giovedì 1 novembre 2007

Si fa presto a dire ovale

La Coppa del Mondo è finita, i campionati nazionali sono conclusi (Sudafrica, vincitori i Cheetas di Bloemfontein per la terza volta consecutiva) o alle prime battute (Europa), le sfide sovranazionali ancora di là da venire (TriNations, 6Nations). A breve (metà novembre) ci sarà una tournèe interessante, il Sudafrica in Galles e Inghilterra, ma nel frattempo possiamo approfittarne per ciacolare un po' di collaterals.
Ad esempio, anche i meno addentro conoscono almeno due tipi diversi di gioco con la palla ovale: quello chiamato rugby tout court di cui si farnetica in questo blog e il football americano del Superbowl.
In realtà, mentre nel resto d'Europa le distrazioni popolari rimasero confinate allo strapaese, nel Commonwealth britannico della seconda metà dell'Ottocento furono codificati vari tipi di "football", per cui sono arrivati sino a noi diversi tipi di "giochi ovali". Sono i cosiddetti "football codes"; vediamo di fare una panoramica oltre al codice rugby union (quello "classic"), cosa che ci porterà a sfiorare reami esterni ma contigui a quello meramente sportivo: storia, tradizioni, il sociale.

Rugby Sevens
Sport gestito dalla Irb - lo stesso organismo internazionale che si occupa del rugby "classic" - ne riporta sostanzialmente le regole, tranne che si gioca in sette, meno a lungo (sette o dieci minuti per tempo, in due tempi divisi da un minuto di sosta), la meta si trasforma con un drop e il kickoff viene effettuato dalla squadra che segna non da quella che ha subito. Essendo in meno a coprire il campo il gioco risulta ricco di mete, estremamente dinamico e spettacolare, adatto ai trequarti.
Inventato si dice in Scozia nel 1885 - le solite malelingue affermano, per risparmiare: con una squadra di rugby "classic" ne escono due più l'arbitro - è diffuso in tutto il Globo, con punte di eccellenza in Australia, Nuova Zelanda (dominatrice della versione femminile) e Pacifico (Fiji in primis) oltre alla patria Gran Bretagna.
La limitata durata delle partite rende possibile giocare spettacolari tornei nell'arco di uno, massimo tre giorni, cosa che rende questo spettacolare sport molto fruibile, popolare e adatto agli happenings mondano-sportivi, stile partita di cricket o corse dei cavalli. Pur esistendo infatti campionati e coppe del mondo, ci sono due tornei che superano tutto in popolarità e appeal, il prossimo Dubai Sevens a fine novembre e soprattutto l'Hong Kong Sevens a fine marzo (i cui biglietti vanno esauriti entro dicembre), autentico campionato del mondo del rugby a sette, il cui "colore" al contorno viene mostrato nel video in fondo alla sidebar.

Rugby League
Il grande, vero antagonista da sempre del rugby "classic" per diffusione è la versione a 13 giocatori.
La differenziazione tra i due codici di gioco nasce a fine Ottocento per motivi tutt'altro che peregrini: si trattava di soldi ma con risvolti "sociali". Le squadre del Nord Inghilterra, composte perlopiù da popolani - minatori operai ect. - rivendicavano la necessità di pagare i giocatori, mentre i club del sud - composti tipicamente da studenti di college - erano contrari, per mantenere la "purezza" di quello sport (e perchè non avevano il problema di coniugare tempo libero e pagnotta, loro).
Il braccio di ferro esplose in scisma nel 1895: a nord nacque la rugby league, a sud rimase la rugby union. I due codici si diffusero più o meno pariteticamente in tutto il mondo (anglosassone e poi anche latino); perse le connotazioni "sociali" e rimaste quelle economiche, nel tempo molti giocatori della union passavano alla league, allettati a sostituire i "rimborsi spese" con stipendi, e fino a qualche anno fa in Inghilterra tale salto si definiva ancora "go North ". Ciononostante, il rugby union impiegò 100 anni esatti (1995) a prendere atto del professionismo dei suoi giocatori e a renderlo ufficiale. Dopo tale "resa", la migrazione di giocatori ha preso il verso opposto (Farrell, Jason Robinson, Lote Tuqiri tra gli altri).
Oggi la rugby league è diffusa in tutto il mondo, con particolare enfasi in Inghilterra - da notare che sino a quest'anno la Nazionale era britannica non inglese - e Australia, dominatrice da qualche anno a livello internazionale.
Le peculiarità regolamentari del codice "league" sono numerose - 13 giocatori in campo, palla più leggera, valore dei punti, numerazione e ruoli dei giocatori, mischie etc. La caratteristica più distintiva è l'assenza di "contestazione" del possesso: nel momento in cui un portatore di palla viene fermato con un placcaggio, la squadra in difesa deve arretrare di dieci metri (solo due difensori possono rimanere vicini) e il giocatore placcato può far ripartire il gioco passando palla (tallonandola) indietro. Una squadra ha a disposizione sei tentativi consecutivi per varcare la linea di meta avversaria, esauriti i quali (per placcaggio, fallo, passaggio in avanti oppure - classicamente - un calcio) il possesso passa alla squadra avversaria.
Da questi rapidi cenni dovrebbe risultare evidente la "paternità" del codice rugby league nei confronti del touch rugby (giocato dai giovanissimi, dalle donne o per allenamento) e soprattutto del football americano (col sistema dei "down" e il punt per dare il possesso agli avversari il più indietro possibile).
Il gioco che ne risulta, libero da ruck maul rimesse laterali e con mischie "no contest", non vede l'esasperazione specialistica nei ruoli tipica della rugby union: tutti i giocatori giocano come i centri o le terze linee della union. Le partite risultano più arrembanti, legate alle azioni individuali, meno dipendenti dalla disciplina tecnica e tattica collettiva. Personalmente le trovo spettacolari nel senso "calcistico" del termine: belle in modo "volgare", adatte a palati e momenti non troppo fini.
Ne potete valutare qualche scampolo nei video in fondo alla sidebar.

