sabato 4 febbraio 2012

6 Nazioni: Italia sconfitta, ma ha aperto il cantiere dei lavori

Six Nations - Stade de France
France 30 - 12 Italy 

Nel freddo di Parigi finisce 30-12 il primo match del Six Nations 2012, quello tra due squadre con un nuovo staff tecnico alla guida come Francia e Italia. Ed è dallo Stade de France che prende ufficialmente il via il cantiere del progetto che Jacques Brunel ha in mente per gli Azzurri, scesi nell’agone con quella determinazione che consente di trascorrere i primi minuti palla in mano e saldamente nella metà campo avversaria. Poi i padroni di casa, vice campioni del mondo e favoriti del torneo, sfruttano le due buone occasioni che gli si presentano dinnanzi per marcare visita e mettere insieme i propri pezzi. Quattro mete a zero, ma ottanta minuti durante i quali il Perpignan (pardon, l’Italia) riesce per lunghi tratti a dare filo da torcere ai transalpini. 

La cronaca
Sergio Parisse e compagni muovono palla, intendono mantenere vivo il possesso e ci riescono grazie all’azione abrasiva degli avanti e al sostegno dei trequarti e Kris Burton (bravo in regia) si presenta da mediano d’apertura con un tentativo di drop che viene stoppato. Per la cronaca è Dimitri Yachvili ad aprire le marcature all’11’ dalla piazzola, ma gli ospiti hanno il motore che va a benzina, non a diesel e il secondo tentativo di drop di Burton che stavolta va a segno al 17’ chiude un’altra folata offensiva della truppa di Brunel. Robert Barbieri si incarica di andare a caccia di ovali nelle contese, la prima linea torchia quella transalpina e per gli avanti di Philipe Sanit-André è giornata da alti e bassi in rimessa laterale. 

C’è confidenza nel contrasto e nei raggruppamenti tanto che il freno a mano dei galletti in azione offensiva dipende dalla lentezza con la quale gli ovali escono dalle ruck per merito delle guardie azzurre. Chiaramente, i singoli sanno fare la differenza. Nel senso che se l’ala Julien Malzieu scatta sulla fascia per involarsi verso l’area di meta, arriva l’avvoltoio Tommaso Benvenuti a braccarlo. Il biondo Aurelien Rougerie, al contrario, arriva fino in fondo esplorando il corridoio presidiato da Andrea Lo Cicero e Leonardo Ghiraldini: il pilone sale lento per chiudere lo spazio, il tallonatore deve tenere un occhio buttato all’esterno e il centro marca per il 10-3 al 20’. 

Primo quarto concluso, secondo che inizia che gli stessi Ghiraldini e Lo Cicero che si appropriano del calcio di ripartenza di Burton e portano l’accampamento azzurro nuovamente nei 22 avversari. E alla mezz’ora, seguendo le indicazioni sopra citate (conteso, contatto, avanzamento) l’Italia porta a casa il penalty che Burton spedisce tra i pali. I buoni segnali dal cantiere si rifanno vivi al 32’, quando viene rubata la rimessa dalle mani di Willem Servat a ridosso della nostra area dei 22, ma quella sorta di contrappasso con il quale il pack azzurro è destinato a fare i conti da sempre ritorno due minuti dopo: mischia introduzione italiana, ingaggio vinto dai francesi, Malzieu messo nuovamente in moto e sfugge ai placcaggi di Ugo Gori prima e Giovanbattista Venditti poi, evitato anche Andrea Masi ed è 15-6, punteggio con il quale si va negli spogliatoi. 

Secondo tempo
Nella logica dei pronostici, si erano messi in conto dei primi minuti in apnea per i ragazzi di Brunel. La logica dei fatti ha dimostrato il contrario e la ripresa si apre con un guizzo di Luke McLean recuperato provvidenzialmente per i padroni di casa da Rougerie – e nel computo mancano i tre punti che Burton non era riuscito a centrare dalla piazzola per un fallo conquistato dalla mischia, a vendicare il precedente. Al 46’ non sbaglia e l’Italia torna a -6, come la temperatura in città. Yachvili non trova la via dei pali al 50’, la ripiglia due minuti più tardi per il 18-9. 

