sabato 6 ottobre 2007

Never say never

Inghilterra - Australia 12-10
La partita che non ti aspetti (del tutto): le puntate precedenti facevano presagire un’Australia vincente contro un’Inghilterra sfavorita. Da una parte le cavalcate dei cowboys australiani contro Galles, Fiji, Giappone e Canada. Dall’altra la batosta contro il Sud Africa e le opache prestazioni in attacco e in difesa. Ma i Mondiali cominciano ufficialmente oggi con i quarti di finale e i campioni del mondo si fanno trovare pronti. Come da tradizione quando si tratta di giocare per la patria e l'onore.
E’ una Inghilterra che sin da primi minuti detta la sua classica linea: possesso prolungato dal pallone con continui raggruppamenti prima di allargare il gioco nel tentativo di creare un buco nella linea difensiva avversaria. Gli australiani invece si allargano e si stringono sempre ordinatamente e riescono a spingere indietro i campioni del mondo, dando un ben servito anche allo spauracchio Sheridan, quello che a Twickenham distrusse da solo la prima linea wallabies.
I primi te punti arrivano al settimo con un piazzato di Mortlock che qualche istante prima ne aveva sbagliato uno da posizione più defilata.
Al decimo il primo assaggio di guerra in mischia. Nervi tesi, con gli inglesi che partono da favoriti, ma gli australiani non sono disposti a cedere di un millimetro. Due crolli di fila, con Vickery che esce con una botta al collo e Sheridan che ha qualcosa da ridire, ma è accusato dall’arbitro irlandese Roland di spingere verso terra. Così è l’Australia ad uscirne vincitrice. Mortlock però sbaglia il terzo piazzato della giornata. Nel frattempo le guardie inglesi prendono le misure sulla giovane apertura Barnes, mettendolo in difficoltà e da un suo errore nel passaggio l’Inghilterra si porta finalmente per la prima volta nella metà campo avversaria, trovando pochi varchi nei pressi della linea dei 22. Individualità contro organizzazione.
Al 18’ nuova mischia e ancora una volta problemi nella gestione. Si capisce che si passa da lì, da quei sedici uomini a contendersi l’introduzione. Gli inglesi allora provano a cambiare i piani di attacco e giocano più al largo mettendo in difficoltà la retroguardia aussie. Così guadagnano il primo calcio di punizione per fuorigioco. E Wilkinson non sbaglia. Sono questi i primi venti minuti di un match ad alto tasso di tensione.
Al terzo tentativo, l’Inghilterra mette in difficoltà la mischia australiana e quindi altro piazzato: Wilko non sbaglia e diventa il miglior realizzatore nella storia della Coppa del Mondo superando il mitico estremo scozzese Gavin Hastings.
L’ago della partita sembra voltare direzione. Vickerman commette un banalissimo fallo in ruck e Wilkinson è di nuovo chiamato all’opera, ma stavolta non centra i pali. L’Inghilterra però opta sempre per il possesso: dopo una palla annullata, non ripartono con il drop, ma con una punizione battuta velocemente.
L’Australia allora risponde con quello che le riesce meglio: lanciando i propri trequarti nei 22 opposti e conquistando la prima meta con Tuqiri dopo una lunga azione con la difesa inglese che solo per un attimo riesce a spingere indietro l’ondata gialloverde. Siamo al 34’ e i Wallabies tornano avanti 10-6. L’Inghilterra risponde giocando la carta della mischia e ottenendo un’altra punizione con la maul fatta crollare dagli avanti australiani. Il pallone di Wilkison non gira abbastanza e nel tabellino mancano tre punti importanti sul finire del primo tempo.
Secondo tempo e prima mischia: crollo australiano e ancora micce accese tra le prime linee. In compenso le seconde linee Wallabies fanno il loro dovere in rimessa rovinando i piani dei tuttibianchi.
46’: mischia nei 22 australiani, pressione inglese e Catt che perde la palla in avanti quando la meta era lì ad aspettarlo. L’inerzia torna nelle mani della formazione di Brian Ashton. Rimessa dai cinque metri, Inghilterra che prima prova a penetrare con raccogli e vai vicini ai raggruppamenti, poi giocando al largo, ma trovando la sempre attenta difesa australiana. Arriva però un piazzato per gli inglesi, con un Wilkinson un po’ frastornato dopo un duro placcaggio che però non sbaglia.
