venerdì 3 febbraio 2012

Torrida estate australe

E' da un po' che, distratti dal home rugby d'Europa e delusi da una stagione in tono minore se non per l'exploit australiano poi oimè sgonfiatosi ai Mondiali, non rivolgiamo l'occhio alla metà meridionale del Mondo immersa nella estate beati loro (in foto:  Charlize Theron), e in particolare al querido Sudafrica, dove sono avvenuti fatti che meritano di venir sottolineati e seguiti.

In generale nel mondo Australe va montando la febbre (non malarica si spera) per  l'incombente decollo della stagione del SuperRugby alla fine di questo febbraio. Per adesso è normale amministrazione: si registra qualche amichevole e qualche taglio iniziale per infortuni post Mondiale.
Sul piano delle chiacchiere che in Sudafrica non mancan mai, si registra l'ennesimo "scaldate i motori" alla nuova franchigia dei Southern Kings, arricchita dal rientro del controverso (in Patria) Luke Watson ex capitano dei Saracens. Detta franchigia giocherà nel SuperRugby a partire dalla prossima stagione 2013. E' la stessa canzone da un paio d'anni: sarà per la prossima volta, ma la Union delle Union sudafricane Saru rassicura gli investitori e spergiura che stavolta ci siamo. A scanso di equivoci, la Union delle Union delle Union Australi  Sanzar titolare del torneo ha ribadito che fino al 2016 i diritti televisivi son venduti, quindi di aumentare il numero di squadre non se ne parla per alcuni anni. Se la dovranno quindi vedere internamente:  se vogliono far posto ai Re del Sud, i Sudafricani dovran tagliare un'altra franchigia attualmente nel torneo Australe. Sarà l'ultima classificata sudafricana nel Super15 che sta per iniziare? Nessuno si sbilancia. Non sarà una matassa semplicissima da dipanare nemmeno per i disinvolti politicanti che controllano al federazione: escludendo l'élite Bulls, Stormers e Sharks, a rischio sarebbero i Lions di Johannesburg, maggior città del Paese e quindi politicamente intoccabili, anche se finanziariamente sull'orlo del fallimento; più a rischio dal punto di vista politico sarebbero i Cheetahs del Oranje-Vrijstaat, ma le Union sue costituenti  - Free State e Griquas - spiccano nella Premier Division della Currie Cup, al contrario di quelle riunite nella nuova franchigia basata a Porth Elizabeth: Kings, Bulldogs, Eagles, da un bel po' in purgatorio nella First Division. Vedremo come ne usciranno.

Altro tema generale dell'Emisfero Sud è il rugby Sevens: è in corso la tappa neozelandese, dopo quella novembrina nella Gold Coast australiana vinta dalla rappresentativa delle Fiji, seguita in dicembre dal trionfo a Dubaii dell'Inghilterra sulla Francia e dalla vittoria della Nuova Zelanda sul Sudafrica padrone di casa. Fiji è in testa alla classifica a pari punti con la Nuova Zelanda, seguita da Sudafrica e Inghilterra; il circuito Sevens proseguirà nel Boreale, prossime tappe saranno  saranno Usa, Hong Kong, Giappone, Scozia e Inghilterra.

Veniamo agli avvenimenti Rugby Union sudafricano che meritano di venir seguiti. Il primo è l'inizio dei tornei universitari Varsity (Shield, Cup e Youngs): decollati lunedì 31 gennaio con due partite e altre due disputate ieri. Aldilà dei volti nuovi che si metteranno in luce, i tornei meritano un occhio di riguardo per la sperimentazione sul punteggio: le mete valgono sempre 5 punti ma le trasformazioni ne attribuiscono tre, mentre punizioni e drop solo due. L'obiettivo di questa intrigante e semplicissima modifica è alzare il peso relativo delle mete nell'economia del gioco diminuendo quello dei falli, senza al contempo degenerare nel League e mortificare l'importanza dei cecchini.
I primi risultati parrebbeto interessanti: a Bloemfontein nella riedizione della finale Shield dello scorso anno, i CUT  (Central University of Technology) detentori del titolo han superato i Wits (University of Witwatersrand) per 25-12, marcando quattro mete contro una; a Alice i visitor dell'UWC (University of the Western Cape di Capetown) han prevalso sui locali Fort Hare Blues per 36-13, ben 32 punti guadagnati con 4 mete, tre delle quali marcate da Cheslyn Roberts. "Normalmente" quattro mete trasformate avrebbero fruttato 28 punti.
Giovedì sera i campioni in carica CUT han vinto per la prima volta nel campo di Pietermaritzburg, dove han sconfitto gli Impi dell'University of KwaZulu Natal per 30-10, tre mete a due e guidano la classifica imbattuti. Li seguono i Wits che han sconfitto in casa Fort Hare per 58-16 con otto mete contro due, entrambe dell'ala Garth van Rayner, eletto la scorsa stagione "Varsity Shield Player That Rocks".