È il momento di piena svolta dell’incontro ed è emblematico, con il contropiede puro stile calcistico nel senso che prima Francois Trinh-Duc poi Rougerie ribaltano il fronte da pallone rubato andando di piede, tacco e ginocchio e l’ala Vincent Clerc chiude schiacciando a terra per la terza meta francese. Gli Azzurri stanno finendo la benzina, contendono di meno e soprattutto hanno meno palloni tra le mani, mentre gli altri aumentano il ritmo e il capitano Thierry Dusautoir si assume in un paio di occasioni il compito di mediano di mischia purché non cali. Arriva in tanto la giostra dei cambi, con gli inserimenti di Tobias Botes per Burton e Gonzalo Canale per Alberto Sgarbi: il sudafricano giusto giusto naturalizzato al 60’ ha subito il compito di battere la punizione che va a buon fine per il 25-12. 

Con l’ingresso nell’ultimo quarto, gli Azzurri riprendono fiato e tornano a contendere, a rubare palla e a ripartire. In prima linea Lorenzo Cittadini sostituisce Lo Cicero, Tommaso D’Apice prende il posto di Ghiraldini, mentre in seconda Marco Bortolami quello di Corniel Van Zyl e finisce per ritrovarsi solo quando al 70’ arriva il giallo dell’arbitro Nigel Owens a Quintin Geldenhuys per aver fatto crollare la maul avanzante che i francesi imbastiscono nei nostri 22, nell’intento di riuscire a dare un tono anche al loro lavoro in touch che non è stato dei migliori. 
Inferiorità numerica pagata cara, al solito a questi alti livelli: Wesley Fonfana festeggia la sua presenza in nazionale mettendo la firma sulla quarta meta transalpina. 

All’Italia manca, la meta. E prova a costruirsela fino alla fine, anche con Fabio Semenzato, entrato per Gori e con un look alla Piri Weepu barbuto. Ma è chiaro che va tenuta in serbo per il debutto all’Olimpico della prossima settimana contro l’Inghilterra. Il cantiere di Jacques Brunel (che in settimana ha studiato l’inno di Mameli) ha aperto i cancelli, si tratta di presentarsi al lavoro tutti i giorni tenendo ben salda la cintura di sicurezza e non dimenticando a casa il caschetto da infilare in testa.

- La strada è segnata: fare la partita. Ma sarà lunga ... - by Abr

I numeri (le statistiche, li chiamano così quelli che han fatto il classico) dicono poco di per sé: per ricavarne qualcosa di utile li devi interpretare con dei modelli. Stavolta ad esempio, apparentemente non esplicitano come gli Azzurri abbian fatto a perdere: fasi statiche alla pari (8 rimesse vinte e due perse per i francesi, 10 vinte e 1 persa per i nostri), sette punizioni concesse dai francesi contro otto dagli italiani (a proposito: complimenti a Brunel e agli Azzurri per la disciplina, giallo a parte); 157 passaggi completati Azzurri contro 123 Bleus, 18 i possessi calciati, quanti i francesi. E poi 12 offload contro 9, mentre i  64 placcaggi contro i 99 dei francesi la dicono lunga su chi abbia provato a sondare la linea difensiva con più continuità. Come si dice, chi abbia fatto la partita per larghi tratti.
Cos'è successo? Un solo ambito di difformità: nove errori di placcaggio Azzurri contro tre Bleus,  percentualmente 13% contro 3%. Qualcosa di analogo a quanto accaduto più tardi al Murrayfield, dove gli scozzesi invece sono andati sotto nel parametro ultimamente standard per loro, gli errori di handling rispetto ai nostri errori difensivi.
Il fatto è che quando in campo c'è una squadra "quadrata" ed esperta, ancorché con molti esordienti (nel caso inglese), questa può restare sotto pressione per lunghi periodi ma se non si scompone e se all'avversario manca chi sappia trovare il guizzo vincente, le fasi si sovrappongono alle fasi ma non passa lo straniero. Al contrario, non appena l'avversario pur valido ma meno scafato commetta un errore, la grande squadra coglie l'opportunità gentilmente offerta: seize the day. Quanto messo in atto oggi da Francia e Inghilterra dicesi defense-driven pragmatism. Era l'obiettivo finale di Mallett.
La meta inglese: un intercetto da gonzi di Charlie Hodgson su Dan Parks, non un novellino, ne parleremo nel post dedicato. Le non mete scozzesi: un lungo schiantarsi sulla linea di fasi sovrapposte a fasi, concluse con la palla persa, l'ostruzione, il fallo. Anche i nostri dopo enne fasi perdevano regolarmente il filo del discorso.
Le mete francesi, una serie di infilate: una hesitation di LoCicero infilato da Rougerie (primo mismatch), un guizzo di Malzieu che pianta sul posto una serie di avversari (altra serie di mismatch), un fortunoso recupero di palla vagante di Trinh-Duc e Rougerie  (Burton nel primo tempo aveva "subito" un rimbalzo che gli aveva tolto di mano la palla della meta); infine, Fofana che non viene placcato basso da McLean e gli scappa in meta.
 Sono opportunità lasciate sul tavolo e còlte al volo da quello che, con pessima traduzione letterale dall'inglese, dicesi team cinico (meglio sarebbe dire "sagace").
Ben venga questa interessante libertà "organizzata" di iniziativa lasciata agli Azzurri da Brunel; solo, non vorremmo che l'approdo fosse ... far come la Scozia, avanti anni rispetto a noi nel gioco espansivo voluto da Andy Robinson. Tele tessute per tutta la gara e disfatte dall'errorino incombente: del resto, chi più fa più sbaglia.
Di fatto alla fine son pur sempre quattro mete a zero, dopo aver giocato con personalità come non si vedeva da un bel po'. Altro che partita persa per un drop all'ultimo minuto! C'è chi d'altro canto dice, almeno non ci son rimorsi ...

