sabato 24 novembre 2012

A Firenze l'Italia sbaglia l'approccio

Italy 19 - 22 Australia

Come provare ad imbucare dal fairway all'ultima buca per pareggiare il conto con chi guida la classifica del torneo: un paio di minuti alla fine, Luciano Orquera si presenta alla piazzola nei pressi della linea dei 10 metri, posizione abbastanza centrale, la potenza c'è, ma la traiettoria no. Italia e Australia sono sul 19-22, frutto di un parziale degli Azzurri nel secondo tempo di 13-0 e i Wallabies si ritrovano in inferiorità numerica per il giallo che l'arbitro sudafricano Lourens van der Merwe ha appena sventolato a Digby Ioane, che nell'azione precedente aveva placcato pericolosamente Simone Favaro, saltato per afferrare l'ovale. Sono gli scampoli di gara, l'Italia prova a cercare il pareggio e non passa per la rimessa laterale nei 22. Il colpo non va a segno e il pomeriggio all'Artemio Franchi di Firenze si chiude lì. Ottanta minuti divisi per parte: nel primo tempo gli ospiti fanno ciò che devono fare, nella ripresa tornano ad essere i soliti aussie "ammirati" in estate al Championship, mentre gli Azzurri cominciano a giocare con dieci uomini, per lo più: gli otto di mischia e la coppia mediana. 

C'è qualcosa di preoccupante nei primi quaranta minuti dalla nazionale di Jacques Brunel, che dimostra come stia tempo di tenere le cinture allacciate al di là dei "bravi, comunque" e di inserire la sfida con gli australiani nella categoria "onorevoli sconfitte". Scene da giornata storta, ecco, ma non solo: Sergio Parisse che tutto solo pasticcia su un ovale, Andrea Masi che ha di fronte un avversario e gli calcia addosso, opportunità che passano per la rimessa laterale e vengono sprecate. Come c'è un Francesco Minto che si guadagna il titolo di Man of the match e si presta a fare il fetcher e il ball carrier e che permette all'Italia di aprire le marcature al 3': tutto comincia con lo spunto di Ugo Gori che una volta nei 22 ricicla per Mirco Bergamasco, gli australiani rimediano portando placcaggi decisi, alla fine il piede di Masi mette l'ovale in rimessa. Touche vinta dai Wallabies che tentano di ripartire alla mano, ma sotto i pali la seconda linea azzurra fa il lavoro sporco e Orquera marca. C'è concentrazione, c'è pressione, ci sono maglie di casa a contestare nei punti d'incontro. E se Berrick Barnes al 6' pareggio dalla distanza, Kurtley Beale schierato apertura tende ad isolarsi offrendo all'Italia l'opportunità di organizzarsi - e intanto Minto si fa a guadagnare un altro possesso da una maul. 
Equilibrio da definire, una mischia va a noi, ma sulle ripetizione passa di mano, quindi l'esito cambia nuovamente. E Martin Castrogiovanni e Andrea Lo Cicero scambiano convenevoli con Nathan Sharpe. Guerra di nervi, si intravede qualche nervosismo eccessivo, come quello di Masi che commette un blocco troppo evidente per non sfuggire agli occhi arbitrali e così Barnes porta avanti i suoi. L'inerzia dell'incontro sta cambiando, l'Italia non può gestire il possesso dal momento che è di proprietà degli avversari e al 19' si concretizza con la meta di Nick Cummins, da un contrattacco innescato dalla terza linea Michael Hooper sulla difesa a respingere australiana che corre più veloce di tutti sul pallone lanciato in profondità e nel proseguimento del contropiede, con i nostri rotti in due, l'ala mette la firma passando per il corridoio lasciato sguarnito da Bergamirco. E' 3-13, Hooper si rimette in mostra poco dopo da una rimessa persa a centrocampo e da centrocampo Barnes allunga al 25'. 
I Wallabies arrivano per primi nei raggruppamenti, consolidano il vantaggio approfittando dell'indisciplina azzurra (Beale al 19') e l'Italia resta in quattordici per il giallo a Robert Barbieri che schiaffeggia il pallone da terra e si arriva sul 22-3 ospite alla mezz'ora. Lo Cicero è costretto a lasciare il posto a Michele Rizzo, il mediano Brett Sheehan a Nick Phipps. L'emblema della prima frazione è nella touche rubata agli australiani con la ripartenza di Castro e un susseguirsi di nove fasi che non portano alla conquista di terreno, la linea offensiva indietreggia, finché Orquera non si libera dalla patata bollente, ma c'è Barnes a presidiare lo spazio. Intanto l'apertura italiana accorcia dalla piazzola al 33' - anche in questo caso, rimessa nei 22 avversari e Italia che rimane comunque al palo. 22-6 Australia alla fine del primo tempo, con un accenno di reazione dei padroni di casa, ma nulla di particolare da registrare. 

