domenica 24 giugno 2012

Basic Instincts inglesi



Che differenza c'è tra squadra inglese e le celtiche, in questo scorcio di inizio estate 2012? Ma che domande, quella che passa tra dominatori e dominati: la orgogliosa consapevolezza del rango, la capacità di afferrare con le ultimissime energie rimaste il lampo di fortuna che passa, il senso della normalità dell'impresa, cosa che risparmia le vertigini e i braccini corti. Gran merito di coach Lancaster, uno che pare un ufficiale addestratore per truppe speciali, l'aver saputo ri-evocare tali basic instincts nazionali, rigenerando e rinnovando in men che non si dica quella che ai Mondiali fu una banda di scapestrati super pro simil-calciatori.  Stavolta la parola giusta è commitment e ne è mancato veramente pochissimo per coronare l'impresa completa, ma va benissimo già così.
Succede allora che delle tre europee "maggiori" impegnate nelle serie con le prime tre del ranking, l'Inghilterra sia l'unica a portare a casa un singolo risultato positivo, un pareggio al Nelson Mandela Stadium di Porth Elizabeth utilissimo tra l'altro per recuperare il quarto posto del ranking Irb, che vale una delle teste di serie nel futuro mondiale in casa - posto da difendere nei Test Match di novembre. Un mezzo passo positivo molto importante sul piano del morale questo 14 pari, un mezzo passo negativo a serie già vinta che lascia un po' di  amaro in bocca ai tifosi Springboks  di Città del Capo: è come vincere il Sei Nazioni senza Grand Slam, soddisfazione un po' rovinata. Tant'è, va tenuto conto che il negozio ha una nuova gestione: soddisfatta della vittoria nella serie, di esserne uscita imbattuta e con qualche bella indicazione nella preparazione per il The Rugby Championship. Ad esempio avere identificato un gran valido capitano in Jean de Villiers, uno dallo standing giusto.

La partita inizia in modo diverso alle precedenti della serie, anzi di tutte le serie in Australafrica di giugno: l'Europea pressa fin dal proprio avvio di gioco, usando un pack di pesanti martellatori - Marler con Cole e Hartley capitano di giornata, le torri Parling e Palmer e dietro i pesi massimi Johnson, Haskell e Waldrom - e guadagnando subito la punizione per il 3-0 di Toby Flood. Nei primi 5 minuti gli inglesi più "sudafricani" possibili come approccio fisico alla gara, non fanno veder palla agli avversari. I quali entrano finalmente in possesso dell'ovale solo rubandolo alla prima rimessa laterale. Nessun indugio da parte dei verdeoro con la Protea, non più l'Antilope Saltante, sul lato del cuore: è subito calcio alto, Brian Habana l'antilope saltante si impossessa dell'ovale e subisce fallo, Morne Steyn pareggia.
Gli inglesi si mantengono aggressivi su loro possesso, mandando dentro i percussori a partire da Manu Tuilagi, ma oltre a lui non arrivano mai e il secondo centro Joseph non vedrà praticamente palla per tutta la partita, mentre il triangolo allargato con Alex Goode in fondo (ottima prova la sua: gran sicurezza), Foden e Ashton, entrerà in gioco - nel secondo tempo - solo per contrattacchi su calci avversari. Sono aggressivi gli albionici anche senza possesso: all'ottavo minuto l'ex Stadiste Palmer, protagonista già della prima azione d'attacco, stoppa un calcio del mediano Boks e sposta l'azione da metà campo sotto i pali avversari. Ne sortisce una serie di pick and go inglesi su cui lo scrambling difensivo pare funzionare, ma l'arbitro Welsh fischia un offside; siamo al 10', si torna sul punto, il mediano Danny Care batte veloce e s'infila tra i marcantoni più lenti marcando la meta. Flood che zoppica non trasforma, è il 3-8. Lo rileva Farrell: se giochi duro contro i duri, un certo prezzo fisico da pagare lo devi mettere in preventivo.
A questo punto mentre la pioggerella comincia a cadere, i padroni di casa iniziano le loro solite percussioni centrali: se i neozelandesi sono all backs, questi sono all ball carriers. L'ultimo arrivato Ulrich Potgieter (nella foto) si mette in evidenza come pulitore-punitore "schiaccia grillotalpa". E' affascinante per chi ex-giocatore ha interiorizzato il mantra che si "incassa" (botte) quando si avanza, veder come i sudafricani  sappiano punire duramente i migliori difensori: da fargli passar la voglia ... Dopo la quinta, settima, decima portata servita gli inglesi iniziano a scomporsi, è l'attivissimo Palmer che viene pescato a non togliersi dopo il placcaggio, generando al quarto d'ora richiamo e punizione per il 6-8.
Gli ospiti sono pericolosi nei loro possessi ma i sudafricani difendono composti, mentre gli avversari in fase difensiva alla lunga compiono sciocchezze da mente obnubilata: al 22' è Haskell a entrar lateralmente ma Steyn fallisce la punizione. Nella serie è poco sopra il 50% di percentuale, è poco per l'Italia figurarsi in Sudafrica.  Ancor più grave dato che lì han finito da mo' di menarsela con l'apertura pantocrator (creatrice di tutto) ma quel poco che ancora fa, si pretende sia impeccabile. Alla fine difatti il pubblico delle lowlands dell'Eastern Province fischierà l'uomo dagli Altipiani che coi suoi errori è responsabile, a loro avviso, della mancata terza vittoria.
Tant'è, lo schema si ripete al 26' e Steyn centra il vantaggio 9-8 dopo le portate di tutto il pack, con la prima linea Sharks Mtawarira-DuPlessis brothers, il duo lungo Eben Etzebeth (portatore)- Juandre Kruger (saltatore) e dietro l'implacabile trio di portuali Coetzee-Potgeiter - Spies.
Nei successivi dieci minuti i Boks si vendono la loro metà campo arrivando dentro agli ultimi 5 metri inglesi un paio di volte, usando oltre al pack i break dei centri Olivier e DeVillers e le iniziative di JP Pietersen, mentre l'estremo Gio Aplon è molto attivo e pronto alla copertura tattica. Gli inglesi in compenso difendono finalmente con ordine e senza furbate. Riescono a raggiungere la metà campo avversaria una volta sola ma vengono respinti perdendo la seconda rimessa laterale. Il tempo finisce col vantaggio minimo per i padroni di casa.

