lunedì 4 febbraio 2013

Episodi Olimpici

UPDATE - Nel ranking internazionale IRB saliamo di un posto, al nono, superando il Galles ... Anche l'Inghilterra scambia posto con la Francia e torna quarta, ma è too late per le teste di serie Mondiali.

Tentiamo di mettere un po' d'ordine in corso d'opera, a mente più fredda, dopo Italia - Francia bis all'Olimpico.  Anche la natura vuole il suo sfogo gioioso e godurioso, ci sta e va benissimo; solo, quando le lodi pur meritate tracimano all'imbrodamento, tutto rischia di finir catalogabile nel solito: prima, non c'è speranza non ne usciremo mai; dopo, siamo i campioni del Mondo (classico disturbo bipolare italico, determinato da scarsa razionalizzazione e molto bandieròn), con annesso percorso opposto in caso di delusione. Andò così anche nel 2011, ricorderete: non è per gufare ma fu "vittoria storica" anche quella volta, poi seguita da débacle priva di mordente al Murrayfield. Non a caso stavolta capitan Sergio Parisse fa segno di star zitti ai tifosi segnando la meta al quarto minuti ai Maestri d'Oltralpe: conosce i suoi polli, keep cool and carry on, questo è rugby e i morti si contano solo alla fine della guerra.
Stavolta la vittoria parrebbe aver tutti i crismi per essere storia diversa, ma è ancora presto per far proclami, a maggior ragione se fondati solo sulla goduria (invero più alta quando ce la procuriamo a danno dei Transalpini). Vittorie "di forma" o "di sostanza"? Pippe: tale è il contenuto tale è la forma, insegna il saggio; nello specifico, la partita è finita esattamente come quella del 2011, a mischie sui 5 mt. e Piave che mormorava, come di fa a dire che stavolta sarebbe diverso? Meglio provare ad analizzare razionalmente la partita, cercando lì i motivi per cui forse, chissà, usiamo i condizionali che l'italiano ce li offre lì belli pronti, potremmo essere alle soglie di una svolta epocale per il nostro rugby, un inflection point, un salto nella maturità.

Aiuta il distacco un rapido tour tra le opinioni estere. Gli anglosassoni insistono unanimi, compiaciuti pro domo sua (anche loro coi French si piglian poco), sulla "famous victory" (trad: vittoria clamorosa, cioè inattesa: come dire episodica) e lì chiudono le trasmissioni. Ci aiutano poco, a voi lettori scovar qualcosa di fruibile.
I francesi invece ovviamente pongono l'accento sulle loro magagne. Dicono che se la sono persa da soli. Bocciano pressoché tutti, in particolare la seconda linea col tallonatore e i centri, sottintendendo che se si fossero presentati all'Olimpico a livelli appena decenti e organizzati, non c'era storia. Difficile contestare questo punto di vista: il risultato finale è la somma vettoriale delle forze applicate, ma come insegna Sun Tzu la vittoria va a chi sa sfruttare meglio le debolezze altrui del momento: per definizione una vittoria è sempre "episodica".
Anche coach Saint'André pone l'accento sugli episodi: due mete in contropiede subite, trafitti da risalite Azzurre da ottanta metri di campo. Evabbé, non vincono così anche gli All Blacks?
Senza contare poi che nel caso della meta di Castrogiovanni, il coach francese lamenta la causa da una perdita di ovale di Machenaud in una incursione ficcante (meta quasi fatta, sbilancio, meta subita). Trascura che tale incursione arriva dopo una lunga serie di sterili percussioni, regolarmente bloccate a metà campo dagli Azzurri. Tanto che Venditti ricorda in una intervista a fine partita: "abbiamo capito che le cose si mettevano bene a metà del secondo tempo (eravamo in svantaggio di cinque punti, ndr), quando loro non sapevano più che fare per passare la nostra linea difensiva".
Una considerazione interessante arriva piuttosto dalla stampa francese che, controllando le statistiche, arriva a sostenere che l'Italia ha battuto la Francia con la precisione del gioco al piede e ... la rimessa laterale! Una bella lezione per noi saputelli un po' presi dall'orgasmo della partita, in effetti quei due drop contrapposti ai due errori di Michalak (una trasformazione, un piazzato corto) e i tre errori di lancio di Szarzewski hanno marchiato a fuoco la gara.