Australian rules football
Se il codice rugby league conduce almeno in tempi recenti all'Australia, il cosiddetto "footy" o "Ozzy rules" rappresenta la quintessenza del Paese-Continente down under.
Si narra che questo duro sport di contatto, che tanto ricorda nell'attitudine dei giocatori il nostrano calcio fiorentino, sia nato durante il gold rush nello stato di Victoria (1858), per mantenere in forma i giocatori di cricket durante l'inverno. Gli anglosassoni so'forti a creare leggende, ma francamente trovo difficile pensare a giocatori di cricket che si "tengano in forma" massacrandosi tra loro.
Di fatto si gioca tra squadroni di 18 marcantoni dalla caratteristica canotta sbracciata simil-basket, in un enorme campo ovale simil-cricket, con una palla "prolata" a metà tra un pallone da calcio e uno da rugby, per quattro quarti da venti minuti l'uno (regola Afl).
Scopo del gioco è segnare calciando direttamente o di rimbalzo la palla a qualsiasi altezza tra i pali avversari, che sono quattro: due più stretti - quelli del goal che vale sei punti - e due più larghi - quelli del behind che vale un punto. Molto caratteristico è il gesto dell'arbitro - umpire - che ufficializza il goal: sull'attenti a gomiti piegati con gli indici verso il centrocampo.
Si può avanzare palla in mano, ma questa va fatta rimbalzare per terra a mo' basket ogni 15 metri; molto simile al basket è la ripresa del gioco: l'arbitro alza palla a centrocampo. Gli avversari possono essere placcati o spinti ma non colpiti; una volta placcato regolarmente il giocatore deve rendere subito disponibile la palla, ma di solito si calcia o passa prima.
Non esiste alcun fuorigioco (infatti anche prima dell'inizio ci si può piazzare dove si vuole per tutto il campo); la palla può essere passata ovunque coi piedi, di pugno o colpendola a mano aperta, mai accompagnata. Azione tipica è la presa al volo, coi giocatori che si arrampicano in elevazione uno sopra l'altro aiutandosi con le ginocchia, al fine impossessarsi della palla calciata da chichessia (una sorta di mark rugbistico).
A parte qualche sporadica presenza nel Pacifico (Nauru, Papua) e tra expatriate aussie in America, questo rude e spettacolare sport si gioca ad alto livello solo in Australia; non va però sottovalutato, se non altro per il clamoroso favore che incontra laggiù. La Afl (la major league australiana) infatti è tra le cinque Leghe sportive al Mondo a poter vantare una media più di 30.000 spettatori a partita (le altre sono Nfl, Mlb - il baseball pro Usa, Bundesliga e Premier League inglese di calcio); la finalissima Afl raccoglie una media di 80.000 spettatori.
Qui sotto trovate un video di questo spettacolare sport, adatto a citti tipo seconda linea di rugby, ma anche veloci come trequarti e dotati di piede a bombarda alla Steyn.


International Rules football
la Ozzy rules non esaurisce i mille e un modi di correr dietro a un pallone.
Nel 1967 qualcuno pensò di far uscire due sport invero locali dai loro confini: il sopra citato football australiano e il gaelic football giocato in Irlanda, in modo da poter allestire dei test match internazionali.
Facendo leva sulle similarità, fu stabilito un compromesso tra i due codici: si inserirono le porte stile calcio con tanto di rete all'interno delle doppie porte del footy (6 punti per il goal in porta, 3 punti per l'over sopra la traversa, 1 punto per il behind), in un campo rettangolare non ovale; in più del calcio gaelico si presero il portiere e la palla sferica. Dal football australiano si consentirono i placcaggi e i mark (prese al volo): naque il cosiddetto International codes football, giocato con regolarità fino al 2006, con tournèe anche in Inghilterra e Stati Uniti. Dopodichè accadde quello che vedete nel video qui sotto: dopo il doppio test match al Croke Park di Dublino del 2006 seguito da 82.000 spettatori, gli irlandesi valutarono il gioco australiano troppo "fisico" (per usare un eufemismo) e ritirarono l'adesione dalle Inter Rules. Test match sospesi, ne riparleranno tra loro - forse - nel 2008.

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