Con sedici punti di vantaggio da gestire la squadra di Robbie Deans non è evidentemente abituata a convivere: non le è capitato spesso ultimamente e se c'era bisogno di uno psichiatra in estate, non è che la terapia si considera conclusa nell'arco di poche sedute. Quanto agli Azzurri, è il caso di accendere il cervello e la fortuna volge anche a favore quando al 41' Barbieri suona la tromba dell'assalto al fortino: Beale allarga per un imbarazzante Sitaleki Timani, l'ovale viene sospinto di pedata verso l'area di meta, Giovanbattista Venditti ci si fionda braccato da Drew Mitchell, un rimbalzo e la terza linea di Treviso ha giusto fatto in tempo a rientrare dal sin bin per schiacciare a terra. Van der Merwe chiede consigli al TMO, forse c'è l'in avanti di Venditti, ma occhio non vede, cuore non duole. 
Gli errori nell'handling ospite salgono, gli italiani ripresentano la pressione mostrata nei primissimi minuti di gara e il pack in ingaggio conquista un penalty che consente di risale nei 22: hanno l'abbrivio, quello del pack. Dai palla a loro che ci pensano a portare a casa qualcosa, partendo con cariche per aggrapparsi alla linea dei 5 metri e strappare un fallo: al 50' il vantaggio avversario si è ridotto sensibilmente, il punteggio è di 16-22. Si riduce anche il loro possesso, giocando al largo va a naufragare (Timani utilizzato come testa di ponte tra i trequarti non ne piglia una), l'indisciplina ora è un bastone tra le ruote di Sharpe e soci e Minto ci mette sempre le mani, altra azione sui 5 metri, quindi al largo e tac, arriva sì un vantaggio, ma anche il brutto infortunio per Bergamasco, placcato e con il ginocchio sinistro che prima di inchioda nel terreno, poi riceve tutto il peso del corpo dell'avversario nel cadere a terra: rotula fratturata. Entra il nostro australiano, Luke McLean e nel frattempo Orquera fissa il -3. Ora i Wallabies si sentiranno più a loro agio quando si entra nell'ultimo quarto. 
Forze fresche con gli inserimenti di Davide Giazzon, Favaro e Antonio Pavanello, il leit motiv non cambia, Scott Higginbotham cede il posto a Dave Dennis nella back row. Altra touche nei 22 da altro fallo, toccano palla sempre gli avanti, finché Orquera va di piede educato con un pallonetto, Parisse è pronto a raccoglierlo, ma il rimbalzo lo tradisce e svanisce l'occasione. Lorenzo Cittadini si unisce allo scontro, lo segue a ruota Manoa Vosawai. La mole di gioco passa per quegli otto uomini, che vanno per cercare il varco per superare la trincea. L'Australia si difende allontanando l'ovale, Venditti potrebbe raccoglierlo per mantenere alimentare il ritmo, ma nell'afferrarlo al volo se lo fa scappare. 
Tre punti di gap, cinque minuti allo scadere. L'Italia perde una rimessa nei 22 opposti, gli ospiti al 76' rimettono piede nei nostri, prova a imbastire fasi per tenere il pallone il più lontano possibile dalla sua metà campo, far trascorrere il tempo e assicurarsi un piazzabile per sentirsi più leggeri, ma perdono ancora il possesso. Un piede di qua, uno di là, Ioane si lancia su Favaro che sbatte a terra, l'arbitro lascia inizialmente proseguire, arriva un vantaggio per gli Azzurri, quando non si concretizza ferma il gioco e spedisce l'isolano sulla panchina dei cattivi. Si torna sul punto del fallo, Orquera come detto tenta di imbucare dal fairway - o almeno di approcciare per salvare il par, ecco. Ma non ci riesce. 

