sabato 3 marzo 2012

Reds avanti, Crusaders fermati e massacro nell'Altipiano- Updated

Le premesse c'eran s'eran già avvertite, il secondo turno del SuperXV australe appariva più interessante e combattuto del primo, sin dal prologo del venerdì. E il sabato mattina arriva il tonfo, non da tutti inatteso per la verità (ad esempio da chi scrive, che il suo cinquino l'aveva puntato giusto...): gli Highlanders "fregano" i Crusaders 27-24 alla fine di una battaglia molto contesa. 
Non che si fossero intraviste pecche nei 'Saders del primo turno, i quali per di più recuperavano oggi i primi minuti in campo di Zach Guildford; il fatto è che i Sudisti già solitamente partono forte e in più quest'anno han rinforzato tutto l'impianto tradizionalmente tosto davanti dov'è guidato da Adam Thompson, grazie ai transughi da Wellington (Hosea Gear, Andrew Hore, entrambi in meta oggi) e  James Haskell dall'Europa via Giappone. Alla fine han marcato tre mete contro le due dei vice-campioni, quella in più finale e decisiva.
Inizio gara degli ospiti, si portano sul 3-13 al quarto d'ora, mandando in meta l'ala AB Israel Dagg sugli sviluppi di una rimessa laterale e trasformando piazzati col giovane apertura Tyler Bleyendaal. La franchigia basata a Dunedin però punta da subito con efficacia sul possesso; con metodo e determinazione arriva alla meta due volte nel primo tempo, con l'hooker Andrew Hore e il centro Phil Burleigh da Bay of Plenty. Inoltre un piazzato e le trasformazioni dell'apertura Lima Sopoaga (20 anni, visto nel mondiale Junior in Veneto: Bleyendaal, Sopoaga e poi Jantjies, Lambie, Anscombe, Cruden, Barritt etc.etc.: l'apertura è un mestiere per giovanissimi, checché ne siam portati a pensare noi qui, dove trascuriamo pur avendolo sotto gli occhi che l'esperienza serve più di tutto in prima linea), portano avanti i padroni di casa per 20-10 all'intervallo. Alla ripresa i Crusaders vanno a prendersi il vantaggio in pochi minuti, col piede di Bleyendaal e la meta del mediano Andy Ellis: 20-21 al 47', che diventa 20-24 al 65'.  Al 70' però arriva la meta di Hosea Gear a ribaltare la situazione.

- Più attesi gli esiti della sfida australiana: i Reds del Queensland atterrano gli ospiti Western Force di Perth per 35-20: sono due mete per parte ma sette punizioni e 25 punti piazzati dal neozelandese apertura Michael Harris, altro 22enne all'apertura, un "precario" da North Harbour al posto del lungo-degente Quade Cooper. I padroni di casa giostrati dal mediano Will Genia e capitanati dal lock James Horwill, si portano fino al 26-6 grazie oltre ai piazzati di Harris, alle mete del centro Ben Tapuai e del nr.8 nazionale - e immortale 35enne - Radike Samo. Gli opiti provano la reazione a partire dal 50' quando David Pocock arriva alla meta, seguito cinque minuti dopo dall'apertura James Stannard, che riconfigurano la partita in un aperto 26-20 con 25 minuti sul cronometro. Da lì però non si schiodano, merito dei Reds che invece continuano a capitalizzare sulle indiscipline dei Force marcando altri tre penalty. Peccato per la franchigia di Perth, sulla carta molto attrezzata davanti (Salesi Ma'afu, Nathan Sharpe, Ben McCalman, David Pocock) ma indebolita dietro, dove Napolioni Nalaga sta lì, lungolinea, ad aspettare ...

