domenica 20 maggio 2012

Leinster spietato e nuovamente campione

Heineken Cup Final - Twickenham
Leinster 42 - 14 Ulster 

Andata e ritorno, il Leinster è sempre campione: la squadra di Dublino batte per il 42-14 l'Ulster nella finale di Heineken Cup a Twickenham e mantiene in bacheca il trofeo già vinto un anno fa, contro i Northampton Saints rendendosi protagonista di un superbo recupero nella ripresa. Stavolta non corre rischi, rimane avanti per quasi tutti e ottanta i minuti del match, marcando cinque mete cinque contro i nordirlandesi che vanno a sbattere contro una truppa predisposta a vincere. Era dal 1999 che a Belfast attendevano di ritrovare la propria franchigia in finale: allora fu vittoria, in occasione della prima edizione del torneo. Il rugby è cambiato notevolmente nel frattempo e il Leinster si è trasformato in una realtà che corre su due fronti (affronterà gli Ospreys in finale di Pro12 domenica prossima), conquista il tetto d'Europa per la terza volta in quattro anni e dà sfogo a tutto il suo repertorio. Arbitra il gallese Nigel Owens.

Che a Londra possa andare in scena un incontro interessante e divertente lo si può intuire dall'inizio, quando impervia lo scontro fisico nell'area del breakdown per far assaggiare la propria consistenza a chi sta dall'altra parte della barricata. L'Ulster si fa notare con un ottimo inserimento del centro Darren Cave, mentre Ruan Pienaar apre le marcature al 7' dalla piazzola. Al suo fianco in mediana c'è il 20enne Patrick Jackson, visto direttamente a Viadana nei passi di mediano di mischia e non di apertura: ha tanta strada di fronte, intanto comincia a misurarsi con i grandi eventi e il grande pubblico di Twickenham e non può scamparla del tutto liscia. L'inerzia d'avvio della squadra di coach Brian McLaughlin alla sua ultima da manager con i colori biancorossi vede il gigante Pedrie Wannenburg sempre fuori dai raggruppamenti, mentre Stephen Ferris se ne rimane inserito nella linea dei trequarti, al largo, per fungere da ball carrier e gettarsi a sostegno. 
C'è agonismo, c'è equilibrio, finché Leinster non mette per la prima volta l'accampamento nei 22 avversari: accade attorno al 10', quando il neozelandese Brad Thorn ruba il possesso proprio da Wannenburg finito sotto pressione da una rimessa, gli avanti erodono terreno, l'ovale passa da un lato all'altro del campo, quindi Jonathan Sexton serve all'interno l'uomo volante Rob Kearney e infine Sean O'Brien si allunga per il touchdown. Sexton fissa il 7-3, sbaglia al 16' un piazzato e Ulster va a bussare alla porta con una serie di ricicli in mezzo al campo, tre ondate d'attacco e l'estremo Stefan Terblanche che viene spinto fuori quando ha messo nel mirino l'area di meta. 

Non è trascorso nemmeno un quarto, il ritmo si mantiene alto, ci sono qualità e intensità. Eoin Reddan e Sexton riescono in un fazzoletto di terra nell'angolo sinistro a conservare palla con abile gioco di mani, Richardt Strauss si fionda su Ferris e ruba l'ovale, quindi replica immediato Craig Gilroy su Fergus McFadden. La differenza però la fanno le occasioni e il saperle cogliere al balzo. Così, alla mezz'ora, l'Ulster perde una mischia, si presenta Brian O'Driscoll che si conserva bene nel tempo, serve all'interno O'Brien che viene placcato da Rory Best quando ormai è tardi, lo strappo è fatto, Reddan butta subito fuori per Cian Healy che davanti si ritrova l'esile a confronto Andrew Trimble e si passa sul 14-3. La reazione dei nordirlandesi si consuma in 17 fasi d'attacco tra gioco stretto e al largo, con John Afoa agli straordinari e Dan Tuohy a incassare colpi, ma il drop del giovane Jackson da posizione quasi centrale passa a lato. I tre punti che all'Ulster occorrono per restare in scia giungono dalla bombarda di Pienaar al 40', dalla propria metà campo, per il 14-6 sul quale si va negli spogliatoi. 