A guardar le statistiche ci si trovano anche altre evidenze più sottili. A partire da quelle di possesso e territorio: una leggera prevalenza Azzurra in ambedue i fronti, a sottolineare il fatto che l'Italia ha mosso palla e non solo fatto contropiedi.
L'altra statistica che ci piace citare per la sua ... apparente inconsistenza (per come viene letta spesso) è quella sui placcaggi: gli Azzurri meno perfetti dei Bleus, 87% di riuscita contro il 90%, ma alla fine le mete sono state due per parte; molti scoprono per l'ennesima volta che ci sono placcaggi sbagliati che contano e altri che invece no. E' invece indicativo del trend della gara il numero assoluto dei placcaggi: nonostante il finale frantic inchiodati sui nostri 5mt., si scopre che gli italiani han dovuto far (lievemente) meno placcaggi dei franchi, contrassegnando con ciò una partita, sorpresa sorpresa, sostanzialmente alla pari in quanto a fasi di attacco. Eh si caro Saint-Andrè, gli Azzurri non sono stati solo ripartenze, sennè finiva come Inghilterra -Scozia. Magari i nostri attacchi sono stati meno frequenti delle infinite percussioni francesi, ma forse parevan più corti perché molto più ficcanti, e poi eran pluri-multifase. Tra l'altro, mai visti gli Azzurri come ieri attaccare, perder palla, recuperarla e ritornare ad attaccare, senza soste!
Anche un'occhio alla disciplina offre esiti apparentemente contraddittori: gli Azzurri sono risultati ben più fallosi degli avversari. Che sorpresa. Ma anche qui si scopre che ci son falli e falli: quelli lontani dai pali, quelli fatti quando all'avversario i tre punti non bastano.
Inciso, sotto tale profilo il cartellino giallo preso da Davide Giazzon nel finale, che lo fa catalogare "villain of the match" da PlanetRugby, a nostro avviso invece ci sta, è un rischio borderline "alla irlandese" che senza esagerare si deve correre in quei frangenti.
Secondo inciso, l'arbitraggio: Nigel Owens ha diretto bene ma come Poite fino all'ora di gioco; poi s'è perso, tra una maul infiltrata malamente dai francesi e qualche ruck da punire, per tuffi dal trampolino Bleu. Ma tutto è bene ciò che finisce bene anzi, stavolta nessuno potrà dire che abbiam vinto grazie a Bryce Lawence.


La questione di fondo a nostro avviso inizia a venir delineata dall'ultima statistica: quella delle palle perse e recuperare, i cosiddetti turnover. I Bleus sono stati ben peggiori degli italiani, con oltre dieci possessi perduti - soprattutto per ovali persi in avanti.
Cosa ci dice 'sto numero: è stata una partita distratta e colma di errori dei franchi? Anche; ricordando però Sun Tzu e gli skill dei Transalpini, crediamo si tratti perlopiù di errori provocati . La cosa indica la feroce determinazione e attenzione difensiva degli Azzurri. Come dice Venditti, gli avversari si sono resi conto che non avevan più modi per passare.
Questo è a mio avviso il torto dei Bleus che all'inizio ci avevan fatto traballare, puntando le bombarde sugli arretramenti in posizione cornerback di Orquera, rimpiazzato regolarmente in mezzo alla linea da Masi e con quel tentativo di passaggio al piede di Michalak, cercando il mismatch d'altezza e agilità per le loro torri alle ali. Avessero insistito, chissà. Altro elemento critico nel primo tempo, i francesi ci han messo sotto di brutto quando contavano su un possesso solido e in avanzamento - mischia ordinata, rimessa laterale - e quindi si mettevano in moto con la potenza assoluta e  i loro skill nel passing game: han marcato due mete, quasi tre così. Fortunatamente il pack Azzurro tutto, non solo i loose five, ha fatto una gara di gran sacrificio, mettendo una decente pezza alle fasi statiche e limitando quindi le possibilità di decollo veloce di tutti quei cavalloni. A quel punto, interrotte le rampe di decollo, manco le cariche di Bastareaud facevan più paura, a una difesa che "studia" e si migliora dai tempi di Nick Mallett e si mette alla prova ogni weekend celtico.

