
Il secondo tempo è pazzo da ambo le parti: lato tongano, inizialmente non riescono ad approfittare della loro netta superiorità, mancando alcuni penalty decisamente potabili che in altre situazioni mentali dei Galletti sarebbero sicuramente costati cari (in studio Sky la menano col cercar le quattro mete! Tonga! Forse l'han confusa con Fiji e la Francia con la Namibia).  Morath si rifà nel finale, quando marca due punizioni in fila portando Tonga fino alla sicurezza del 19-9 allo scadere del tempo.
La follìa francese  degli ultimi secondo di gioco - a parte il giallo preso da un Estebanez particolarmente fesso -  è lucida, solo apparente, in realtà è furia nera e merita di esser sottolineata. Il rischio francese di esser rispediti a casa era oggettivamente vicino allo zero: una vittoria del Canada con bonus su Nuova Zelanda, oppure tre mete subite da Tonga nel giro di venti secondi (di nuovo, non fatevi suggestionare dalla preparazione approssimativa dei commentatori Sky - fatti salvi Raimondi e Munari).
Ordunque, all'ultimo secondo succede che Les Bleus guadagnino un calcio di punizione sotto i pali. Sarebbe il 19-12, uguale bonus difensivo quindi certezza della qualificazione. Risposta francese: je m'en fout, mischia! Ne fan tre o quattro, Welsh da bravo australe è restìo a fischiar la meta tecnica, allora aprono all'avventura, fin che il solito Vincent Clerc segna meta in tuffo all'angolino destro!
Della serie, non sia mai detto che Les Bleus concedano la sconfitta nel nome dei calcoletti a tavolino. Da cui si deduce prima di tutto che siamo all'anarchia, NON comanda la panchina; dopodichè ti verrebbe da fucilarli tutti, oppure al contrario vorresti dirgli bravò: non avranno gioco, animo, anima e leadership in campo o fuori, ma in compenso han dignità e palle da vendere.

Ultima gara della giornata, la sfida tra Auld Enemies Inghilterra-Scozia. Qui sinceramente non ho ben capito cosa sia successo e come abbia potuto finire 16-12 a favore degli inglesi, cerchiamo di farlo assieme.
Dunque anche qui occorre spazzar via la confusione dei commentatori Sky (uno dei quali francamente irritante con quel macchiettismo che oramai ha rotto; non tanto per il profluvio di dati inutili sulle lauree in campo, quanto per l'assertività fuori luogo: ad esempio, checcefrega a noi che la fissa di Euan Murray a non giocare la domenica, lo infastidisca "da credente"? Se ne facesse una ragione! Idem quando il popolo rugbisticamente più evoluto al mondo fischia i calciatori. Noi ABBONATI PAGANTI pretendiamo la nuda cronaca, evitasse di annoiarci con le sue silly opinion. Scusate lo sfogo ma credevamo finiti i tempi del Cecinelli-rugby d'antàn).
La situazione del girone prima della partita era crystal clear: agli inglesi bastava il pari per guadagnare l'indispensabile primo posto per evitare i Tutti Neri nei quarti, mentre alla Scozia serviva una vittoria a parità di bonus con l'avversaria (zero a zero o uno a uno) per eliminarla. Ne sortiva una partenza tutta Scots, veemente lato Blue Navy ed estremamente passiva lato Bianchi della Rosa: riescono a imbastire la prima azione offensiva solo al 22', con Jonny Wilkinson costretto a "sporcarsi la fedina" con tentativi di calcio angolati e da lontano, in un tempo umido,  col vento rafficato e ... senza poter cambiare palloni, stavolta.
Colpiva l'assoluto dominio in rimessa laterale, sinora fiore all'occhiello del controllo di gara inglese: gran partita dello specialista intercettore Richie Gray (un altro che sta sulle palle al nostro commentatore: forse perché è oltre 2 metri e  e sfoggia una massa di biondissimi peli in testa?).
Come sempre da un anno a questa parte, la mole di gioco scozzese non corrisponde al raccolto: alla mezz'ora è 6-3, che diventa 9-3 al 40' con un drop di Dan Parks.

