Largo ai Chiefs
La prima semifinale del SuperRugby è la finalissima del rugby neozelandese d'elite: si sono affrontate le due migliori compagini locali della stagione - anche se l'attacco Hurricanes ha avuto pochi rivali overall. Alla fine e con molta più fatica di quanto la partita non avrebbe mostrato in sè - e questa è una lode indiretta alla resilience e spirit dei perdenti - la compagine forse più performante del Super Rugby nell'arco di tutta la stagione, i Chiefs, ha sconfitto 20-17 quelli che alla fine ci sono sempre, i Crusaders. I coach Rennie e Wayne Smith han prevalso su Blackladder, allestendo in un solo anno dopo i disastri della stagione scorsa una squadra che s'è risollevata non solo grazie all'inserimento dell'ex di turno Sonny Bill Williams.
I Chiefs non fanno i tradizionali Kiwis "all backs" come i 'Canes: da australasiani moderni post "università del Canterbury" ai tempi di Robbie Deans, fan molto affidamento su un pack All Ball Carriers. A partire dalla prima linea tutta "pacifica" Sona Taumalolo - Mahonri Schwalger - Ben Tameifuna, retta da una delle rivelazioni assolute stagionali, Brodie Retallick assieme al determinato (e fallosetto) Craig Clarke in seconda; dietro c'è una terza linea esperta nel bloccare tutto e prevalere su quella All Blacks che aveva davanti: che rivincita per gli oscuri ma indefessi lavoratori Liam Messam (il migliore in campo?), Tanerau Latimer e il samoano Kane Thompson!
In regìa i giovani Tawera Kerr Barlow (grande futuro davanti a sè) e Aaron Cruden (ottimo presente) non hanno mai perso il filo; in mezzo SBW apre e illumina, mentre l'esperto Andrew Horrel da Hawke's Bay tampona e sostiene; al largo i giovanotti Tikoirotuma da Fiji e il cugino Tim Nanai Williams chiudono gli spazi e sono pronti a proporsi, mentre splende per iniziativa l'estro di Robbie Robinson, altro acquisto decisivo dei Chiefs. E in panca tengono un giovane leone già AB come Sam Cane!
Davanti ci sono gli iper-titolati Crusaders, eroi di mille battaglie persino nei giovani, in formazione quasi tipo (manca praticamente solo Kieran Read al nr.8) e in forma crescente negli ultimi tempi. Davanti c'è l'esperienza (sempre un po' "sporca") di Wyatt Crockett con Ben Franks (e il fratellino Owen in panca) a sostenere l'esperienza di Corey Flynn, retti dal primo dei tre fratelli Whitelock in campo, Sam, con Luke Romano, il quale toccato duro alla spalla dovrà uscire molto presto per Tom Donnelly. E' la mischia ordinata un'area in cui la superiorità dei 'Saders per poco non rovescia l'esito della gara, ma fortunatamente per i Chiefs da quelle parti se ne fregano abbastanza anche se vengono messi sotto in tale fase, si rialzano e ricominciano a correre per il campo come se niente fosse ...
In terza linea George Whitelock alza la statura media, al lato open c'è il giovane Matt Todd erede di McCaw (dicevano, prima che spuntasse Cane), che appunto chiude il pack al nr.8. Sua maestà Richie McCaw: tampone di lusso per Read ma anche lì a provare, sa mai, se da skipper riesce a prolungarsi la carriera.
La "cerniera" non si discute, è di livello mondiale anche se al mondiale s'è vista poco: i regolari e puliti Andy Ellis e Dan Carter; in mezzo gli onesti lavoratori Ryan Crotty e Rob Fruean, al largo il pericolo pubblico del tutto disattivato Zac Guildford coll'inattivo terzo Whitelock, Adam e in fondo il grande, completissimo Israel Dagg.
La partita è una super classica da Paese numero uno del rugby: intensità e ritmo di gioco sono inarrivabili per qualsiasi europea e anche sudafricana, l'attenzione individuale è spasmodica, la tattica è sofisticata e perfettamente interpretata da tutti, pochissimi buchi di cui approfittare o distrazioni individuale, fuorigioco difensivi quasi sistematici, cooperazione e organizzazione massima.