Quindi la fase difensiva ha caratterizzato la performance Azzurra, con la collaborazione dei "cervelli" avversari un po' annebbiati. Essa è stata finalmente completata dalla capacità degli Azzurri di far ripartenze veloci. La strada per imitare gli All Backs (Tutti Trequarti) è ancora lunga, ma è certo che rispetto ai lenti pick and go seguiti da due cauti allargamenti, il salto alla frenesia tutta passaggi di adesso abbia sorpreso e messo in crisi gli avversari. Avevano pronte le trappole classiche contro il gioco lento: la difesa rovesciata e montante, la pressione sul punto di incontro, la fisicità; invece li abbiamo messi in difficoltà con la velocità.
Qui va dato onore al merito dei due mediani: Botes finalmente schierato nel suo ruolo, velocissimo e preciso a rimettere in circolo la palla, Orquera intraprendente, grandioso nella capacità di giocare a ridosso della linea, a dettare i tagli e dalle mani d'oro.
Con loro va lodata una linea di trequarti che finalmente "punge" quell'ovale con la forchetta e non la perde più in avanti in tutte le maniere più banali e meno forzate; al punto che, nella foga tipica del neofita quando vede tutto funzionar bene, i nostri si son messi a inventar offload improbabili, meritevoli di "richiamo all'ordine" da parte di Brunel nell'intervallo.
Sul pack non serve aggiungere nulla, c'è sempre stato, di livello, presente a sostegno e capace di portar, passar e ricever palla in fase dinamica, non a caso la meta da centro la fa Parisse e Castro marca trovandosi a sostegno di Orquera. Erano gli altri reparti, mediana e trequarti, che dovevano salire di livello. Ieri è finalmente successo, deo gratias.
La sfida per il pack ieri erano nelle fasi statiche: erano al cospetto dei maestri, in più afflitti da assenze pesanti tra chi conosce l'arte sottile del comandare la rimessa laterale. Parisse ha dovuto dedicarvicisi, per fortuna l'abbiamo trovato in forma splendida e lucidissimo come non gli capitava da anni al Sei Nazioni (che fortuna che quel Papé lì l'abbia rimpiazzato come capitano allo Stade Francais!). La capacità di sacrificio non è mai mancata ai nostri, e in più vuoi Brunel che furbo minimizza l'importanza della rimessa ("è una fase, ce ne sono altre"), togliendo pressione ai protagonisti, vuoi i francesi che fan casino in un campo dove, con Ouedraogo che marca Zanni etc., potevano avere il predominio facile, siamo riusciti a metterci una pezza e alla fine risultare persin migliori degli avversari.

Questo è a nostro avviso cosa è successo in campo, poi ci sarebbero le individualità ma qui ce la caviamo facile con un otto e mezzo sonante collettivo, che diventa nove per Orquera e sette punitivo per uno recidivo, che alla sua età e in momenti così gioiosi dovrebbe imparare a risparmiarsi uscite piccine tipo "finalmente abbiamo un allenatore" (sempre se è vero che l'ha detta; comunque che noia 'sta cosa adolescenzial-cheap del "sassolino nella scarpa"). Tornando alle lodi, ottimo il lavoro di Jacques Brunel, prima psicologico che tecnico (dove c'è poco da inventare: difesa difesa difesa e ripartenze ripartenze ripartenze):  dopo tre anni di Celtic (o decenni di Top14 o Premiership), i giocatori le capacità le han dentro, si tratta di aggiunger solo convinzione e fiducia nei compagni per farle emergere.
Ci sta anche un sonoro cinque meno ai Bleus tutti, che diventa quattro per lo statuario Fall che si permette di far trick irrisori nel segnar la meta (fan male poi, quando torni a casa con le pive nel sacco); staff incluso, e importa poco che abbiano avuto solo una settimana per ritrovarsi. Problemi loro.