Ultimo tema da segnalare dal Sudafrica, Heineke Meyer alfin incoronato allenatore in capo degli Springboks.  Fu il primo coach sudafricano ad alzare il trofeo del SuperRugby coi Bulls nel 2007 dopo averli portati alle semi-finali nel 2005 e 2006. Al suo esordio in panchina nel 1998, Meyer portava i SWD Eagles alle semifinali di Vodacom Cup e l'anno dopo ai playoff di Currie Cup; passato ai Bulls, nel 2001 arrivava la prima finale, Vodacom Cup; vinceva poi tre Currie Cup consecutive nel 2002, 2003 e 2004. E' già stato in panchina Springboks, assistente di un certo Nick Mallett nel '99 e 2001.
Con questo track record uno dice, scelta inappuntabile; ma i bastian contrari in Sudafrica abbondano e sollevano l'argument: non sarà too late? Un titolo "alla carriera", come direbbero a Hollywood? E' noto che Meyer fosse l'indubbio primo della lista quattro anni orsono, quando in Saru prevalse la visione "politica" che portò capo allenatore un garante di colore (scelta che consentì peraltro di evitare le incombenti quote razziali, al prezzo di molto fumo verbale e qualche piccolo compromesso). Disgustato, Meyer emigrò immediatamente e divenne allenatore dei Leicester Tigers, salvo tornare in patria per questioni familiari a metà della stagione.
Da allora è rientrato con vari titoli nei ranghi Bulls ma è Frans Ludeke ad aver condotto i Pretoriani alla conquista di due titoli SuperRugby back-to-back nel 2009 e 2010, bissata dalla Currie Cup dei Blue Bulls 2010, colta nello stesso anno della Vodacom Cup.
Per di più, ultimamente proprio i Bulls assenti da tutti i playoff sono emblema  della difficoltà del rugby sudafricano ad adattarsi alle nuove interpretazioni, instaurate peraltro dalla "confraternita neozelandese" dei Gran Maestri Graham Henry e Paddy O'Brien col preciso obiettivo di ammazzare quel gioco tutto calcia alto-corri sotto-stendi che li aveva resi dominanti, sino all'apoteosi nel 2009, col titolo Tri-Nations e vittoria sui Lions. La domanda insomma è chiara: è Heineke Meyer la persona giusta per riportare gli Springboks in alto adesso, non quattro anni fa?
La prima sfida sarà il Rugby Championship nuovo di zecca, erede del Tri-Nations con l'aggiunta della mina vagante Argentina. La cosa va preparata per bene, il nostro dovrà scegliersi gli assistenti giusti e i suoi gradi di libertà risultano in qualche modo limitati dal decollo entro 20 giorni del SuperRugby. Un campionato che parte senza titolari sudafricani già definiti e quindi forzatamente senza gran piani di riposi e turnazioni  - si sono ritirati capitan Smit, Matfield, sono emigrati Bakkies e BJ Botha, DuPreez etc.etc.  Tutto andrà definito negozialmente strada facendo con le franchigie. Una bella sfida, organizzativa prima ancora che tecnica, di modelli di gioco e quindi di selezione. In bocca al lupo Heyneke, il mondo del rugby ha bisogno di Springboks in grado di far male agli All Blacks in modo po' più "strutturato" dei Wallabies o degli ondivaghi francesi.

2 commenti:

ringo ha detto...

Eh, Charlize... ;)

Abr ha detto...

Le ragazze sudafricane, ti cambiano le prospettive ...
Dice sia proprio quella costante pressione darwiniana da competizione di maschi che giocano rugby in incrocio con bionde sempre più "bionde", a "raffinare" il pool genetico disponibile :)

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