Farewell coach Phillips, farewell Aironi
Conferenza stampa dopo Aironi - Ospreys. Non per parlare del match appena finito con gli Ospreys per 11-18, ma per salutare alcuni dei protagonisti degli ultimi due anni della franchigia che ieri ha ufficialmente chiuso i battenti, con un bilancio stagionale di 4 vittorie e 18 sconfitte: partiva da una sola nella stagione precedente - Biarriz in coppa a parte - ma uno degli scalpi presi si chiama Munster; in più sono arrivati cinque punti di bonus difensivi (su sei di bonus totali) a indicare sconfitte risicate, per inesperienza, per mancanza di cinismo. Tutto soppesato non malissimo: è una insufficienza grave (è proprio un quattro) ma sarebbe rimediabile. Se tutto non dovesse però cambiare, per ragioni che lo staff dirigenziale prova a chiarire in conferenza stampa, pur con qualche imbarazzo.
A prendere la parola per primo è proprio il presidente Silvano Melegari: "Voglio rivolgere un ringraziamento particolare a Rowland per quanto fatto. E come ha detto lui stesso parlando con me, è riuscito a fare il tetto di una casa che purtroppo verrà abitata da qualcun altro". Il coach gallese Rowland Phillips siede accanto e ascolta l'augurio del presidente mantovano, quello di "crescere come allenatore non sono nell'area anglosassone ma anche fuori".
Il tecnico prende la parola: "Per me sono stati due anni difficili, ma siamo sicuramente cresciuti. E' stata una bellissima esperienza condivisa con tutta la realtà di Viadana". E' solo il preambolo, poi molla l'italiano e torna a parlare in inglese, raccontando che con dispiacere ma capendo le necessità del momento, ha accettato le decisioni sul prossimo staff a Viadana, in arrivo dalla federazione.
"Siamo cresciuti come squadra. Più come persona che come allenatore, sono frustrato di fronte al fatto di non poter continuare con il lavoro. Ma rispetto in pieno il punto di vista del presidente. Ci sono perdite in ogni guerra e stavolta quella sono io. Ma gli Aironi sono più importanti di me", prosegue Phillips. Che a questo punto comincia a placcare: "In Italia c'è la mentalità della paura di perdere piuttosto che la volontà di vincere. Per il futuro degli Aironi, spero che ci saranno più relazioni con lo staff della nazionale. In due anni, non ho mai avuto rapporti con i suoi componenti e ciò è incredibile considerando che circa metà della nazionale italiana arriva dagli Aironi. Sono nell'ambito professionistico del rugby da vent'anni e so che quando un contratto finisce, arrivano nuove opzioni. Certo come persona ho un peso nel cuore".
Non si ferma e mostra fastidio nel valutare il comportamento di alcuni giocatori che "giocano per sopravvivere (for the money) e non per continuare a migliorarsi", lasciandosi scappare un "fucking" che sintetizza il resto del discorso. "Qualunque cosa tu faccia, nello sport, nel rugby, nella vita, tutto comincia dal cuore".
A questo punto gli chiediamo se alla luce dei due anni trascorsi in Italia e della sua lunga esperienza nel rugby professionistico, arrivando da una terra dove la palla ovale di respira ovunque, se il modello di casa nostra per come è organizzato, possa aiutare a fare il salto di qualità o costituisca un ostacolo. "Bella domanda, you get the point. La nazionale è alimentata dalle squadre celtiche, ma per il resto noto che in Italia diversi gruppi lavorano per conto proprio: uno qui, uno là. La nazionale è al vertice della piramide, ma occorre partire dalle basi. Dieci, dodici anni fa la situazione era la stessa in Galles, poi sono state costruite le franchigie e ora il Galles ha 3 Grand Slam nel 6 Nations ed è tra i top team mondiali". Invece, per come stanno le cose dalle nostre parti, si può ambire a battere la Scozia ogni due anni, quando la si affronta in casa.
Melegari chiude l'incontro ringraziando i giocatori per la professionalità dimostrata anche contro gli Ospreys ma presentando il conto Fir: come anticipato, in settimana ha comunicato ai procuratori che molti ingaggi saranno tagliati, alcuni fino al 50% si dice in giro.