Ora la domanda cruciale: fu vera svolta epocale? O siamo sempre agli episodi? Le vittorie esaltano, è importante che non appaghino. Gli obiettivi Azzurri pubblicamente prefissati (due vittorie al minimo) sono ancora fortunatamente lontani e il gruppo ne pare molto consapevole, come segnala il gesto del capitano dopo aver marcato meta, immortalato in foto. L'effetto 2011  - Murrayfield dopo il Flaminio - è sempre lì incombente.
La risposta facile è, se fu vera svolta come ci piace pensare,  aldilà di episodi negativi o passi falsi che inevitabilmente arriveranno soprattutto fuori casa, lo si capirà solo strada facendo. Per adesso godiamoci pure questo "episodio": dopotutto, andare a letto con Kelly Le Brock (The woman in red, per chi se lo ricorda) e poi riportarcela, è pur sempre un episodio che diventa una serie di episodi, e chi saremmo noi per lamentarcene? 

17 commenti:

ringo ha detto...

La Kelly Brook che citi ce l'ho ben presente. Anche la sua omonima che fa collezione di rugbisti.

Il Villain of the match a Giazzon per il giallo? Mah, come ricordi giustamente dovrebbero assegnarlo allora ad ogni irlandese (quello di Wales - Ireland è stato per PR Mike Phillips, mica Best o Murray).

Anonimo ha detto...

caro Abr cme giustamente hai ricordato se calciavano di più su orquera posizionato estremo nelle 2 occasioni che l hanno fatto
ce la siamo fatta sotto forse dico forse ce la cavavano ...
cmq per ritornare con i piedi x terra c è voluta una partita perfetta per battere i francesi più svogliati ,indisponenti che mai .... la balena bianca li avrebbero asfaltati .
Saint Andre ha sbagliato formazione e non ha cambiato all' intervallo convinto di poter vincere .. ah la ubris :D e tutti noi godiamo .
ps anche il francese più simpatico ha ,ai miei occhi, un ombra di stronzaggine so io che so prevenuto o no ? ;) ironduke
se sbaglio mi corrigerete

Abr ha detto...

Non erano pronti, gli mancava un piano B. I francesi so' come noi, latini, quando le cose non girano "smonano" (tradotto, si dicono chi me lo faffà).

Quel che più mi ha colpito è stata la loro salita verso una penaltouch a tre minuti dalla fine: lenti, tranqui, manco fossero avanti di otto. Ed eran sotto di cinque. Quando la sicurezza maschera la rassegnazione.

Abr ha detto...

iron, la partita perfetta senza errori non esiste, in fin dei conti le due mete prese non erano inevitabili, soprattutto la seconda.

Si tratta piuttosto a mio avviso di essere o meno in grado di CAPITALIZZARE gli errori avversari.

Anche l'anno scorso, contro l'Inghilterra, fummo bravi a farlo (due mete in contropiede, pur subendone una su errore di Masi); il problema che ci portò alla sconfitta fu la gran differenza nello afruttamento della piazzola, al cospetto del Maestro Owen Farrell.

E' per tutti questi motivi che resto cauto prima di parlar di svolte: è roba già vista.
Stavolta cambia l'intensità e il fatto che arrivi all'inizio. Fa morale.

Anonimo ha detto...

svolta non lo so però another brick in the wall si ...
abbiamo imparato a gestire la partita .è filato tutto nel verso giusto ,ed anche questo ci vuole ,chiamare tv x conferma .

ironduke

massimo coppa zenari ha detto...