UPDATE SERALE -
Cheethas 19 - 51 Bulls
Grave sconfitta casalinga della franchigia del "Cis-Vaal" (di qua del fiume Vaal) nel derby delle Terre Alte con quella del "Trans-Vaal", anche se non le chiamano più così. Inutile far tanto la cronaca di una partita finita sei mete contro una con doppietta per l'estremo Zane Kirchner, pur finendo gli ospiti la partita in tredici, per l'espulsione del mediano Francois Hougaard (spear tackle) e il giallo nel finale al flanker Ulrich Potgeiter. Il problema dei Cheetahs è stata l'incapacità di rappresentare un problema per l'avversario nel breakdown. Son riusciti a stare in partita per mezz'oretta, grazie al piede dell'apertura Johan Goosen (un alro ragazzino, passato direttamente dal National School Championship al SuperXV: come in Italia insomma ...), ma a fine del primo tempo il passivo era 12-31, 4 mete subite e bonus offensivo già in tasca agli ospiti. Nel secondo tempo han provato in tutte le maniera a sfondare, ma la fisicità degli avversari ha retto e ha "rubato" un paio di mete  in contropiede, mentre i padroni di casa segnavano solo quando raggiungevano la superiorità numerica. Brutta sconfitta per  i Cheetahs, grande iniezione di fiducia per i rinnovati Bulls, sempre gli stessi tutto pack tritura-avversari (un po' di Kruger, Stegmann, Potgeiter, Spies etc.), Francois Hougaard in mezzo a distribuire,  Morné Steyn a calciare alto (21 punti), i centri Venter e Olivier a difendere, le ali Basson e Ndungane a correr sotto i calci di Steyn, Kirchner a ripartire da in fondo. Bello sapere che mondo non è cambiato granché dal 2007.
C'è anche, si parva licet, la lezione riconducibile ai casi Azzurri: vuoi giocare espansivo? Se non sei più che preciso e non domini i breakdown, ay ay ay Alpitour, non provarci nemmeno; di converso, puoi contare un pack potente e dei 3/4 tosti? Aspetta gli avversari, e segnerai sei mete contro una. Sempre se hai uno che col piede ci sa fare ...

Stormers 15 - 12 Sharks
Partita molto ben giocata ancorché senza mete, con le contendenti a inseguirsi a distanza di tre punti in un Newlands ben colmo che fa molto "ambiente", tra tante belle ragazze e allegria: così diverso dal tifo un po' tetro e anche bigotto neozelandese.
Unico neo della giornata, la precisione dei piazzatori: nonostante la giornata discreta e senza vento, Joe Pietersen e Patrick Lambie accumulano un quasi uguale 50% di errori. Ma valendo per entrambe, l'effetto si annulla. Nel finale, subentra per gli Stormers l'esperto Peter Grant appena rientrato dal Giappone,  all'apertura al posto del 21enne Gary Van Answegen  e le cose dalla piazzola migliorano, giusto in tempo: all'ora di gioco porta avanti gli Stormers e al 77' regola la gara, dopo il pareggio di Lambie qualche minuto prima.
Tutto il resto è da cineteca: gli offload, la precisione dei passaggi, le linee di corsa, le tattiche, l'agonismo e l'impegno. Alla fine nel derby tra franchigie della Costa la spunta per un piazzato di più la squadra che sino all'ora di gioco aveva sempre giocato al "catch up" degli avversari, ma solo nel punteggio, perchè la bellezza della gara è stata l'incontro tra due forze propositive, precise, ben messe in campo, ben skillate e determinate.
Aldilà della sua precisione, la svolta alla gara pare quasi darla la sostituzione tra gli Sharks nel secondo tempo del mediano Fred Michalak (un libro stampato: passaggi divini, colpo d'occhio e di piede, imprevedibilità) col molto più dinamico Charl McLeod. L'intento è quello di capitalizzare meglio il lavoro del pack, dove si mettono in luce come ball carrier oltre al solito Bismark DuPlessis i lock Sykes e Skeate, mettendo in moto via Lambie i centri, dove JP Pietersen in coppia con Meyer Bosman mostra di esser molto adatto al ruolo, e le ali Mvovo e Ludik, con Rjaan Viljoen in fondo a gestire il gioco tattico.
Lato padroni di casa il discorso è speculare: la mediana molto giovane Duvenage- Van Aswegen si appoggia all'esperienza di cui è circondata: Jean de Villiers e Juan de Jongh al centro, Gio Aplon e Bryan Habana alle ali (riportato al largo dopo l'esperimento della scorsa settimana: peccato, è costato il posto di titolare al giovane ex Bulls Gehrard van den Heever) e appunto Joe Pietersen in fondo. Davanti, il tallonatore Liebenberg, la torre Bekker in coppia col 20enne Etzebeth e il grande skipper Nick Koster.  Ha vinto la squadra di casa, probabilmente era l'unico edge che ha spostato gli equilibri.

