mercoledì 31 ottobre 2007

Addio d(e)i White al Sudafrica, e grazie di tutto

(Il titolo è un voluto doppio senso)


Jake White allenatore vincente degli Springboks, il cui contratto scade il 31 dicembre, ha ufficialmente confermato che non ne chiederà il rinnovo alla South African Rugby Union (Saru, prima Sarfu); lo ha fatto alla fine della settimana di clamorosi festeggiamenti svolti lungo tutto il Paese per la vittoria della Coppa del Mondo, culminati in una sessione del Parlamento coi deputati bardati in verde e oro.
"Mission accomplished", può affermare con orgoglio l'unico allenatore sudafricano ad oggi non "terminato" prima della scadenza di contratto. Non fosse un signore, potrebbe addirittura sbatterlo in faccia a qualcuno molto in alto, quel "missione compiuta", dopo i pesanti attacchi politici subiti nel corso dell'ultimo anno. White fu infatti pesantemente criticato e fatto traballare, per aver deciso (udite udite!) di selezionare i Nazionali sulla base del merito e non del colore della pelle, infischiandosene delle direttive della iper-politicizzata Sarfu (il cui presidente porta nome vagamente evocativo, Mvedeli Ncula).
Ora si fanno tutti fotografare sorridenti vicino a lui, ma meglio non osare nemmeno pensare cosa sarebbe successo a White e a tutto il rugby giocato laggiù (mostly white) se avesse perso, con la responsabilità di cui s'è caricato assieme alla squadra.
Ma tant'è, quando il razzismo era applicato dai bianchi si chiamava apartheid e tutti i benpensanti politically correct erano preda del disgusto al solo nome; oggi che i neri bypassano la meritocrazia si parla pudicamente di "quote" (intelligenti, come quelle rosa?) e nessuno deve ovviamente aver nulla da ridire. Questo razzismo al contrario, aggravato non alleviato dal fatto di essere supportato dalla maggioranza, si maschera col lodevole obiettivo ufficiale di "allargare la base".
In realtà non serve una laurea in marketing per capire che "la base" si allarga mediante le vittorie e non altro; si tratta piuttosto di trito e tristo socialismo applicato mediante dittatura della maggioranza, mirato a svellere il pericoloso totem identitario di due nutrite minoranze, i Boeri e i Griquas presso i quali il rugby è lo sport "nazionale" (mentre la maggioranza nera predilige il calcio). Come interessante sottoprodotto, si mira anche a rinsaldare il controllo politico su un succoso business vincente, denso di risvolti propagandistici.
Sia come sia, Jake White si chiama intelligentemente fuori, da vincente, dai futuri sviluppi del rugby sudafricano non propriamente guidati da priorità sportive. Assieme a lui se ne vanno tra gli altri capitan John Smit, Percy Montgomery, Victor Matfield (tutti in Francia) e Schalk Burger (Harlequins, Eng), mentre Os Du Randt si ritira definitivamente nel suo ranch. Segni che un'epopea è finita, anche se nel migliore dei modi, il che fornisce alla cosa una nota di tristezza in più.
Una short list di quattro candidati per il posto di allenatore della Nazionale è già stata compilata dalla Saru. Il nome probabilmente più intrigante per gli organi direttivi è Chester Williams, "the Black Pearl", unico nero nella nazionale vincente del '95 ma con esperienze limitate e poco convincenti in panchina.
All'insegna della continuità c'è Allister Coetzee, assistant coach di White; interessante la candidatura dell'allenatore dell'Under 21 Pieter de Villiers, a sua volta vincitore dei Mondiali di categoria; il candidato più qualificato però pare essere il white Heyneke Meyer, allenatore dei Blue Bulls vincitori dell'ultimo Super14.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Del tuo post sottoscrivo pure le virgole.
Mentre negli USA la Corte Suprema rivede finalmente la politica dell' affirmative action, i dirigisti made in Sud Africa ( avranno studiato o soggiornato tutti a Parigi con Pol Pot e Khomeini ? )che pensano e pretendono di governare i fenomeni sociali e sportivi con paletta e fischietto, sono operosamente intenti nella preparazione del processo di distruzione del rugby sudafricano. Lo ha spiegato con semplici ed accorate parole la sera della finale l'ottimo Vittorio Munari.
Ai politici in generale sfugge il fenomeno dell'eterogenesi dei fini, forse la fuga degli sponsors e l'emigrazione di molti Springboks glielo farebbe capire. Che so, magari quella di un certo Steyn, il fenomeno di oggi e ancor più di domani, o dell'adorabile scellerato Schalk Burger. Poi li voglio vedere ricostruire dalle fondamenta una storia rugbistica ultracentenaria, finirebbe che il Tri Nations lo farebbero Wallabies, All Blacks e Pumas ( e così si risolve almeno un problema che è sempre più all'ordine del giorno).
Mi è capitato di assitere all'esecuzione del bellissimo inno sudafricano nell'incontro di calcio fra Italia e Bafana Bafana ( solo quello, perchè al pallone e soprattutto al circo mediatico che attorno vi ruota sono allergico).Ebbene, degli 11titolari schierati in campo solo due erano bianchi, di cui uno era il portiere, il resto solo gazzelle di colore. Vogliamo mettere le quote pure qui ? Così distruggiamo pure la nazionale di calcio, dubito
sarebbe un buon viatico per i prossimi Mondiali del 2010.