Il neo-costituito sindacato dei giocatori Pro italiani (prossimamente accoglierà anche i Semipro dall'Eccellenza) attacca, stigmatizzando il fatto e affermando: "Si è assolutamente certi che la F.I.R. non consentirà in alcuna forma e misura lo svincolo delle fideiussioni/garanzie prestate finchè non vengano adenpiute (sic) per intero tutte le obbligazioni, presenti e future, stabilite in contratti ancora validi ed efficaci". Vabbè, non è il primo di aprile, non siamo su Scherzi a parte: ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Ora si attende il 14 maggio, quando è stato detto verrà presentato il budget per la prossima stagione Celtica del Viadana con Colorno, non più degli Aironi. Quanto allo staff tecnico, la costrizione ad accettarlo è dovuta alle necessità finanziarie. Stipendiati federali e tagli di contratti al posto del cash richiesto, che la Fir non ha dato e probabilmente manco possiede: "Purtroppo siamo incappati in una situazione difficile", chiosa il presidente. L'autonomia si riduce di conseguenza e la causa a monte sono le promesse non mantenute dalla Fir, unita a una eccessiva fiducia da parte dei vertici viadanesi, se giudicata col senno di poi, nei costanti "don't worry" provenienti dai referenti ai piani alti federali. L'abbiam detto e lo ripetiamo: quanto bene ha fatto e fa Treviso, a far guerre o siglar paci ma tenendosi sempre e comunque distaccato da quell'ambientino, senza troppi ciao ti ciao mi! Certo che nella vita come nel rugby, tutto sta a poterselo permettere.
Infine, sull'ipotesi ventilata da qualche ambiente di introdurre una terza franchigia, la risposta del presidente rivierasco è secca: "Tre sono improponibili. Dovremmo avere almeno 150 giocatori di livello e a mala pena ne abbiamo 80". Non solo atleti: prima dovrebbe essere coltivato un movimento rugby nazionale con tutto un altro tipo di respiro, aggiungiamo noi. Sulla scorta di quanto il disilluso Phillips ci indica ora che può permettersi di parlar chiaro.
A prendere la parola per primo è proprio il presidente Silvano Melegari: "Voglio rivolgere un ringraziamento particolare a Rowland per quanto fatto. E come ha detto lui stesso parlando con me, è riuscito a fare il tetto di una casa che purtroppo verrà abitata da qualcun altro". Il coach gallese Rowland Phillips siede accanto e ascolta l'augurio del presidente mantovano, quello di "crescere come allenatore non sono nell'area anglosassone ma anche fuori".
Il tecnico prende la parola: "Per me sono stati due anni difficili, ma siamo sicuramente cresciuti. E' stata una bellissima esperienza condivisa con tutta la realtà di Viadana". E' solo il preambolo, poi molla l'italiano e torna a parlare in inglese, raccontando che con dispiacere ma capendo le necessità del momento, ha accettato le decisioni sul prossimo staff a Viadana, in arrivo dalla federazione.
"Siamo cresciuti come squadra. Più come persona che come allenatore, sono frustrato di fronte al fatto di non poter continuare con il lavoro. Ma rispetto in pieno il punto di vista del presidente. Ci sono perdite in ogni guerra e stavolta quella sono io. Ma gli Aironi sono più importanti di me", prosegue Phillips. Che a questo punto comincia a placcare: "In Italia c'è la mentalità della paura di perdere piuttosto che la volontà di vincere. Per il futuro degli Aironi, spero che ci saranno più relazioni con lo staff della nazionale. In due anni, non ho mai avuto rapporti con i suoi componenti e ciò è incredibile considerando che circa metà della nazionale italiana arriva dagli Aironi. Sono nell'ambito professionistico del rugby da vent'anni e so che quando un contratto finisce, arrivano nuove opzioni. Certo come persona ho un peso nel cuore".
Non si ferma e mostra fastidio nel valutare il comportamento di alcuni giocatori che "giocano per sopravvivere (for the money) e non per continuare a migliorarsi", lasciandosi scappare un "fucking" che sintetizza il resto del discorso. "Qualunque cosa tu faccia, nello sport, nel rugby, nella vita, tutto comincia dal cuore".
A questo punto gli chiediamo se alla luce dei due anni trascorsi in Italia e della sua lunga esperienza nel rugby professionistico, arrivando da una terra dove la palla ovale di respira ovunque, se il modello di casa nostra per come è organizzato, possa aiutare a fare il salto di qualità o costituisca un ostacolo. "Bella domanda, you get the point. La nazionale è alimentata dalle squadre celtiche, ma per il resto noto che in Italia diversi gruppi lavorano per conto proprio: uno qui, uno là. La nazionale è al vertice della piramide, ma occorre partire dalle basi. Dieci, dodici anni fa la situazione era la stessa in Galles, poi sono state costruite le franchigie e ora il Galles ha 3 Grand Slam nel 6 Nations ed è tra i top team mondiali". Invece, per come stanno le cose dalle nostre parti, si può ambire a battere la Scozia ogni due anni, quando la si affronta in casa.
Melegari chiude l'incontro ringraziando i giocatori per la professionalità dimostrata anche contro gli Ospreys ma presentando il conto Fir: come anticipato, in settimana ha comunicato ai procuratori che molti ingaggi saranno tagliati, alcuni fino al 50% si dice in giro.