Si chiude così il novembre di Test Match per Brunel e i suoi: la vittoria su Tonga (che oggi ha battuta la Scozia a Edimburgo), le sconfitte con All Blacks e quest'ultima. In quaranta minuti l'Italia ha (quasi) ribaltato la sorte, come accaduto proprio con i tongani a Brescia. O si gioca per 60 minuti o non si gioca per 40? L'appiglio al quale rivolgersi è collaudato, la mischia che con la precedente gestione ha iniziato quel processo di adattarsi al meglio al gioco allargato di questi tempi, con alterne fortune. Se pensiamo alla scorsa Italia - Australia del Franchi, era la "Linea del Piave secondo Mallett", questa come definirla? Operazione Giano? Total rugby di brunelliana volontà applicato agli avanti? Pochi fronzoli e dentro? In due anni molte cose sono cambiate - specialmente l'Australia che da accreditata al Mondiale 2011 si è ritrovata in un vortice di processi a Deans con sentenza che tarda ad arrivare e i Lions a far visita nel 2013 e intanto l'ultimo impegno boreale, contro il Galles dalle sei sconfitte di fila, il 50% delle quali rimediate contro i Wallabies. 
Le cinture vanno tenute allacciate perché con tutti 'sti alti e bassi c'è poco da stare tranquilli e fare previsioni a lungo termine. 

9 commenti:

GiorgioXT ha detto...

Guardiamo i lati positivi : maggiore pressione e concentrazione , ma soprattutto a fare la differenza sono i giocatori "fatti in casa", Gori, Pavanello, Minto, Favaro, ma anche Giazzon, Cittadini e Rizzo che hanno finito di demolire la mischia Wallabies (salvata molto più che ripetutamente da Van Der Merwe)

Non ci siamo ancora con la testa, stavolta la preparazione mentale della partita deve aver fatto "backfire" come dicono oltreoceano, raramente visti così tanti errori stupidi E NON FORZATI in poco tempo.

Certo che che è incredibile scoprire che l'Italia gioca molto meglio con un mediano di mischia ed una apertura confidenti perché nei propri ruoli ..

Abr ha detto...

Mah Giorgio, personalmente vedo con te più il bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto come fa il Socio.
Dico, ma questa era l'Australia, non ti pare di esser troppo demanding?

Ho capito che, come anche a me, alla fine del primo tempo t'è venuto da cambiar canale e guardarti il Sudafrica che, reggendo difensivamente l'Inghilterra, alla fine vinceva sfruttando un rimpallo (che lezione!).
Oppure l'Irlanda che faceva sicoe (tagliuzzava a pezzetti la carta) dell'Argentina.
Invece, proprio il bilancio finale che trai in questo post dovrebbe esser definito ottimo: vittoria con Tonga che guarda caso fa vedere cosa vale battendo anche la Scozia, pareggio sfiorato con Australia dopo un tempo da dimenticare ... beh, emerge l'unica partita che insisto a definire sottotono sia stata guarda caso proprio quello tanto celebrata con gli All Blacks ...

Quanto agli "errori non forzati" nel primo tempo Giorgio, ne riparleremo, ma guarda che ci han messo sotto di bruttissimo, mischia inclusa, nei primi 15 minuti. Fino all'uscita di Ben Robinson, la vera svolta della gara a mio avviso. Messi sotto a ogni breakdown (Hopper splendido, poi scomparso con tutti gli altri), è chiaro che i nervucci son saltati: Parisse che non punge la palla, indiscipline etc.etc.etc.

Reda ha detto...

comunque è interessante notare il differente approccio tattico tra questa gara e quella con gli all-blacks. a roma non abbiamo calciato un pallone neppure sotto tortura, abbiamo giocato tutto e siamo scoppiati al 65esimo. oggi siamo partiti molto più tranquilli (anche troppo timorosi) ed abbiamo impostato la partita per giocare solo nella metà campo avversaria. almeno per il primo tempo. alla fine siamo arrivati in crescendo.
mi sa che brunel è più furbo di tutti noi (me compreso, ovviamente): ha dato alla stampa ed alla federazione quello che voleva (vittoria con tonga e bel gioco con gli all blacks finché è durato) e poi ha impostato la partita di firenze per vincere (o almeno provarci) con un approccio tattico più simile a quello usato con tonga che non a quello visto a roma.

Abr ha detto...

Mon la vedrei come auspicata gestione dei tempi di gara, reda. Dico la mia al proposito nel prossimo post.