Alla ripresa del gioco le squadre si sfidano tatticamente. Par prevalere l'esperienza sudafricana di settore, ma Alex Goode fa buona guarda e al 44' Farrell ha lo spazio-tempo  sufficiente per attuare un perfetto tiro di mortaio alla Steyn, che piomba su Aplon due centimetri fuori dall'area dei 22 metri. Sul piccolo estremo piomba anche con perfetta scelta di tempo il massiccio Ashton: il sudafricano non molla ma deve far tenuto, da cui il piazzato di Farrell per il 9-11. Della serie, quando gli allievi superano i maestri nel loro campo.
Si riparte con le percussioni tutte nella metà campo inglese, al 49' c'è la punizione guadagnata dai Boks ma Steyn conferma il suo momento da 50%, fallendola. Al 50' Ruan Pienaar rimpiazza Hougaard in mediana, apportando calma, precisione e oculatezza alla manovra dei Boks, rispetto alla frenesia e a qualche errore di calcio del titolare Bulls. Si insiste nella metà campo inglese e Welsh ne ha abbastanza di furbate difensive: è capitan Hartley a pagarla per tutti con 10 minuti di panca puniti. Il mestiere inglese, in specie la calma olimpica di Goode dietro, tengono i pericoli lontani per quasi tutto il tempo. Solo all'ultima azione in superiorità numerica all'ora di gioco, sugli sviluppi di una rimessa laterale, i Boks riescono finalmente a portarsi a ridosso della linea di meta inglese; dopo una serie di percussioni a stringere la difesa, Pienaar apre preciso e lungo saltando un paio di posizioni per JP Pietersen sulla sua destra, Joseph sbaglia i tempi dell'uscita e l'alona può entrare tranquilla in area di meta. Risulterà decisivo l'ulteriore errore di Steyn nella trasformazione, è 14-11.
Il Sudafrica prova a gestire la situazione nell'ultimo quarto di gara e ci riesce fino a quando Pietersen perde palla in avanti su calcio inglese. Riconquistato il possesso i bianchi della rosa (di Lancaster) mettono su una musica di 14 fasi d'attacco che li porta sotto i pali; dopo una mischia ordinata interessante (solo per gli osservatori più sofisticati che frequentano non a caso questo blog: prima dell'ingaggio, seconde linee e flanker inglesi si legano in piedi tutti e quattro assieme tra loro e uniti si posizionano in spinta dietro ai piloni), c'è il fallo difensivo e la punizione con cui Farrell marca al 71' il pareggio 14-14.
I rimanenti minuti vedono i sudafricani provarci fino al 78', quando i loro tentativi di sfondar la linea vengono interrotti dal fallo d'attacco più fischiato della stagione 2011/12, il sealing off del sostegno.
Recuperato il possesso anche per soli due minuti, figurarsi se il bulldog inglese si accontenta! Tentano di crear spazio per un drop, ma la difesa Boks li tiene a distanza di sicurezza. Due volte il mediano "invita" Farrell al calcio ma questi "passa" proseguendo i tentativi di sfondamento, al terzo invito calcia ma il tiro esce sbilenco e la partita finisce lì. A Care non è venuto in mente che c'era anche Foden.
E' un pari giusto, un due e mezzo a mezzo corretto nell'ottica delle tre partite, che premia il lavoro di Lancaster come di più non si può nel momento stagionale peggiore per le Europee, senza penalizzare o delegittimare quello appena iniziato da Heineke Meyer.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Senza dubbio bravi gli inglesi ieri a non farsi scappare l'opportunia' del paeggio ma delle 3 europee impegnate con le 3 australi direi che quella che in totale (mettendo insieme le 3 partite piuttosto che analizzarle singolarmente) ha secondo me confermato di essere quella piu' vicina alle potenze del sud e' il Galles. Tolti i primi 40-50 minuti della prima partita si e' giocata poi ogni minuto alla pari con gli Australiani (che devo dire in ottica rugby Championships mi sono sembrati quelli con piu' problemi).
Alla fine il computo di inglesi e gallesi e' simile in totale:
-13 e -14 rispettivamente il gap di punti toale, 4 mete fatte e 5 subite i gallesi, 4 fatte e 7 subite gli inglesi.

Abr ha detto...

Sono d'accordo e l'abbiamo pure scritto, ma va tenuto conto anche degli avversari. Vedremo nel Championship quanto valga questa Australia.
Ciò detto, alla fine però bisogna quagliare: le "onorevoli sconfitte" appartengono ad altre mentalità, non a quella anglosassone.
Era stata la grande differenza tra certi splendidi ma troppo narcisistici Galles del recente passato e quello del Grand Slam, capace di vincere a Twickenham o a Dublino anche oltre i suoi meriti.

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