Remember, remember the Sixth of October
L'estate ovale (a Nord, a Sud è inverno) offre uno spunto che riempirebbe le pagine sportive italiane, se non fosse che ci sono le Olimpiadi e che la palla, appunto, è ovale e non rotonda. Dice Graham Henry, che con un titolo Mondiale in bacheca ha pubblicato il consueto libro autobiografico dal titolo programmatico Final Word, che quella partita contro la Francia, quarto di finale della RWC 2007, puzza di combina. Torna a galla il passaggio in avanti di Damien Traille a Frederic Michalak non ravvisato dall'inglese Wayne Barnes, arbitro che oggi ben conosce cosa voglia dire essere sotto pressione. Era il 6 ottobre e cinque anno fa si concluse che si fa presto a dire "avanti"... I neozelandesi alla fine sono tornati a vincere quella coppa che rincorrevano dal 1987 e Richard Anderson, che per Planet Rugby compila Loose Pass, svela cosa abbia significato per l'intero paese il successo: la fine di una incontrollabile crisi umanitaria ed economica. Lo si era notato dall'atteggiamento dei sostenitori sulle tribune, specie quando gli AB affrontarono l'Australia in semifinale.
Ha affermato Henry, intervistato da TVNZ, che per quattro anni non hanno detto nulla, che hanno tenuto la bocca chiusa lui, il suo staff, la federazione. E che è giunto il momento di esprimersi o almeno di rivelare quale fosse stato all'epoca dei fatti il suo pensiero: "Gli All Blacks non hanno ottenuto un calcio di punizione negli ultimi sessanta minuti di gara e hanno attaccato per il 70% del tempo. E' impossibile, ma non lo era in quel giorno particolare". Finì 20-18 per i transalpini che poi persero contro l'Inghilterra in semifinale e contro i Pumas nel match per il 3°/4° posto e le immagini sono ancora impresse: neozelandesi disperati in avanti, francesi spesso in fuorigioco attorno ai raggruppamenti, palloni rallentati in modo irregolare e Barnes che non ravvisava alcuna infrazione, il tentativo disperato di drop di Luke McAllister dalla trequarti e così via, i volti in panchina affranti, quello di Henry che non tradiva alcuna espressione, ma evidentemente nascondeva molti sospetti. A essere maliziosi, qualcuno (Nick Mallett tipo) potrebbe ribattere di conoscere quella sensazione, respirata nell'area dei 22 di San Siro negli ultimi dieci minuti di Test Match proprio contro gli AB.
Coach Henry ha aggiunto di aver discusso dell'accaduto con i vertici del rugby (altra cosa già sentita e vista) in merito al fatto se esistesse qualche sistema per tenere sotto controllo le giocate delle scommesse durante la partita e che sono stati almeno 40 i falli non fischiati da Barnes contro i francesi, incluso il famoso passaggio in avanti. Il Sir ha poi fatto una mezza marcia indietro, ma il sasso nello stagno era ormai finito a fondo. Insomma, c'era una combina in atto: la Nuova Zelanda doveva uscire. Altra considerazione maliziosa: come doveva entrare il calcio di Stephen Donald nella finale dello scorso ottobre? Cosa? Come? Chi parla? No, nessuno, però mi era parso che qualcuno avesse detto qualcosa.
Ha affermato Henry, intervistato da TVNZ, che per quattro anni non hanno detto nulla, che hanno tenuto la bocca chiusa lui, il suo staff, la federazione. E che è giunto il momento di esprimersi o almeno di rivelare quale fosse stato all'epoca dei fatti il suo pensiero: "Gli All Blacks non hanno ottenuto un calcio di punizione negli ultimi sessanta minuti di gara e hanno attaccato per il 70% del tempo. E' impossibile, ma non lo era in quel giorno particolare". Finì 20-18 per i transalpini che poi persero contro l'Inghilterra in semifinale e contro i Pumas nel match per il 3°/4° posto e le immagini sono ancora impresse: neozelandesi disperati in avanti, francesi spesso in fuorigioco attorno ai raggruppamenti, palloni rallentati in modo irregolare e Barnes che non ravvisava alcuna infrazione, il tentativo disperato di drop di Luke McAllister dalla trequarti e così via, i volti in panchina affranti, quello di Henry che non tradiva alcuna espressione, ma evidentemente nascondeva molti sospetti. A essere maliziosi, qualcuno (Nick Mallett tipo) potrebbe ribattere di conoscere quella sensazione, respirata nell'area dei 22 di San Siro negli ultimi dieci minuti di Test Match proprio contro gli AB.
