mercoledì 15 febbraio 2012

Una generazione scozzese alle porte

Andy Robinson. Un inglese alla guida della Scozia dal 2009: negli ultimi quarant'anni prima di lui soltanto un altro non scozzese era stato chiamato alla guida della nazionale del cardo, l'australiano Matt Williams, nel biennio 2003-05, per un totale di 17 Test Match e un ruolino di marcia di sole tre vittorie. Il precedessore di Robinson, Frank Hadden, ha allenato la Scozia per quattro anni, dal 2005 al 2009: 41 partite, di cui 16 vinte e 25 perse. 
E' un uomo sulla graticola, Robinson, come lo fu ai tempi in cui allenò l'Inghilterra post Mondiale 2003, quello vinto contro l'Australia. Compito impegnativo quello di sostituire Sir Clive Woodward e difatti venne decollato in seguito ad una striscia di risultati negativi. Al momento, il suo curriculum al di là del Vallo d'Adriano ha raggiunto quota 24 Test Match, 12 vittorie, un pareggio e 11 sconfitte. In termini di percentuale, è al 50% tondo tondo. In questo Six Nations il suo gruppo ha venduto cara la pelle al debutto con gli inglesi a Edimburgo e giocato a viso aperto con il Galles al Millennium Stadium domenica scorsa, quando finalmente è tornato a marcare meta. Una squadra che porta come un marchio di fabbrica: gioca a rugby, tanto da far dire ad alcuni da un paio d'anni a questa parte, ecco una potenziale sorpresa positiva nel Sei Nazioni o ai Mondiali, salvo trovarsi regolarmente afflitta da incapacità a concretizzare la enorme mole di gioco sviluppata. Ragion per cui gli scozzesi son sempre dov'eran prima da quando c'è il Sei Nazioni, a giocarsi il Cucchiaio Infame con gli italiani.

Sarà interessare capire quanto tempo gli concederà ancora la federazione scozzese. Robinson si è presentato al torneo con un contratto già confermato prima ancora della RWC neozelandese, dove la Scozia per la prima volta nella sua storia non è riuscita a qualificarsi ai quarti di finale, con quella meta subìta dall'Argentina nei minuti finali del faccia a faccia che pesa ancora come un macigno. Nell'anno in cui tra l'altro le franchigie scozzesi sull'asse Edimburgo e Glasgow si stanno levando soddisfazioni (con una esemplare divisione dei compiti, la prima è ai quarti di Heineken Cup, la seconda è protagonista nei piani alti del Pro12), vale la pena ricordare che da head coach nella stagione 2007/2008 riuscì a portare Edimburgo al terzo posto, la posizione più alta mai raggiunta da Gunners o Warriors - e ai tempi il campionato celtico non prevedeva i playoff tra le prime quattro. 

Intanto questa nazionale ha volte nuovi da presentare al grande pubblico. Uscito di scena Dan Parks da un paio di settimane, senza un cecchino come Chris Paterson (il giocatore con più cap - 109 - e punti realizzati - 809 -), ecco che sono arrivati Greig Laidlaw, mediano classe '85 che è intenzionato a prendere in mano le redini della regia, Stuart Hogg, estremo non ancora ventenne e tanta potenza fisica nella gambe e una certa solidità mentale (nella foto), e una coppia in terza linea: da una parte Ross Rennie (1986), in fondo l'impressionante David Denton (1990), Man of the Match al suo esordio contro l'Inghilterra, nativo dello Zimbabwe come Pocock. Alla lista va aggiunto Ducan Weir, altro ventenne all'apertura, l'infortunato in recupero Ruaridh Jackson, già visto ai Mondiali e il già affermato lock biondone Richie Gray. Per alcuni di loro è il tempo di vederli crescere e maturare. 
Appunto: il tempo, quello che continua a correre per coach Andy. Ufficialmente il suo contratto scade alla fine del 2015, dopo essere stato rinnovato all'inizio del 2011. Giusto in tempo la Coppa del Mondo che si disputerà Oltremanica. Dovranno cominciare ad arrivare i risultati, fanno intendere in Scozia, soprattutto per dare maggiore consistenza e confidence ad una squadra che sta lavorando per migliorarsi sul piano del gioco e della sua struttura ma che non raccoglie quanto semina. 

Gente in grado di spingere sull'acceleratore, risalire il campo e naufragare in una gestione affrettata e confusa del pallone a pochi passi dalla meta, ma con una determinazione tale che gli avversari corrono il rischio di cedere alla frenesia di rispondere, cadendo nella trappola. Lì, sulla graticola: tra la soddisfazione di avercela fatta e la frustrazione dell'ultimo metro. 

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Guardo sempre volentieri i ''fratelli di legno'' Scozzesi, giocano un bel Rugby! 50 % (mezzo bicchiere pieno) per me é un dato positivo.

Catoplepa

gsp ha detto...

Piu' che meta all'ultimo minuto, dormita colossale dell'arbitro su fuorigico argentino, su tentativo di drop di parks. raramente gli errori arbitrali condizionano cosi' la coppa del mondo di una squadra.

e se noi italiani ci lamentiamo la scozia fa davvero il carico di errori arbitrali. come nell'ultima partita contro il Galles.

pero' adesso, finito la simpatia, vengano a Roma che ci divertiamo.

Abr ha detto...

Mah, gli arbitri sbagliano tanto e con tutti, in particolare non considero "colossale" l'errore con l'argentina quanto lo fu la meta in se' di Amorosino, probabilmente la più bella del mondiale.

Sarà tosta con loro, come lo è stato l'anno scorso.
Erano come noi, tutto pack e calci piazzati, poi quel pazzo di Robinson li ha "scatenati" nel senso letterale della parola, e non vorrei che noi ci indirizzassimo lungo la stessa dispendiosissima strada dall'esito incerto.

Quel che è certo è che quanto a risorse motivazionali, la sfida è impari: hanno quel che di "ignorante" che gli impedisce di soffrire psicologicamente ... il problema dei nostri invece è lo stesso dell'intera Nazione: siamo tutti troooooppo intelligenti, capiamo tutto al volo e quindi .... molliamo. Ci manca la FEDE.
Ah, e son diventati superpotenti in rimessa laterale, la fase che ti garantisce possessi di qualità.

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