Il neo-costituito sindacato dei giocatori Pro italiani (prossimamente accoglierà anche i Semipro dall'Eccellenza) attacca, stigmatizzando il fatto e affermando: "Si è assolutamente certi che la F.I.R. non consentirà in alcuna forma e misura lo svincolo delle fideiussioni/garanzie prestate finchè non vengano adenpiute (sic) per intero tutte le obbligazioni, presenti e future, stabilite in contratti ancora validi ed efficaci". Vabbè, non è il primo di aprile, non siamo su Scherzi a parte: ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
Ora si attende il 14 maggio, quando è stato detto verrà presentato il budget per la prossima stagione Celtica del Viadana con Colorno, non più degli Aironi. Quanto allo staff tecnico, la costrizione ad accettarlo è dovuta alle necessità finanziarie. Stipendiati federali e tagli di contratti al posto del cash richiesto, che la Fir non ha dato e probabilmente manco possiede: "Purtroppo siamo incappati in una situazione difficile", chiosa il presidente. L'autonomia si riduce di conseguenza e la causa a monte sono le promesse non mantenute dalla Fir, unita a una eccessiva fiducia da parte dei vertici viadanesi, se giudicata col senno di poi, nei costanti "don't worry" provenienti dai referenti ai piani alti federali. L'abbiam detto e lo ripetiamo: quanto bene ha fatto e fa Treviso, a far guerre o siglar paci ma tenendosi sempre e comunque distaccato da quell'ambientino, senza troppi ciao ti ciao mi! Certo che nella vita come nel rugby, tutto sta a poterselo permettere.
Infine, sull'ipotesi ventilata da qualche ambiente di introdurre una terza franchigia, la risposta del presidente rivierasco è secca: "Tre sono improponibili. Dovremmo avere almeno 150 giocatori di livello e a mala pena ne abbiamo 80". Non solo atleti: prima dovrebbe essere coltivato un movimento rugby nazionale con tutto un altro tipo di respiro, aggiungiamo noi. Sulla scorta di quanto il disilluso Phillips ci indica ora che può permettersi di parlar chiaro.








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2 commenti:
sul fatto che si gioca per vincere solo contro la scozia non sono daccordo. quest'anno s'e' giocato per vincere contro l'ing, e se non fosse stata una squadra 'nuova' nel gioco e mentalita' avrebbe portato a casa quella partita. ormai si gioca per vincere tutte le partite in casa. ed all'olimpico, complice l'atmosfera, le vittorie arriverano.
due anni fa oltre alla vittoria contro la francia, ci sono state la partita contro l'irlanda e conro il galles, che avremmo meritato di vincere piu' di quella contro la francia.
non vorrei confondere i due piani. la fir va criticata per tutte le cose che fanno e non fanno.
ma la nazionale la lascerei fuori, anche perche' quella progredisce sempre secondo me. e la partita contro la francia ne e' la prova, ma anche le partite con passivi limitati contro NZ e AUS in casa e fuori. o meglio critichiamola per le cose che competono alla nazionale invece che al movimento, ed alla federazione.
ti lascio fuori da questa critica, ma molti criticano la nazionale per criticare la federazione. ma facendoci una figura barbinissima, perche' nel rugby non vinci per caso e per i cambiamenti ci vuole tempo.
tanto piu' che fino a due anni mezza squadra nazionale giocava in un campionato semi-professionistico. coso isolatissimo, dal momento che anche gli argentini del rwc 2007 per esempio giocvano quasi tutti all'estero in campionati professionistici.
sul fatto di giocare per non perdere ha piu' che ragione. ma quanti nel nostro movimento aspettano i primissimi passi falsi per poter dire 'l'avevo deto'...
al movimento rugbystico italiano, a tutti i livelli, compreso melegari, manca onesta' intelletuale purtroppo.
Cocordo che nazionale e fir stiano su due piani diversissimi. Dirò di più, molta opposizione tracima di personalismi, accusando dondi & c. di ogni nefandezza, in particolare di stupidità.
A nostro avviso se una critica si puà e deve fare alla fir è esattamente l'opposta: so' furbi e come tali si muovono: TATTICI, mai strategici, nessuna visione sul medio e lungo.
L'operazione Aironi 2 ad esempio, è stata condotta da Dondi con un cinismo e una lucidità da invidiare; l'esito su medio termine (ma anche sul breve) sarà pessimo, ma ha vinto su tutta la linea.
Q
uanto al resto del movimento, ogni cane tende ad assomigliare al suo padrone. E ad essere indipendenti come Treviso, come già detto, non basta volerlo, bisogna poterselo permettere.
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