L'Australia si prende il Millennium
Si gioca al Millenium Stadium di Cardiff il big match del sabato tra Galles e Australia. Ai Wallabies la faccenda non è piaciuta più di tanto, ma il calendario era stato stabilito da tempo e così belle esemplari di aussie girls si fanno notare non solo in Francia. Si gioca nell’arena del Galles che non trova però lo spirito giusto per affrontare una determinatissima Australia, nella quale gli automatismi fanno ben più che la differenza. E un pizzico di sfortuna perseguita i padroni di casa. Un paio di ore prima la Nuova Zelanda disbriga con 16 mete - 108-13 - la pratica Portogallo. I lusitani comunque non demeritano: segnano una meta, una punizione e un drop e reggono dignitosamente l'impari confronto.
Partita di record mondiali: è portoghese il primo drop segnato in questa edizione (attesa più lunga di sempre), Nick Evans sale al terzo posto di sempre ai mondiali con 14 trasformazioni, 13 mete di differenza è record assoluto.
Già nel primo quarto di partita il Galles perde Sonny Parker, sostituito da Kevin Morgan che prende il posto di Gareth Thomas spostate a secondo centro. Per poco, perché Mortlock lo ripaga del placcaggio con la spalla a Barnes ed è costretto a lasciare il posto a Jamie Hook, il grande bocciato della prima giornata che si era detto amareggiato della scelta del manager Jenkins. Al contrario l’Australia è scesa in campo senza Larkham, geometra all’apertura, ben sostituito però dal quasi debuttante Barnes che veste la maglia gialla-verde per la seconda volta nella sua giovane carriera. Trova il varco per mandare Matt Giteau in meta, beccandosi il placcaggio irregolare di Thomas, e piazza un drop da fuori i 22 nel momento di riassesto dei dragoni. Poi ci pensa una bella meta di Mortlock, portando sul 18-3 i suoi a pochi minuti dalla fine del primo tempo. Dal piede impreciso di Stephen Jones i punti del Galles che fatica ad avvicinarsi all’area dei 22 australiana. I gallesi faticano anche in rimessa, mentre gli australiani giocano sereni e difensivamente collaudati.
La meta che chiude il primo tempo arriva allo scadere dei primi quaranta minuti con Latham, servito abilmente da Micthell a cui riesce un riciclo mentre viene spinto fuori dal campo. Tutto troppo facile per l’Australia che chiude sul 25-3 e ad un passo dalla marcatura per il bonus.
Ma i primi cinque minuti della seconda metà di partita sono tutti per i gallesi che finalmente portano pressione nell’area dei 22 avversari e alla fine raccolgono la prima meta con il numero 8 Thomas, dopo che Jones aveva optato per una punizione da calciare in touch. Grosso rischio, ma il risultato giustifica la scelta. Hook trasforma, 25-10. Gli animi si accendono dopo che il Galles riesce ad organizzarsi difensivamente e Latham rifila un placcaggio in ritardo a Morgan. L’arbitro neozelandese Steve Walsh lascia correre, ricorrendo solo a warnings e non estraendo il cartellino giallo. I dragoni sono più tonici, hanno voglia di far bene e, pur faticando, spingono il gioco dall’altra parte del campo. Hook ormai si incarica di calciare tra i pali: 25-13.
Al 60’, però, la svolta: Stephen Jones non afferra un up and under di Latham poco fuori i 22, l’estremo raccoglie e vola a schiacciare in meta per il punto di bonus. I ruoli si ribaltano: Hook compie il suo lavoro, Jones non fa la differenza. Il Galles non riesce a sfruttare al meglio la superiorità numerica per l’espulsione temporanea di Mitchell. A cinque minuti dal termine anche Sharpe va a fargli compagnia perché non rotola via dopo un placcaggio. Solo ora Shane Williams trova lo spazio per la seconda meta. A tratti torna il Galles del Grand Slam nel 6 Nations 2005 che si affida alla velocità dei trequarti e alle ripartenze veloci dalla ruck. Ma le lancette del cronometro ormai sono girate troppo per riportare in partita i red dragons: finisce 33-20. I wallabies guardano dall’alto nella pool A dopo aver regolato tempi e modi per quasi tutta la partita. Il Galles ha lottato sino alla fine, ma svegliandosi con 40 minuti di ritardo.
Ringo
LA VERSIONE DI DANNY
Solo un'aggiunta - doverosa - sulla autorevolissima prestazione australiana.
Segnare 4 mete e vincere con 12 punti di margine nella tana dei Dragoni dove il pubblico è sempre sedicesimo in campo, reggendo costantemente il pallino della partita anche quando la va "a sportellate", candida i Wallabies ad essere una delle tre forze del Torneo assieme a All Blacks e Springboks.
I punti di forza australiani sono il gioco "a memoria" e l'esperienza degli interpreti. Unico punto un po' così è la mischia chiusa, ma per il resto sono impenetrabili in difesa (Elsom, Palu, Smith), monumentali in rimessa (Vickerman, Sharpe), mentre in attacco giocano magistralmente una sorta di "prima t'allargo poi ti penetro", imperniato sui grandi vecchi Gregan mediano di mischia, Latham estremo e i due centri Giteau e Mortlock. Come se non bastasse, fuori l'apertura veterana Larkham per un po', ti pescano questo giovane Barnes - somigliante al primo, capelli biondi a parte - sicuro e pieno di personalità. Bene si comporta all'ala Drew Mitchell, espulsione a parte strumentale in almeno un paio di mete, mentre il più famoso Lote Tuqiri rimane in ombra.
Abr
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