Però le statistiche all'intervallo fan vedere una partita diversa dalle impressioni, simile al punteggio: se è vero che l'iniziativa è regolarmente in mano scozzese, territorio e possesso lo sono molto parzialmente. Parrebbe quasi indicare che la tattica attendista inglese fosse non subita ma predeterminata, forse decisa anche tenendo conto del differente orientamento rispetto alle raffiche di vento tra primo e secondo tempo. Ma siamo forse troppo sofisticati.
Certo è che al rientro in campo la musica cambia, l'iniziativa è più distribuita. Il divario nel punteggio però cambia poco: tra errori da tutte le parti, all'ora di gioco guda sempre la Scozia 12-9, coi precisi Paterson e Parks a rispondere a un impreciso Wilko, al quale però i suoi offrono più possibilità di piazzare e droppare (ne centra uno su due).
Nel frattempo Chris Ashton tocca due ovali due, i primi della partita: li calcia entrambe, con un buon guadagno territoriale in ambo i casi.
I finali di partita degli scozzesi nel Mondiale sono stati a due facce: dirompente quello con la Romania, due mete e recupero del risultato, fallimentare con l'Argentina, mangiandosi il controllo del punteggio tenuto per tutta la gara. Succede anche stavolta: al 78' si è ancora sul 12-9, una azione classica con lancio improvviso al largo di Toby Flood subentrato a Wilko, mette in moto Ashton che vede la terza palla della gara e con essa sigla la sua sesta meta nel torneo (occhio Lomu e Habana, recordman di sempre con otto mete). Notare, Flood oltre ad aver messo in moto l'attacco inglese, centra anche la difficile trasformazione. Forse "il vento" all'apertura inglese sta cambiando ancora una volta. Così come dovrebbe cambiare in mediana: inguardabile Youngs, ha infarcito con gravi errori una prestazione forse compromessa dall'ordine di scuderia di rallentare il ritmo.
La conclusione inconclusa dell'analisi è : Inghilterra spaventosamente cinica o Scozia incredibilmente suicida? Nel primo caso, no kidding, avremmo identificato la probabile vincitrice del Mondiale: come dice John Kirwan, quando vinci giocando male ti esalti ancor di più.

Scozia virtualmente a casa per la prima volta nella storia dei Mondiali (ma Andy Robinson ha in tasca il contratto fino al 2013), Inghilterra ai quarti contro la Francia. E Argentina che per accedere al suo quarto di finale (con gli All Blacks ...) ha bisogno di un solo punto con la Georgia, domani.
A proposito di domani, dipartite ce ne sono ben quattro in cartello: una pressocchè inutile  - New Zealand - Canada: i Canucks dovrebbero vincere per insidiare il terzo posto di Tonga.
Ce ne sono poi due lightly vested dal punto di vista delle qualificazioni: Argentina- Georgia, dove basta un punto ai Pumas e non c'è nulla da guadagnare se non l'orgoglio per i Lelos; Galles-Fiji, dove i primi devon solo stare attenti a non prendere 4 mete senza farne altrettante.
Dulcis in fundo, una partita tipo Austerlitz, la battaglia delle Nazioni: da sola determina tre posti in classifica e interessa cinque se non tutte e otto le nazionali qualificate ai quarti: è Italia-Irlanda. L'Australia, unica delle tre certamente qualificata, è direttamente coinvolta dal risultato, ma anche Sudafrica e Galles, prossime ai quarti con una delle tre sopra dette secondo l'esito di quella sola partita, saranno a fare il tifo per l'una o l'altra. Per non citare Nuova Zelanda e soprattutto Inghilterra/Francia, che troverebbero sul loro percorso semifinali dilivello ben diverso in un caso o nell'altro.

Nessun commento:

Recent Posts


Latest Rugby Headlines


Championships

Rugby Values

rugbyboots.net

rugbyboots
We take a look at all the rugby boots on the market, show you the best for your position, the conditions and whether it is rugby union or rugby league you need the boots for.

Rugby news from Scrum.com

Rugby World News

Premiership News

SuperSport.com News

Eurosport - France

SudOuest.fr - rugby

Il Rugby in Italia (via RugbyCS)