14 commenti:

reda ha detto...

l'esperienza serve in prima linea, ed è vero; all'apertura servirebbe la qualità, ma mancando la qualità forse un po' di esperienza non guasterebbe. certo è che se le accademie sviluppassero le skills invece che occuparsi esclusivamente del tonnellaggio dei nostri ragazzi probabilmente forse qualche bel profilo potrebbe giocare. il piano B potrebbe essere dirottare a 10 qualcuno con le potenzialità ma che gioca in un altro ruolo (botes, morisi, campagnaro?) o recuperare qualche ragazzetto dall'estero (ambrosini?).

reda ha detto...

ancora più certo è che se si vuole far giocare sbarbati in mediana (come gori) bisogna accettare il rischio che incappino in qualche cappella clamorosa, ed in italia va di moda crocifiggere il santo appena osannato dopo al primo errorino...
se fai giocare un giovane fai un investimento a medio/lungo termine e devi aspettare il giusto tempo (non avendo noialtri l'abbondanza di materia prima di altre nazionali)

Abr ha detto...

Tutto vero. Ma il punto a mio avviso è, tento di sottolinearlo da tempo, in Italia vige un mix di ignoranza e di venerazione dei sacri bei tempi andati, per cui "L'Apertura" tutto maiuscolo, uno la associa subito a Diego Dominguez.
Uno che nasce (in Argentina) una volta ogni cento anni, capace di tener in piedi da solo una squadretta dignitosa e nulla più.

Si dimostra invece, non solo dove giocano a mille all'ora ma anche in Inghilterra (Farrell), Scozia (Weir, Jackson) etc.etc, che l'apertura dev'essere dinamica più che esperta, skillata più che scafata.

E poi il carattere non lo cambi (uno nasce - quasi - rugbista) ma le skill si insegnano, se lo prendi sufficientemente giovane.

Il punto è che in Italia nelle giovanili si gioca a rugby alla mano o placcando. Chi calcia, è un fighetta che gioca a calcio e si isola dalla squadra.
All'Accademia dovrebbero svegliarsi. Dovrebbero prendere un quindicenne, il primo che entra, foss'anche 1,70 per 100kg (hai visto Duncan Weir? Ha il fisico da tallonatore), lo devono isolare e far calciare dalla mattina alla sera, in campo e ai pali. Quasi fosse un punter del football americano, hai presente?

reda ha detto...

al di là dei piazzati (detto così tra noi, da noi per un certo periodo ha piazzato un pilone/seconda linea), bisogna iniziare a selezionare che sa giocare, e non chi ha il fisico, almeno tra i 3/4. non si può pretendere di costruire un apertura prendendo un ragazzone grosso ed insegnandogli a giocare, bisogna prendere uno buono e farlo ingrossare, semmai! e se l'apertura costruenda rimane gracile... pace: in difesa se soffre la si sposta all'ala o a in seconda linea difensiva (o terza addirittura). detto così tra noi, se avessimo a disposizione un quade cooper, non mi preoccuperei del fatto che difende poco o che non piazza: gli darei le chiavi della squadra ad occhi chiusi!

Abr ha detto...

Nel mio sproloquio, associo la capacità di piazzare E il gioco tattico al piede come skills caratteristiche del ruolo. Ciò che rende speciale anzi specialistico il ruolo, insomma. Roba che va addestrata a parte, non col solito corsetta passa alla mano corsetta e taglia che si fa coi 3/4.

Poi son d'accordo che apertura e piazzatore siano insiemi disgiunti, ma pliiis focalizziamoci sui problemi italiani prima (a breve scriverò un post sul Top14, dove, anticipo, Mirco Bergamasco ha fatto vincere il Racing con due piazzati; e in Italia qualcuno dirà: habemus piazzatorem, problema risolto!).

Sulla questione fisico, io vado oltre: non è controproducente puntarci, semplicemente c'entra nulla.
In Europa sviluppan fisiconi in tutti i ruoli? Vedi Weir o Nicolas Bezy? Okkei, non ci vedo nulla di sbagliato, a patto che vengano opportunamente e continuamente trainati sui fondamentali del ruolo (piede piede piede e poi mani e occhio).