Al rientro, Leinster si riprende il possesso e avanza senza inceppamenti. Jackson calcia direttamente in rimessa dai propri 22 una palla portata dentro: dalla touche che ne segue, il raggruppamento della squadra di Dublino è come un panzer tedesco nelle campagne francesi con la linea Maginot ormai lasciata fumante alle spalle. Viene fatto crollare quando è due passi dall'obiettivo e Owens non ci pensa un secondo di più a concedere una penalty try per il 21-6. Sexton dà indicazioni come fosse un tenente ai suoi avanti, Pienaar dalla distanza non sbaglia, Jackson lascia il posto a Ian Humphreys che rimarrà sul campo per poco, costretto ad uscire al 70' per infortunio. 
Al 51' il tabellone del punteggio indica 24-9 e quando Ulster mette naso nei 22, Gordon D'Arcy ruba palla. Afoa viene atterrato sui 5 metri, l'orgoglio di chi soffre esplode in una serie di numerose fasi che non abbattono la trincea, anche se il richiamo di Owens a capitan Leo Cullen perché i suoi mantengano un comportamento legale nelle ruck pone un freno all'intera difesa del Leinster. Peccato che quando i gli Ulstermen abbiano l'occasione di rendersi pericolosi con una mischia davanti ai pali, Wannenburg non gestisca al meglio partendo direttamente dalla base. Ritentano Terblanche, Cave, Afoa, Humphreys finché Paddy Wallace trova Tuohy al largo che riesce a timbrare il biglietto: la conversione esce, al 60' è 24-14. 

Gli inserimenti dalla panchina di Sean Cronin, Heinke van der Merwe, Devin Toner e Shane Jennings cascano al momento migliore per il Leinster per chiudere definitivamente la pratica. Strauss intanto è sempre sugli scudi, sia nella contesa che nel gioco aperto. Sexton per cominciare al 68' infila altri tre punti, mentre l'Ulster non riesce ad uscire dai propri 22 muovendo continuamente palla. Il colpo del ko giunge con il giallo a Terblanche al 72' per uno spear tackle: fallo di frustrazione, la partita era già finita anche nelle teste degli irlandesi del nord. Sexton fissa il 30-14 per cominciare, quindi Cronin e van der Merwe palleggiano tra loro per spedire il secondo in meta a cinque dal termine. Cronin si prende la soddisfazione allo scadere, consentendo a McFadden di inserire il nome nel tabellino dei marcatori perché è lui a piazzare la trasformazione dove che Sexton ha ceduto il posto a Ian Madigan.

Paragone calcistico, se concesso, vista la concomitanza con la finale di Champion League vinta dal Chelsea sul Bayern Monaco: la squadra di mister Josef "Joe" Schmidt imita il Barcellona che nel 2011 vincendo sul Manchester Utd aveva conservato il titolo di regina d'Europa. Ma se i blaugrana della Catalunya sono conosciuti per quel loro fraseggio da Playstation che ne è tanto il vanto quanto il limite perché non prevede un Piano B, questo Leinster ha a disposizione diverse varianti tattiche, che sia il piede, il gioco stretto o allargato - e una malizia molto più spietata come insegna la semifinale con il Clermont.
Menzione d'onore per Brad Thorn, arrivato dalla Nuova Zelanda come fresco campione del mondo e di Super XV di qualche edizione fa. Ha vinto tutto quello che poteva vincere, anche nella Rugby League. Mica male. 

1 commento:

Abr ha detto...

Poco da aggiungere alla cronaca di una superiorità schiacciante.
Proseguendo col paragone con la Champions League calcistica, forse non sono arrivate le due migliori squadre alla finale, nel senso che solo una delle due era tra le prime tre/quattro forze europee vere, l'altra no.
Poi il parallelo finisce qui, perché nel calcio vince chi decide Eupalla e nel rugby no, vince chi ce n'ha di più. Di opzioni tattiche, stavolta.

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