Gli avanti australiani attaccano a soffrire, così i compagni preferiscono raggruppamenti veloci senza però dettare il cambio di passo. Gli inglesi si riportano nella metà campo avversaria, conquistando un’altra mischia sulla linea dei cinque metri. Il match si fa delicato, si cammina sull’orlo di un burrone da una parte e dell’altra. Wilkinson si ritrova un altro ovale da piazzare sotto i pali e non delude: 12-10. Gli inglesi si riscoprono organizzati, non sempre lucidi nei momenti chiave, ma comunque tosti e determinati. I Wallabies al contrario non sono capaci di dettare il ritmo. Al 66’ Wilkinson prova il drop, ma non va. Nel frattempo fa il suo ingresso Mitchell, try man per gli australi del Mondiale. Dall’altra parte gli applausi accompagnano l’ingresso di Dallaglio.
Ultimi dieci minuti: la prima linea australiana soffre, quella inglese macina. Al 75’ altro errore di Wilkinson da posizione centrale, ma anche dalla metà campo. Il tatticismo british ha la meglio sulla (lenta) rapidità australiana che non trova vie di fuga. Trova solo l’ennesima punizione del match, affidata a Mortlock da quasi cinquanta metri defilato sulla sinistra. La potenza c’è, precisione di meno. Non cambia nulla nel punteggio e via altra mischia australiana ad un minuto dalla fine: clima alle stelle a Marsiglia.
I Wallabies non sanno più che pesci pigliare, gli inglesi non muoiono mai. Alla disperata gli australiani avanti, ma perdono il pallone in avanti. L’arbitro fischia, è la fine. E così, ancora una volta, i campioni del mondo beffano l’Australia: così bella nella fase a pool, così grigia al momento della verità.
E’ proprio vero: le partite si vincono in mischia (vedi foto). Sheridan se lo sogneranno a lungo dall’altra parte del pianeta.
LA VERSIONE DI DANNY
La partita che l'Australia non si aspettava (come del resto noi inesperti, uguali in questo ai gran Soloni Sky e anche ai bookmaker); l'ennesima lezione di rugby dagli inventori della "nobile arte a squadre",
un capolavoro tattico albionico supportato da cuore e orgoglio da autentici bulldog.
E' stata anche una demo live del detto parafrasato dal football americano: i trequarti fanno vendere i biglietti ma le partite le vincono gli avanti (in foto: Sheridan eroe del giorno che si mastica Dunning).
Tema: come si fa a battere una Australia più forte e completa in dodici ruoli su quindici? Svolgimento: stritolandone la mischia facendo leva sulla superiorità in prima linea, e mantenendo il possesso.
La vera arma segreta inglese (e la grande lezione di rugby) è stata attuare il piano SENZA seppellire la palla, evitando di giocare solo pick&go o maul e finendo per usurare i propri avanti (come successo contro il Sudafrica), bensì aprire costantemente e ripetutamente per dodici tredici fasi alla mano senza mai calciare - unico esentato Robinson che ha provato alcuni up&under .
In tal modo non solo non davano il possesso al temibile attacco Aussie (azioni in più fasi d'attacco australiane: una al 30' finita con la meta; zero nel secondo tempo); soprattutto sfiancavano le seconde e terze linee avversarie in corse per tutto il campo senza palla, come se non gli bastasse il dover reggere i problemi in prima linea. Alla fine l'Australia ha retto in difesa ma al prezzo di perdere tutte le energie in mischia e non aver visto palla in attacco.
S'era mai visto Wilkinson giocare con le mani e senza piedi, senza mai dico mai cercare una touche? Gli avversari proprio non se l'aspettavano; i Wallabies col fiatone erano costantemente in ritardo sul punto d'impatto (brutta giornata per un poco protetto Gregan!), i loro trequarti venivano regolarmente sepolti da torme di avanti inglesi; nelle mischie chiuse dopo il 50' se li rollavano come gli italiani col Portogallo, e che dire poi di quelle "controruck" sui denti? Mag-nifico!
La partita, ottimamente diretta dal tranquillo e presente Rolland, comunque avrebbe potuto venir persa dagli inglesi se Mortlock centrava quell'ultimo penalty; è finita equilibratissima solo perchè Wilko non era in giornata.
Sotto questo profilo le incertezze del giovane apertura Barnes o il tardivo ingresso in campo dell'ala Drew Mitchell hanno pesato poco rispetto alla sorpresa degli Ozzies di essere in un film che non avevano proprio immaginato.
Spiace per i grandi vecchi Australi che non vedremo più - Latham, Gregan, Larkham etc.; too little too late per Tuqiri, prima e unica meta ai mondiali 2007, ma oggi non è stata colpa sua.
Bad news per tutti, australi e non: i bulldog lordi di sangue campioni in carica son tornati, e possono solo che migliorare.

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