Siamo tornati al tempo delle "onorevoli, promettenti sconfitte": tant'è, siamo agli inizi di un nuovo corso, nemmeno i più "cinici" si permettono ancora di sparare al pianista Brunel. Il quale, ricordiamo, per rendere Perpinyà vincente ha necessitato di più tempo di quanto normalmente tollerato alle nostre latitudini.
Tutti gli Azzurri si sono comportati bene, rincalzi inclusi, in termini di spirito. I problemi non son tanto "assimilare i nuovi schemi", quanto le solite, "latine" cadute momentanee di concentrazione dei singoli. O meglio, date per scontate queste, il riuscire a mettere a punto sistemi collettivi di recupero e chiusura.
Sul piano individuale, note di merito particolari per il working rate di tutta la terza linea Barbieri, Parisse e Zanni. M'è piaciuto Kris Burton, finalmente coraggioso, mai superato da un attaccante, preciso di mano e al piede. Botes al suo esordio fa intravedere la sua polivalenza. Quanto a Gori, siamo un po' prevenuti: il nostro mediano del futuro non ha commesso gran errori ma delle volte pare agire in modo un po' automatico (tutte quelle maul da lui interrotte mentre ancora avanzavano!); preferiamo Semenzato.
Come ci attendevamo, grande il lavoro in fase di possesso dinamico di tutta la prima linea, incrinato da una sola mischia ordinata subita di brutto che ha portato alla meta di Malzieu che ha spaccato la gara. A proposito di dettagli momentanei che rovesciano l'esito di piani perfetti. L'altra fase statica invece, la rimessa, da quando c'è Van Zyl non è più un punto debole anzi.
Per il reparto dietro di strada da fare ce n'è ancora tanta: le gradevoli ma "telefonate" cariche di Masi, i buchi infilati da McLean - il migliore dei nostri dietro - che poi si trova isolato, la potenza un po' vana di Venditti, che resta in piedi per venti metri con 5 attaccati addosso, ma era meglio cadesse a fissare il punto. Aldilà della crescita individuale che ovviamente riguarda i 21enni Venditti e Benvenuti, i 25enni McLean e Sgarbi, tutti devono acquisire più confidenza di reparto: paradossalmente oggi gli avanti Azzurri fan più offload di loro.
Gli avversari: mandano a segno tutta la linea dei "trois quart", un classico, infilandoci sia in mezzo che al largo. Impegnati solo a strappi se non difensivamente, han dato l'impressione voler stare al caldo, uscendo solo per cercare le falle degli Azzurri: quando le trovavano allora scalavano tutti marcia e si mettevano in moto. Un altro livello.
Tra tutti e senza scoprire nulla, Julien Malzieu è Man of the Match, un'ala che non cambieremmo col miglior Sivivatu o Rokocoko dei tempi d'oro; Thierry Dusatoir è sempre l'uomo ovunque, non fosse per la stampa anglosassone distratta a celebrare McCaw o qualche giovanotto emergente. C'è poi Aurelien Rougerie, gran centro che ha avuto il torto di svilupparsi in un paese latino, per di più nell'era di BOD. Buon esordio per Fofana, il Manu Tuilagi transalpino o il Bastareau con più neuroni, ma va rivisto contro placcatori migliori. Gli altri son tutti degnissimi di giocare tra i vice campioni del Mondo. Ma ne han tanti altri pronti a subentrare. 