Cercherò di essere telegrafico. Fate bene a smorzare gli eccessi di entusiasmo e ad analizzare nel dettaglio la partita; a fare, insomma, gli avvocati del diavolo. Io la vedo così: ci sono stati episodi difensivi vergognosi, come nelle fulminee azioni di meta francesi. Ci sono stati placcaggi sbagliati (Parisse!) e pure calci sbagliati (Orquera!). Insomma, di "cagate" ne abbiamo fatte. Ma, rispetto alle altre volte, poche. E, soprattutto, si sono notate cose positive nuove: offload (li facciamo e sono veloci), buona touche e persino contestata e vinta all'avversario, e poi ATTACCHIAMO sempre e comunque! mai siamo stati così! è la mentalità che è nuova, e mi piace: e questo è merito di Brunel. Ci sono ancora molti difetti di sempre, ma alcuni non più e soprattutto vogliamo vincere, attacchiamo senza timore e non ci demoralizziamo se le cose si mettono male. Scusate, ma questa è una RIVOLUZIONE. L'altra volta con la Francia abbiamo vinto, sì, ma stavolta abbiamo meritato di vincere e abbiamo messo in difficoltà l'avversario continuamente

Hooker ha detto...

Ieri ero all'Olimpico, sicuramente chi ha visto la partita da casa avrà visto più dettagli di chi era allo stadio. Però una cosa si notava benissimo dalla tribuna, era la voglia di fare, non semplicemente non mollare, ma la voglia di provarci senza paura. Anche nelle fasi più difficili del match i nostri stavano sempre la testa alta e si capiva che pensavano a quello che dovevano fare, non alla meta appena subita o al placcaggio appena sbagliato. L'atteggiamento mentale era diverso, questo credo sia merito di Brunel. Poi è ovvio che ci siano stati errori, imprecisioni... ma ne abbiamo fatti meno dei francesi e va bene così.

PS: Aggiungo solo che, a mio giudizio, è stato fondamentale il drop di Burton. Ha costretto i galletti a giocare per la meta, non bastava più un calcio. Questo ha notevolmente limitato le loro opzioni nei minuti finali.

Abr ha detto...

Anche l'altra volta abbiam meritato, rimanendo sul filo del 50-50.
Rivoluzione è se resterà in piedi. Se no è solo episodio vittorioso (e scusa se è poco)
Per me il pregio non è attacco, ma ripartenze sopra a DIFESA asfissiante.
Le partite senza errori non esistono, così come quella senza errori nei placcaggi.
Quando lasci ai francesi la rampa di lancio delle fasi statiche, poi è chiaro che ti trovi gli Huget e i Fall che ti esplorano i più remoti recessi. E ringraziare che Clerc è infortunato!

ho provato ad esser telegrafico :)

Abr ha detto...

confidenza e fiducia, certo, da attribuire al lavoro di Brunel come riconosciuto.
Senza drop di Burton sarebbe stato pari pari Flaminio, solo che Owens non ci lasciava sopravvivere.

gianvincenzo caputo ha detto...

Leggendo la stampa francese ho colto un riferimento ad una teoria dei blocchi ideata da Jacques Brunel quando ancora era a Perpignan che l'avrebbe rimessa in pratica nella partita di domenica.
In cosa consiste e come si mette in pratica questa strategia?

GV

Abr ha detto...

Mah, l'unico "blocco" che conosco adottato da Brunel è quello BENETTON ... ;)
Aldilà della battuta, non ne so molto, attendo tuoi e vs. input, o linki per approfondire.
I blocchi intesi alla basket e alla football americano, sappiamo, sono proibiti nel rugby; forse si riferisce al concetto di "mini unit"?
O si tratta di blocchi funzionali e "situazionali" misti avanti-trequarti, come se ne vedono in giro, tipo Saracens?

gsp ha detto...

io tutta sta differenza tra le due vittorie non la vedo. la imputo esclusivamente alla necessita; che in ogni storia ci vuole l'eroe ed l'antieroe. pero' essendo come sempre in minoranza, forse sbaglio io. sentendo alcuni e' come se la vittoria contro la francia due anni non fosse esistita eli pero' di certo sbagliano gli altri.

trovo pero' sorprendente che ancora oggi molti si scandalizzano che ci siano allenatori che se non fai come dicono ti buttano in panca (mallett, e perche smith no?)ed altri invece che ti lasciano libero di rischiare. ci sta che ad uno piaccia piu' uno che l'altro. ma appunto e' questione di gusti e non oggettiva. quello che e' oggettivo sono sempre e cmq i risultati.

detto questo, ad edinburgo che si fa? si va per vincere e giocare contorllati e cinici col piede e terriorio, o si continua sulla strada del gioco con traguardo tra 2 anni e mezzo?