Tanta è la profusione di classe organizzata su ambo i fronti che la partita corre il serio rischio di risultare bloccata: è quanto avviene per 25 minuti, risultato 3-3 con un errore di Cruden (il miglior marcatore del SuperRugby) che rimane corto quando tenta di piazzare da oltre metà campo. Dopo una sostenuta prevalenza territoriale degli ospiti nel primo quarto, retta con l'attenzione e la veemenza difensiva (che controruck, solo quando è il momento giusto!), sono i padroni di casa a mettersi in mostra con tre serie di attacchi in cui prima Cruden, poi SBW e infine Robinson aprono varchi nella linea che in un paio di casi risultano decisivi.
Ecco, la differenza è qui - mischia ordinata come detto a parte, dove prevalgono i 'Saders: i Chiefs trovano qualche break grazie ai campioni di cui dispongono in mezzo al campo e sono abili nel sostenere tali sfondamenti; gli ospiti invece danno l'impressione di provarci quasi in modo meno organizzato. Forse prevedevano di allargare di più il gioco o di poter inserire più spesso Guildford. Invece i Crociati pagano un caro prezzo alla difesa: nove errori di handling contro tre, forse la statistica più significativamente sbilanciata della gara.
La partita è bloccata nel primo quarto, giocata nel secondo e "gestita" nel secondo tempo: due mete per i Chiefs contro una dei Crociati nella prima metà, parziale 17-11; recupero a base di punizioni nel secondo tempo, che va agli ospiti con un parziale di 3- 6 che non basta.
Gli episodi delle mete: al 25' SBW novello Mosè apre le acque difensive e trova attento e puntuale sostegno, Kerr-Barlow approfondisce la ferita, il pack dei Chiefs trascina la difesa fino alla linea di meta; nella ruck viene "battezzato" primo uomo Alisona Taumalolo che raccoglie e si butta avanti. L'arbitro Joubert chiama il Tmo per aggiudicare la meta, ma bastava guardar la faccia del tongano con stampata l'impronta di calce (si diceva una volta) della linea di meta per capire che c'era arrivato. E' la nona meta stagionale per il pilone atteso in Francia, terzo metaman del torneo dopo i backs Bjorn Basson e Andre Taylor che ne hanno 10.
Al 32' la linea degli ospiti cede per la seconda volta: prima è Robinson a portar palla oltre; fermato in affanno, dopo un paio di pick and go è ancora SBW ad aprire la via su cui s'infila inarrestabile a supporto Messam.
Due mete a zero, par fatta ma la faccia di McCaw dice che sarà ancora dura per tutti. E difatti, col cinismo di cui son capaci, i Crusadres sfruttano magistralmente gli ultimi secondi e oltre del primo tempo per riaprire la gara, sfruttando un taglio finale di Crotty l'unica volta che riescono a concentrare la difesa Chiefs sul punto, dopo che il campo era stato risalito con una punizione calciata in touch. E' il peggior momento per prendere una meta per il morale dei Chiefs.
Nel secondo tempo è resistenza e maglie serrate, con qualche tentennamento dovuto alla netta supremazia in mischia ordinata degli ospiti, almeno fino a quando Joubert capisce che deve guardare dalla parte di Crockett (lo sanno anche i bambini del minirugby). Fatto sta che basta un piazzato di Carter più di Cruden per riportare sotto i suoi a soli tre punti. Quest'ultimo è sfortunato, un suo piazzato colpisce la traversa e l'ovale va in goal, quello buono solo per il soccer. Negli ultimi minuti la sfortuna viene parificata: una punizione dalla lunga gittata dei Crociati che poteva portare al pareggio e ai supplementari, risulta corta. Questi sono i play off bellezza: lo dice la parola stessa.
E così i pluricampioni rimangono fuori dalla finale per quest'anno, mentre i Chiefs ci arrivano per la seconda volta dopo il 2009, stavolta con uno standing e aspettative decisamente superiori rispetto a quelle che aveva in piena "era sudafricana".