19 commenti:

Massimo ha detto...

Il buon Dominguez dice che avrebbe cambiato Gori e non Burton con Botes...comunque squadra nuova problemi vecchi, attacco sterile e la palla che va a destra e sinistra ma si avanza poco. Vedremo come proseguirà il cantiere, nel frattempo Forza Azzurri

ringo ha detto...

Ma l'Italia oggi l'ho vista avanzare, con il suo punto di forza che sono gli otto uomini là davanti. I problemi non scompaiono con il cambio di allenatore: ecco perché la faccenda del cantiere che ha aperto i lavori - e il fatto di presentarsi sul posto tutti i giorni. E nemmeno per inciso: di fronte c'era la Francia, non un avversario qualunque. Siamo solo all'inizio, può succedere di tutto.

Roberto C. ha detto...

Non trascuriamo il fatto che alla fine si è giocato in 14 per un buon quarto d'ora, e si è cercato di fare meta. E' vero che i galletti avevano tirato i remi in barca però, solitamente, noi azzurri sbracavamo propio nelle fasi finali degli incontri, dopo aver dato il massimo per buona parte del secondo tempo.

Non è il momento di fare processi e confido che nel tempo arriveranno per noi risultati migliori.

Personalmente mi sono piaciuti i nuovi innesti.

F O R Z A A Z Z U R R I ! !

Saluti a tutti.
Roberto C.

ringo ha detto...

Nessun processo, Roberto: non li abbiamo mai fatti, ci piace di più il ragionamento. Anche perché per fare dei processi occorrono delle prove e al momento non ne abbiamo di solide in mano ;)
Saluti e forza Azzurri.

Gsp ha detto...

Burton ha fatto alcune cose buone, ma molte non sono state all'altezza. Ha preso delle decisioni un po' inadeguate, e li si vincono e perdono le partite. Bene nel gioco rotto, bene quando giocava vicino alla linea d'attacco, male quando stava piu' indietro.

Botes da un ritmo ed una leadership diversa al gioco. Il ruolo non e' ancora quello, ma si puo' costruirci sopra. Burton puo' funzionare per questa stagione, ma gia' dalla prossima non avra' senso continuare a lavorare su un giocatore che il prossimo mondiale cmq non lo fa.

Abr ha detto...

Dov'è quello che diceva, quando esce LoCicero, Castro. si sposterà a sinistra? ;)
(ubi major, minor Cittadini cessat)

franky ha detto...

abr, ero io !!! :) castro l'avevo visto a sinistra in uno spezzone di premiership e citta (come ha detto munari) non gioca a sinistra da anni; insomma smentito in pieno :) però nella prima mischia dopo l'uscita di lo cicero castro non è andato a sinistra ?? sarà un mio ricordo sbagliato.
Secondo voi portare un altro pilone in panchina sarebbe meglio ?

Abr ha detto...

Secondo me, l'avevo detto, se Brunel sapeva che avrebbe turnato LoCicero e non castro., era meglio mettesse Rizzo in panca, no? Si vede che lo staff deve valutarlo più a lungo per "fidarsi".

ivanot ha detto...

Citta a sinistra vale metà Rizzo, Gori io lo avrei lasciato a Treviso a giocare, Mozza molto meglio, ma se vogliamo essere sinceri Tobie è una spanna sopra, credo che se vogliamo avere talento sulle ali qualcuno dovrà seriamente parlare con quel giocatore che io personalmente ritengo il più grande acquisto dei Leoni in questi anni ovvero Ludovico Nitoglia. Nella prossima partita spero in una seconda Pava/Van Zyl che comanda la difesa avanzante, comunque cantiere aperto.....

