mercoledì 19 settembre 2007

Back to basics. Right now

E’ andata: pratica Portogallo chiusa. L’Italia esce vincitrice per 31-5 contro i lusitani e, onestamente, basterebbe questo per raccontare la partita. Ma il dovere di cronaca di impone di raccontare altro, non solo le tre mete (doppietta di Masi e una di Mauro Bergamasco) e la buona forma di Bortolussi ai piazzati. In una sola espressione, è stato un match giocato correndo avanti e indietro per il campo. In avanti soprattutto, considerate le palle perse dagli azzurri e dalla poca determinazione nel riandarle a conquistarle. Il Portogallo lo avevamo già assaggiato nella fase di qualificazione, asfaltandolo 83-0, ma questo è il Mondiale per la debuttante che fino ad ora ha mantenuto il suo intento, quello di vendere cara la pelle e di tornare negli spogliatoi tra gli applausi degli spettatori e degli avversari.
Poca determinazione. Lo dimostra la seconda meta degli azzurri: fallo a nostro favore, arriva Troncon che nemmeno ci pensa a indicare i pali da poco fuori i ventidue, afferra l’ovale e calcia in touch. Rimessa vinta, cassaforte e meta di Bergamasco. Ma abbiamo dovuto attendere la metà del secondo tempo, dopo che la prima trasformazione era avvenuta nei primi tre minuti di partita. Al Parco dei Principi aleggiava lo spettro della brutta prestazione come contro la Romania. Ad un certo punto è il Portogallo a gestire il bandolo della matassa per quanto sia sotto nel punteggio. Poi lo scatto di orgoglio finale con il calcetto di De Marigny che sorprende la retroguardia avversaria e la palla raccolta e schiacciata da Masi, l’aquilano che corona così una bella prestazione. Ma al largo la palla non circola. E questo non è un bel segnale in vista della partita contro la Scozia che non ha brillato contro i rumeni, ma dalla sua ha l’abilità di concretizzare le basi del rugby, come ricordava il nostro Danny. Berbizier dovrebbe ricordarle anche ai nostri.
Quindici i calci di punizione concessi al Portogallo. Sarebbero un favore esagerato al cecchino Paterson. Da segnalare anche il nervosismo che indica due cose: 1) frustrazione per le occasioni buttate al vento; 2) superiorità di gioco, ma poca pazienza a metterla in pratica.
Il punto di bonus non è arrivato, sarebbe stata una carica in più in vista del duello decisivo del 29 settembre. Guidano All Blacks e scozzesi a quota 10, l’Italia è a 8, la Romania a 1 e il Portogallo ancora a secco. Ma non in quanto a determinazione.
Ringo

LA VERSIONE DI DANNY
L'Italia riesce a destabilizzare tutte le certezze del rugby: rubare 4 mischie chiuse su 9 e 6 touche su 14 all'avversario, detenere il 62% del dominio territoriale e il 57% del possesso palla, non sbagliare nessun penalty, beh secondo i sacri testi ci s'aspetterebbe che tale squadra dilagasse nel punteggio.
Invece gnente, le mete, una in meno del necessario, arrivano solo quando i portoghesi sono sorpresi nei primi minuti o sfiniti nel finale.
E' una Italia "stitica" perchè sprecisa, a tratti contratta: perde palle in modo non provocato, fallisce più del 10% dei placcaggi (7 su 59, uno di deMarigny costa la meta), concede 10 calci di punizione più un cartellino giallo.
Cos'è andato bene? S'è visto un flebile filo di confidenza in più nel muover palla, la mischia a tratti si ricorda di essere la migliore del mondo (australiani dixerunt), buono il piazzamento tattico dei trequarti.
Tra i singoli Troncon è spesso veloce nelle ripartenze (era ora!), i due centri in particolar modo Masi, un volonteroso Bergamasco, Bortolussi riscattato, Ghiraldini ottimo all'esordio; negativi Canavosio troppo alto e incerto in fase d'attacco, Vosawai imponente ma approssimativo, deMarigny troppo fragile in alcuni placcaggi, Bortolami nel mirino dell'arbitro (scarso).
Speriamo in questi 10 giorni di riposo e lavoro, perchè oggettivamente la non trascendentale ma cinica Scozia rifila all'Italia di stasera dai dieci ai sedici punti.
Abr

5 commenti:

Abr ha detto...

Tanta buona volontà e inizio di "regroup" da parte dell'Italia, ma anche troppi errori non provocati, mancanza di cinismo, imprecisione e fallosità.
Il vero problema con la Scozia - un solo risultato utile, la vittoria - sarà giocare con "confidenza".

La sintesi positiva l'ha fatta Diego Domingues:
"Troppi errori, non abbiamo giocato bene, siamo nettamente sfavoriti. Non poteva andar meglio prima della sfida decisiva".
Speriamo abbia ragione, ma nel rugby non conta solo il cuore...

Anonimo ha detto...

Quello che ha detto Domingues lo dissi più o meno anch'io in un commento qualche giorno fa. Ma preferirei vedere un'altra Italia. E' da sperare che la logica di questo girone, la cui storia era già scritta fin dall'inizio, con una partita già persa e due partite già vinte, abbia in qualche modo frenato mentalmente gli azzurri. Era già tutto scritto, anche se non giocato e allora si può anche capire, forse, le "mezze" partite di quest'Italia.
Insoma, speremo ben!

Anonimo ha detto...

possiamo solo sperare che i nostri ragazzi non si abbattano troppo, e siano consapevoli di non essere favoriti ma di potercela fare.
per la scozia il tranello può essere quello di sentirsi fortissimi e supor-favoriti. e questo è proprio quello che vogliono i nostri ragazzi ;)
FORZA AZZURRI...ANIMO TRONKY

Unknown ha detto...

Per fortuna ogni partita ha una storia a se. Speriamo di vedere un'Italia diversa contro la Scozia.

Abr ha detto...

Siamo tutti dello stesso parere e animati dalle medesime speranze.
Solo che, come Zamax faceva notare qualche post fa, se c'è (come sono convinto ci sia) un parallelo tra carattere nazionale nella determinata fase storica attraversata e comportamento nel campo di rugby, allora la lettura di 'sti tentennamenti italici, del doversi per forza trovare sempre e solo sull'orlo del baratro privi di opzioni per dare il meglio, beh concorderete non essere particolarmente bello a vedersi.
Dopodichè il tifo lo facciamo tutti sino a sgolarci.
Sta di fatto però che tutti noi italiani rugbysti siamo costretti ad avere una "seconda squadra del cuore" (simbolo dell'amante?) ...

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