Ad Hamilton attendono l'esito della (semi-)finalissima sudafricana di domani, per sapere se avranno la finale in casa ospitando gli Sharks o se dovranno andare al Newlands di Capetown per incontrare gli Stormers. In ambo i casi da favoriti? Chi lo sa: Stormers e Chiefs non si sono ancora incontrati quest'anno, mentre con gli Sharks a Durban finì 12-18.
I Chiefs non fanno i tradizionali Kiwis "all backs" come i 'Canes: da australasiani moderni post "università del Canterbury" ai tempi di Robbie Deans, fan molto affidamento su un pack All Ball Carriers. A partire dalla prima linea tutta "pacifica" Sona Taumalolo - Mahonri Schwalger - Ben Tameifuna, retta da una delle rivelazioni assolute stagionali, Brodie Retallick assieme al determinato (e fallosetto) Craig Clarke in seconda; dietro c'è una terza linea esperta nel bloccare tutto e prevalere su quella All Blacks che aveva davanti: che rivincita per gli oscuri ma indefessi lavoratori Liam Messam (il migliore in campo?), Tanerau Latimer e il samoano Kane Thompson!
In regìa i giovani Tawera Kerr Barlow (grande futuro davanti a sè) e Aaron Cruden (ottimo presente) non hanno mai perso il filo; in mezzo SBW apre e illumina, mentre l'esperto Andrew Horrel da Hawke's Bay tampona e sostiene; al largo i giovanotti Tikoirotuma da Fiji e il cugino Tim Nanai Williams chiudono gli spazi e sono pronti a proporsi, mentre splende per iniziativa l'estro di Robbie Robinson, altro acquisto decisivo dei Chiefs. E in panca tengono un giovane leone già AB come Sam Cane!
Davanti ci sono gli iper-titolati Crusaders, eroi di mille battaglie persino nei giovani, in formazione quasi tipo (manca praticamente solo Kieran Read al nr.8) e in forma crescente negli ultimi tempi. Davanti c'è l'esperienza (sempre un po' "sporca") di Wyatt Crockett con Ben Franks (e il fratellino Owen in panca) a sostenere l'esperienza di Corey Flynn, retti dal primo dei tre fratelli Whitelock in campo, Sam, con Luke Romano, il quale toccato duro alla spalla dovrà uscire molto presto per Tom Donnelly. E' la mischia ordinata un'area in cui la superiorità dei 'Saders per poco non rovescia l'esito della gara, ma fortunatamente per i Chiefs da quelle parti se ne fregano abbastanza anche se vengono messi sotto in tale fase, si rialzano e ricominciano a correre per il campo come se niente fosse ...
In terza linea George Whitelock alza la statura media, al lato open c'è il giovane Matt Todd erede di McCaw (dicevano, prima che spuntasse Cane), che appunto chiude il pack al nr.8. Sua maestà Richie McCaw: tampone di lusso per Read ma anche lì a provare, sa mai, se da skipper riesce a prolungarsi la carriera.
La "cerniera" non si discute, è di livello mondiale anche se al mondiale s'è vista poco: i regolari e puliti Andy Ellis e Dan Carter; in mezzo gli onesti lavoratori Ryan Crotty e Rob Fruean, al largo il pericolo pubblico del tutto disattivato Zac Guildford coll'inattivo terzo Whitelock, Adam e in fondo il grande, completissimo Israel Dagg.
La partita è una super classica da Paese numero uno del rugby: intensità e ritmo di gioco sono inarrivabili per qualsiasi europea e anche sudafricana, l'attenzione individuale è spasmodica, la tattica è sofisticata e perfettamente interpretata da tutti, pochissimi buchi di cui approfittare o distrazioni individuale, fuorigioco difensivi quasi sistematici, cooperazione e organizzazione massima.