Abr ha detto...

D'accordo su tutta la linea con ivanot.
Tobias è talmente sopra tutti come potenziale che forse Brunel vuol costruirci l'apertura del futuro.
Ce ne accorgeremo non tanto in questo 6 Nazioni, ma in quanto se deciderà così, chiederà certamente la collaborazione tecnica del club veneto al proposito.

franky ha detto...

nitoglia ... che peccato non averlo; apertura del futuro : adesso abbiamo tutta gente nata nell'80/81 (burton, orquera e ci aggiungo anche di bernardo)a questi si aggiunge botes che è dell'84, oltre ai già citati non vedo molto : o andiamo a pescare in eccellenza (ma anche no)o morisi (è un'apertura ?? pare di no)o alcune belle speranze come della rossa ma è presto per parlarne, e l'idea (non so quanto realizzabile) dell'italo australiano under 20

Abr ha detto...

Quelli classe 80/81 avranno 34/35 anni nel 2015, un po' tanto per una apertura (mica son piloni). Credo l'idea sia di usarli come "caretaker" temporanei, alla Lancaster, fin che non emergerà l'apertura del futuro.
Botes è senz'altro una ipotesi, forse la più realistica, ma i giri di Brunel per i campi dell'Eccellenza fan capire che nessuna strada è preclusa.
Cosa c'è oggi in Accademia?

C'è peraltro da dire che comunque il tema rimane importante ma non decisivo per un coach francese: al livello di scegliere un centro o un flanker, diciamo. E' certamente più decisivo selezionare un piazzatore con caratteristiche "ognitempo", sia esso schierato estremo ala o mediano.
Brunel, ricordiamolo, ha vinto il Top14 avendo all'apertura il fratello minore di quello che giocava estremo agli Aironi l'anno scorso ...

Abr ha detto...

... ma coi piazzati affidati a Jerome Porical, un estremo arrivato per la precisione al piede fino alla nazionale.

Andrea B. ha detto...

Il mio primo "vecio" sul lavoro, quando il sottoscritto era appena un "bocia" neoassunto, vedendomi molto infervorato nello scrivere rapporti e relazioni, mi disse: "Guagliò" (era un vecio della bassa italia:-)) ) "qua meno scrivi e meno dici caz..te".
Perla di saggezza di gran valore, ma che fare quando il tuo lavoro prevede proprio di fare rapporti ?
O per dirla in altri termini, il tuo lavoro ti richiede di fare almeno un punto in più dell' avversario ?
Con la Francia abbiamo provato a giocare ed abbiamo perso con un discreto margine di punti (non una imbarcata cmq), ma, siamo sinceri, con il piano del gioco improntato al "defensive driven pragmatism" del buon Nick quante partite abbiamo perso a causa di un drop all' ultimo minuto ?
A me sembra di ricordarne pochine, troppo poche per poter dire che adesso, giocando con 15 uomini e non otto, siamo avviati a tornare alle onorevoli sconfitte ... insomma l'impostazione del cantiere di Brunel non mi dispiace, aspettiamo qualche partita in più.
Se poi anche questo architetto fallisse nella costruzione, piuttosto sarebbe da farsi qualche domandina sulla qualità e quantità del materiale che gli mettiamo a disposizione invece di discutere se sia meglio per noi un allenatore australe o latino.

Ahi ahi, quante righe... ancora una volta il mio mentore mi direbbe "guagliò, qua meno scrivi..." :-))

Abr ha detto...

Andrea B.; dici che siamo noi che scriviamo troppo? ;)

Torniamo seri (tutti si scrive quel che si ha da dire, e per chi ha voglia di leggere. Fin che quel che si scrive "chiarisce", tutto bene; al tuo "vecio" avresti potuto segnalare che il guaio nasce appena si passi a dire: "si ma il problema è complesso ...").

L'unico vanto auto-riconosciuto di Mallett è di non aver mai fatto prender batoste da 50 e oltre punti all'Italia. La volta che c'è andato più vicino è stata l'ultima a Twickenham, quando "l'opinione publbica", sulla scorta della bella prima partita, lo spinse a fare "lo sborone" e giocare espansivo. Per il resto è stato l'allenatore più perdente della storia italiana (Johnstone forse a parte), ma avversari a parte (zero Romanie e Usa), crediamo che solo i prevenuti contestino il lavorone che ha fatto sulla mentalità e sulla durata fisica e anche mentale. Lavorone che ci dispiacerebbe molto venisse perso.