Che il fisico non c'entri nulla insomma, e possa essere enorme o mingherlino tanto contano gli skills, è dimostrato dal fatto che c'è di tutto nella nouvelle vague delle giovani aperture: per un Weir c'è un Elton Jantjies ...

reda ha detto...

discorso corretto, ma personalmente cambierei l'ordine: occhio, piede e mani.

Abr ha detto...

"bisogna iniziare a selezionare chi sa giocare, e non chi ha il fisico": non sono d'accordo, bisogna iniziare INSEGNANDO A GIOCARE ai ragazzi che si selezionano.
Cosa che da noi NON SI FA: ci si focalizza sulle pratiche con l'attrezzo, sul potenziamento e sui movimenti di reparto.
Poca cura dei fondamentali (tutti a placcare a braccia distanti dal corpo, solo per fare un esempio), pochissima analisi.

Poi succede che in Italia c'è gente che dopo vent'anni di rugby, di questo sport capisce veramente pochino. Basta girare per i forum e i siti quelli "popolari". Alcuni vanno anche in tv. Immaginarsi poi quelli che poco han giocato e se le fanno spiegare da costoro!

Abr ha detto...

Ecco, perfetta sintesi l'ultima tua.

reda ha detto...

beh, sull'insegnare hai perfettamente ragione. comunque ci sono ragazzi che hanno la predisposizione per il gesto tecnico ed altri no... io per esempio l'apertura non l'avrei mai fatta, anzi: seconda o al massimo la terza con le mani di legno ed il culo pesante :-)
poi conosco ragazzi (di un tempo, io sono un'79) molto bravi non selezionati a 16 anni perché troppo leggeri o troppo piccoli. forse varrebbe la pena fare selezione a livello giovanile di chi ha le qualità, e POI scremare in funzione del fisico, non il contrario come avviene oggi: si otterrebbe una base di giocatori di qualità sui quali lavorare per la questione skills, e non un gruppo di giovanotti grandi e grossi (peraltro neppure troppo fisicati: solo grandi e grossi) ma con margini di crescita tecnica limitati

Abr ha detto...

Non lo so reda, se ne parla da tempo di 'sta cosa della selezione basata solo sul fisico ... mi pare un po' troppo abnorme, puzza da capro. Chiaro che una baseline ci voglia, se non altro per non prendersi troppa responsabilità.
Secondo me le società prendono quello che arriva, e fanno andare avanti chi ci sta. I figli di ex giocatori (per tradizione e spinta paterna, non per nepotismo).
Selezione nel senso largo del termine? Mah, potersela permettere. La si fa più avanti,ai tempi delle scelte importanti ... ma per come la vedo io, a 16-18 anni è già troppo tardi.
Ci manca lo sport a scuola: gli stranieri non ci credono che alle superiori solo un istituto su diecimila abbia una squadra qualsiasi (basket, volley) iscritta a un campionato qualsiasi.

reda ha detto...

parlavo di selezione nel senso di selezione regionale (all'epoca era U16)e più tardi nazionali juniores. altro discorso sono i club che invece cercano di far crescere quello che è disponibile.
Sulla questione sport scolastico hai centrato in pieno la questione: da noi manca una cultura sportiva in senso stretto, che deve necessariamente passare per le attività sportive scolastiche. è impressionante notare le differenze tra i fisici dei nostri U20 e di quelli di altre nazioni (in particolar modo anglosassoni): dove lo sport è considerato parte dell'istruzione e dell'educazione dei ragazzi, ci troviamo con 20enni con fisici ormai formati e pronti per l'alto livello: da noi ci sono ancora i piloni con la pancia (che rimpiango, ma che con il gioco moderno hanno ormai pochi rapporti: mi è dimagrito persino il troll!)

Abr ha detto...

S'è fatto un gran parlare del rinnovamento della scuola, delle tre "i" - inglish, informatica, internet: tutto da seduti - o all'opposto la scuola siamo noi (cioè i ragazzi, "pupati" dai percettori di stipendio fisso, gli insegnanti: seduti anche questi, al massimo in piedi a protestare).
Tutta vaga fuffa, nessuno che ci sia mai lontanamente andato vicino a cosa sia realmente "educativo" per i ragazzi.

reda ha detto...

ma così mi t5rascuri il valore educativo della play-station :-)

Abr ha detto...

eh si. Dopotutto, if you can't take a punch ... etc.etc.

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