Coach Henry ha aggiunto di aver discusso dell'accaduto con i vertici del rugby (altra cosa già sentita e vista) in merito al fatto se esistesse qualche sistema per tenere sotto controllo le giocate delle scommesse durante la partita e che sono stati almeno 40 i falli non fischiati da Barnes contro i francesi, incluso il famoso passaggio in avanti. Il Sir ha poi fatto una mezza marcia indietro, ma il sasso nello stagno era ormai finito a fondo. Insomma, c'era una combina in atto: la Nuova Zelanda doveva uscire. Altra considerazione maliziosa: come doveva entrare il calcio di Stephen Donald nella finale dello scorso ottobre? Cosa? Come? Chi parla? No, nessuno, però mi era parso che qualcuno avesse detto qualcosa.
8 commenti:
Un britannico che favorisce i francesi? E' più difficile del famoso cammello nelle cruna dell'ago, solo uno intellettualmente disooesto, o meglio "in a mission of God" come Graham Henry lo può pensare.
E' invece molto, molto più facile che un trio neozelandese composto da Henry stesso con tal Paddy O'Brien e Lawrence Byrne, arrivino a "definire" certe combine ...
In tutto il mondo la saggezza popolare dice, è la prima gallina che canta quella che ha fatto l'uovo.
Complimenti a Henry, vincitore per un solo punto del mondiale in casa più palesemente condizionato negli arbitraggi della storia, per l'outing.
Nel merito dei 40 falli francesi poi, non ci entriamo per carità di patria. Basterebbe notare: ma se non gli sono bastati 60 minuti per azzeccare un drop, dove volevano andare?
Ecco un motivo in piú per continuare a dire (quando non gioca l'Italia): "Go, Bokke, go!!!". Non li sopporto proprio, 'sti AB.
Tra l'altro, la pressione che metton tutti laggiù sui loro rappresentanti tutti neri, è da molto il loro peggior nemico. Giocano bene, so' dotati, so keep calm e se pure perdono ogni tanto, non casca il mondo!
Le ragioni "positive" per tifare Boks sono tante, per quanto appealing siano sempre i neozelandesi, spesso gli australiani o a volte anche i gallesi ...
Henry stavolta non mi è piaciuto ,dopo la partita a difendere Barnes eppoi sta pugnalata alle spalle ...mah è l' aria argentina ? ironduke
"Henry? persona di rara arroganza e presunzione, estremamente competente ma veramente poco kiwi, potrebbe essere Inglese" citazione di uno che lo conosce bene e che ci ha lavorato insieme... non farò il nome nemmeno sotto tortura, ma è un neozelandese che ha giocato dalle nostre parti nel nordest.
L'uscita mi sembra però più lavoro da PR editoriale che genuina, anche se il fondo di verità c'è tutto - ancora l'incubo non è passato, anzi, la finale RWC vinta in quel modo lo ha reso ancora più vicino ed incombente (oltre ad aver mandato a distruzione un bel po' di roba per una campagna Adidas andata a monte)... e pensare che Henry e i suoi avevano persino avuto il vantaggio unico di giocare contro la nazione ospitante ma lontano da casa ...
La mia lettura non si discosta molto, ma considera come tutta la nuova zelanda sia impazzita durante l'ultimo mondiale. Prova ne sia il trattamento infame riservato a Quade Cooper, una roba che ricorda ai più anzianotti quello che gli argentini riservarono a Combin del Milan in Coppa Intercontinentale anni sessanta.
Più inglese che neozelandese dice ... Kirwan?
Mah, a parte che figli sono, quando i neozelandesi si sentono parte di una "mission of God", partono già di loro per la tangente: ve li ricordate tutti a soffiare ai tempi della Coppa America?
Star a testa sotto per tutto il tempo, alla lunga si sente.
Vero è che per lanciare un libro, la polemica globale aiuta.
che si fa per vendere un libro...
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