Abr ha detto...

Shalla, la maggioranza che vuol dettare tutto quanto accade in quel Paese ha deciso da tempo di mettere le mani nel succoso frutto del rugby.
Sotto questo profilo la vittoria della Coppa e' stato un peggioratore.

Se ne fregheranno dei risultati, come se ne fregano che i neri preferiscono il calcio.
Loro vogliono anche lo sport dei bianchi, dove il Sfa e' piu' avanti, per spogliarlo e riempirlo di arbitrio dirigismo e corruzione, come stanno facendo del resto della politica.
In piu' non possono sopportare che il rugby divenga il veicolo identitario della Tribu' Bianca.

Non e' un caso che, senza che nessuno lo dica troppo forte, contee come quella di Perth in Australia o il nord della nuova zelanda stiano assistendo all'afflusso di immigrazione dal Sudafrica.

Anonimo ha detto...

In effetti, Abr, è molto probabile che le cose stiano come affermi tu, non lo volevo dire, ma sotto sotto lo pensavo. Difficile infatti credere che i politicanti sudafricani non comprendano la portata delle loro azioni. Però non sarei così pessimista come te. I ragli degli asini alla Stofile probabilmente si moltiplicheranno, e i fanatici più realisti del re sempre occuperanno la scena.Vogliamo ricordare quel personaggio chiamato Butana Khompela,presidente della commissione parlamentare per lo sport, che la scorsa primavera propose di togliere i passaporti ai giocatori degli Springboks qualora la composizione della squadra non fosse cambiata ? "Sport cannot be exonerated from the broad picture of government programmes.", disse proprio così.
THE BROAD PICTURE OF GOVERNMENT PROGRAMMES ! Roba degna dell'ex DDR o di Cuba !!! E queste sarebbero le classi dirigenti africane post coloniali ( es. basterebbe leggere gli indicatori economici dello Zimbabwe del macellaio Mugabe). Vabbè, meglio fermarsi,va ...
Tuttavia terrei in maggior conto le parole di un Mbeki che dopotutto é il presidente del Sud Africa e che proprio per ragioni istituzionali e di pacifica convivenza non può non tenere contro di ciò che significherebbe colpire il rugby. Penso altresì che affiorerebbero forti pressioni da parte del movimento rugbistico internazionale, degli sponsor e delle tv. Come ben sai Mr. Murdoch, grande amante della palla ovale, ci ha messo parecchi soldi nel Tri Nations, ed è un signore che ha un "discreto" peso in tema di media. Una bella campagna martellante non sarebbe una bella pubblicità per i "governanti" africani. La torta è sempre più grossa, il rugby globalizzato é sempre più ricco e credo si farebbe sentire (e magari i tromboni in servizio permanente effettivo del terzomondismo straccione e pauperista scriverebbero di un complotto della finanza bianca, specificatamente sionista).
In attesa della riscrittura dei Protocolli dei sette Savi di Sion in chiave rugbistica restiamo moderatamente ottimisti. Diciamo che Stofile si è voluto togliere qualche sassolino nella scarpa (infilatoci da lui !), quel sassolino che dovrebbe ingoiare in silenzio. Cialtrone.

Abr ha detto...

Tutto vero shalla, speriamo; solo che la mamma dei cretini (e dei razzisti) e' sempre incinta, non solo in Italia (dove si fa un decreto contro i delitti degli immigrati e, per "paritas'" ci ficcano dentro l'inasprimento fascista delle pene per i reati d'opinione).

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