Che Brunel sia più furbo o meglio esperto di noi che lo commentiamo, è indubbio. Lo era anche Mallett peraltro.

Abbiamo detto in tempi non sospetti, Brunel sta facendo un gran lavoro psicologico: inculcare che si gioca per vincere sempre. Utilissimo agli Azzurri che non avevano compreso l'approccio mallettiano "primo non prenderle". Difatti in Italia si disprezza Trapattoni e Nereo Rocco, salvo fingere di non guardare quando il Chelsea vince la Champions League di contropiede e catenaccio.

Il peccato è che sarebbero due approcci complementari e non conflittuali, il peccato è che il secondo, quello bruneliano, andrebbe edificato sopra la lezione mallettiana "difesa arcigna per ottanta minuti". Invece è tutta una salita difensiva e tra scambi mediano-estremo e linea tutta alta, a volte prendiamo mete ridicole, da serie C come quella di Cummins.
Il problema: siamo scoperti alle ripartenze, non sappiamo far scrambling difensivo - è come dire che vuoi giocare in serie A ma non sai far le diagonali.

ringo ha detto...

Non che veda il bicchiere mezzo vuoto, che non mi accorga del parziale di 13-0 e della prestazione del secondo tempo sulla quale non avrei scommesso dopo i primi 40 minuti, pur sapendo che le partite durano 80 (eh, il vecchio allenatore che spiegava la stessa cosa e dopo una partita vinta con buon margine ripeteva che non è mai facile vincere). Solo che la cintura continuo a tenerla allacciata per prevenzione, è deformazione personale (non professionale, quella è solamente montatura per chi vuole andare in giro con scritto sulla fronte che mestiere fa).

ringo ha detto...

Trapattoni, Rocco e Mourinho, che ha insegnato all'Inter a vincere in competizioni dove le rivali non fossero state azzoppate da vicende giudiziarie.
Quanto all'uso del gioco al piede: gli ABs stanno marciando per tutto il mondo con questa variante, che fa parte del gioco del rugby, tanto che la regola prevede che sia l'unico modo per muovere il pallone in avanti.

Abr ha detto...

Nessuno avrebbe scommesso un penny sul secondo tempo azzurro. Rivelo che mi son perso la diretta della meta di Barbieri, attardandomi sugli Sprignboks a Twickenham.

Quanto alle cinture, personalmente le mantengo allacciate non perché gli Azzurri non implementino sempre meglio la lezione Bruneliana (più che approccio sbagliato tout court, chiarirei trattasi di inizio o quarto d'ora fallimentare - l'ha detto anche Monto: eravamo troppo tesi), ma perché sono convinto che alla fine salire e percuotere e basta non sia la strategia più avanzata e corretta oggi.

Nel calcio l'Italia è diventata una potenza giocando prima "di rimessa" (nel rugby si chiamano ripartenze), poi ha continuato sviluppando sulla tattica e elaborando la difesa.
Cioè in ambedue i casi, cervello contro le muscolarità nordiche e classe sudamericana.
Giocar "furbo" partendo da una difesa solida si attaglierebbe bene al nostro carattere nazionale, altro che lancia in resta, colpo di fischietto e tutti fuori dalla trincea davanti alla mitraglia. Lasciamolo fare agli inglesi.

Se vinceremo due partite al Sei Nazioni, magari una al Murrayfield più uno scalpo nuovo tipo ... Galles, continuerò a mantener le cinture allacciate. Se poi ne vinceremo tre ah beh allora, allora ne riparleremo.

Abr ha detto...

Errata corrige: "Monto" sta per Minto.

franky ha detto...

male la touche oggi sia per quanto riguarda l'esecuzione sia per quanto riguarda l'organizzazione delle maul, dovrebbe essere una fase di gioco a cui ancorarsi soprattutto per noi ora ci mancano i due specialisti ma comunque nelle altre partite era andata meglio
nel primo tempo male nel breakdown (col senno del poi dico che uno tra pavanello e favaro ci stava) bene i ricambi e la mediana in particolare orquera (concordo che sia la sua miglior partita)

resoconto di questi match : con tonga brutta vittoria (chiariamo che per me brutta vittoria vuol dire grande vittoria), con gli all blacks è stato un bello spettacolo, con australia approccio sbagliato ma una vera partita in cui l'italia mi è sembrata una squadra più forte di quando ha battuto la francia per esempio

dobbiamo trovare più continuità in mischia e touche

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