Abr ha detto...

c'è sempre un po' di tipico bipolarismo andante in giro, gsp (inteso come disturbo psicologico non politico).

Francamente di allenatori che ti lasciano fare quel che ti pare ne conosco pochi, a meno che non sei Maradana p giù di lì. Trovo vergognoso rifarsi contro chi non c'è più, e in realtà ha posto le basi per il successo di oggi col lavoro sulla difesa (a parte averla battuta lui per primo, la francia).

L'altro anno dopo il Flaminio, a edimburgo i nostri erano (a) esauriti fisicamente (la partita era la quinta) e (b) appagati psicologicacamente.
Stavolta il ns. atteggiamento dovrebbe e potrebbe esser diverso.
(Tornando al discorso allenatori, come detto la superiorità di Brunel non è tecnica, c'è un pizzico di tattica e tanto lavoro psicologico a infondere convinzione e fiducia nei compagni).

Se gli Azzurri dovrebbero stare meglio di due anni fa, la differenza al Murrayfiled la farà l'avversario: quella vista a Londra è una squadra più wise di quelle mandata all'assalto pive in testa da Andy Robinson, con un triangolo allargato da paura. Ma sul pack possiamo dire la nostra eccome, da vedere piuttosto in rimessa laterale.

luis ha detto...

Innanzitutto permettimi di fare un complimento per un articolo esaustivo, completo e con una disamina puntuale, efficace e totale della partita senza essere condizionato dal tifo o dalla grande gioia che gli Azzurri ci hanno finalmente regalato (intendendo come vincere una partita con i vice campioni del mondo, dimostrando in campo che questa volta siamo stati un po' più bravi di loro -e dell'arbitro- dappertutto).
Il bello viene adesso : in Scozia abbiamo l'esame "verità", laddove dovremo giocar
ci la partita con la stessa voglia, la stessa intensità e ferocia dimostrata a Roma, tenendo conto di aspetti peculiari della gara stessa ( come organizzare la rimessa, come contrastare il loro triangolo allargato fatto di velocità e qualità, etc.).
Il controesame lo avremo da Parigi dove la Francia sarà la stessa- dicono i rumors-ad eccezzione fatta per l'infortunato Pape.
Sarà quindi molto importante l'approccio e lo studio alla gara, cioè tanto lavoro-soprattutto di testa- per il nostro Brunello.

Abr ha detto...

amico, siamo o non siamo "the finest italian rugby blog"? :)
Tnxs so much Luis.

La gioia (o il senso della sfiga) separati dalle analisi, sarà il nostro motto :)

Brunello l'abbiamo rimarcato, sta facendo un bel lavoro pissicologico sugli Azzurri: è un visigoto, ci somiglia e ci conosce. Difficiimente vedremo al Murrayfiled un'Italia in disarmo dopo mezz'ora come due anni fa; c'è però da considerare l'avversario e il campo. Non credo che sarà facile, anche se sulla carta potremmo contare su una certa qual superiorità del pack sia in fase statica - Cuttitta permettendo - che dinamica (Kelly Brown è in gamba ma non vale Zanni, come Beattie con Parisse). Sarà durissima in seconda, lì mi aspetterei di trovarci Pavanello. E sarà terrificante al largo: oltre a Maitland e Hogg, guai a dimenticarsi di Visser: prova del nove per Venditti , McLean e poi Masi, con tutto quel corri e torna infilabilissimo. Se Scott Johnson ha visto la ns. partita, sa cosa dove bidsogn apuntare.

Ad esempio la precisione anche tattica di Laidlaw e Jackson. Ve lo vedere Orquera in copertura con Visser che arriva sparato? Brrr, ci giochiamo partita e anche apertura ...

Abr ha detto...

Parliamo di seconda linea? Scordavo di menzionare un "unsung hero" dell'Olimpico: Quintin Geldenhuys. Che partitona, fosse stato un center dei Ravens l'avrebbero innalzato in trionfo al posto di Beyoncé.

ringo ha detto...

The Finest Italian Rugby Blog tra poco farà comparsata pure Down Under ;)

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