lunedì 28 gennaio 2008

Go out, get drunk and fight!

Off Topic ma non troppo: se siamo appassionati di rugby e ci piace parlarne è anche perchè siamo consci dei valori su cui esso si fonda.
Ergo, segnaliamo un interessantissimo post psico-storico-sociologico su Maschi Selvatici: prende spunto da recenti comportamenti trasgressivi di campioni del rugby nel celebrare il "terzo tempo", analizza le valenze "iniziatiche" dello sport, l'incidenza di tivù e professionismo sui valori che rendono il rugby (ancora e nonostante tutto) molto più di uno sport come gli altri, piu' tante altre stimolanti riflessioni - ad esempio sulla attestazione omerica del dualismo forza/furbizia mediterraneo (Achille/Ulisse) contrapposto all'open fight tipicamente celtico incarnato dal rugby.
Il "cuore" del post e' incentrato sull'analisi dell'aggressività "regolamentata" e sugli effetti repressivi dei modelli "politicamente corretti" imposti oggi ai giovani:

".. In altri tempi e presso tutte le civiltà esistevano dei riti, iniziatici o di conferma, che consentivano l’espressione socialmente ed eticamente regolamentata dell’aggressività, una sorta di “recinto sacro” [oggi il campo sportivo, ndr] in cui misurarsi in combattimento, anche facendosi male, ma senza mettere a repentaglio la vita, quella propria e quella dell’avversario.
Esistevano un valore da conservare, la vita, ed un valore da consentire, l’aggressività, e questi valori erano reciprocamente funzionali: proprio per conservare la vita si doveva consentire e, facendoci i conti, accogliere e regolamentare l’aggressività [the rules of the game, ndr], all’interno del gruppo sociale di appartenenza e sotto lo sguardo degli adulti [l'arbitro, ndr], che si facevano garanti di questa operazione psicologicamente fondamentale.
Il “politicamente corretto”ha posto ideologicamente in contrasto ed in opposizione tali valori, per cui la pedagogia e la cultura contemporanee sono intrise di un perbenismo sdolcinato che non consente più l’aggressività (con il rischio che non venga conservata la vita).

E’ come se tenessimo presso di noi, in appartamento, un bellissimo grosso cane, docile e mansueto, che, comunque, almeno una volta al giorno dobbiamo portare fuori, nel parco, e togliergli il guinzaglio, e lasciarlo correre liberamente fino a quando si stanca e torna da noi soddisfatto, pronto a rientrare in casa. Se non lo facessimo, il cane prima o poi potrebbe diventare aggressivo e pericoloso
".
Tutto da leggere.

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