Tanta è la profusione di classe organizzata su ambo i fronti che la partita corre il serio rischio di risultare bloccata: è quanto avviene per 25 minuti, risultato 3-3 con un errore di Cruden (il miglior marcatore del SuperRugby) che rimane corto quando tenta di piazzare da oltre metà campo. Dopo una sostenuta prevalenza territoriale degli ospiti nel primo quarto, retta con l'attenzione e la veemenza difensiva (che controruck, solo quando è il momento giusto!), sono i padroni di casa a mettersi in mostra con tre serie di attacchi in cui prima Cruden, poi SBW e infine Robinson aprono varchi nella linea che in un paio di casi risultano decisivi.
Ecco, la differenza è qui - mischia ordinata come detto a parte, dove prevalgono i 'Saders: i Chiefs trovano qualche break grazie ai campioni di cui dispongono in mezzo al campo e sono abili nel sostenere tali sfondamenti; gli ospiti invece danno l'impressione di provarci quasi in modo meno organizzato. Forse prevedevano di allargare di più il gioco o di poter inserire più spesso Guildford. Invece i Crociati pagano un caro prezzo alla difesa: nove errori di handling contro tre, forse la statistica più significativamente sbilanciata della gara.
La partita è bloccata nel primo quarto, giocata nel secondo e "gestita" nel secondo tempo: due mete per i Chiefs contro una dei Crociati nella prima metà, parziale 17-11; recupero a base di punizioni nel secondo tempo, che va agli ospiti con un parziale di 3- 6 che non basta.
Gli episodi delle mete: al 25' SBW novello Mosè apre le acque difensive e trova attento e puntuale sostegno, Kerr-Barlow approfondisce la ferita, il pack dei Chiefs trascina la difesa fino alla linea di meta; nella ruck viene "battezzato" primo uomo Alisona Taumalolo che raccoglie e si butta avanti. L'arbitro Joubert chiama il Tmo per aggiudicare la meta, ma bastava guardar la faccia del tongano con stampata l'impronta di calce (si diceva una volta) della linea di meta per capire che c'era arrivato. E' la nona meta stagionale per il pilone atteso in Francia, terzo metaman del torneo dopo i backs Bjorn Basson e Andre Taylor che ne hanno 10.
Al 32' la linea degli ospiti cede per la seconda volta: prima è Robinson a portar palla oltre; fermato in affanno, dopo un paio di pick and go è ancora SBW ad aprire la via su cui s'infila inarrestabile a supporto Messam.
Due mete a zero, par fatta ma la faccia di McCaw dice che sarà ancora dura per tutti. E difatti, col cinismo di cui son capaci, i Crusadres sfruttano magistralmente gli ultimi secondi e oltre del primo tempo per riaprire la gara, sfruttando un taglio finale di Crotty l'unica volta che riescono a concentrare la difesa Chiefs sul punto, dopo che il campo era stato risalito con una punizione calciata in touch. E' il peggior momento per prendere una meta per il morale dei Chiefs.
Nel secondo tempo è resistenza e maglie serrate, con qualche tentennamento dovuto alla netta supremazia in mischia ordinata degli ospiti, almeno fino a quando Joubert capisce che deve guardare dalla parte di Crockett (lo sanno anche i bambini del minirugby). Fatto sta che basta un piazzato di Carter più di Cruden per riportare sotto i suoi a soli tre punti. Quest'ultimo è sfortunato, un suo piazzato colpisce la traversa e l'ovale va in goal, quello buono solo per il soccer. Negli ultimi minuti la sfortuna viene parificata: una punizione dalla lunga gittata dei Crociati che poteva portare al pareggio e ai supplementari, risulta corta. Questi sono i play off bellezza: lo dice la parola stessa.
E così i pluricampioni rimangono fuori dalla finale per quest'anno, mentre i Chiefs ci arrivano per la seconda volta dopo il 2009, stavolta con uno standing e aspettative decisamente superiori rispetto a quelle che aveva in piena "era sudafricana".
Ad Hamilton attendono l'esito della (semi-)finalissima sudafricana di domani, per sapere se avranno la finale in casa ospitando gli Sharks o se dovranno andare al Newlands di Capetown per incontrare gli Stormers. In ambo i casi da favoriti? Chi lo sa: Stormers e Chiefs non si sono ancora incontrati quest'anno, mentre con gli Sharks a Durban finì 12-18.
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