Ciò detto, qua non contrapponiamo Mallett a Brunel, nè prendiamo partito in una querelle che francamente sarebbe come milan-inter, da "fede". Semplicemente ogni modello come la famosa coperta ha i suoi "flaws", noi abbiamo solo avvisato gli entusiasti del "finalmente si gioca!" che minimo ci vorrà del tempo, massimo non è detto che basti il tempo messo a disposizione (dalla LORO STESSA PAZIENZA).

Abbiamo sintetizzato il tutto con "allacciate le cinture": significa partecipare al viaggio, sapendo però che sarà una "bumpy road".
Come abbiamo anche scritto sul post, c'è chi preferisce perdere 30-12 che per un drop all'ultimo minuto, almeno non ci sono rimorsi (o rimpianti? Boh).

Nel merito della gara, distrarsi ad ammirare la "spirited Italy" non deve comportare il trascurare il fatterello d'aver incassato quattro mete a zero. In quel modo: a ogni accelerazione di una squadra molto guardinga. Contropiedista, si direbbe nel calcio.
Si si , siamo solo agli inizi, certo.

Andrea B. ha detto...

Abr...voi proprio non scrivete troppo, anzi è un piacere leggervi... come già vi dissi tempo fa, sul web, ma anche in generale circa quello che si scrive di rugby in lingua italiana, ce ne fosse di roba di qualità come la vostra!

Il "meno scrivere, meno si sbaglia" lo ascrivevo alla filosofia mallettiana, di cui ho sempre apprezzato il lavoro fatto sulla mentalità (e di cui se ne vedevano già i frutti, speriamo duraturi), ma che ho sempre ritenuto destinata a non portare ad ulteriori sbocchi sul piano del risultato.
Belli e tosti stavamo crescendo, è innegabile, ma ahimè sterili per condizione...come guardiani degli harem: grandi, grossi ed arrabiati ma eunuchi !

A me non piace perdere nè giocando aperti, qualunque sia lo scarto finale, nè per un drop all' ultimo minuto ... non è questione di "fede" pallonara Mallet vs Brunel, però il consolarsi che "sì si è perso ma finalmente siamo "garibldini" è uguale a dire "abbiamo perso, però chiusi come eravamo non abbiamo mai preso troppi schiaffoni"
Ma prima o poi, nel bene o nel male dovremo pur far muovere quella palla al largo...

Andrea B. ha detto...

E poi si, bisognerebbe avere più pazienza: un quadriennio non è poco, ma con le polemiche nostrali fa presto a passare ed arriva il mondiale a cui solitamente andiamo con allenatori dimissionari (ufficialmente o meno) o peggio...situazione più assurda non la potremmo creare

ringo ha detto...

Troppo buono. ;)
Quanto al resto: una sola partita. Non si possono nemmeno fare le medie.

Abr ha detto...

Il punto è proprio questo: la scarsa pazienza.
Per non dire il dileggio del "benpensanti" pallonari: vi esaltate ogni volta e poi perdete sempre, è il mantra con cui sfogano la loro incapacità di comprendere un movimento da settantamila al colpo, non mosso da presidenti spendaccioni, campioni linguacciuti, opinionisti a gogò o calcioscommesse.

La scarsa pazienza: Mallett ebbe circa due stagioni prima di venir "scaricato" in pectore. Vedremo Brunel.

Veniamo al punto tecnico: puoi espandere o comprimere, ma la chiave rimane la "precisione". Usando una analogia, nel rugby contro 'ste squadre qui sei come un portiere di calcio: puoi pararne nove con voli incredibili, ma se poi te ne fai passare uno solo, allora sei un pirla.
E' il crudele di questo sport, dove il gioco espansivo è solo metà (scarsa) dell'equazione.

Solo i brubru credono che la Nuova Zelanda vinca tutto grazie alle progressive sorti d'attacco; poi tutti a lodare Richie McCaw, chissà perchè. Stesso discorso del Milan di Sacchi o dell'Olanda di Crujiff.

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